FKA Twigs - EP2 - Recensioni - SENTIREASCOLTARE

Recensioni

7.2

È passato circa un anno dall’esordio su queste pagine del “volto misterioso del future-r&b“. All’epoca i brani disponibili erano solamente due – Hide e Ache – e Tahliah Barnett/Twigs si apprestava a pubblicare l’ep d’esordio intitolato semplicemente EP: tanto bastava per includere l’astro nascente della scena di South London all’interno della lista Ones To Watch 2013.

Un cambio di moniker – da Twigs a FKA Twigs – e un contratto discografico con la Young Turks (e di conseguenza XL Recordings) hanno tenuto vive negli scorsi mesi quelle attese per un grande debutto lungo che Tahliah ha saputo alimentare, di volta in volta, tramite videoclip d’impatto a corredo di brani dalle soluzioni sonore sempre affascinanti.

Quello di FKA Twigs è il sodalizio perfetto tra una vocalist e un producer – quell’Arca già dietro ai beat poderosi di Yeezus di Kanye West – che sembrano avere appiccicato in fronte il termine “futuro”. Alla corte di Tahliah Barnett, Arca vira sull’astratto giocando con il tempo tra accelerazioni e decelerazioni (uno dei più lampanti marchi di fabbrica del progetto), beat sinuosi e non sempre composti, bassi profondi e suoni dall’”aspetto” quasi alieno.

Nascono così le quattro tracce di EP2 in cui l’estrema sensualità del timbro di Tahliah si intreccia magistralmente con il lavoro certosino di Arca: How’s That e il suo lento incedere trip-hop – tra snare in echo e oscuri tappeti di synth – impreziosito da assurdi ticchettii, Papi Pacify in cui vengono messe in mostra tutte le doti canore capaci di sprigionare un calore soul/r&b che scioglie l’algida e marziana base, il piccolo gioiello art-pop Water Me emblema delle capacità tecniche del giovane produttore e Ultraviolet, punto di incontro tra un certo r&b anni ’90 e le idee del primo Tricky androidizzate in un contesto iper-digitale.

FKA Twigs – padre giamaicano e un passato nella danza – continua a condensare l’eccentricità di Björk, il post-trip hop da bass generation del primo disco di Emika, il future-pop dei Purity Ring e la black più minimale (da D’Angelo a James Blake in versione female) in un progetto sempre più credibile e identificabile, apparecchiando la tavola per un album d’esordio destinato a lasciare il segno.

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