Daniel Craig: "Che vita incredibile mi ha donato Bond" - la Repubblica

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Daniel Craig: "Che vita incredibile mi ha donato Bond"

L'attore interpreta per l'ultima volta l'agente 007 nel film 'No time to die' in sala dal 30 settembre

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Tra le mail antiche, gli appunti sul primo incontro con Daniel Craig, al Dorchester Hotel, glorioso albergo con affaccio su Hyde Park dove un tempo si planava per fare le interviste. Estate 2006. L'attore in jeans e maglietta blu stropicciata, vagamente a disagio. Nella nota: "Vengono in mente le proteste dei fan, troppo biondo, tarchiato, poco elegante, ma in cinque minuti se ne scopre il fascino: voce bellissima, sguardo profondo, pungente autoironia". Quindici anni e cinque Bond di straordinario successo dopo, una lunga pausa pandemica, ed eccoci al gran finale. Daniel Craig, 53 anni, si affaccia via Zoom da Londra, alle spalle uno sfondo giamaicano digitale. No time to die esce in sala con Universal il 30 settembre, due giorni dopo la première mondiale con i reali a Londra. Oltre a salvare il mondo, stavolta l'agente 007 fa i conti con l'amore per Madeleine (Léa Seydoux), il cattivo Rami Malek e una collega più giovane, e tonica, Lashana Lynch.

L'autoironia l'ha aiutata in questi quindici anni mediatici da Bond?
"Era l'unico modo di imbarcarmi nell'impresa. Provare a guardare il lato divertente, capire che molto di tutto questo è un po' ridicolo, ma allo stesso tempo favoloso. Anche perché la parte del mondo in cui vivo io è fin troppo riverente con se stesso".

Come ha vissuto la sospensione del film durante la pandemia?
"Ero molto ansioso di mostrare il film. Abbiamo passato tutti un paio d'anni strani e difficili, va mantenuta la giusta prospettiva su ciò che è davvero importante. Di solito un film di Bond esce sei mesi dopo la fine del set: all'improvviso tutto è sparito. Ma sono felice che abbiamo aspettato e grato a MGM e Universal per aver tenuto duro e mantenuto l'uscita in sala, che è il luogo giusto".

In questi anni cosa ha dato a Bond e cosa Bond ha dato a lei?
"Ho cercato di dargli tutto ciò che potevo, da attore: scoprire chi fosse, esplorarlo in ogni lato, capire in che modo un personaggio scritto negli anni 50 fosse ancora rilevante oggi. La sua mascolinità, il modo in cui influenza gli altri, il suo rapporto con le donne. Bond mi ha dato cose indicibili, una vita incredibile. Ho lavorato con gli artisti migliori".

Ha voluto tra gli sceneggiatori Phoebe Waller-Bridge.
"È una persona adorabile e un'attrice meravigliosa, con cui vorrei recitare. Egoisticamente l'ho scelta perché volevo avere il meglio e la sua voce è unica, divertente, intelligente, la scrittura meravigliosa. Ne avevamo bisogno. Cercavo da sempre qualcuno con l'occhio per la vera commedia, non solo battute, ma la comicità concepita nell'arco di una scena intera. Ed era importante avere un punto di vista femminile nel film, non tanto per me o il mio ruolo, ma per quelli femminili, che volevamo rappresentati nel mondo giusto".

Perché ha detto che Bond non può essere una donna?
"Non ho detto questo. Il mio sentimento è: perché una donna deve fare Bond? Ci devono essere personaggi femminili scritti altrettanto bene. Mi parrebbe una forma di condiscendenza dire sì, serve un Bond donna, come di seconda mano. Lo scopo invece è che ci siano più scrittrici, più registi neri, una rappresentazione sempre più ampia. Poi Bond lo può interpretare chiunque, ma non è questo il punto".

Dalla Guerra Fredda in poi i film di Bond hanno sempre rispecchiato la realtà geopolitica. Stavolta?
"C'è, ironicamente, un collegamento forte con il Covid, che è stato casuale, ma che è lì. Ma ci siamo concentrati sul privato, su Madeleine, che è la donna con cui Bond se ne va alla fine di Spectre. È una figura centrale nel film che parla dell'amore, di come nella vita possiamo incasinarci e sfasciare tutto, di come è difficile trovarsi, quando si hanno troppe difese. Poi ovviamente è un Bond movie, molta azione e luoghi meravigliosi, come Matera. C'è un legame forte dei film di Bond con il vostro Paese e per me è una felicità".

Che consigli le diedero gli altri Bond e che darebbe lei al prossimo?
"Quello di Pierce Brosnan fu molto carino. Mi disse 'goditi il viaggio'. Ho cercato di seguirlo. Quanto a me, spero di aver lasciato Bond in un posto davvero buono. E voglio che il prossimo si spinga ancora oltre".

Come Michael Caine e Sean Connery lei viene dalla working class. Pensa che oggi le nuove generazioni abbiano le stesse opportunità di accesso?
"Sono stato incredibilmente fortunato ad avere borse di studio per scuola di recitazione e affitto. Ora non succede più. Se sei abbastanza ricco paghi, altrimenti devi prendere un prestito. Temo che questo impedirà alle persone del mio background di entrare nel settore e sarebbe un disastro. È fondamentale che a tutti venga data una possibilità nell'industria, non solo come attori, ma per tutte le figure necessarie per avere una forza lavoro quanto più diversificata e forte possibile. L'unico modo è investire e aiutare le persone a entrare nel settore".

Quando ha scoperto che era Bond e quando che era finita?
"Mi telefonarono mentre ero in un supermercato di Baltimora a comprare detersivo, mi buttai sugli alcolici. Alla fine ho pensato tante volte, in tanti luoghi, è un lungo addio e ci sono ancora dentro".