Clear Pond Road

Pubblicato l’8 settembre 2023, Clear Pond Road è il primo solo album di Kristin Hersh dal 2018, anno di uscita di Possible Dust Clouds, a cui sono seguiti i comeback sia dei Throwing Muses che dei 50 Foot Waves, le due band che ne hanno segnato la carriera prima nei tardi anni ’80 e poi nei primi del 2000.

A proposito di quanto scritto qualche anno fa, ai tempi dell’uscita dell’ambizioso Wyatt at the Coyote Palace, quando parlavamo di un disco scritto sotto pressione come “in una sorta di trance nervosa”, per questo lavoro la cantautrice americana dice invece di avere scelto toni più pacati e addirittura “delicati”.

In parte è vero, anche se la natura mossa e non troppo lineare del suo modo maturo di comporre canzoni – che poi è uno degli aspetti più interessanti, nonché a suo modo una firma d’autore – emerge di continuo. Il violoncello, compagno di atmosfere da tempi ormai lontani, splendido complemento già del primo album solista Hips and Makers (obbligatorio ascoltare di quell’album, anche per un minimo ripassino, il duetto con Michael Stipe in Your Ghost) è qui assoluto co-protagonista in Dandelion nonché elemento di “respiro” armonico essenziale in Eyeshine, ma anche presenza più discreta e ugualmente decisiva insieme ad altri “tocchi” strumentali (di tastiere o di percussioni, vedi il tamburello o le maracas in Reflections on the Motive Power of Fire, o di banjo – o resunto tale – nella curiosa Palmetto).

Alcuni dischi chiedono di essere registrati. Capisci che è necessario realizzarli quando i brani che scrivi diventano funzionali come i sistemi vitali di un corpo. Un’acustica baritona in Octave come scheletro, i violoncelli sono i polmoni, una chitarra acustica Collings suonata alla maniera di Nashville e un glockenspiel come dita delle mani che cercano qualcosa a tastoni in questo strano spazio dark, la batteria il cuore, ovviamente, e la voce narrante ha il ruolo degli occhi.
Kristin Hersh

La vera anima rimangono tuttavia le chitarre acustiche, sia quando accondiscendono ai momenti di quiete sia quando stridono con le loro dissonanze e intrecciano i loro ritmi in scenari cangianti e psichedelici come quelli di Constance Street – che fanno del cantautorato acustico di Hersh qualcosa di assolutamente acido e straniante, qualità che mantiene in tutto l’arco dell’album, insieme alla capacità avvincere ancora dopo tanto, tanto tempo.