Il bambino che collezionava parole, film Netflix: Trama, cast, libro - The Wom
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Su Netflix, un film adatta il primo romanzo dello scrittore Villalobos tra innocenza e narcos

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Arriva su Netflix il film Il bambino che collezionava parole, diretto da una delle voci più interessanti del cinema spagnolo: Manolo Caro. La storia unisce in maniera inedita bambini, animali e narcotrafficanti.

Netflix propone dal 1° maggio il film Il bambino che collezionava parole. Diretto da Manolo Caro, il film Netflix Il bambino che collezionava parole si basa sull’omonimo romanzo di Juan Pablo Villalobos, adattato per lo schermo dal vincitore del premio Oscar Nicolas Giacobone. Al centro del racconto c’è la storia di Tochtli (Miguel Valverde Uribe), un bambino molto intelligente e precoce che a prima vista ha tutto e che, quando non è così, suo padre Yolcaut (Manuel García-Rulfo), fa tutto il possibile per accontentarlo. Perché lui, da re dei narcos, può tutto.

Produzione messicana girata tra Guadalajara, Jalisco e Katima Mulilo, in Namibia, il film Netflix Il bambino che collezionava parole conta anche sulle interpretazioni degli attori Raúl Briones, Teresa Ruiz, Alfredo Gatica, Mercedes Hernández, Pierre Louis, Lizeth Selene, con la partecipazione straordinaria di Debi Mazar e Daniel Giménez Cacho.

Il romanzo

Magistrale, comico e crudelmente felice: sono questi gli aggetti che più si rincorrono per definire Il bambino che collezionava parole, il romanzo dello scrittore messicano Juan Pablo Villalobos da cui è tratto l’omonimo film Netflix.

A Tochtli, il protagonista del libro, piacciono i cappelli, i dizionari, i samurai, le ghigliottine e i francesi. Ma Tochtli è un bambino e ora quello che desidera è un nuovo animale per il suo zoo privato: un ippopotamo nano della Liberia. Suo padre, Yolcaut, un narcotrafficante al culmine del potere, è disposto a soddisfare tutti i suoi capricci. Non importa che si tratti di un animale esotico in pericolo di estinzione, perché Yolcaut può sempre tutto.

Tochtli vive in un palazzo. Una tana ricoperta d'oro in cui convive con tredici o forse quattordici persone: sicari, prostitute, spacciatori, servi e qualche politico corrotto. E poi c'è Mazatzin, il suo insegnante privato, per il quale il mondo è un luogo pieno di ingiustizie dove gli imperialisti hanno la colpa di tutto.

Il bambino che collezionava parole, un ottimo e più che promettente primo romanzo tradotto in oltre 15 lingue, è la cronaca di un viaggio delirante per soddisfare un capriccio. Teste mozzate, fiumi di sangue, resti umani e montagne accompagnano la storia. Del resto, la tana si trova in Messico e, come si sa, il Messico a volte è un Paese magnifico e a volte è un Paese nefasto. Le cose stanno così ma la vita, in fondo, è un gioco e una festa.

I poster del film

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Narcos, bambini e animali

Il regista Manolo Caro aveva giurato di non fare più film che includessero tre caratteristiche: il narcotraffico, i bambini e gli animali. Curiosamente, il film Netflix Il bambino che collezionava parole le include tutte e tre.

Il regista è andato oltre le sue convinzioni perché sentiva l'urgenza di adattare un romanzo per concretizzare il suo ritorno al cinema e in Messico. Erano passati cinque anni senza fare un film e senza lavorare nel suo paese: a suggerirgli il libro di Villalobos è stata una sua, convinta che fosse nelle sue corde. E aveva ragione: leggendolo, ha infatti a liberarsi dei suoi stessi preconcetti. Si è così reso conto che il punto di vista, quello di un bambino, gli permetteva di evitare una certa glorificazione sempre più in voga al cinema e in tv.

La scelta del piccolo Miguel Valverde è avvenuta quasi per caso, quando a un provino Caro è rimasto affascinato da quanto fosse "disinvolto, libero e portatore di freschezza": era lui il suo protagonista e smentiva clamorosamente le sue pregresse esperienza con i bambini.

Sì, rimaneva aperto il capitolo “animali” ma era da bypassare. "Credo che la vita sia strana: ti presenta progetti che proprio ti fanno abbattere ogni barriera”, ha commentato Caro in un’intervista. “La sfida era molto grande, ma la voglia di mettermi in difficoltà e di superarla era ancora più forte. È stato un set molto divertente e molto interessante”.

"Manolo ha quel tocco di tragedia e comicità che serviva alla mia storia”, ha commentato Villalobos. “Ha l’abilità e la sensibilità giusta per ritrarre situazioni al limite di personaggi che sono in condizioni estreme in termini di emozioni e sentimenti”.

Il bambino che collezionava parole: Le foto del film

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