In memoria di Elio Petri, il maestro del cinema che quarant'anni fa "andò in Paradiso"

In memoria di Elio Petri, il maestro del cinema che quarant'anni fa "andò in Paradiso"

Premio Oscar nel 1971 con "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" (con uno straordinario Gian Maria Volontè, suo attore feticcio, e musiche di Morricone), viene ricordato da Rai Play, dove da domani sarà disponibile "Le mani sporche"

In memoria di Elio Petri, il maestro del cinema che quarant'anni fa "andò in Paradiso"
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Elio Petri (1929-1982)

Se ne andava quarant’anni fa, a soli 53 anni, malato di cancro e con un nuovo progetto cinematografico pronto per nascere: un film con Marcello Mastroianni intitolato Chi illumina la grande notte. Elio Petri è stato uno dei più grandi registi italiani e forse il nostro cinema, il suo cinema, lo ha dimenticato troppo in fretta, non tributandogli i dovuti onori.

Ha firmato capolavori assoluti, uno su tutti Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Gran premio speciale della giuria al Festival di Cannes ma soprattutto Oscar come miglior film straniero nel 1971. Di quell’anno è anche La classe operaia va in paradiso, che pochi mesi dopo si aggiudicò la Palma d'oro sulla Croisette.

Originale, caustico e anticonformista, come poi sarà un suo illustre collega, Marco Ferreri. Regista ma anche sceneggiatore e critico, Petri verrà ricordato dalla Rai attraverso la pubblicazione - da giovedì 10 novembre su Rai Play (www.raiplay.it/programmi/lemanisporche) - della sua unica regia televisiva: Le mani sporche, adattamento dell'omonima opera teatrale (1948) di Jean-Paul Sartre con musiche di Ennio Morricone (che aveva composto anche la colonna sonora di Indagine, La classe operaia e altri titoli). Andata in onda in tre puntate dal 14 al 19 novembre 1978, la miniserie rappresentò la prima partecipazione a un progetto per la televisione di Marcello Mastroianni, protagonista dello sceneggiato.

Mastroianni nello sceneggiato "Le mani sporche" (1978) Wikipedia
Mastroianni nello sceneggiato "Le mani sporche" (1978)

La pièce di Sartre, definita “commedia in sette quadri”, è in realtà un teso dramma politico. Aveva suscitato aspre polemiche, all'epoca della sua prima rappresentazione, nella Parigi del dopoguerra: i temi dello stalinismo, del compromesso e della “ragion di partito” avevano attirato sull'autore gli strali dell'ortodossia comunista. Petri, che era stato un convinto comunista, curò un'apposita traduzione dal francese per l’adattamento televisivo. Ebbe così occasione di rivedere alcune delle proprie posizioni di ex militante Pci, sebbene da sempre “eretico”.

Nato nel 1929 in via dei Giubbonari, cuore dell’Urbe, e cresciuto nella periferia di Roma in una famiglia di artigiani, fu da sempre attratto da cinema e politica. Negli anni Cinquanta conobbe il regista Giuseppe De Santis, da lui definito “il mio unico maestro del cinema”, con cui collaborò a lungo. Nel '61 esordì nella regia con il giallo L'assassino, prodotto da Franco Cristaldi, interpretato da Marcello Mastroianni, con il quale collaborò più volte (anche per La decima vittima e Todo modo). Arrivano poi I giorni contati (1962), con Salvo Randone nel ruolo di un artigiano alle prese con un amaro e cupo bilancio della propria esistenza. Poi la commedia dolceamara Il maestro di Vigevano (1963), dal romanzo di Lucio Mastronardi, interpretata da Alberto Sordi, che gli fece ottenere il favore del grande pubblico.

La decima vittima (1965), scritto con Ennio Flaiano e Tonino Guerra, dimostra la sua ecletticità, essendo uno dei pochi film italiani di fantascienza; annovera nel cast, oltre a Mastroianni, Ursula Andress. Con A ciascuno il suo (1967), dal romanzo omonimo di Leonardo Sciascia, inizia la collaborazione con lo sceneggiatore Ugo Pirro ma soprattutto con il suo attore prediletto Gian Maria Volonté, che diresse anche in Indagine (1970), La classe operaia (1971) e Todo modo (1976). Quest'ultimo, sempre tratto da Sciascia, cui prese parte Mariangela Melato e con le musiche di Ennio Morricone, è forse il suo titolo più significativo, emblematico (pur non essendo la pellicola-simbolo come quella che vinse l’Oscar o quella che si aggiudicò la Palma d’oro).

Marcello Mastroianni e Gian Maria Volontè in Todo modo (1976) contrasto
Marcello Mastroianni e Gian Maria Volontè in Todo modo (1976)

Todo modo racconta il grottesco decadimento di una classe dirigente nazionale, descritta nei giorni di un'assise al vertice della Democrazia Cristiana. Riunito presso un albergo-eremo, il gotha del partito si incontra con lo scopo di praticare gli esercizi spirituali. Volontè interpreta uno dei “papaveri” di questa classe politica corrotta e decadente e nelle sue fattezze si riconosce un inequivocabile Aldo Moro.