Eli Wallach, il ‘brutto’ del cinema western

Eli Wallach, il ‘brutto’ del cinema western

Il 24 giugno 2014 moriva Eli Herschel Wallach, attore statunitense che durante la sua lunga carriera cinematografica lavorò con registi famosi quali John Huston, Sergio Leone, Francis Coppola e Roman Polanski. 


«Ehi, Biondo! Lo sai di chi sei figlio tu?! Sei figlio di una grandissima putta…!!!»: con questa battuta si conclude la pellicola de Il buono, il brutto, il cattivo, uno dei film western più famosi della storia del cinema. A pronunciarla è Tuco Ramirez, uno dei tre protagonisti, il cui personaggio è interpretato dall’attore Eli Wallach

Nato a Red Hook, un quartiere di Brooklyn (New York), il 7 dicembre del 1915, Eli Herschel Wallach è figlio di due immigrati polacchi di origine ebraica. Laureatosi in Storia all’Università del Texas, ad Austin nel 1936, durante la Seconda guerra mondiale presta servizio, prima come sergente poi come sottotenente, nell’esercito statunitense. 

Il suo debutto teatrale avviene nel 1946 e quello sul grande schermo dieci anni più tardi con Baby Doll. Durante la sua carriera cinematografica, lunga oltre mezzo secolo, Wallach si distinse per la sua attività di caratterista. 

Sotto la direzione di registi del calibro di Elia Kazan, John Sturges, John Huston, Sergio Leone, Martin Ritt, Francis Ford Coppola, Nancy Meyers, Joshua Marston, Roman Polański, William Wyler e Oliver Stone, ricoprì ruoli importanti in film di prestigio come I magnifici sette (1960), Gli spostati (1961), Il buono, il brutto, il cattivo (1966), Pazza (1987), Il padrino – Parte III (1990), L’amore non va in vacanza (2006), New York, I Love You (2009) e Wall Street – Il denaro non dorme mai (2010). Premiato nel 2011 con l’Oscar alla carriera, morì a New York il 24 giugno 2014, all’età di 98 anni.

Il personaggio di Tuco, il ‘brutto’ 

Senza nulla togliere alle altre interpretazioni, Wallach deve gran parte della sua popolarità al personaggio di Tuco Ramirez, il ‘brutto’ protagonista nel film Il buono, il brutto, il cattivo la terza e ultima pellicola della cosiddetta “Trilogia del dollaro”, dopo Per un pugno di dollari (1964) e Per qualche dollaro in più (1965).

Durante le riprese dei numerosi film realizzati in Italia, appartenenti al filone degli “spaghetti western”, l’attore imparò l’italiano, mettendo però in serio pericolo la sua vita mentre venivano girate alcune scene. 

In particolare, Wallach rimase quasi avvelenato quando bevve accidentalmente da una bottiglia di acido lasciata da un tecnico vicino alla sua bottiglia di soda. Rischiò di rimanere impiccato quando un colpo di pistola, sparato accidentalmente, fece imbizzarrire un cavallo, che corse per circa un miglio con l’attore ancora su di esso, con le mani legate sul dorso e la corda intorno al collo. 

Il terzo rischio, forse quello più assurdo, Wallach lo corse durante la scena nella quale lui e Mario Brega (che interpretava il ruolo del caporale Wallace) dovevano saltare dal treno in movimento. Il salto andò bene, ma Wallach rischiò di morire successivamente, quando il suo personaggio doveva rompere la catena che lo legava all’altro personaggio, ormai morto. La scena prevedeva che Tuco posizionasse il corpo di Wallace sui binari, facendo passare il treno sulla catena al fine di romperla. Wallach – e presumibilmente l’intero cast – non si era però accorto che i gradini di metallo sporgessero di circa trenta centimetri da ogni vagone: se l’attore si fosse alzato dalla sua posizione al momento sbagliato, uno dei gradini sporgenti l’avrebbe decapitato. Quando il regista, Sergio Leone, chiese a Wallach di ripetere la scena, l’attore si rifiutò categoricamente. 

Questi episodi, avvenuti nel corso delle riprese del film, rendono se possibile ancora più emozionante e carica di tensione l’interpretazione fornita da Wallach, vero e proprio elemento di novità rispetto ai due film precedenti della trilogia. Gli altri due attori, Clint Eastwood e Lee Van Cleef, avevano infatti già lavorato sotto la direzione di Leone in Per qualche dollaro in più; Eastwood in particolare era stato già il protagonista assoluto in Per un pugno di dollari, il primo episodio della saga. 

Il personaggio del ‘brutto’, Tuco Ramirez, approfondito nella sua dimensione interiore e fornito di un lato umoristico, caratterizzato magistralmente dal talento comico di Wallach, finisce per emergere nel film anche di più rispetto a quelli del ‘buono’, il Biondo, interpretato da Eastwood, e del ‘cattivo’, Sentenza, interpretato da Van Cleef. 

Non è un caso se sia proprio ‘il brutto’ il primo tra i tre protagonisti a essere presentato, a inizio film. Non è un caso che sia proprio Tuco l’unico personaggio per il quale venga inserita una digressione familiare, quando per soccorrere il Biondo, lo porta al convento dei frati gestito dal fratello. 

Leone sceglie di mettere in risalto la figura del ‘brutto’ anche in una delle scene più belle dell’intera pellicola, quella caratterizzata dalla corsa forsennata di Tuco all’interno del cimitero, alla ricerca della tomba nella quale ci sarebbero dovuti essere i 200 mila dollari. Questa scena è diventata leggendaria soprattutto perché Leone lascia interamente spazio ai 3 minuti e 22 secondi del brano L’estasi dell’oro, composto da Ennio Morricone, autore di tutte le colonne sonore del film.

La centralità del personaggio interpretato da Eli Wallach la percepiamo lungo tutta la trama, scandita spesso dalla comicità del ‘brutto’. Tuco Ramirez è capace di sdrammatizzare gli eventi, di trovare sempre e comunque una via d’uscita, di sopravvivere anche quando appare spacciato. La sua caparbietà viene premiata perché dal triello finale esce sconfitto ‘il cattivo’, ucciso dal ‘buono’. Il ‘brutto’ ottiene invece la metà della ricompensa in dollari tanto agognata e comunque la vita in salvo, non prima però del brivido finale di essere stato nuovamente con la corda al collo, sul punto di essere impiccato.

La scena conclusiva non può che celebrare i due protagonisti vincitori: il ‘buono’ prende la mira e spara alla corda, salvando per l’ennesima volta il ‘brutto’, che cade in mezzo ai suoi dollari, si rialza e gli urla «hijo de una gran putaaa». 

Sul grido di Tuco riparte perfettamente la colonna sonora finale: cala il sipario su uno dei più grandi capolavori cinematografici, reso tale anche grazie alla brillante recitazione di Eli Herschel Wallach.