loland10
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venerd� 25 novembre 2016
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documento-verit�
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La verit� negata� (Denial, 2016) � il sesto film del regista inglese Mick Jackson.
Un film documento molto ben impaginato senza una inquadratura in pi�, essenziale, schematico e lineare. Tutto in un �aplomb� arcaicamente classico e mai vetusto per un salotto da cerimonia teatrale mentre si sorseggia un te pomeridiano. Un liquido con una sola zolletta di zucchero mentre il resto � algido, tetro, soffuso e alquanto parsimonioso nell'eccedere oltre. Un linguaggio candidamente salubre e freddamente incisivo: un paio di parole fuori dal contesto. E chi sa se calpestare (�m�..�) un pezzo di metallo uncinato, mentre si tocca il suolo �cimitero� di Auschwitz, � solo un ricordo o un segno da conservare per la causa oppure essere traditi dalle parole e dagli sguardi in una giornata processuale (�ma che c�.
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La verit� negata� (Denial, 2016) � il sesto film del regista inglese Mick Jackson.
Un film documento molto ben impaginato senza una inquadratura in pi�, essenziale, schematico e lineare. Tutto in un �aplomb� arcaicamente classico e mai vetusto per un salotto da cerimonia teatrale mentre si sorseggia un te pomeridiano. Un liquido con una sola zolletta di zucchero mentre il resto � algido, tetro, soffuso e alquanto parsimonioso nell'eccedere oltre. Un linguaggio candidamente salubre e freddamente incisivo: un paio di parole fuori dal contesto. E chi sa se calpestare (�m�..�) un pezzo di metallo uncinato, mentre si tocca il suolo �cimitero� di Auschwitz, � solo un ricordo o un segno da conservare per la causa oppure essere traditi dalle parole e dagli sguardi in una giornata processuale (�ma che c�. � sucesso�) � solo pausa di una riflessione per chi ascolta. Ecco un film all'inglese (nel senso letterale) dove ogni cosa � perfettamente a suo posto e dove ogni scalpitio, bevuta, microfono, rigurgito, falso, domanda, vestiario pu� essere di troppo e futile di fronte alle gocce d�acqua che cadono, con un rumore silenziosamente assordante, dai fili spinati di Birkenau. Luogo che non ha bisogno di risposte e vuole verit� senza domande per un atto menzognero di fronte alla Storia.
Ci troviamo tra il 1996 e il 2000 quando avvenne il processo legale tra la scrittrice-saggista di Manhattan Deborah Lipstadt e lo �storico� britannico negazionista dell�Olocausto David Irving in merito alle diffamazioni contro la newyorkese e alla sua casa editrice (�Penguin Books�).
Un film di sottrazione di movimento dove la cinepresa segue chi deve dire, confutare e controbattere; volti e facce che si delineano con modi asettici e intonati, con interazioni e sguardi scheletrici, spaventati e laboriosi dentro. Una pellicola dove l'onta del dolore e del ricordo lancinante si schiudono in un processo di vigoria annullata e di screzi lealmente inorriditi da una storia che ha bisogna non del vero in quanto tale ma del sentire l'altro menzognero per dare voce sentita ai sopravvissuti silenziosi; e tutto � accollo al servizio del l'intelligenza forense inglese. Si segue alla lettera ogni passaggio, rigo, giorno e udienza fino ad una sentenza definitiva che annulla il negazionismo e marchia di �antisemitismo� e �razzismo� la vita dello storico britannico David Irving.
Come non respirare il tempo annullato e senza incanto tra il baratro dei forni del Campo della morte e l�orologio con la lancetta dei secondi che scandisce inesorabilmente l�inizio di ogni udienza alle ore dieci, Un gioco machiavellicamente atroce, con un disincanto sperduto e acido, per il feretro perenne di Auschwitz dove il recinto lunghissimo deve essere guardato (e contato) passo per passo dall�avvocato Richard Rampton (Tom Wilkinson) che vince, prima di ogni udienza, la battaglia contro Deborah per convincerla a stare zitta, ferma e non andare oltre ogni suo voglia di frenesia. La vittoria va presa con le parole che negano.
Rachel Weitz (Deborah Lipstadt) tiene il suo ruolo con viva forza e non cade mai nel recitare a vuoto; tutto il cast, come ogni personaggio che lavora con l�avvocato del foro, sono efficaci, sobri e di un�alchimia precisa al racconto da dare. Anche i passaggi esterni al dibattito processuale sono in quantit� minima, mai un eccesso e mai un dito che scardina la ben coordinata regia all'uopo �storico�.
Voto: ***�
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lbavassano
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domenica 20 novembre 2016
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perfezione tecnica e valore etico
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E' indubbia l'eccellenza dell'industria cinematografica statunitense, anglo-statunitense per essere precisi, in determinati generi, il legal movie in questo caso, ed anche quella di mettere al servizio di un cinema civilmente impegnato talenti tecnici e artistici, professionalit�, di valore assoluto. La capacit� di creare prodotti impeccabili ma anche in grado di emozionarci. Questo � uno di quei casi, un film da cui sicuramente non si esce delusi, ma il suo valore va al di l� di ci� perch� il problema che pone, quello del nagazionismo, riguarda tutti noi e sempre pi� riguarder� le generazioni future, man mano che verranno a mancare i testimoni. D� una risposta importante il film di Mick Jackson, una risposta ottimistica ma non ingenuamente ottimistica, non banalmente ottimistica.
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E' indubbia l'eccellenza dell'industria cinematografica statunitense, anglo-statunitense per essere precisi, in determinati generi, il legal movie in questo caso, ed anche quella di mettere al servizio di un cinema civilmente impegnato talenti tecnici e artistici, professionalit�, di valore assoluto. La capacit� di creare prodotti impeccabili ma anche in grado di emozionarci. Questo � uno di quei casi, un film da cui sicuramente non si esce delusi, ma il suo valore va al di l� di ci� perch� il problema che pone, quello del nagazionismo, riguarda tutti noi e sempre pi� riguarder� le generazioni future, man mano che verranno a mancare i testimoni. D� una risposta importante il film di Mick Jackson, una risposta ottimistica ma non ingenuamente ottimistica, non banalmente ottimistica. Bravissimi tutti, giova ripeterlo, interpreti e regista, sceneggiatore e direttore della fotografia, capace di passare con pari efficacia dagli interni del tribunale di Londra, dai suoi primissimi piani, ai terribili esterni di Auschwitz.
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alex62
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gioved� 16 febbraio 2017
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diniego
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Cosa stiamo aspettando?!
Perché l'UE non varà immediatamente un progetto culturale destinato a tutti i settori, a partire dalla Scuola-Università?! È indispensabile iniziare le nuove generazioni al rito della Memoria Storica: nessuno deve rimanere indietro; tutti hanno l'obbligo morale di ricordare e di far ricordare ciò che la verità dei fatti ci ha donato. Non si tratta di una faccenda da “imbianchini”, non è solo la facciata da restaurare, ma l'intera costruzione dell'Europa è da ripensare in termini di responsabilità politica.
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Cosa stiamo aspettando?!
Perché l'UE non varà immediatamente un progetto culturale destinato a tutti i settori, a partire dalla Scuola-Università?! È indispensabile iniziare le nuove generazioni al rito della Memoria Storica: nessuno deve rimanere indietro; tutti hanno l'obbligo morale di ricordare e di far ricordare ciò che la verità dei fatti ci ha donato. Non si tratta di una faccenda da “imbianchini”, non è solo la facciata da restaurare, ma l'intera costruzione dell'Europa è da ripensare in termini di responsabilità politica. Ogni cittadino europeo deve farsi carico di questo obbligo.
Interessante già dal titolo originaledel film: Denial che sarebbe sorretto tradurre “diniego”: termine tecnico della psicoanalisi, inventato da Freud, per intendere quell'atteggiamento che porta il paziente a cancellare, senza rendersene conto dei dati di realtà esterni o interni al soggetto.
Infatti fu uno psicodramma collettivo quello nel quale fummo trascinati fra i due Conflitti Mondiali del '900: la follia si scatenò e invase tutte le strade d'Europa.
Questo è un film importante, supportato da due giganti: Tom Wilkinson e Timothy Spall; e mi dispiace davvero per Rachel Weisz, perché mi è sempre stata molto simpatica, ma il “ring” è troppo affollato da eroi per poter reggere il confronto. Non ne esce malissimo, in fondo, ma chi si erge, in tutta la potenza della sua recitazione PERFETTA, su tutti è Tom Wilkinson.
È lui l'avvocato Richard Rempton che deve difendere la professoressa ebrea-americana Deborah Lipstadt dall'infamante accusa di diffamazione da parte di un negazionista, David Irving, in combutta coi neo-nazi. Quest'ultimo parte da Aushwitz, campo di lavoro in territorio polacco, trasformato solo in un secondo tempo in capitale della “soluzione finale” di Heydrich-Hitler tra il 1944 e il 1945. Per questo motivo e perché le SS rasero al suolo i forni crematori per cancellare le tracce dell'orrore perpetrato, Irving sperava di poter dimostrare che la Shoah, cioè l'olocausto di sei milioni di Ebrei, fosse solo una leggenda.
Il film è una cronaca girata a meraviglia del processo davanti ad una corte londinese: tutto esattamente come accadde tra il 1996 e il 2000.
Oltre ai tre protagonisti figurano benissimo comprimari da favola.
È il classico film che dovrebbe essere proiettato in tutti gli Istituti Superiori, con dibattito e compito in classe.
Non dobbiamo dimenticare ciò che è avvenuto nel cuore della civilissima Europa appena all'epoca dei nostri nonni (per me genitori), per acongiurare ogni pericolo venturo di derive autoritarie, di negazione dei diritti umani, di torture e morte comminate senza alcun controllo e per l'orrendo gioco del potere.
Perché i lupi sono stati solo dispersi, un branco affamato e crudele potrebbe, da un giorno all'altro, ritornare a predare il bene più prezioso che condividiamo e tramandiamo: la nostra umanità.
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felicity
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luned� 17 agosto 2020
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attori superbi e dialoghi intelligenti
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La verità negata è un film con una storia solida alle spalle, ma con un andamento un po’ piatto e prevedibile.
L’indignazione sostiene i primi quaranta minuti, poi il racconto s’indebolisce e un tema di forte impatto si perde tra arringhe convenzionali e dialoghi artificiosi. La Lipstadt, interpretata da Rachel Weisz, è l’unico personaggio che mostra qualche turbamento, mentre gli avvocati si muovono in tribunale come macchine nel traffico. Si rimane frastornati dagli articoli dei codici e il dolore di una tragedia senza pari finisce per fare da cornice.
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La verità negata è un film con una storia solida alle spalle, ma con un andamento un po’ piatto e prevedibile.
L’indignazione sostiene i primi quaranta minuti, poi il racconto s’indebolisce e un tema di forte impatto si perde tra arringhe convenzionali e dialoghi artificiosi. La Lipstadt, interpretata da Rachel Weisz, è l’unico personaggio che mostra qualche turbamento, mentre gli avvocati si muovono in tribunale come macchine nel traffico. Si rimane frastornati dagli articoli dei codici e il dolore di una tragedia senza pari finisce per fare da cornice.
C’era l’occasione per un dramma potente, ma qui l’emozione latita.
Resta comunque un film importante per la serietà del tema e per la qualità con cui è realizzato.
Il regista mette bene in evidenza i meccanismi processuali e la scelta vincente dei legali di inchiodare Irving, dimostrandone la malafede senza giocare la carta dell'emozionalità; la regia è rigorosa, Rachel Weisz tiene in perfetto equilibrio fra ragione e sentimento il suo personaggio, Timothy Spall giganteggia in un Irving di tracotante meschinità; e Tom Wilkinson è l'avvocato che tutti vorremmo: lucido stratega della legge, e insieme uomo indignato e appassionato.
Attori superbi, dialoghi intelligenti e diffuse ricadute ideologiche, 'La verità negata' riconcilia con l'ABC del cinema: schietto, profondo, civile, un film da non perdere. Ancor più in Italia: non abbiamo né questo cinema né questa giustizia.
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flyanto
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mercoled� 23 novembre 2016
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il lungo processo lipstadt vs irving
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"La Verità Negata" porta sullo schermo la lunga e difficile battaglia legale che mise a confronto la professoressa dell' Alabama Deborah Lipstadt e la casa editrice Penguin Books con il saggista negazionista David Irving. Nel corso di una conferenza da lei tenuta al fine di promuovere il suo libro sull'esistenza dei campi di concentramento e di tutte le orribili torture perpetuate all'interno di essi dai tedeschi contro gli ebrei nel corso della Seconda Guerra Mondiale, ella fu accusata da David Irving, sostenitore, invece, della non esistenza del terribile operato di Hitler, come sua oppositrice e e dura avversaria dei suoi scritti. La questione finisce così in tribunale con un processo che durerà dal 1994 sino al 2000, quando la vittoria sarà ottenuta appieno finalmente dalla Lipstadt.
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"La Verità Negata" porta sullo schermo la lunga e difficile battaglia legale che mise a confronto la professoressa dell' Alabama Deborah Lipstadt e la casa editrice Penguin Books con il saggista negazionista David Irving. Nel corso di una conferenza da lei tenuta al fine di promuovere il suo libro sull'esistenza dei campi di concentramento e di tutte le orribili torture perpetuate all'interno di essi dai tedeschi contro gli ebrei nel corso della Seconda Guerra Mondiale, ella fu accusata da David Irving, sostenitore, invece, della non esistenza del terribile operato di Hitler, come sua oppositrice e e dura avversaria dei suoi scritti. La questione finisce così in tribunale con un processo che durerà dal 1994 sino al 2000, quando la vittoria sarà ottenuta appieno finalmente dalla Lipstadt.
Una pellicola tutta imperniata sull'interminabile processo e sui cavilli legali a cui entrambe le parti si appellarono per far prevalere le proprie tesi e da cui si evince che il regista Mick Jackson si è documentato a fondo ed in una maniera quanto mai meticolosa al fine di rappresentarlo, appunto, in questa sua ultima fatica. Pertanto il film risulta senza alcun dubbio molto ben diretto e complessivamente aderente ai fatti reali: in conclusione un documento legale di una controversia che sicuramente interessa allo spettatore ma talmente anche troppo specifico e minuziosamente rappresentato e dialogato da appassionare pochi in quanto "legal drama".
Bravi, senza però alcun exploit particolare, gli interpreti Rachel Weisz, Tom Wilkinson, Timothy Spall, ecc....
In definitiva un buon esempio di cinema inglese ma nulla di più.
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elgatoloco
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sabato 7 maggio 2022
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verita'' negata sempre...
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"Denial"(Mick Jackson, dal libro di Deborah Lipstadt, sceneggiatura di David Hare, 2016)raccnta di una storica americana di origini rbraiche, denunciata in Gran Bretagna dal negazionista David Irbing, per diffamazione insieme alla casa editrice Pinguin Book, che pubblica i suoi(ovviamente della Lipstadt)libri. Processo lungo e ficcicile, con l'onere delle prova a carico dell'impiutato, in GB diversamente che negli USA, con la necessita'di un gruppo di avvocati agguerriti quant molto"tecnici"e lontani dalla concezione dlela giovane sturidosa, con visite ad Auschwitz e molto atro, con dibattimenti lunghi, la decisione di rimettersi al giudizio di un giudice senza una "corte popolare", problemi con lo stesso Iribng personaggio invadente quanto intollerante e fanaticamente attento ai suoi miti(filonazsta, Irving non ha mai realmente ritrattato, nonostante arresto successivo in Austria e altro ancora), ma anche con la"parte giusta"(i superstiti)che giustamente reclamavano, sempre in quel periodo(1996-2000)maggiore attenzione.
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"Denial"(Mick Jackson, dal libro di Deborah Lipstadt, sceneggiatura di David Hare, 2016)raccnta di una storica americana di origini rbraiche, denunciata in Gran Bretagna dal negazionista David Irbing, per diffamazione insieme alla casa editrice Pinguin Book, che pubblica i suoi(ovviamente della Lipstadt)libri. Processo lungo e ficcicile, con l'onere delle prova a carico dell'impiutato, in GB diversamente che negli USA, con la necessita'di un gruppo di avvocati agguerriti quant molto"tecnici"e lontani dalla concezione dlela giovane sturidosa, con visite ad Auschwitz e molto atro, con dibattimenti lunghi, la decisione di rimettersi al giudizio di un giudice senza una "corte popolare", problemi con lo stesso Iribng personaggio invadente quanto intollerante e fanaticamente attento ai suoi miti(filonazsta, Irving non ha mai realmente ritrattato, nonostante arresto successivo in Austria e altro ancora), ma anche con la"parte giusta"(i superstiti)che giustamente reclamavano, sempre in quel periodo(1996-2000)maggiore attenzione. Vittoria meritata, certo, ma soffferta della Lipstadt. Film-documento(ma non docmentario, per fortuna); "Denial "e' film teso, che costringe a interrogarsi sulle grandi problematiche etiche, morali,di responsabilita'collettive. Decisamente teso e una grande scelta di campo tra verita'e menzogna, coraggio della verita'e ritrosia ipocrtia, il film ha avuto un noteovle successo di critica, ma viene consierato"difficile"(forse anche"sgradevole"dq qualcuno che noin vuol fare i conti con il passato, invero recente,, dato che Irving e'ancora"tra noi", come dimostrano molte sciagurate prese di posizione in EUrpa e altrove), a livello di pubblico e per questo la sua proposta in TV(ormai i cine'Ma d'essai sono pochi e, dopo il COVID 19, hanno grandi difficolta'), e quindi il film, a parte i riconoscimenti critici, ha sempre goduto di attenzione scarsa a lviello mediatico, il che la dice lunga su come si gestise un'industria come quella del cinema, legata a doppio(e non solo doppio)filo ai ppteri dominanti. Rachel Weisz e'bravissima, come anche Timothy Spall, nel ruolo da puro e vero"vilain"di Irving, che é'stato anche grottscamente deformato nel trucco(le fotografie di Irving sono decisamente meno"brutte"di come appare sullo schermo). UN'oeprazione efficace, che si spera non destinata all'oblio. El Gato
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[+] quanto mai film importante
(di eugen )
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miguel angel tarditti
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sabato 19 novembre 2016
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libertad de expresi�n sin mentiras!!!
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�LA VERDAD NEGADA� (�Denial�)
Film del brit�nico Mick Jackson
Usa, Gran Breta�a, 2016
La libertad de expresi�n es innegable.
Pero usar esa libertad, ese derecho, para decir una mentira, no es aceptable en cambio. Es m�s, es repudiable y punible.
El historiador, negacionista del Holocausto, experto en Adolf Hitler, David Irving, enfrent� en el 2000, frente a los estrados Brit�nicos, a la americana hebrea Debora Lipstadt, por difamaci�n.
La acad�mica jud�a, defend�a en sus lecciones y conferencias, la existencia del nefasto genocidio perpetrado por la Alemania nazista, contra la raza hebrea. (Y no solo, tambi�n contra otros �indeseables�).
La palabra Holocausto, deriva del griego , que quiere decir �quemado entero�.
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�LA VERDAD NEGADA� (�Denial�)
Film del brit�nico Mick Jackson
Usa, Gran Breta�a, 2016
La libertad de expresi�n es innegable.
Pero usar esa libertad, ese derecho, para decir una mentira, no es aceptable en cambio. Es m�s, es repudiable y punible.
El historiador, negacionista del Holocausto, experto en Adolf Hitler, David Irving, enfrent� en el 2000, frente a los estrados Brit�nicos, a la americana hebrea Debora Lipstadt, por difamaci�n.
La acad�mica jud�a, defend�a en sus lecciones y conferencias, la existencia del nefasto genocidio perpetrado por la Alemania nazista, contra la raza hebrea. (Y no solo, tambi�n contra otros �indeseables�).
La palabra Holocausto, deriva del griego , que quiere decir �quemado entero�.
Yo, que he visitado Auschwitz y Birkenau por curiosidad hist�rica, pude sentir al estar dentro de esos campos alambrados, espinados, dentro de esas deprimentes caba�as aterradoras, los gritos y lamentos que, (hoy ya sin sonidos), pueblan y poblar�n eternamente ese nefasto espacio de la absurda criminalidad nazista.
Pude sentir adem�s, que cada p�a de esos alambrados se me met�a en cada poro de mi cuerpo.
Pude sentir un acido olor perdurable en esa tenebrosa espacialidad.
Pude sentir que la lluvia, en esa ma�ana gris, se mezclaba con la lluvia de mi alma.
Como poder negar lo que la evidencia denuncia se�or Irving?!
Como entender la mentalidad negacionista viendo la realidad de los campos de exterminios, los zapatos, las valijas, las ropas de las millones de v�ctimas �presentes� en los exhibidores del Museo de Varsovia?!
El film en realidad parte de un hecho hist�rico, irrebatible, pero vuela en una dimensi�n que toca la reflexi�n filos�fica, donde la palabra, ampliamente utilizada en el juicio oral, cumple una funci�n que penaliza la mentira y la deformaci�n de los hechos acaecidos.
Podr�amos decir entonces, que el discurso, el uso de la palabra, remarca, destaca y evidencia, defiende, el leg�timo uso de la libertad de expresi�n, pero condicion�ndola al uso de la verdad, y no de la falsedad o de la tergiversaci�n de datos.
La palabra es aqu� protagonista (film con magn�ficos di�logos), porque de alg�n modo (m�s all� de la usada por el juez para su veredicto final), tiene un efecto cat�rtico, dir�a curativo, de compensaci�n, que bien hab�a entendido Sigmund Freud. Y tambi�n la Filosof�a del Lenguaje.
El film es atrapante.
Con una excelente Rachel Weisz, en el rol de la profesora hebrea Debora Lipstadt, con un magnifico Tom Wilkinson en el rol del abogado acusador, y con un Timothy Spall deliciosamente odiable en el rol del historiador fan�tico de Adolf Hitler.
Historia, Filosof�a y Arte juntos, hacen este muy bello film!
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