"Una vedova e un bambino non sono un pericolo" disse Alcide De Gasperi quando nel 1946 Amedeo duca D'Aosta rientrò in Italia insieme alla madre Irene di Grecia. La guerra era appena terminata e all'epoca il principe, nato a Firenze il 27 settembre 1943, aveva appena due anni, un'età così giovane da consentirgli di fare ritorno in patria nonostante l'esilio imposto dalla Repubblica alla Casa Savoia. A 75 anni esatti di distanza dal referendum che sancì l'abdicazione di Uberto II a re d'Italia il 2 giugno 1946, proviamo a ricostruire la storia di questo illustre esponente di una delle casate più antiche al mondo, scomparso ieri all'età di 77 anni.

Tutto ha inizio poche settimane dopo la firma dell'armistizio l'8 settembre 1943, quando l'Italia si trova divisa e attaccata su più fronti dalle forze alleate e da quelle tedesche che lacerano il Paese. Ed è proprio la caduta di alcune bombe nei pressi di Firenze, in Villa Cisterna, la residenza fiorentina di Aimone di Savoia e di sua moglie Irene, a provocare il parto prematuro di quest'ultima, che il 27 settembre 1943 dà alla luce il terzo e unico figlio maschio Amedeo, che nasce in una stanza al piano terra considerata al riapro dai bombardamenti. Come rivelato tempo fa dallo stesso principe, al momento della nascita la madre gli fece prendere le impronte digitali dal questore di Firenze, per timore che venisse rapito. Timore non del tutto infondato dal momento che il 26 luglio 1944, su ordine personale di Heinrich Himmler, uno dei maggiori responsabili della cosiddetta Soluzione finale, i nazisti internarono il piccolo Amedeo a Hirschegg, in Austria, insieme alla madre e alle cugine Margherita e Maria Cristina, uniche figlie di suo zio Amedeo, terzo duca d'Aosta, e della duchessa Anna d'Orléans, senza alcun riguardo né per il rango né per la condizione di assoluta vulnerabilità di un bambino così piccolo.

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Amedeo duca d’Aosta.
Eric VANDEVILLE//Getty Images

Dopo la liberazione dal campo di internamento nazista nel maggio 1945, Amedeo visse per alcune settimane in Svizzera per fare poi ritorno in Italia con la madre il 7 luglio 1945: la coppia si fermò prima a Milano, dove il figlio conobbe per la prima volta il padre Aimone che a seguito del referendum del 1946 sarà costretto a partire per Buenos Aires, dove morirà stroncato da un infarto due anni più tardi. Dopo aver fatto visita anche alla nonna paterna Elena d'Orléans stanziata a Napoli, Amedeo si stabilisce a Fiesole, vicino a Firenze, dove studia al Collegio delle Querce. Dopo un'esperienza al Seaford College in Inghilterra si iscrive al Collegio Navale Morosini di Venezia, dove frequenta i corsi dell'Accademia Navale di Livorno, al termine dei quali viene imbarcato con il grado di ufficiale di complemento della Marina Militare per esercitazioni nell'Atlantico e nel Mediterraneo. "Prima di prestare giuramento alla Marina Militare e quindi anche alla Repubblica andai a Cascais (Portogallo, ndr) e chiesi il permesso a Umberto di poter fare il servizio militare e lui mi disse 'Senz'altro, non ti preoccupare. Prima l'Italia, poi tutto il resto'" — rivelò Amedeo duca d'Aosta nel 1987 durante la trasmissione televisiva Punto Sette.

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Amedeo duca d’Aosta nella sua biblioteca.
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Laureato in scienze politiche all'università di Firenze, in qualità di unico rappresentante maschio della famiglia reale dei Savoia rimasto in Italia rappresentò più volte Umberto II, costretto all'esilio fino alla morte, alle manifestazioni svoltesi nel territorio nazionale. Secondo la tradizione degli Aosta, Amedeo sposa una principessa francese, Claudia d'Orléans, figlia di Enrico d'Orléans, conte di Parigi e pretendente al trono di Francia. Il matrimonio venne celebrato il 22 luglio 1964, a Sintra, in Portogallo, per consentire a tutti i Savoia di poter partecipare e a Umberto II di fargli da testimone insieme al futuro re di Spagna Juan Carlos I.

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Amedeo duca d’aosta e claudia d'orléans il giorno delle nozze nel 1964.
Fox Photos//Getty Images

Tra Amedeo e Claudia regna la più assoluta discordia e, nonostante la nascita dei tre figli Bianca, Aimone e Mafalda, nel 1976 decidono di porre fine alla loro convivenza. Il 26 aprile 1987 i coniugi divorziano a Port-au-Prince (Haiti) e il matrimonio viene dichiarato nullo dalla Sacra Rota a Roma l'8 gennaio 1987. L'ex moglie si risposa subito con un editore americano, Arnaldo la Cagnina, mentre i figli restano con Amedeo nella tenuta del "Borro" ad Arezzo, dove dagli Anni 70 Amedeo era diventato imprenditore agricolo. Il 30 marzo 1987 Amedeo sposa in seconde nozze a Bagheria (Palermo) Silvia Paternò Ventimiglia di Spedalotto, appartenente a un'antica e nobile casata siciliana. Tra i suoi flirt allaccia anche una relazione con Kyara van Ellinkhuizen, da cui ha una figlia naturale.

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Amedeo d’aosta e silvia paternò ventimiglia di spedalotto alla residenza del "borro".
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Corteggiato all'inizio degli Anni 90 da diversi partiti, prima dal Psdi poi dal Polo delle Libertà, che avrebbero voluto convincerlo a scendere in politica, Amedeo alla fine non cede e preferisce restare super partes. Si espone invece in merito alla questione dinastica, di cui torna più volte a parlare dopo che il 7 luglio 2006 la Consulta dei Senatori del Regno, l'associazione privata creata nel 1955 per volontà del re in esilio, comunica ufficialmente che Amedeo è da ritenere l'erede di Umberto II: il matrimonio di Vittorio Emanuele di Savoia con una persona di differente condizione sociale avrebbe di fatto sancito la perdita del diritto dinastico che dunque eliminerebbe Emanuele Filiberto dalla linea di successione a favore di Amedeo e oggi del figlio Aimone.

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Emanuele Filiberto alla moglie Clotilde e ai genitori Vittorio Emanuele e Marina di Savoia.
Venturelli//Getty Images

La questione si complica ulteriormente quando nel settembre 2006 Vittorio Emanuele e suo figlio Emanuele Filiberto di Savoia depositano all'ufficio brevetti dell'Unione europea la richiesta di registrazione dello stemma di "principe ereditario d'Italia" come logo aziendale, insieme ad altri simboli del patrimonio araldico di Casa Savoia, un'azione volta ad impedirne l'uso ad Amedeo e Aimone di Savoia, cui era stato ingiunto di utilizzare il cognome per esteso, cioè Savoia-Aosta. Per il presunto uso improprio del cognome Savoia da parte del ramo cadetto nel 2008 Vittorio Emanuele ed Emanuele Filiberto citano in giudizio Amedeo ed Aimone, che erano sempre stati soliti firmarsi con il solo cognome di Savoia e non di Savoia-Aosta, configurando l'ipotesi di uso illecito di cognome. Nel febbraio 2010 il Tribunale di Arezzo condanna Amedeo e il figlio per l'uso del cognome di Savoia e al pagamento del risarcimento dei danni arrecati pari a un totale di 200.000 euro. Ciononostante, Amedeo, che fin dalla nascita ha usato liberamente il cognome di Savoia o di Savoia-Aosta, presenta ricorso e vince in appello nel gennaio del 2018. Per i giudici la controversia è risolta, per la famiglia Savoia e i nostalgici monarchici la questione resta ancora aperta.

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