Come ti ammazzo il bodyguard 2: La moglie del sicario, la recensione - Movieplayer.it

Come ti ammazzo il bodyguard 2: La moglie del sicario, la recensione: vecchia scuola su Prime Video

La recensione di Come ti ammazzo il bodyguard 2: La moglie del sicario, il sequel del film del 2017 con Ryan Reynolds e Samuel L. Jackson, disponibile su Prime Video.

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The Hitman's Wife's Bodyguard 2: Ryan Reynolds, Samuel L. Jackson e Salma Hayek nel trailer

In che anno siamo? È con questa domanda che iniziamo la nostra recensione di Come ti ammazzo il bodyguard 2: La moglie del sicario, sequel del film di Patrick Hughes dimostratosi nel 2017 un discreto successo al botteghino. È una domanda che si insinua nella mente dello spettatore sino a partire dai titoli di testa, così "vecchio stile" (persino nel font) e che si ripresenta spesso durante le due ore di durata. Una rapida occhiata al calendario per trovare la conferma che sì, è il 2022 e questo titolo non è riuscito a trovare un'uscita nelle sale cinematografiche, venendo distribuito direttamente su Prime Video. Trovando forse la sua giusta dimensione. Non amiamo distinguere i prodotti destinati alla visione domestica rispetto a quelli destinati alla sala (amiamo l'esperienza del grande schermo), ma non possiamo non renderci conto che ormai il cinema è cambiato, diventando sempre più luogo per grandi eventi e film spettacolari, capaci di accogliere al proprio interno un forte pubblico eterogeneo. Questo film con protagonisti Ryan Reynolds, Samuel L. Jackson e Salma Hayek appartiene, invece, a un periodo ormai trascorso e sempre meno presente e che, con gli occhi di oggi, appare superato, fuori tempo massimo.

Tra moglie e marito

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Come ti ammazzo il bodyguard 2 - La moglie del sicario: Salma Hayek e Ryan Reynolds in una scena

Quattro anni dopo gli eventi del primo film, ritroviamo la guardia del corpo Michael Bryce (Ryan Reynolds) stressata e traumatizzata. Sotto consiglio della sua psicologa, Bryce sceglierà di staccare totalmente dalla sua routine di bodyguard e viaggiare in Italia per una lunga vacanza. Niente armi, niente pensieri sulla propria carriera e le proprie qualità, solo un bel libro e tanto relax. O così sembra. Perché i guai vanno proprio a cercare Bryce e il suo periodo sabbatico viene interrotto dall'arrivo di Sonia Kincaid (Salma Hayek), moglie dal carattere forte - e pure un po' irascibile - di Darius (Samuel L. Jackson), il sicario che è stato rapito dalla mafia e chiede aiuto. Il nostro bodyguard, un po' impacciato, dovrà unirsi controvoglia a Sonia per liberare Darius senza sapere che la vacanza si è appena trasformata in un'altra missione: fermare il piano criminale di un terrorista greco (Antonio Banderas) intento a mettere l'Unione Europea in ginocchio. Il nostro Bryce dovrà quindi cercare di dimostrare il proprio valore tra due personaggi, quelli formati dalla coppia di moglie e marito, che non riescono a sottostare agli ordini impartiti.

Come ti ammazzo il bodyguard: Azione e divertimento senza pensieri

Bam Bam Twist

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Come ti ammazzo il bodyguard 2 - La moglie del sicario: Salma Hayek con Ryan Reynolds durante una scena

Spari, inseguimenti, esplosioni. Non mancano i botti in Come ti ammazzo il bodyguard 2: La moglie del sicario, che faranno felici tutti gli appassionati del genere. Si punta sull'esagerazione e sul divertimento, rispettando poco le leggi della fisica e dando vita anche ad alcuni momenti sin troppo sopra le righe. Ed è proprio sull'andare oltre il limite che il film ha trovato la sua ragione d'essere, fallendo però l'obiettivo di divertire davvero. Perché, al contrario del primo film, che replicava una formula da buddy movie riuscendo a equilibrare l'ironia e la serietà, qui mancano delle redini che possano guidare a dovere la tenuta, lasciando che Come ti ammazzo il bodyguard 2: La moglie del sicario si trasformi in un'autoparodia. Non ci sono assolutamente confini o limiti in quello che accade nel film, e se durante le scene d'azione si mantiene viva l'attenzione (peccato, però, che il montaggio sia così sfilacciato) proprio per il carattere esagerato, così non avviene in altri frangenti che adesso andiamo ad analizzare.

Senza direzione

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Come ti ammazzo il bodyguard 2 - La moglie del sicario: Samuel L. Jackson con Ryan Reynolds in una scena

Dialoghi volgari oltre ogni limite, battute a raffica che non sempre centrano il bersaglio, uno scontro di ego tra attori costretti a rimanere sempre sopra le righe: più il film procede più si ha la sensazione che, più che libertà creativa, non ci sia proprio direzione. Degli attori, della messa in scena, della scrittura. Si percepisce che il cast si sta divertendo molto, ma è sin troppo libero di plasmare la scena e la scrittura su sé stesso, cercando di mettersi in mostra continuamente (soprattutto Ryan Reynolds che sembra costretto a recitare la parte del protagonista che deve per forza essere simpatico al pubblico) e dando vita a una serie di dialoghi che perdono la propria energia col passare del tempo. Annullando qualsiasi tipo di serietà (persino un flashback tragico diventa quasi una barzelletta), Come ti ammazzo il bodyguard 2: La moglie del sicario recita la parte di un film per adulti, ma si comporta come un bambino mai cresciuto. Così tutto ciò che riguarda il sesso diventa qualcosa per cui provare ribrezzo, le parolacce diventano dimostrazione di carattere, l'esagerazione anestetizza il gusto e il piacere. Una volta tolto il velo a questi difetti anche gli attori sembrano più interessati a divertirsi tra loro invece di portare avanti una storia e una narrazione. Se Reynolds, Jackson e Hayek danno vita a un trio che, nonostante tutto, funziona, non si può fare a meno di notare un Banderas sugli scudi e un Morgan Freeman davvero svogliato.

Terzo capitolo in arrivo?

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Come ti ammazzo il bodyguard 2 - La moglie del sicario: Ryan Reynolds e Samuel L. Jackson durante una scena

C'è ancora spazio per i buddy movies in questo 2022? Volendo essere ottimisti diremmo che c'è sempre spazio per tutto ciò che il cinema ha da proporci. Il problema nasce dalla forma e dal contenuto. Una trama scontata e prevedibile, che non aggiunge nulla al genere e che non riesce a valorizzare il cast di nomi importanti, un montaggio sfilacciato e un senso di anarchia generale non possono diventare esempi di un tipo di cinema appartenente al nostro tempo. Come ti ammazzo il bodyguard 2: La moglie del sicario è un film con già una ventina d'anni sulle spalle, appartenente a un panorama di uscite che, nonostante la qualità non eccelsa, avrebbe comunque donato qualcosa di particolare. Nel 2022, invece, complice anche l'incredibile offerta, questo sequel diretto da Patrick Hughes fatica a far sentire la propria voce. Probabilmente la storia di Michael Bryce e del suo rapporto di amore/odio con i coniugi Kincaid non è ancora terminata (e lo stesso regista si è dimostrato aperto a un eventuale terzo capitolo), ma è necessario un cambio di rotta. Nel 2022 il mondo è cambiato e gli spettatori con lui.

Conclusioni

A conclusione della nostra recensione di Come ti ammazzo il bodyguard 2: La moglie del sicario è difficile trovare un motivo di vero interesse per questo film. Al contrario del primo capitolo, questo sequel sembra lasciare carta bianca agli attori e alle situazioni, rimanendo ancorato ai clichés del genere ma senza riuscire ad interessare davvero gli spettatori. È tutto troppo sopra le righe per piacere, dando vita a un film per un pubblico adulto che si accontenta del minimo indispensabile. Il montaggio problematico rende anche le scene d’azione meno divertenti rispetto al previsto. Funziona la chimica del cast, che sembra però più interessato a divertirsi sul set che portare in scena dei personaggi.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
3.9/5

Perché ci piace

  • Buona la chimica del cast che dimostra di sapersi divertire.
  • Alcune scene d’azione riescono a intrattenere per la loro spettacolarità.

Cosa non va

  • La scrittura, prevedibile e legata agli stereotipi del genere, sembra accontentarsi del minimo indispensabile.
  • È tutto troppo sopra le righe: dialoghi volgarissimi, violenza, caratteri dei personaggi trasformano il film in un’autoparodia.
  • Sembra mancare una direzione in cabina di regia.
  • Il film sembra appartenere a un modello di cinema ormai superato.