Nello sterminato mondo della letteratura dedicata al lavoro, un posto di eccellenza lo merita Luigi Dav� (Aosta, 1929-Collegno, 2021). Ex partigiano, Dav� fa parte di quella folla di operai che divide la propria vita tra casa e fabbrica: ma quando termina il �lavoro-lavoro, quello che d� da vivere�, come efficacemente scrive il critico e scrittore Giuseppe Lupo, lui si mette a scrivere. Elio Vittorini lo accoglie nei �Gettoni� di Einaudi dove esce nel 1957 Gymkhana-Cross (poi riedito nel 2011 da Hacca edizioni con la prefazione di Sergio Pent e la postfazione di Giuseppe Lupo). �Erano quelle di una femmina. Mani fatte per reggere una penna o per sfogliare un libro. (…) Le tenevo con cura le mie mani. Parlo di un tempo trascorso. Venne l’officina, il loro incupirsi. (…) Le guardavo, e ad esse: “Non io vi ho volute cos�”. Fredo mi batteva sulle spalle e diceva: “Mani di meccanico: pi� sono rovinate, pi� valgono”�, si legge in queste pagine. La presenza dell’industria � fortissima in ogni suo successivo lavoro, che purtroppo � rimasto fuori catalogo.

Il mondo del lavoro e delle sue storture – quelle passate che sembrano non passare mai – viene raccontato anche recentemente ne La fabbrica delle ragazze di Ilaria Rossetti (Bompiani): si tratta di una storia corale che si svolge nelle campagne milanesi. Il libro prende spunto da un fatto realmente accaduto: il 7 giugno 1918 esplode la fabbrica di munizioni Sutter & Th�venotdi Bollate. Quello che fu un tragico incidente del lavoro – uno dei tanti – fa 59 vittime: 52 donne e 7 uomini. C’� un mondo – quello creato da Rossetti – che ruota attorno a una fabbrica dedita a produrre morte e a diventare a sua volta morte stessa. Un romanzo che porta, anche, in direzioni inaspettate e apre riflessioni profonde.

Spunti importanti e acuti sul mondo del lavoro vengono da Simona Baldanzi che in Figlia di una vestaglia blu, uscito per Fazi nel 2006 e ripubblicato nel 2019 da Porto Alegre, mette in pagina la storia di una ragazza, figlia di operai, marcata come i jeans Rifle che la sua mamma ha cucito in fabbrica cinque giorni a settimana per pi� di trent’anni: Simona, la protagonista, decide di scrivere una tesi di laurea sui minatori che forano le montagne del Mugello per far passare il treno ad alta velocit�. Temi come il lavoro, la fabbrica, l’attenzione alla natura e i rapporti umani vengono rappresentati in questa specie di lessico famigliare che fa di questo romanzo uno dei lavori di riferimento della letteratura impegnata nel civile.

Ironico, drammatico, irriverente: Mammut � una storia di operai e di consigli di fabbrica che Antonio Pennacchi dedica al mondo del lavoro. In parte autobiografico, questo libro – uscito per Donzelli nel 1994 – parla di un leader e della sua vita: Benassa. L’idea di fondo – amara e per certi versi apocalittica – � che la classe operaia sia destinata ad andare in paradiso e ad estinguersi come i mammut. A resistere – per paradosso – sono solo i padroni e i sindacati.

Il passo del narratore si alterna a quello del cronista ne Il costo della vita. Storia di una tragedia operaia (Einaudi) scritto da Angelo Ferracuti, autore da sempre molto attento al mondo della fabbrica e a chi quel mondo lo racconta (suo, ad esempio, � il merito di aver curato i romanzi del poeta-operaio Luigi Di Ruscio per Adelphi). In questo romanzo Ferracuti, sapientemente, racconta cosa accade venerd� 13 marzo 1987 a Ravenna quando tredici operai muoiono asfissiati nei doppifondi della nave gasiera Elisabetta Montanari. Sono tutti lavoratori in nero e non specializzati. �Il mercato nero della merce uomo�, riassume efficacemente lo scrittore.