CASCINA CAMPOSOGLIO

cascina camposoglio

Una cascina poco fuori Milano, immersa in un bosco fitto come quelli descritti nelle favole. Una cascina abbandonata a se stessa e all’incuria, che nonostante i reiterati appelli non viene ristrutturata. Un’antica cascina dimenticata, difficile da vedere quando cala la nebbia, salita alla ribalta della cronaca anni fa e attorno alla quale aleggia una leggenda, che come tutte le leggende affonda le sue radici in lontane dicerie di paese. Stiamo parlando di cascina Camposoglio di Pioltello, fuori dallo spazio e dal tempo nonostante a pochi metri corrano centinaia di auto e camion sulla Rivoltana. Cascina Camposoglio è a sud di Pioltello, immersa nel bosco della Besozza, vero e proprio paradiso per chi ama correre, andare in bicicletta o, molto più semplicemente, per chi vuole sfuggire alla vita frenetica della città.

Cascina Camposoglio è un posto tranquillo, dove non si passa per caso. Le rogge segnano il confine fra i campi e in una di queste rogge la notte del 18 dicembre del 1967 cadde tale Mario Carelli. Le foto sui giornali lo ritraggono coi capelli corti e ordinati, con una faccia da buono e due gote belle rosse, segno inequivocabile di chi ama alzare il gomito. Il buon Carelli amava passare le serate nelle osterie della zona e tornando a casa cadde in una roggia. Molto probabilmente per il freddo, ahilui, morì. Ma la sua fine portò a galla quello che i giornali dell’epoca definirono un dramma della miseria: una madre che viveva con i figli nel pollaio di cascina Camposoglio. Sì, sì, avete letto bene, nel pollaio. Mario Carelli, ovviamente, era il marito della donna ed era anche il padre dei cinque figli, il più piccolo dei quali aveva solo due anni. Veramente una brutta storia, un dramma della miseria, come dicevano i quotidiani di fine anni Sessanta. E cascina Camposoglio ne è stato il teatro. Pochi mesi prima successe un altro episodio: una ragazza di 25 anni che abitava nella cascina fu rapinata. Fu assaltata brutalmente, ma in un modo alquanto insolito. Infatti il farabutto le rovesciò in testa un secchio di acqua gelida e approfittando del disorientamento provocato scappò a gambe levate con la borsetta della giovane.

Ma, fortunatamente, cascina Camposoglio non è solo questo. All’ombra di quegli antichi porticati non si sono solo svolte storie triste. Quegli antichi porticati, quegli edifici di rilievo storico e quella corte spoglia ma piena di fascino sono finiti sui registri ufficiali di Roma come beni di interesse storico culturale. Nell’estate del 2019 il ministero dei Beni Culturali la qualifica come testimonianza dell’economia rurale che in passato caratterizzava i campi fuori Milano. Secondo Regione Lombardia, inoltre, cascina Camposoglio era inserita nel catasto di Maria Teresa d’Austria (quella che fece costruire Villa Reale di Monza) e la sua conformazione attuale risale ai primi del Novecento.

Insomma, per farla breve, cascina Camposoglio, sebbene la ruvida ala del tempo si sia fatta sentire, è un piccolo gioiello. Una rara testimonianza di com’era la vita e, soprattutto, il lavoro. Fa niente se i soffitti affrescati devono convivere con squallidi graffiti e se i detriti la fanno da padrone, cascina Camposoglio è un esempio che arriva direttamente dai secoli trascorsi.

E la leggenda? Già, c’era anche una leggenda. Ma non si tratta di una roba paurosa, bensì di qualcosa di più tranquillo. Molto più tranquillo. Si dice infatti che nel 1624 cascina di Camposoglio fosse abitata dalla nobildonna Eleonora dei Caprini di Gusmano, dama di Corte dell’Imperatore di Germania che, rimasta vedova, acquistò dalla diocesi di Limito un grande fondo e forse anche i terreni di Limito, Seggiano, Camposoglio e in parte quelli di Cassignanica. Tuttavia non esistono documenti che attestino la sua presenza e in internet l’unica Eleonora  storicamente rilevante è Eleonora di Guzaman, nobile castigliana, amante  di Alfonso XI e madre del futuro re di Castiglia e Leon, Enrico di Trastamara.

Quindi, un bel po’ di secoli prima. Per il resto, nebbia. La stessa che avvolge nei mesi più freddi cascina Camposoglio.

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