la recensione

Dungeons & Dragons - L'onore dei ladri punta sul classico e non sbaglia

Piegato al cinema d'intrattenimento e avventura degli anni ‘80 nell’impostazione e poi sottilmente sovversivo nell'anima, il film ha una sceneggiatura intelligente e momenti di umorismo geniale
Dungeons  Dragons  L'onore dei ladri punta sul classico e non sbaglia

C’è qualcosa di realmente rinfrescante, una volta tanto, nella maniera in cui Dungeons & Dragons - L'onore dei ladri mette in piedi uno spettacolo di puro intrattenimento, nel quale l’azione è somministrata nelle medesime dosi dell’umorismo, e nel quale entrambe queste componenti sono scritte con gusto e capacità. C’è qualcosa di confortevole nella maniera in cui in tutto questo è iniettata la cornice fantasy, qualcosa di caldo e rassicurante che ricorda i migliori film degli anni ‘80 d’avventura (La storia fantastica, Willow, Ladyhawke…), quelli per i quali non era fuori luogo usare l’aggettivo “scanzonato”.

Come nel fantasy più tradizionale c’è un gruppo eterogeneo che deve compiere un viaggio per giungere ad un obiettivo, ogni membro della compagnia ha una caratteristica peculiare da cui viene il suo ruolo all’interno del gruppo. Ognuno contribuisce alla creazione di un equilibrio, ognuno è fondamentale per la riuscita dell’impresa, nessuno indispensabile. C’è stavolta una ragazza da salvare (grande classico), è la figlia del più protagonista (Chris Pine), c’è qualcuno da resuscitare, regni da salvare e una razza di maghi malvagi che minacciano le forze del bene da limitare (non sgominare del tutto però perché per quello ci sono i prossimi film). Tutto nei canoni.

Tuttavia questo feeling classico non viene solo dalla trama e dal tono, ma anche dal comparto effetti visivi e speciali. Le molte creature del mondo fantastico solo raramente hanno la perfezione fluida della grafica digitale, solo quando devono compiere movimenti molto complessi o scene d’azione rocambolesche. Per tutto il resto dei casi, le creature che parlano, interagiscono e rimangono più o meno statiche sono pupazzoni con dentro qualcuno, sono animatronic che muovono bocca e testa in modi un po’ meccanici e soprattutto sono pelo, piume e abiti veri e reali. C’è insomma quel grado di approssimazione che richiede un po’ di astrazione e un contributo in termini di fantasia da parte dello spettatore che ricorda Labyrinth

Tutto giusto, tutto ritmato bene e tutto dolcemente nostalgico nell’approccio. Eppure non è solo questo che caratterizza Dungeons & Dragons - L’onore dei ladri, che nulla ha a che spartire con l’adattamento del gioco di ruolo che fu fatto ad inizio anni 2000, e anzi ha una gran personalità. La grande sottigliezza della sceneggiatura e delle scelte di messa in scena del film finito, sta nei modi in cui dentro questa struttura e assecondando queste scelte, John Francis Daley e Jonathan Goldstein che il film l’hanno scritto e diretto (due nomi da segnarsi, dopo questo film, Game Night e la sceneggiatura di Spider-man: Homecoming), riescono a sovvertire molti dei più radicati stereotipi di genere del cinema fantasy o più in generale d’avventura. A partire dall’inizio, dalla prima scena, nella quale Chris Pine, il protagonista d’avventura entra in scena facendo la maglia all’uncinetto e la sua compagna (Michelle Rodriguez) spaccando le ginocchia e la testa di un gigante che pensa lei sia indifesa. 

L’idea più sovversiva e intelligente però arriverà dopo, quando giunti nella casetta di campagna in cui viveva il personaggio di Michelle Rodriguez prima di essere incarcerato, troviamo il suo maritino. Maritino per davvero perché è un uomo piccolo, in scala ridotta, che fa tutte le faccende di casa, che la attende come una mogliettina ed è la parte emotiva e sentimentale della coppia, quella comprensiva ed empatica. Ed è Bradley Cooper. Il cameo, in questo ruolo che fa molto ridere per le dimensioni e per la sorpresa, è al tempo stesso un’evirazione del classico maschio (lei è la guerriera che porta il cibo cacciato a casa, lui lo, grande almeno la metà, prepara e rassetta) ma anche un esempio eccezionale di figura maschile diversa, di carattere, interessante e pure divertente. Le dimensioni non sminuiscono la statura del personaggio, che è uomo in un senso pieno (e in questo è bravissimo Bradley Cooper a trovare in pochissime battute e pose una maniera di incarnare questo modello e renderlo desiderabile) nonostante non abbia nulla del maschio tradizionale.

Abbiamo visto molto spesso nei film americani questo tipo di revisione, raramente però l’abbiamo vista messa in scena con così tanta armonia con il resto del film. Dungeons & Dragons - L’onore dei ladri ha un tono molto preciso e un carattere deciso, allo stesso modo la maniera in cui rivede e sovverte i ruoli è scritta coerentemente con quel tono e quel carattere. Come il film anche il ribaltamento è una sovversione divertente e interessante, ironica e un po’ sfacciata ma con stile. Per questo, a differenza di tanti altri esempi, non stona né suona pretestuosa, non suona forzata né imposta ma perfettamente naturale per il film che la contiene. E in un certo senso, guardando Bradley Cooper, maschio tipo della Hollywood contemporanea, rimpicciolito in quella maniera è difficile non pensare che quello sia la rappresentazione perfetta del desiderio ultimo del cinema americano di questo momento storico: ingrandire i personaggi femminili e rimpicciolire quelli maschili.