La rassegna in spiaggia di notte dei corti porno femministi. Benedetta Panisson: “Esperienza inclusiva che riguarda tutt*” - la Repubblica

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La rassegna in spiaggia di notte dei corti porno femministi. Benedetta Panisson: “Esperienza inclusiva che riguarda tutt*”

CELESTIAL BODIES di Ryan Suits (Stati Uniti)

CELESTIAL BODIES di Ryan Suits (Stati Uniti)

 
Al festival di Amantea, La Guarimba una nuova sezione curata dall’artista Benedetta Panisson. Che dice: “Il porno femminista è un’esperienza fisica, eccitante, e culturale, tanto queer quanto inclusiva, che riguarda tutt*"
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Da undici anni un piccolo grande festival in Calabria ad Amantea in provincia di Cosenza si batte per portare il cinema, sotto ogni formato e genere, al pubblico di questa cittadina che in estate è punto di riferimento del turismo calabro e non solo. Fondato da Giulio Vita - trentenne italo venezuelano nipote di emigrati (allora si chiamavano così) negli anni Cinquanta - e Sara Fratini, il Guarimba International Film Festival (dal 7 al 12 agosto) prende il nome dalla parola che gli indios venezuelani utilizzano per indicare un "posto sicuro", perché da anni i fondatori e gli altri ragazzi che gestiscono l'associazione si danno l'obiettivo di creare un luogo dove portare "la gente al cinema e il cinema alla gente", il loro motto.

Ogni anno Vita e i suoi collaboratori si inventano nuove strategie comunicative e nuove realtà di programmazione. Quest’anno la novità assoluta è una minirassegna di corti porno femministi. Si vedranno tre piccoli film: Cravings (voglie) di Ori Pinch (Stati Uniti) che esplora come una donna in gravidanza possa essere sessualmente attive, Stalking Athens di Officer Flower (Germania) che racconta la visita ad Atene di una turista berlinese. Irrompendo in uno stadio abbandonato, dei Giochi Olimpici del 2004, lo stadio ospita nuovamente un incontro tra due giovani sconosciute. Infine Celestial bodies di Ryan Suits (Stati Uniti) dove due astronauti lottano per resistere alle inebrianti tentazioni di un'astronave aliena.

STALKING ATHENS di Officer Flower (Germania)

STALKING ATHENS di Officer Flower (Germania)

 

Curatrice della rassegna è l’artista visiva veneziana Benedetta Panisson.

Come nasce l’idea di fare una rassegna di corti porno femministi?

“Tutto è iniziato qualche anno fa con l’incontro con la Guarimba e i guarimberos a cui avevo mandato un progetto come artista, un progetto sbilenco che però vinse nella categoria dei documentari. Ho scoperto questo mondo che non è solo un festival ma una vera comunità dislocata e contemporaneamente molto centrata. Lo scorso anno poi mi hanno chiamato in giuria per la decima edizione del festival e poco prima di salutarci gli ho lanciato questa idea che mi ronzava in testa da un po’: gli ho proposto di trovare un modo per raccontare le rappresentazioni della visualità della sessualità con una selezione di porno femministi”.

Perché porno femministi?

“Perché ho notato una mancanza. Venendo da studi queer e dal mondo dell’arte noto soprattutto il non rappresentato, il non visto, il non detto. E alla Guarimba mancava una sezione sessuale. Per me fare una sezione porno tout court non era interessante ma farne una di porno femministi sì, un piccolo passo per affrontare il tema approcciando anche quello di razza, genere, orientamento contro l’oggettivizzazione della donna. Ovviamente ci sono circuiti in Italia che si dedicano esclusivamente al porno, la nostra idea però è stata inserirlo in un festival tout court per aumentare la visibilità di tematiche che a nostro parere non hanno abbastanza eco. Il porno femminista è un’esperienza fisica, eccitante, e culturale, tanto queer quanto inclusiva, che riguarda tutt*

CRAVINGS di Ori Pinch (Stati Uniti)

CRAVINGS di Ori Pinch (Stati Uniti)

 

Immagino che ci saranno delle difficoltà ad organizzare una programmazione di questo tipo ad un festival gratuito e aperto a tutti.

"Certo. Negli spazi comuni e alle otto di sera questa sezione non era programmabile e quindi Giulio mi ha proposto di farlo in una spiaggia. Il luogo sarà una “secret location” che verrà comunicato a chi è interessato a seguire la rassegna e sarà di notte. La proiezione dei corti durerà circa 40 minuti con una mia introduzione e poi ci sarà il concerto di Cumbia Elettronica con Guayaba, dj colombiana residente a Milano, per non dimenticare che le radici del festival sono calabro-caraibiche. Sia come artista che come ricercatrice lavoro su realtà insulari, io sono di Venezia, per cui per me fare la nostra rassegna sulla spiaggia mi è sembrata un’idea perfetta. D’altronde la missione della Guarimba – portare la gente al cinema – non è solo uno slogan, perché se uno va a Amantea vede che è qualcosa di molto concreto. E poi non dimentichiamo il significato della parola Guarimba ovvero porto sicuro, un luogo dove effettivamente è possibile esprimere la propria creatività. Nel 2023 siamo pronti anche in un piccolo paese della Calabria a parlare di sessualità”.

Cinquant’anni dopo Gola profonda come è cambiato il porno?

"A partire dagli anni Novanta, che ormai sono trent’anni fa, si è cominciato a guardare il cinema porno in un modo diverso. Tra sex workers, produzioni, distribuzioni e studi accademici sul tema parliamo di qualcosa di ampio. Anche perché la produzione dell’hard batte i kolossal a livello di numeri sia di introiti economici che di pubblico. A me interessa particolarmente lo sguardo femminista perché è un paradosso: i porno classici che sono stati prodotti fin dall’inizio del Novecento fino agli anni Settanta è uno sguardo di maschi per i maschi… anche le relazioni tra donne erano pensate per l’eccitazione degli uomini. La categoria lesbica non era contemplata. Questo ha costruito un prodotto esclusivamente maschile, “eteronormato” in cui il corpo della donna era sottomesso. La Golden Age del porno anni Settanta e Ottanta è un’epoca violenta, di droga, di sfruttamento. Con i movimenti del femminismo le cose hanno cominciato a cambiare anche se non con facilità tanto che per molte femministe “porn is rape” ovvero la pornografia è stupro. Gola profonda è considerato un capolavoro del genere e anche io da ragazza quando l’ho visto sono rimasta molto colpita e non avrei mai immaginato quello che abbiamo saputo dopo e cioè che Linda Lovelace ha girato alcune scene sotto costrizione. Con questo criterio tre quarti dell’arte andrebbe bandita, come i quadri di un artista come Paul Gauguin che riempiono i musei di Parigi mentre noi sappiamo dai suoi diari che stuprava le ragazzine tahitiane per quindici franchi”.

Come avete selezionati i cortometraggi?

I criteri sono stati innanzitutto che doveva esserci una critica alla gerarchia di genere e dei piaceri in cui il corpo della donna non deve essere solo l’apice del godimento maschile, poi un discorso di inclusività che abbracci i diversi orientamenti, tante produzioni femminili ma non è un’esclusiva. Nell’era non binaria di certo non abbiamo escluso le regie maschili o quegli autori che scelgono di non definirsi, era lo sguardo che doveva essere femminista. Ciò che era importante era che ci fosse una riflessione sul sesso e questo mi interessa sia come artista, che come studiosa ma anche come mamma. Credo che un ragazzo o una ragazza che si avvicina a questo mondo non debba sentirsi a disagio ma possa scegliere in cosa si sente rappresentato come avviene per le serie tv”.

Come il Metoo ha cambiato il mondo del porno?

"Credo che già quindici anni una delle case di produzione più attive del mondo hard femminista fece una scelta per me geniale. Prima dei titoli di testa del film un video di tre minuti di antefatto in cui si vedevano gli attori, le attrici, il regista e i produttori che chiacchierano in un salotto, che firmano i consensi, che ridono e scherzano sulle azioni che compiranno, si accordano, si stringono la mano e poi inizia il film. Rendendo visibile un atto legale e mostrando la consensualità hanno fatto una piccola rivoluzione. La questione della consensualità è centrale quando si parla di sessualità, non esiste una categoria di piacere dove c’è sopruso. Le donne a livello mondiale hanno denunciato un sistema culturale di scambio sessuale non consensuale”.

Benedetta Panisson

Benedetta Panisson

 

Lavora nel mondo dell’arte da anni che legame c’è tra i suoi lavori precedenti e questi corti? E dopo averne selezionati ha avuto voglia di girarne uno?

“Quello che mi ha conquistato della proposta di Giulio è stata la location della rassegna. L’idea di fare la programmazione in spiaggia di notte per me che provengo da Venezia e che ho lavorato molto sul rapporto tra terra e mare e sul concetto di litorale è sembrato qualcosa di giusto. La spiaggia è uno dei luoghi più sensuali, sessuali nella mia percezione inoltre è uno spazio marginale basti pensare all’idea del corpo che entra in acqua. Per quel che riguarda il desiderio mio di girare un porno considera che le sequenze mie di persone immerse nell’acqua per me sono delle immagini pornografiche con l’idea di spalancare le porte dei margini della definizione del porno che altro non è ciò che ci genere piacere fisico e sensuale”.

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