Cut - Film (2011) - MYmovies.it

Cut

Film 2011 | Drammatico 133 min.

Regia di Amir Naderi. Un film con Hidetoshi Nishijima, Takako Tokiwa, Takashi Sasano, Shun Sugata, Denden. Cast completo Genere Drammatico - Giappone, 2011, durata 133 minuti. - MYmonetro 3,05 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento domenica 9 ottobre 2011

La descrizione di un uomo e del suo rapporto ossessivo con il cinema.

Consigliato sì!
3,05/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,10
CONSIGLIATO SÌ
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Premi
Cinema
Trailer
Amir Naderi, cantore di ossessioni, grida la propria per un cinema che non deve morire.
Recensione di Marianna Cappi
venerdì 2 settembre 2011
Recensione di Marianna Cappi
venerdì 2 settembre 2011

Shuji è un giovane regista intransigente, cultore del cinema del passato e appassionato testimone del verbo cinematografico. Un giorno, il ragazzo scopre che suo fratello, uno strozzino che si è indebitato per finanziare i suoi film, è stato giustiziato da una banda affiliata alla yakuza, per non aver pagato quanto doveva. Il debito, maggiorato, pesa ora sulla testa di Shuji stesso, che prova ad estinguerlo in un fight club clandestino allestito in un bagno pubblico, prestando il proprio ventre ai pugni degli avventori.
Girato come un film giapponese in tutti sensi, dalla scelta delle location al movimento di macchina all'utilizzo di tre camere alla maniera di Kurosawa, il film non è in realtà un'incursione nell'esotismo per Naderi ma, al contrario, un ritorno ad una cultura più prossima a quella iraniana, soprattutto nella concezione dell'arte. Ai grandi maestri del cinema giapponese, tra gli altri ma forse più degli altri, a Ozu, Mizoguchi (I racconti della luna pallida d'agosto), Kurosawa e colleghi, Naderi attribuisce una linfa vitale da recuperare assolutamente, pena la morte del cinema come arte e la sua conversione in prostituta o in buffone di corte. Naderi si scaglia contro i film di oggi, che "fanno solo ridere", e urla con tanto di megafono il suo credo in un cinema che è anche, soprattutto e letteralmente un pugno nello stomaco. Cento film, cento pugni. Martire della causa, il protagonista come Sherazade salva la testa dalla scimitarra della yakuza e sopravvive alla morte, sera dopo sera, colpo dopo colpo, aggrappandosi ad un racconto cinematografico, all'opera di un regista o all'annata di una rassegna di cineclub, in un crescendo di passione -nella duplice accezione del termine- che è anche elenco (strumento principe del cinefilo) e mania.
Nonostante non sia la nostalgia il sentimento che muove l'opera, poiché il monito ad emulare il passato è tutto proiettato sul futuro della pratica cinematografica e volto ad un suo rinnovamento, il film non si può non considerare il manifesto di una certa stagione della cinefilia, ancora condivisibile ma non più assolutizzabile. Una stagione legata alla fisicità dell'oggetto filmico di cui Naderi canta l'estrema messa alla prova ma anche l'agonia.
Cineasta sempre più di culto (o forse bisognerebbe dire sempre meno, man mano che si massifica la platea), costruttore di ossessioni mitiche e divoranti, Naderi ha fatto molto meglio, per esempio con il precedente "Vegas", ma non ha mai urlato così forte come ora, che l'ossessione di cui è arrivato a trattare è esattamente la sua.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
venerdì 9 marzo 2012
viaggiatore77

Un'altalena di emozioni; oltre ai cazzotti veri, anche la crudeltà della reltà e la poesia della passione e degli ideali sembrano fare a pugni tra loro. La metafora di quanto l'amore per il cinema d'autore  possa spingere un regista a farsi maltrattare, pur di non cedere e soccombere a tutto ciò che è consumistico, commerciale e di massa .

FOCUS
INCONTRI
domenica 4 settembre 2011
Ilaria Ravarino

A più di 60 anni ormai il regista iraniano Amir Naderi è una vera istituzione. Vive a New York dalla fine degli anni '80, ma la sua fama non ha nulla a che vedere con le passerelle, i tappeti rossi o le star. Autore indipendente di una ventina di film, undici dei quali realizzati in Iran prima di abbandonare il paese (senza più tornarvi), Naderi è portavoce di un cinema visionario e antinarrativo, tenuto in vita dalla lungimiranza dei festival, dall'attenzione dei musei (nel 2006 il Museo Nazionale del Cinema di Torino gli ha dedicato una completa retrospettiva e una mostra fotografica, "Bullshit [...]

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