Quattro ragazzi che vivono di espedienti decidono di convincere un venditore ambulante ad intraprendere la carriera di strozzino. Quando però il loro debito è ormai salito alle stelle non rimane loro che ucciderlo e tagliarlo a pezzi per far sparire ogni traccia. La polizia inizia le indagini…

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Pur non inserendosi esattamente nella serie The Untold Story – famigerata per i gnocchi e le costolette di carne umana -, il film mantiene il suo tema dei corpi smembrati, e contiene una raccapricciante sequenza horror-comica che mostra quanto sia difficoltoso ammazzare qualcuno e fare a pezzi il corpo. Il film sarebbe basato sul primo caso legale “senza testimonianze e senza prove” a Hong Kong, nel quale quattro giovani sono stati dichiarati colpevoli di omicidio esclusivamente sulla base delle loro confessione registrata, senza che venisse mai ritrovato il cadavere. Agli inizi del 1966 una donna si rivolge più volte alla polizia per denunciare la scomparsa del fratello Ma. L’ispettore Lee (Danny Lee) indaga sul caso e scopre che Ma faceva lo strozzino. Quella stessa notte un ragazzotto stordito si reca alla polizia e confessa di avere ucciso Ma insieme a tre amici. Un caso semplice? Non proprio, visto che manca qualsiasi prova materiale. In flashback, apprenderemo come e perché ha avuto luogo l’omicidio. Identico come stile agli altri film di procedura poliziesca, basato su casi autentici, girati dall’attore e produttore Danny Lee, The Untold Story III è anche un buon esempio dello stile pressante, quasi documentaristico, del famoso regista di ?categoria III? Herman Yau. Supportati da attori di contorno più esperti – fra cui Lee, Emily Kwan e Chin Ka-lok nella parte di poliziotti -, i giovani protagonisti risultano eccellenti: la caratteristica mimica facciale di Sam Lee, l’intensità emotiva di Samuel Leung e l’espressione impaurita di Lam Tsz-sim concorrono a costruire un film pieno di vigore.

Recensione da Far East Film Festival