La corrispondenza «al femminile» di Clarice Orsini (1468-1488). Tra vita privata e rappresentanza familiare
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1Tra le figure femminili di rilievo dell’Italia rinascimentale, il personaggio di Clarice Orsini, moglie di Lorenzo de’ Medici, è stato solo parzialmente indagato.
2Nel panorama storiografico italiano, la figura di Clarice Orsini, tuttora dai caratteri sfuggenti, continua a non destare lo stesso interesse di cui altre donne della stirpe medicea hanno goduto e continuano a godere, prime fra tutte Lucrezia Tornabuoni e Alfonsina Orsini, rispettivamente suocera e nuora di Clarice1.
3Fatta eccezione per qualche trattazione generica, una simile sorte ha riguardato anche la corrispondenza epistolare di Clarice Orsini, solo parzialmente studiata da Luisa Miglio –inserita in uno studio più ampio riguardante gli aspetti paleografici della scrittura femminile– e presa in considerazione da alcuni lavori che hanno riguardato l’intera rosa delle donne nate in casa Medici, o imparentatesi con essa nei secoli XV-XVI2.
4Il carteggio di Clarice Orsini è in gran parte conservato nel fondo Mediceo Avanti il Principato, nell’ Archivio di Stato di Firenze, e comprende 186 lettere, di cui 147 in entrata e 39 in uscita, per un arco di tempo di circa un ventennio: dal 1469 al 1488, anno della sua morte. Un’altra serie di lettere, in tutto 36, per lo più indirizzate da Clarice tra il 1472 e il 1488 al segretario di Lorenzo de’ Medici Niccolò Michelozzi, si conserva nel fondo Ginori – Conti presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze3. Nessuna lettera da o per Clarice rimane nel monumentale Archivio Orsini, conservato presso l’Archivio Storico Capitolino4. Questa assenza, dovuta molto probabilmente ad un alto grado di dispersione documentaria dell’archivio, rende la ricerca complessa, soprattutto nell’impossibilità di avvalersi di carteggi intrattenuti tra Clarice e altri membri della famiglia Orsini5.
5Per la tematica qui proposta, la ricerca si è concentrata sulle quasi 50 lettere indirizzate a Clarice da donne, appartenenti per lo più ad un ceto sociale elevato, che forniscono interessanti elementi di riflessione sulle relazioni interpersonali ed affettive intessute dalla giovane esponente del casato Orsini nel corso della sua breve vita spesa tra Roma e Firenze6.
6Prima di entrare in medias res, mi sembra opportuno fornire un breve profilo biografico di Clarice Orsini, che, nata nel 1452 da Iacopo di Orso Orsini, signore di Monterotondo, e Maddalena Orsini, figlia del conte di Tagliacozzo e Albe, apparteneva ad una delle famiglie più ricche e potenti della penisola, con feudi e possedimenti in gran parte dell’Italia centro – meridionale7.
7Animata da rapporti politici solidi e piuttosto risalenti tra le due famiglie, nonché dalla volontà di consolidare gli investimenti finanziari che la famiglia Medici operava a Roma già dalla fine del XIV secolo, l’alleanza matrimoniale con il potente casato baronale romano era stata pensata e organizzata da Lucrezia Tornabuoni, moglie di Piero de’ Medici, e rispondeva a più esigenze, prima fra tutte quella di guadagnare una voce all’interno del collegio cardinalizio tramite il cardinale Latino Orsini, zio di Clarice8. Tale unione avrebbe infatti garantito ai Medici, ormai saldamente a capo della cripto – signoria fiorentina, i giusti appoggi in una corte, come quella di Roma, caratterizzata dall’instabilità politica derivante dal carattere elettivo della monarchia papale. Dal canto degli Orsini, il matrimonio di Clarice con Lorenzo, destinato a succedere al padre nel controllo di Firenze, apriva la possibilità di valersi dell’appoggio politico ed economico dei Medici, così da trarne tutti i vantaggi che potevano venire dal patronage mediceo9.
8Le trattative del matrimonio si svolsero a Roma da marzo 1467 fino a novembre 1468 e come accennato furono condotte da Lucrezia Tornabuoni insieme con il fratello Giovanni, direttore della filiale del banco Medici a Roma da una parte, e dal cardinale Latino Orsini dall’altra10. Il matrimonio venne celebrato per procura il 10 dicembre 1468 a Roma e solo dopo alcuni mesi Clarice si trasferì a Firenze, dove ai suoi doveri di moglie e madre avrebbe dovuto aggiungere fin da subito, come si avrà modo di osservare, quello di mediatrice tra la sua famiglia di origine e il potente clan mediceo.
Madre e figlia
9Delle 49 lettere prese in considerazione, ben 13 sono indirizzate a Clarice dalla madre Maddalena, il che ne fa la voce femminile più presente in assoluto. Maddalena all’epoca era già vedova e fu lei che, insieme al fratello Latino Orsini, portò avanti le trattative per le nozze11.
10Dal carteggio emerge chiaramente il carattere autoritario, pragmatico e schietto di Maddalena, che affida alla penna consigli, ordini, rimproveri e lagnanze.
11La donna, trovatasi a gestire le sorti di altri tre figli, rimprovera spesso Clarice per la sua poca attitudine nello scrivere e nel tenerla informata con una certa costanza sulle vicende della sua vita fiorentina12. Tale rimprovero giungeva a Firenze già il 10 giugno 1469, ad appena dieci giorni dall’arrivo della figlia a Firenze, sottolineando la sua ansia materna di essere ragguagliata sull’accoglienza ricevuta dal gruppo parentale di recente acquisizione, ma anche sulla salubrità della «terra» e dell’ «aire»:
Magnifica filia amatissima. Più e più volte te ho scripto che tu me vogli avisare del’ essere mo e mai alcuna cosa … son certa hai habuti altri affanni, per lo avenire non te lo amecto più, fai pure che non pare scordata de me, la qual te son matre. Voglimi avisare de passo ne passo chomo te piace l’essere de li parenti e de la terra e chomo te comporta l’aire e como sei stata bene reciputa de tutti, particularmente e chome anchora habi habuto bono viazo per strada. Avegna che sia stata informata d’alcuni che sono venuti de là che da tuti sento sia stata laudata per sina hora […]13.
12Due mesi dopo, gli ammonimenti si facevano più stringenti e ancora più decise le richieste di lettere autografe:
[…] Clarice, non pocha admiratione ho pigliata verso de voy, quando me recordo che poy la vostra partenza non ho haute may da voy vostra alcuna. Sichè pertanto figlia che sy benedecta per mia consulatione non ve rencresca da tanto el scrivere per l’advenire … et promectoti che se de vostra mano non me rescrivete una lettera … me darriti cascione che da mi non haverety may più né lettere né messy […]14.
13Ansiosa di conoscere la nuova vita della figlia, Maddalena scriveva il 25 giugno 1469 quella che al momento risulta essere la prima richiesta di raccomandazione rivolta direttamente a Clarice, in cui chiedeva alla figlia di fare pressioni sul suo novello sposo, affinché facesse eleggere «missere Iohanni de Civita Castellana» alla carica di podestà di Firenze. Di tale desiderio Maddalena aveva già informato Piero e Lorenzo de’ Medici, ma poiché si avvicinava il tempo della elezione, non si peritava di coinvolgere nella faccenda anche la figlia, la quale avrebbe dovuto sollecitare la questione a Lorenzo «tanto strettamente quanto v’è possibile, ad ciò che messer Giovanni aia el suo desiderio»15. A soli pochi mesi dal matrimonio, dunque, la giovane donna era chiamata a fronteggiare una delicata missione di carattere politico, che si risolveva con esito positivo. Pur non sapendo se siano state fatte altre pressioni oltre a quelle della giovane sposa, certo è che Giovanni di Benedetto Pandolfucci di Civita Castellana nel febbraio 1470 veniva eletto podestà, rimanendo in carica fino all’agosto dello stesso anno16. Possiamo considerare questa una sorta di prova generale circa la disponibilità di Lorenzo ad accontentare le richieste della moglie in favore degli Orsini, che negli anni si moltiplicarono sempre di più.
14Una seria preoccupazione anima alcune lettere di Maddalena dedicate alla pietosa condizione in cui versava Aurante Orsini, sorella maggiore di Clarice, sposata con Giovan Ludovico Pio di Savoia, signore di Carpi. Questi, infatti, a capo di una congiura ai danni del duca di Ferrara Borso d’Este, ne subì, sul finire del 1469, le terribili conseguenze: la confisca dei beni e la condanna a morte per decapitazione, mentre i fratelli di Ludovico venivano imprigionati nel castello estense a Ferrara17.
15A Roma, così come a Firenze, giungevano notizie distorte e incomplete sulle conseguenze del complotto. È quanto si evince dagli accorati messaggi con cui Maddalena chiede notizie di Aurante: «Io como matre della vita sua non ne posso havere se non hafflictione, ma d’alchune che ne so venute non dice chosì como scrive»18.
16Appurata la ragione dell’arresto del genero, Maddalena Orsini si lasciava andare ai più aspri commenti, considerando insensato l’atto di Giovan Ludovico:
[…] Io non so conssiderare come avesse avuto tanto pocho intelecte a fare tale pensiero, che l’animali anno tanto intelecto che non se meteno a periculo da la vita […]19.
17E di nuovo incaricava Clarice di rivolgere le sue preghiere a Piero de’ Medici, allora a capo della famiglia, per essere informata circa la fondatezza delle accuse rivolte a Giovan Ludovico. Ancora due anni dopo, come vedremo, la faccenda non si era ancora conclusa e Maddalena tornava a rimproverare Clarice, che veniva accusata di impegnarsi poco e male nei confronti della sorella, e la informava di aver ricevuto una lettera dal duca di Modena, dove «me scriveva tanto bene che se ne fosse la mità de vostra sorella» e due da Marco Pio, fratello di Giovan Ludovico, che la rassicuravano sul destino della sventurata figlia, la quale a seguito dell’arresto e dell’esecuzione del marito si era vista confiscare ingenti beni20.
18Al di là di queste evenienze, le lettere inviate da Maddalena alla giovane figlia lasciano trapelare sentimenti e preoccupazioni materne: «Haverria molto caro essere advisata come passa lu vostro camino» le scrive mentre è ancora in viaggio verso Firenze21; «Sempre so desiderosa sentire bone novelle de vui et de tucti li nostri aca(di)menti de là»22. Così come si scorgono sentimenti d’affetto per i nipoti: «Io so desiderosa sentire como stai colli tuoi figlioli»23, in particolare per la «Lucrezia picinina», prima nata dalla coppia Lorenzo-Clarice, nel 4 agosto 147024.
19Di aspetti nostalgici è infine velata la lettera del 1 aprile 1472, in cui Maddalena annuncia i preparativi per le nozze di Organtino, fratello di Clarice, invitando la figlia insieme con lo sposo a recarsi a Roma per le celebrazioni:
[…] de che serria ad me gratia et consulatione sensa fine. Non possendo venire ve piaccia per lu primo ve occurre advisarmene, havendo dato credito fare le nocce ad maio proximo, ma non possendo voi venire a dicto termine farremo per qualche dì soprassante, ma se non me moro ad ogni modo ho deliberato vederve ancora […]25.
20Il carteggio di Maddalena Orsini delinea i caratteri di una donna autoritaria, ma anche premurosa e in grado di esprimere sentimenti di affetto e tenerezza. Non vi è dubbio infatti che il rapporto con Clarice fu fortemente influenzato dal destino che la madre aveva pensato per lei. Dalle lettere di Maddalena è chiaro che il principale obbligo di Clarice nei suoi confronti era quello di speciale ambasciatrice per suo conto e di mediatrice dei suoi interessi.
21Una missione tanto delicata esigeva spesso da parte di Maddalena toni severi nei confronti della figlia e i giudizi aspri e polemici di alcune di queste lettere sono destinati a scuotere la fanciulla schiva e vergognosa che Lucrezia Tornabuoni aveva descritto a Piero de’ Medici nel 1467. Messa in una posizione inedita, lontana dai suoi affetti romani eppure mai così vicina agli interessi della famiglia che era chiamata a rappresentare, Clarice diventerà presto un’abile mediatrice e un consapevole strumento corroborante per gli scopi di molti membri della famiglia Orsini, le cui continue richieste di favori e raccomandazioni affolleranno la sua corrispondenza personale26. Il matrimonio con Lorenzo de’ Medici metteva improvvisamente in risalto la giovane Clarice agli occhi del clan Orsini, tanto che lo stesso fratello Rinaldo teneva a comunicarle, nel giugno del 1469, forse per la prima volta in tutta la vita della giovane sorella:
[…] ch’ io non ve tengo mancho cara che me tenga Organtino, quale per esser maschio attento al bisognio della casa nostra lu ho caro quanto la vita mia […]27.
22Lo svantaggio della femminilità veniva dunque superato dal nuovo ruolo acquisito da Clarice e le reprimende e gli ammonimenti di una madre esperta erano per lei l’unico mezzo per imparare ad assolvere al suo destino di astro del casato Orsini, al quale forse non era affatto preparata.
Sorores di casa Orsini
23Assommano a 14 le lettere indirizzate a Clarice da donne di casa Orsini, sia per nascita che per acquisizione matrimoniale. Il casato orsinesco ancora alla metà del Quattrocento risultava diviso in circa dieci rami, ciascuno dei quali detentore di numerosi beni e diritti signorili28. Non sorprende, dunque, incontrare tra le committenti donne di altissimo rango, alcune delle quali abituate a condividere con i consorti una buona dose di potere politico.
24Ho già accennato alle complesse vicende di Aurante Orsini, che alla fine del 1469 subiva le conseguenze dell’esecuzione del marito, con la confisca dei beni ed un futuro incerto per lei e la sua numerosa prole, a cui si aggiungeva anche una bambina nata postuma29.
25Come abbiamo visto, gli Orsini si avvalevano da subito della situazione vantaggiosa in cui si trovava Clarice: vicina al cuore di Lorenzo, la giovane donna avrebbe potuto, e dovuto, reperire informazioni quanto più attendibili sulla vicenda carpigiana e sollecitare i Medici a soccorrere Aurante30.
26Trovatasi a dover gestire una situazione politicamente complessa e delicata, Clarice sembrava non venire incontro alle esigenze della sorella, che, circa due anni dopo la triste vicenda, scriveva da Imola, dove si trovava presso la famiglia del defunto marito, una lettera piena di rancore per il mancato interessamento alla sua sorte:
Magnifica et generosa soror … Ho preso non pocha amiracione che non ve siate degnata darme resposta nesuna de le mie lettere, neancho a bocha non ho sentito. Haveria a caro sapere se fusse per mio manchamento o vero per lo pocho amore me portati […]31.
27Ma in questa stessa lettera, Clarice veniva informata della breve fuga dei cognati dal castello estense di Ferrara, dove erano stati imprigionati32.
28La risoluzione della questione richiese un grande impegno e intense opere diplomatiche da parte di Clarice e Lorenzo de’ Medici, per sbloccare le doti delle tre figlie di Aurante e trovare un nuovo partito per quest’ultima. Quattro anni dopo, Lorenzo si faceva artefice di una duplice parentela con la casata dei Malaspina di Fosdinovo, legata ai Medici da un vincolo di fedeltà e amicizia, in particolare con Gabriele Malaspina, condottiero al soldo di Firenze33. Il 22 luglio 1476 furono celebrate le nozze di Aurante Orsini con Leonardo, figlio di Lazzaro, fratello di Gabriele Malaspina, mentre due delle figlie di Aurante, Zaffira e Margherita, sposarono rispettivamente Galeotto Malaspina, figlio di Gabriele, e Gaspare Sanseverino, figlio del famoso condottiero Roberto Sanseverino34.
29Dopo la felice conclusione delle sue peripezie, il tono di Aurante nei confronti di Clarice cambiava e si faceva ossequioso e condiscendente. Così scriveva infatti Aurante in una lettera del dicembre 1476:
[…] perché so quanto la magificentia de Lorenzo se ha afaticata per mi mediante i conforti et exortatione vostre, me pareria straneza offerire a vostra Magnificenza me et el marchese Leonardo perché orimai siamo cosse vostre et potiti disponere de nui come di vui medesimi […]35.
30La dichiarazione di assoluta fedeltà alla coppia Clarice – Lorenzo era accompagnata dalla richiesta di Aurante di inviare quanto prima mezza oncia d’ora e mezza d’argento a Fosdinovo, dove si era trasferita in seguito al matrimonio con Leonardo, e dalla raccomandazione a vigilare sulla figlia Ludovica, che, ancora in età minorile, veniva allevata nella domus dei Medici36. Non si tratta dell’unica bambina Orsini ad aver dimorato nel raffinato palazzo mediceo di Via Larga a Firenze, che vantava la presenza di umanisti e precettori del calibro di Angelo Poliziano e Matteo Franco. La presenza di Clarice garantiva agli Orsini la possibilità di avvalersi di questo luogo privilegiato per l’educazione e la formazione dei bambini Orsini, che crebbero di fatto sotto l’ala protettiva della potente zia. Insieme con Ludovica, infatti, va ricordata anche la numerosa prole di Nicola Orsini di Pitigliano, condottiero al servizio di Firenze, e Franciotto Orsini, figlio del fratello di Clarice, Organtino, su cui tornerò37.
31Dell’amicizia e vicinanza politica tra Lorenzo e Gabriele Malaspina, che uscirà ancor più rafforzata da queste unioni matrimoniali, siamo informati da una lettera di Bianca Malaspina, moglie di Gabriele, scritta a Clarice nel 1472:
[…] Il referirvi quanta strecta amicitia et unione sia fra il Magnifico vostro consorte e ‘l mio, che è tanta che lingua humana non poteria exprimere, mi pareria superfluo; e parmi che dal canto nostro si debba conservare simile stillo d’amicizia e di vero amore, come fra li predicti nostri si mantiene e conserva […]38.
32Al fine di allacciare un rapporto di amicizia, la marchesa Malaspina cercava un punto di contatto nella comune nostalgia della casa paterna e spendeva parole lusinghiere ed ossequiose nei confronti di Clarice e della “illustrissima” famiglia Orsini:
[…] Et havendomi experto quanta dolcezza e ioundità mi porze la memoria delli beni paterni e de la casa mia, così penso avenga alla Magnificentia vostra quando si ricorda e pensa a la illustrissima casa paterna et materna, quale tanta dignamente è illustrata, quanta alcun’altra trovarsi si possa in Italia […]39.
33La donna dunque sembra voler creare un rapporto parallelo a quello che esisteva già tra il marito e Lorenzo de’ Medici, tenendo a precisare la sua devozione a Clarice, «la qual prego si ricordi che ha di qua una sua sorella e che ella continuamente mi può comandare»40.
34Soltanto un anno dopo, Clarice teneva a battesimo una figlia di Leonardo e Bianca, alla quale veniva imposto il nome dell’eccellente madrina41.
35Una cugina di Clarice, Angelella Orsini, inviava nel marzo del 1472 una lettera in cui si trova una richiesta molto particolare: procurare la “predicazione” nella chiesa di Santa Reparata per un agostiniano suo padre spirituale, Bartolomeo da Padova:
[…] La caxone che a scrivere mi muove, questa si è che intendendo che Lorenzo tuo ha libertate e potestate di dare, o vero fare dare la predicatione di Sancta Riparata a chi vuole et è consignata a quella persona per la quale lui si intromette, mi saria gratissimo tu la facesti procurare ad uno mio padre spirituale religioso venerabile di l’ordine di sancto Augustino, chiamato per nome maestro Bartholomeo da Padoa […]42.
36L’agostiniano era trattenuto a Roma dal cardinale Guillaume d’Estouteville, «perché è singulare predicatore et ogni dì de le soe prediche io e molto populo n’ (h)a hauto grande consolatione»43.
37Colpisce il linguaggio esplicito di Angelella, sicura del potere di Lorenzo e della possibilità di un suo intervento diretto, mentre Clarice da parte sua sembra non dar seguito alla richiesta, tanto che, all’incirca un mese dopo, Angelella tornava a scrivere per reiterare la questione e specificava che, se nel tempo intercorso tra una lettera e l’altra, Lorenzo avesse già preso disposizioni:
[…] ogni cossa reviochi e ritrate, perch’io so stata prima a dimandare e molto mi maraviglia non havere vostra resposta, che za speravo che di zo lo effecto fusse sequito. … Pregoti che quello che hai a ffare lo spacci presto […]44.
38Non abbiamo conferma sul buon esito della raccomandazione, ma il lessico schietto e l’atteggiamento della donna, che dava per scontata una raccomandazione di Lorenzo, tanto da irritarsi per il ritardo nella risoluzione della questione, sembrano indicativi di una certa disinvoltura nell’avanzare simili pretese, nonché della confidenza esistente tra le due donne.
39Ancora per una raccomandazione si rivolgeva Francesca Orsini, zia di Clarice e contessa di Tagliacozzo e Albe, che nel 1484 scriveva in favore di:
[…] Luca de Montemignani da Fiorenza, executore della presente è stato et sta ad li servitii nostri et è assai bono nostro proveditore, per tanto con fede pregamo la signoria vostra li piaccia per nostro amore in le soe occurentie haverlo per recomandato et darli aiuto e favore secondo li bisogna …perché in verità semo da lui assai ben servita et merita da noi essere favorito […]45.
40Si ricorreva a Clarice anche per avere la concessione della grazia a seguito di una condanna. È il caso di Orsina Orsini che, nel febbraio del 1479, interveniva in favore di un altro fiorentino, Gerardo Papi, per fare pressioni sul consiglio degli Otto di Balia, il tribunale per gli affari criminali di Firenze46.
41Di particolare interesse risultano due lettere provenienti da Monterotondo, luogo di nascita di Clarice, dove probabilmente risiedevano i suoi affetti più cari, dalla madre alle cugine, con le quali aveva condiviso l’infanzia e la fanciullezza.
42È questo il caso di Grecelina Orsini, che per ora non mi è stato possibile identificare e che quasi sicuramente fu molto vicina a Clarice. È quanto si scorge leggendo la lettera indirizzata a Clarice nel 1469, permeata di grande tenerezza e nostalgia, volta a tenere in vita, anche a distanza, un legame affettivo:
Magnifica domina et soror mea dilectissima etc. Poy che Vostra Signoria si partio da Monterotoindo, per tre lettere ve ho visitata, dui allo vostro bancho et un’altra ne manday ad per Ostia, delle quali non ne ho avuta resposta alcuna, multa ne ho avuta afflictione. Credo Vostra Signoria non l’agia avute che so certissima, considerato lo perfecto amore che me portate, ne averete lassata omne altra faccenda per darme resposta, che sapete che nulla cosa in questo mundo a mi poitrà essere più grata che sentire de vostra signoria bone novelle, de Lorenzo et ancora de tutta la casa, alli quali Dio conceda prospero stato. Hora altro prego Vostra Signoria se digne dare refrigerio alla mia malanconia della vostra assentia con qualche vostra lettera, la quale avendo in nelle mano la conservarò in sifacto loco, che sempre me parerà stare abraciata con la Vostra Signoria alla quale me recomando se digne comandarme qualche cosa dello canto de qua […]47.
43Della cerchia di amicizie di Clarice faceva parte anche la nobildonna Caterina Savelli, che nel 1472 aveva sposato Organtino Orsini48. Di lei si conservano due lettere, una delle quali, datata 9 giugno 1480, è indirizzata da Monterotondo. In questo caso Caterina rivolgeva a Clarice una particolare richiesta, ossia di mandarle «uno cappello di paglia de quellii che fano quesse vostre contadine» affinché si potesse riparare dal sole durante le sue passeggiate e si metteva a sua disposizione per ogni esigenza. Poche parole che rivelano una complicità tra le due donne e una curiosità per un oggetto forse ancora poco conosciuto dalle nobildonne romane49.
44Da un’altra lettera di Caterina, del 29 gennaio 1482, apprendiamo che Franciotto, figlio di Caterina e Organtino, era allevato in casa Medici ed era oggetto di particolari attenzioni e cure da parte della zia, tanto che:
[…] Quanto al facto di Francesco, che vostra signoria dica che receperia più careze da mi che da Vostra Signoria, di questo sende vede aperta experienza, perchè lui è qui in tucto diminticato di mi, per lu superechio bono portamento Vostra Signoria li fa, de quale quantuncha prima io fosse ad quella obligata, tanto magiormente me ha posta perpetua obligatione […]50.
45Toni di complicità e affetto si ravvisano anche nell’accorata lettera di Agnese Farnese, nipote di Aldobrandino Orsini, e moglie di Andrea Piccolomini. La nobildonna, cugina di Alessandro Farnese, il futuro Paolo III, inviava da Siena nell’agosto 1477 le condoglianze per la morte della madre di Clarice: «Dio sia quello che vi consoli», scriveva Agnese:
[…] e ringratio la signoria vostra che s’è recordata di me, di mandarmi avisare, et pregola non se ne scordi et si dal canto di qua posso fare niente, prego la vostra signoria pigli sicurtà di me, che el simele farei io achadenno […]51.
46La lettera, autografa, come si evince dalla firma («Agnese de Farnesio, manu propia»), esprime una sincera solidarietà per il lutto di Clarice52.
47Spicca tra le mittenti di casa Orsini un personaggio d’alto rango: Beatrice d’Aragona, regina di Boemia e Ungheria53. Di lei vi è un’unica lettera, datata 14 febbraio 1478, priva di richieste e di contenuti informativi e che sembra avere il solo scopo di allacciare un rapporto, soprattutto in quanto Clarice, pur di condizione elevata e con legami di parentela con Beatrice, era divenuta la moglie del Magnifico Lorenzo:
[…] Per esser vui persona di conditione digna e nostra parente et precipue per amor del Magnifico Lorenzo vostro consorte vi amiamo assai et di vui ne ricordemo continuamente […]54.
48Per tale ragione Beatrice chiedeva di essere informata per lettera sulle vicende della famiglia Medici «che scrivendocene spesso ne farete gran piacere».
49Ancora una volta, era la vicinanza a Lorenzo de’ Medici a rendere Clarice un particolare soggetto di interesse. Si può notare infatti come, ad eccezione delle lettere di alcune donne Orsini (Grecellina Orsini, Caterina Savelli, Agnese Farnese), la corrispondenza ha lo scopo di richiedere favori e raccomandazioni, che Clarice avrebbe dovuto accomodare facendo pressioni sul marito.
Amicizie e protezioni «fiorentine»
50Una amichevole confidenza esisteva tra Clarice e Francesca Pitti, moglie di Giovanni Tornabuoni, il fidatissimo uomo di Lorenzo. L’amicizia tra le due giovani donne era probabilmente maturata tra Roma e Monterotondo, come conseguenza della reciproca frequentazione delle due famiglie Orsini e Tornabuoni55.
51Di Francesca si conservano solo due lettere, anche se lasciano supporre una corrispondenza epistolare frequente. Seppur dai contenuti generici, le lettere ci rivelano il buon inserimento di Francesca all’interno della società romana: «Al presente habbiamo mutata casa et habbiamo una bella et piacevole stantia»56 e la frequentazione della casa Orsini di Monterotondo:
[…] Per la madonna Madalena vostra non ho visitata per essere stata a Monteritondo, ma continuamente ho inteso la signoria sua star bene et così tucti gli altri […]57.
52Clarice affidava a Francesca la gestione di alcuni rapporti. È il caso dei due mercanti viterbesi Luciano Bussi ed Orsino Capocci, incaricati di mandare una certa quantità di lino a Clarice58.
53Di questa mediazione siamo informati da una lettera indirizzata a Clarice dai due mercanti, dove ella veniva informata del fatto che due balle di lino fino, del peso di 440 libbre ciascuna, erano in partenza da Viterbo per Firenze e pregavano Clarice di «advisarne madonna Francesca a Roma»59. È da sottolineare in questo caso la fiducia riposta dai mercanti nella persona di Francesca, che emerge in qualità di capace intermediaria per conto della Orsini.
54Sempre a Francesca Pitti si rifaceva Perna di Giovanni de Cinciis di Sutri, che le affidava una lettera per Clarice. È l’unica pervenuta ed anche Perna si lamenta per il mancato scrivere di Clarice, chiedendo:
[…] che qualche volta … per vostra lettera ve degniassate farme partecipe della vostra consolactioni perché, dello vostro bene, sia Ianni et io et tutta la mia famiglia ne pigliaremo nelle nostre mente moltissima consolazione et sommamente alla Vostra Signoria molto tutti ci racomandamo, della quale lettera non ayo auta may resposta, et per lo banco de la reverenzia de Piero de Cosimo de Medicy ve lla adrizai. Creddo che le varie hoccupazioni ne siano stata cascione, tamen raduplico questa secunda […]60.
55Vorrei spendere alcune parole sui rapporti “fiorentini” di Clarice, che, pur molto legata alla sua famiglia d’origine, si era infatti ben inserita nel contesto mediceo e aveva creato un solido legame con Firenze.
56Non mancano infatti scambi epistolari con alcuni monasteri fiorentini legati alla famiglia Medici da relazioni di lunga data e che Clarice aveva dunque ereditato e coltivato negli anni trascorsi a fianco di Lorenzo de’ Medici61.
57Così, il 30 novembre 1472 la badessa del monastero di Santa Marta di Pisa si rivolgeva proprio a Clarice per avere l’esenzione dal pagamento delle tasse, in particolare quella del sale. A giudicare dalle parole di Efigenia, questo il nome della badessa, il monastero era all’epoca «in tanta miseria» che «per sé non si può avitare né rilevare», tanto che:
[…] Le sono queste povere monache malvestite et pegio calsati … et è tanto lo loro buono dessiderio di fare bene che solo questo m’ (h)a tenuta colloro […]62.
58La richiesta era rivolta a Clarice quale «madre et protettora de luoghi pietosi» ed Efigenia pregava lei e Lorenzo «vedendo che tutto potete» di muoversi a pietà63.
59Nel 1473 era la badessa del noto monastero francescano di Santa Chiara Novella di Firenze a rivolgersi a Clarice affinché Lorenzo ottenesse da:
[…] maestro Pagolo da Lucca, che è vicario de decti frati, el quale sarà a dì 5 maggio a capitolo a Poggibonci, che, quando lui si truova là in capitolo, conforti e prieghi questi frati qua che debbano di noi pigliare el governo […]64.
60Infatti le cinquanta consorelle che abitavano il convento avevano deliberato di:
[…] entrare al ghoverno de’ frati di Santo Francesco della Observanza, nel modo e forma che lloro governono el monasterio di Fuligno et San Giorgio e Sancta Orsola […]65.
61Legato alla famiglia Medici era anche il monastero benedettino della SS. Annunziata in via Ghibellina, popolarmente chiamato convento delle Murate, della cui badessa, al tempo Scolastica Rondinelli, è pervenuta una lettera del 1474 di raccomandazione per un certo Girolamo, cappellano66. Legata a vicende oscure e gravi è la supplica rivolta a Clarice da Caterina Ubaldini, nuova badessa delle Murate, per ottenere da Lorenzo la grazia per un loro comune amico, invitandola ad affrettarsi, poiché: «El termine passa ma so che lla humanita vostra è sempre prompta avere miserericordia, da chè spero n’arete grandissimo premio»67.
62Una richiesta di grazia giungeva anche da parte della fiorentina Nanna di Piero Betti, che il 16 dicembre del 1478 scriveva a Clarice per chiederle di intercedere presso Lorenzo:
[…] che si degnassi muoversi a compassione et misericordia a essere mediatore, cagione et prencipio della restituzione del mio fratello et mei nepoti, di che già apieno informai vostra Magnificentia, la quale gratissimamente mi rispose haverne già parlato al prefato Magnifico signore et che esso era molto bene disposto […]68.
63Sfortunatamente al momento non sono riuscita ad indentificare Nanna, né si conosce la ragione per la quale la sua famiglia fosse stata imprigionata. Vi è da credere però che si trattasse di una persona molto vicina alla famiglia e alla casa dei Medici, tanto da essere entrata in contatto anche con i fanciulli Orsini, figli di Nicola conte di Pitigliano, Bartolomea, Ludovico e Gentile, che, come accennato, dimoravano presso la casa dei Medici e ai quali Nanna si raccomandava.
64In questo caso Clarice interveniva subito e tre giorni dopo impetrava al marito la liberazione dei parenti di Nanna, specificando che: «se s’ havessi a farli questa gratia, vi prego siate contento si faccia per le mani vostre, et io, come pregata, ve ne ho voluto scrivere questi versi»69.
65Ci si rivolgeva a Clarice anche per altre questioni delicate. Iacopa Torelli, vedova del mercante fiorentino Francesco Tanini, scriveva nel 1475 per ottenere la cancellazione dei debiti maturati dal marito nei confronti del Comune di Firenze:
[…] di grande quantità di danari per debiti vechi, la maggiore parte ingiustamente, perché soporto la graveza in su certi beni e’ quali io non possegho, come posso mostrare […]70.
66Iacopa supplicava dunque Clarice di persuadere Lorenzo, affinché il debito venisse annullato: «che solo mi resta questa povera chasa et un podere in Val di Sieve, di che io (h)o a nutrichare me con sei fanculli»71.
67La possibilità di ricorrere alla benevolenza di Clarice non era esclusa neanche per donne di basso rango sociale come Mattea, moglie di un fabbro di nome Giovanni, che il 2 dicembre del 1478 le rivolgeva una supplica in favore del figlio Andrea, staffiere di Lorenzo:
[…] ho sentito chome Lorenzo vostro marito (h)a chacciato via Andrea mio figliuolo, lui e un altro famiglio ch’era chiamato el Braccho per sopranome e che n’prendo che sia istato per fatto di femina, perché venono a quistione insieme, dove egli m’ha detto molte volte che voi gli volevi bene, perché del tempo ch’ egli era stato chol vostro marito s’era portato bene, dove io, povera madre di detto Andrea, ve lo rachomando quanto è possibile e che voi siate mezo di fare ch’ egli non chapiti male … che per insino a ora io mi chiamavo molto chontenta del mio figliuolo, sendo chol vostro marito e di poi ch’io sentì che ‘l vostro marito l’aveva chacciato, chredo che io n’arò magiore dolore più l’uno chell’altro e che egli (h)a a essere quella chosa che ma fugierà la morte innanzi al tempo e non sarò mai lieta, preghovi benigniamente … che so voi gioverete assai e saperete fare in modo che voi mi chonsolerete. E bisognia a questi giovani avere alle volte dischrezione, perché non v’è tutto el senno che bisognierebbe […]72.
68Anche in questo caso è possibile constatare l’impegno di Clarice nei confronti del giovane Andrea: il 4 dicembre inoltrava la lettera di Mattea a Lorenzo, allegandone una sua, di poche righe, in cui pregava Lorenzo di muoversi a pietà per Andrea «vostro staffiere … et più vi raccomando lui, che l’altro, perché è stato più con voi et n’havete veduto qualche experentia»73.
69Sembra però che Lorenzo questa volta rimanesse sordo alle preghiere della consorte, che una decina di giorni dopo tornava a scrivergli al riguardo una lettera, consegnata dallo stesso Andrea, divenuto oggetto del contendere tra moglie e marito:
[…] Magnifice mi vir etc. Andrea vostro apportatore è stato et di qua fu et emmisi molto raccomandato che io interceda per lui appresso di voi, scusandosi molto del fallo suo. Io vi prego che o voi lo riteniate con voi, o gli facciate havere qualche adviamento, perché havendo pur facto qualche segno d’esservi fedele, non fareste secondo la natura vostra et non gli perdonare uno errore et essere cagione che si vada sviando et capiti male, et forse torreste animo a qualcuno degl’altri che vi sono fedeli. Ha la madre, che quanto ella era lieta che vi scrissi, tanto è hora addolorata, parendogli che questo suo figliolo habbi tuttavia, non stando con voi, a pigliar qualche mala via et farla mal contenta. Ha patito la pena del suo errore assai, havendo havuto questa malinconia et vergogna … afferma poi fu mandato via esser stato come un fuor di sé, né mai potuto rallegrarsi, et veramente mi pare faccia conto dell’honore, che è buon segno et secondo il vostro bisogno, siché io vi prego che o per la sua provata fedeltà, o per compassione della madre, o per la sua dispositione, o per la intercessione mia l’habbiate per raccomandato […]74.
70Di particolare interesse mi sembra il richiamo di Clarice alla condizione della madre afflitta dal dolore per la sorte del figlio, che aiuta a comprendere la scelta di Mattea di rivolgersi a Clarice, madre ella stessa e dunque in grado di immedesimarsi meglio nelle preoccupazioni di madre turbata.
71L’accorata preghiera della moglie dava infine i suoi frutti e Lorenzo veniva incontro ai suoi desideri perdonando Andrea e riprendendolo a servizio75.
72La romana Clarice dava prova di aver maturato le giuste competenze nel mediare ed ottenere favori per i suoi protetti, fossero essi membri della sua famiglia o devoti servitori che a lei si rivolgevano per arrivare al cuore di Lorenzo, che sembrava infine avere imparato a conoscere: poco incline al perdono, come ella stessa afferma, ma anche insofferente alle insistenze della moglie, che molto spesso vedeva appagati i suoi desideri. Peraltro, le abilità persuasive di Clarice sembrano confermate da Lorenzo stesso, quando in una lettera del 1486 pregava il segretario Baccio Ugolini di prestare «ogni instantia et diligentia possibile» in una questione riguardante Organtino Orsini, aggiungendo una preghiera che lascia intendere quanto pressanti potessero diventare le istanze della moglie:
[…] Per amore di Dio, Baccio, operatevi caldissimamente in questa cosa, perché la stimo assai per ogni respecto, maxime per amore della Clarice, che vorrei pure quietarmi in casa, poiché ho sì pocha ragione di stare quieto fuora di casa76.
Alcune considerazioni finali
73L’insieme di lettere qui analizzate suscita molte riflessioni, tanto sul conto della destinataria che del variegato universo femminile delle mittenti.
74Il contenuto di alcune missive conferma una certa reticenza di Clarice nell’intrattenere una corrispondenza epistolare anche con donne a lei molto vicine e care. Come accennato, quasi tutte le mittenti lamentano un’evidente riluttanza di Clarice in tal senso: dalla madre alle altre Orsini, in particolare la sorella Aurante.
75Tale modo di agire potrebbe essere imputato a un dato certo: la giovane età in cui Clarice si era trasferita da Roma a Firenze. Inoltre, il numero relativamente scarso delle lettere di donne Orsini che ci sono state conservate potrebbe suggerire l’assenza di un’abitudine allo scrivere, fattore che rende le poche testimonianze epistolari che abbiamo tanto più preziose. Questa reticenza alla scrittura è, tra l’altro, confermata anche da Francesco di Filippo Tornabuoni, che in due lettere inviate a Clarice nel 1469 affermava di aver sollecitato Maddalena, la stessa che aveva incoraggiato Clarice all’invio di missive, a scrivere lettere alla figlia77. È dunque possibile che proprio il nuovo ruolo assunto da Clarice abbia reso necessario ricorrere ad una pratica, quella della missiva, autografa o demandata che fosse, alla quale le donne Orsini non venivano educate e abituate, come del resto era frequente in molte corti e nei contesti signorili del periodo78.
76Un altro dato emerge chiaramente, ossia la possibilità di avvalersi del favore dei Medici come un trampolino di lancio non solo per gli Orsini, ma anche per la loro clientela, in particolare per coloro che speravano di avviare una carriera a Firenze. Infatti, come abbiamo visto, essendo Clarice la moglie del magnifico Lorenzo, signore di Firenze e arbitro della politica italiana, non mancano richieste di raccomandazione, il cui buon esito, in alcuni casi confermato, conferiva autorità e prestigio a coloro che si facevano carico della raccomandazione79.
77Il matrimonio eccellente di Clarice aveva infatti aperto agli Orsini le porte di accesso al patronage mediceo, che non si chiuderanno neppure con la morte prematura della stessa Orsini, avvenuta inaspettatamente il 30 luglio 1488, all’età di trentacinque anni.
78La famiglia Medici aveva pericolosamente sottovalutato la potenza e la vastità degli Orsini, la rete esistente tra i vari rami parentali, la forza del denaro e delle armi di un casato che aveva costruito il suo potere fin dal XIII secolo, si era espanso nei possedimenti, tanto che al giorno d’oggi ne risulta difficile uno studio esaustivo.
79Con il tempo, Lorenzo de’ Medici aveva imparato a conoscere e temere la famiglia della moglie, tanto da confessare, in una lettera del marzo 1488 a Giovanni Lanfredini che:
[…] E cervelli di questi cittadini Orsini sono vari et di strana natura, et capiono male insieme, et … sono cupidi et ambitiosi, et se la necessità non gli tiene fermi, sono poco stabili […]80.
80Nonostante l’aspro giudizio di Lorenzo, non si possono negare i risvolti positivi del matrimonio con Clarice Orsini. Se infatti è vero che gli Orsini pretesero il massimo dai Medici, Lorenzo poteva avvalersi della loro preziosa alleanza.
81Le lettere di donne qui analizzate confermano il ricorso alla comunicazione epistolare per motivi economici, familiari, politici, e la capacità delle donne, al pari degli uomini e forse in certi casi più di essi, di saper esprimere con la penna sentimenti complessi come l’amore, la tristezza e la nostalgia. Di questi sentimenti Clarice è la vera destinataria, mentre risulta evidente che le richieste che giungevano a lei erano in realtà rivolte a Lorenzo de’ Medici81. È evidente infatti che Clarice costituiva, in quanto donna, un anello di congiunzione tra il mondo femminile e la sfera politica rappresentata da Lorenzo. In molti casi, come abbiamo visto, era il legame familiare esistente tra Clarice e le donne Orsini ad avere la meglio; in altri, la captatio benevolentiae era portata avanti con il richiamo pietistico al ruolo di madre, volto a suscitare empatia.
82Molte cose accomunano queste donne con Clarice: la consapevolezza di genere e la comune condizione di vita, come nel caso di Bianca Malaspina o di Beatrice d’Ungheria; ma anche la condivisione degli affetti, come nel caso delle sue frequentazioni più strette: Francesca Pitti, Grecelina Orsini, Caterina Savelli.
83Lo scambio epistolare tra donne andava a creare una rete di relazioni parallela a quella che esisteva già nella sfera maschile e lo consolidava. Credo che si possa interpretare in tal senso la necessità sentita da Bianca Malaspina di instaurare un rapporto epistolare con Clarice, in un modo simile a quello esistente tra Lorenzo de’ Medici e Gabriele Malaspina.
84La natura femminile di queste lettere ne giustifica la singolarità dei contenuti e del lessico: il richiamo al ruolo di moglie e madre prima di tutto, la sensibilità delle donne e il loro vivere quotidiano, nonché l’importanza di intrattenere un rapporto epistolare, per supplire alla nostalgia, alla malinconia e, in alcuni casi, alla noia, come afferma la stessa Francesca Pitti, quando scrive a Clarice «che da poy che partisti non ho mai havuto spasso nessuno», o anche Grecelina Orsini, che supplica Clarice di scriverle almeno una lettera, che possa funzionare come palliativo alla sua assenza. Un vero e proprio “bisogno della lettera”, come oggetto che trascende la sua funzione comunicativa e si fa oggetto prezioso e traccia del legame affettivo.
85Spesso, la corrispondenza epistolare che ci è stata conservata costituisce l’unica fonte per conoscere l’identità di donne di cui a volte non si sospetta neanche l’esistenza, escluse dalle genealogie e dalla documentazione familiare.
86La loro voce diretta restituisce spessore alle loro persone, liberandole dagli stereotipi della trattatistica e della poesia, e dall’immobilismo angelico delle rappresentazioni su tela82.
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Notes de bas de page
1 Sulla figura di Lucrezia Tornabuoni si veda Natalie R. TOMAS, The Medici Women. Gender and Power in Renaissance Florence, Aldershot: Ashgate, 2003 passim; Emma MICHELETTI, Le donne dei Medici, Firenze: Sansoni, 1983, p. 28-38; Berta FELICE, Donne medicee avanti il principato, II, Lucrezia Tornabuoni, moglie di Piero di Cosimo, Rassegna Nazionale, 146, 1905, p. 631-645; e la pubblicazione di un corpus di 120 missive, comprensive di 49 lettere da lei inviate e 71 ricevute: Patrizia SALVADORI, Lucrezia Tornabuoni. Lettere, Firenze: L. S. Olschki, 1993. Sul personaggio di Alfonsina si veda N. R. TOMAS, Alfonsina Orsini de’ Medici and the problem of a female ruler in early sixteenth century Florence, Renaissance studies, XIV, 2000, p. 70-90.
2 Luisa MIGLIO, Governare l’alfabeto. Donne, scrittura e libri nel Medioevo, Roma: Viella, 2008; si è ampiamente avvalsa della corrispondenza epistolare di Clarice Orsini N. R. TOMAS, op. cit., passim; Piero BARGELLINI, Donne di casa Medici. Prefazione di Franco Cardini, Firenze: Arnaud, 1993, p. 13-23; E. MICHELETTI, op. cit., p. 39-49; Vanna ARRIGHI, Orsini, Clarice, in Dizionario Biografico degli Italiani (d’ora in poi DBI), Vol. 79 (2013), ad vocem. B. FELICE, Donne medicee avanti il Principato, III, Clarice Orsini, moglie del Magnifico Lorenzo, La Rassegna Nazionale, 149, 1907, p. 52-73; Isidoro DEL LUNGO, La fidanzata di Lorenzo de’ Medici, Firenze: Bemporad, 1906.
3 Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, (d’ora in BNCF), Ginori-Conti, 29,38 bis. Su questo personaggio si veda Paolo VITI, Michelozzi, Niccolò, in DBI, Vol. 74, 2010, ad vocem.
4 Roma, Archivio Storico Capitolino (d’ora in poi ASC), Archivio Orsini. Per una storia dell’Archivio Orsini, completa di indici e genealogie, si veda Elisabetta MORI, L’Archivio Orsini. La famiglia, la storia, l’inventario, Roma: Viella, 2016.
5 Sulla dispersione della documentazione romana si veda Arnold ESCH, Le fonti per la storia economica e sociale di Roma nel Rinascimento: un approccio personale, in Anna ESPOSITO e Luciano PALERMO (a cura di), Economia e società a Roma tra Medioevo e Rinascimento, Roma: Viella, 2005, p. 1-31, cit. p. 26-27. In particolare, sulla mancanza di archivi di famiglia, si veda Anna MODIGLIANI, Archivi di famiglia e storia di famiglie della municipalità romana nel basso medioevo. Memoria e rimozione, in Antonella MAZZON (a cura di), Scritti per Isa: raccolta di studi offerti a Isa Lori Sanfilippo, Roma: Istituto Storico Italiano per il Medioevo, 2008, p. 669-683.
6 Per uno studio riguardante la corrispondenza epistolare femminile nel Rinascimento si vedano i saggi raccolti in Gabriela ZARRI (a cura di), Per lettera. La scrittura epistolare femminile tra archivio e tipografia, Roma: Viella, 1999, in particolare i saggi di Adriana Chemello e Tiziana Plebani, p. 3-78.
7 Per un quadro esaustivo sulle origini e l’ascesa della famiglia Orsini si veda Franca ALLEGREZZA, Organizzazione del potere e dinamiche familiari: gli Orsini dal Duecento agli inizi del Quattrocento, Roma: Istituto Storico Italiano per il Medio Evo (Nuovi studi storici, 44), 1998. Per i secoli successivi si veda Christine SHAW, The political role of the Orsini family from Sixtus IV to Clement VII. Barons and factions in the papal state, Roma: Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Nuovi Studi Storici – 73, 2007; E. MORI, op. cit., passim.
8 Rimane ancora da studiare il legame politico e di interesse che esisteva già tra le due famiglie e che si era venuto a creare già al tempo di Cosimo de’ Medici. Una corrispondenza epistolare tra i Medici e molti membri del casato Orsini, abbondantemente presente nel fondo Mediceo Avanti il Principato, testimonia ampiamente stretti rapporti esistenti tra le due famiglia ben prima del matrimonio tra Lorenzo de’ Medici e Clarice Orsini. Da notare, ad esempio, come, in base ad un istrumento di compravendita del 1453, i locali destinati al banco e al fondaco dei Medici in Roma, situati nel rione Ponte, erano di proprietà della famiglia Orsini. Cf. ASC, Archivio Orsini, Pergamene, II.A.16,047. Sulle attività economiche dei Medici a Roma si veda Raymond DE ROOVER, The rise and decline of the Medici Bank. 1397-1494, Cambridge: Harvard University Press, 1963, p. 35-52 e seguenti. Ivana AIT, Mercanti a Roma fra XV e XVI secolo: interessi economici e legami familiari in Lorenzo TANZINI e Sergio TOGNETTI (a cura di), Il governo dell’economia. Italia e Penisola Iberica nel basso Medioevo, Roma: Viella, 2014, p. 59-77, in particolare p. 60-66; Arnold ESCH, Florentiner in Roma um 1400. Nomensverzeichnis der ersten Quattrocento-Generation, in «Quellen und Forschugen aus italienischen Archiven und Bibliotheken», 52, Tubinga: Max Niemeyer Verlag Tübingen, 1972. Per il personaggio di Latino Orsini si veda Paola PAVAN, Orsini, Latino, in: DBI, vol. 79 (2013), ad vocem.
9 Di questa unione matrimoniale beneficiarono prima di tutto i fratelli di Clarice: Rinaldo Orsini ottenne nel 1474 l’arcivescovado di Firenze, mentre inutilmente tentò Lorenzo di far ottenere ad Orso, detto Organtino, che militava sotto le insegne del re di Napoli, una condotta politica da parte di Firenze. Si veda C. SHOW, op. cit., passim; Eleonora PLEBANI, Lorenzo e Giuliano de’ Medici. Tra potere e legami di sangue, Roma: Bulzoni, 1993, p. 68-71.
10 Sulle trattative per il matrimonio si veda Cesare GUASTI (a cura di), Tre lettere di Lucrezia Tornabuoni a Piero de’ Medici ed altre lettere di vari concernenti al matrimonio di Lorenzo il Magnifico con Clarice Orsini, Firenze: Le Monnier, 1859.
11 Per la libertà di azione di cui generalmente godevano le donne vedove si veda Letizia ARCANGELI e Susanna PEYRONEL (a cura di), Donne di potere nel Rinascimento, Roma: Viella, 2008, passim. Un altro esempio di scambio epistolare madre-figlia è in Christina ANTENHOFER, Il potere delle gentildonne: l’esempio di Barbara di Brandeburgo e Paula Gonzaga, p. 67-87.
12 Come è noto, Maddalena Orsini non era la sola ad essere scontenta di questo atteggiamento. Le lagnanze provenivano anche dal fratello di Clarice Orsini, Rinaldo, il futuro arcivescovo di Firenze, che in una lettera inviata alla sorella e sfortunatamente non datata scriveva: «Non credo in quesse parti si ni de carta et né de scriptori sì carestia che non devessemo avere più spesso da te aviso», e mi sembra significativo in questo caso il tono spazientito con cui chiude la lettera: «Non altro ad chi pare ad te me raccomanda», diverso dal solito congedo delle lettere di Rinaldo, che include, oltre alla sorella, i membri più importanti della famiglia Medici. Firenze, Archivio di Stato (d’ora in poi ASF), Mediceo Avanti il Principato (d’ora in poi MAP), LXXX 139. Anche il segretario di casa Orsini, Francesco de Vasconibus, ammoniva spesso Clarice per la stessa ragione, fino ad arrivare alla rassegnazione: «vegio questo vitio de esser lento allo scrivere regnar qui in tucta la casa Orsina. Reputo ne sia la casion che siate gente da facti più che da parole», ASF, MAP, LXXXV 32. Sull’interessante figura del cancelliere degli Orsini si veda Luisa MIGLIO, Da servitor Franciscus de Vasconibus a Franciscus de Guasconibus ducalis vicarius generalis, in «R.R. Roma nel Rinascimento», Roma: Roma nel Rinascimento, 2017, p. 315-324.
13 ASF, MAP, LXXXV 19.
14 ASF, MAP, LXXX 141.
15 ASF, MAP, LXXXV 20. La lettera indirizzata a Piero è del 1 luglio 1469: ASF, MAP, XVII 688; quella indirizzata a Lorenzo era partita insieme con quella destinata a Clarice, il 25 giugno 1469: ASF, MAP, XX 504.
16 Stefano GIANNESCHI (a cura di), Elenchi nominativi dei podestà del comune di Firenze e dei capitani di popolo in carica dal 1343 al 1502, Firenze: Archivio di Stato di Firenze, 2002, p. 32.
17 Sulle vicende di questa congiura si veda Antonio CAPPELLI (a cura di), La congiura dei Pio Signori di Carpi contro Borso d’Este Marchese di Ferrara Duca di Modena e Reggio scritta nel MCCCCLXIX. Ora per la prima volta posta in luce e corredata di osservazioni e documenti, Modena: C. Vincenzi, 1864.
18 ASF, MAP, LXXXV 687 (17 febbraio 1472).
19 ASF, MAP, LXXXV 688 (11 agosto 1469). Anche Rinaldo Orsini, nel gennaio del 1470, cercava l’aiuto di Clarice per conoscere meglio i dettagli della faccenda che riguardava la sorella: «Veduto quanto me havete scripto sopra el facto de madompna Aurante, io ho risposto alla Magnificentia di Lorenzo et voi conforto, come bona sorella, sentendo di lei più una novella che l’altra, che, essendo più presso, ve piaccia advisarne, perché ad tucto prevederò, secondo bisogna di facti soi», ASF, MAP, LXXXV 27. È interessante notare come la vicinanza di Clarice all’ambiente mediceo fosse considerata dalla famiglia Orsini un valido strumento per carpire informazioni vitali sulla vicenda.
20 ASF, MAP, LXXXV 687 (17 febbraio 1472).
21 ASF, MAP, XXV 7 (1469, 21 maggio).
22 ASF, MAP, LXXXV 54 (17 febbraio 1472).
23 ASF, MAP, LXXXV 67 (5 agosto 1472).
24 ASF, MAP, LXXXV 687 (17 febbraio 1472). Lucrezia de’ Medici era nata il 4 agosto 1470. Su di lei si veda E. MICHELETTI, op. cit., p. 55-60.
25 ASF, MAP, LXXIII 497.
26 La lettera in cui Lucrezia Tornabuoni offre a Piero de’ Medici una descrizione del carattere e delle fattezze di Clarice è edita da C. GUASTI, op. cit., p. 9-10. L’intero casato Orsini approfittò della posizione di favore goduta da Clarice Orsini. Nel fondo Mediceo Avanti il Principato si contano ben 55 lettere inviate alla donna da parte di individui Orsini, quasi tutte scritte per richieste di raccomandazione. In merito all’attività commendatizia e di rappresentanza, mi sembrano significative le parole di Pietrangelo Orsini, che in una lettera inviata a Clarice il 12 luglio 1469 chiedeva una raccomandazione in favore di un suo protetto e specificava che «la Magnificentia Vostra ne verrà laude commendatione et fama et demustratione siate bene veduta et amata como sete da la Magnificentia de vostro socero, et che con ipso possate cum bonificatione et honore de li nostri communi amici et servitori», ASF, MAP, XXI 133.
27 ASF, MAP, XXI 127.
28 E. MORI, op. cit., in particolare p. 278-296.
29 Patrizia MELI, Gabriele Malaspina, marchese di Fosdinovo. Condotte, politiche e diplomazia nella Lunigiana del Rinascimento, Firenze: Firenze University Press, 2008, p. 68-69.
30 La famiglia Medici aveva conosciuto personalmente Aurante Orsini ancor prima dei festeggiamenti per le nozze della sorella con Lorenzo de’ Medici e Clarice Orsini, avvenuti a Firenze a primi di giugno del 1469. Da una lettera del 28 maggio 1469, indirizzata da Lorenzo Orsini a Piero de’ Medici, si evince che la donna si trovava a Firenze in quella data, forse in attesa dell’arrivo di Clarice. Cf. ASF, MAP, XVI 291.
31 ASF, MAP, LXXXV 58 (10 marzo 1472). Dopo l’esecuzione di Giovan Ludovico, Aurante aveva lasciato Carpi e si era recata ad Imola, presso la corte della cognata Marsibilia Pio, sposata con Taddeo Manfredi, il quale, incautamente, aveva appoggiato la congiura dei Pio contro gli estensi. Si veda Isabella LAZZARINI, Manfredi, Taddeo, in: DBI, vol. 68, 2007, ad vocem.
32 ASF, MAP, LXXXV 58: «non restaro za per questo che non dia aviso a quelle como li magnifici mei cugnati sonno fugiti … et li poretti sonno stati ripresi et perché so ne haverette conoslacione ve n’ho voluto scrivere, et pregove non vogliate fare cusì, intesomi zoè de non me avisare spesso de qualche cosa».
33 Su questo personaggio si veda P. MELI, op. cit., p. 67-71.
34 Ibid., p. 67-71.
35 ASF, MAP, LXXXV 182.
36 In più di un’occasione Clarice accontentava le richieste di denaro da parte della sorella, che nella lettera del 7 gennaio 1478 la ringraziava per «unce una di oro et una di argento», ASF, MAP, LXXXV 207.
37 A «e figliuoli del Conte» Niccolò Orsini, fa riferimento il precettore della famiglia Medici, Angelo Poliziano, in una lettera a Lorenzo de’ Medici, inviata da Fiesole il 18 ottobre 1478. Dalla corrispondenza di Poliziano si evince come il precettore si prendesse cura dei bambini Orsini congiuntamente a quelli Medici. Cf. Angelo POLIZIANO, Lettere volgari, a cura di Elisa CURTI, Roma: Edizioni di Storia e Letteratura, 2016, p. 43-45; I. DEL LUNGO, Prose volgari inedite e poesie latine e greche edite e inedite di Angelo Ambrogini Poliziano, Firenze: G. Barbera Editore, 1867, p. 66.
38 ASF, MAP, LXXXV 51.
39 Ibid.
40 Ibid.
41 P. MELI, op. cit., p. 60-61.
42 ASF, MAP, XXXIV 64. Angelella, della quale si conservano soltanto queste due lettere, era figlia di Napoleone Orsini, zio di Clarice. Si veda Carlo PIOLA CASELLI, Il vero ruolo di Bartolomea Orsini d’Alviano, Bracciano: Donne del Lago Sabatino. Quaderno 1, 2016, p. 5.
43 ASF, MAP, XXXIV 76. Sul celebre cardinale si veda A. ESPOSITO, Estouteville, Guillaume d’, in: DBI, Vol. 43, 1993, ad vocem.
44 Ibid.
45 ASF, MAP, LXXXV 250.
46 ASF, MAP, XXXVII 79.
47 ASF, MAP, XXI 137. Grecelina, della quale sfortunatamente si conserva solo questa lettera, potrebbe forse identificarsi con «madompna Cella» della quale abbiamo notizia da una lettera inviata a Clarice da Francesco de Vasconibus nel febbraio 1472, in cui informa Clarice del fatto che Maddalena in quel momento si trovava in Roma insieme con la sorella Paola e «vostra madompna Cella»: ASF, MAP, LXXXV 53.
48 Del matrimonio di Organtino con Caterina Savelli siamo informati ancora una volta da Francesco de Vasconibus, che nel luglio 1472 scrive a Clarice per informarla del fatto che «Madompna Caterina vostra cognata io la lassciai el dì poi che partì le vostre signorie da Monteritondo. Sento ch’ella fa tale reuscita che tucta la casa de lei multo si contenta, et così vi piaccia da mia parte dire ad madompna Magdalena che, per quanto cognosco, ella è dompna sicondo el bisognio de casa loro»: ASF, MAP, LXXX 128. Maddalena infatti in quel momento si trovava a Firenze con Clarice. È sempre Francesco de Vasconibus ad informare Clarice, il 23 febbraio 1473, che «madompna Caterina, dompna del S. Organtino vostra cognata, hai partorito uno bello maschio»: ASF, MAP, LXXXV 79.
49 ASF, MAP, LXXX 134. Si tratta di una richiesta piuttosto curiosa da parte di una nobildonna. Infatti, il cappello di paglia era nel Medioevo un oggetto il cui uso sembra circoscritto al mondo contadino e destinato proprio a proteggere il capo dal sole durante le ore di lavoro nei campi, come del resto suggerisce l’iconografia del tempo. Si veda Maria Giuseppina MUZZARELLI, Guardaroba medievale. Vesti e società dal XIII al XVI secolo, Bologna: Il Mulino, 1999, p. 261-268.
50 ASF, MAP, XCVIII 387. Il soggiorno di Franciotto Orsini presso la casa della zia fu piuttosto lungo; ancora due anni dopo, Franciotto vi dimorava, come apprendiamo da una lettera inviata a Niccolò Michelozzi e Piero da Bibbiena da Clarice Orsini, in cui li metteva a parte di uno spiacevole incidente di gioco: «il Franciotto hier sera ruzando cadde et percosse el chapo nel muro, presso al corizolo della parte di recto et roppeselo un pocho» e tuttavia si prevedeva che in pochi giorni sarebbe guarito. Cfr. BNCF, Ginori Conti 29,38bis, c. 31r.
51 ASF, MAP, LXXXV 238. Di Agnese si conserva anche un’altra lettera indirizzata a Clarice nel 1474, scritta insieme con Cristofora Colonna per chiedere una raccomandazione a favore di un medico pisano: ASF, MAP, CVI 27.
52 Come è noto, Agnese Farnese scriveva di consueto lettere di suo pugno, che ci testimoniano una scrittura svelta e sicura, con una assoluta padronanza della grammatica e della sintassi. Si veda Carla ZARRILLI, Agnese Farnese, in DBI, vol. 45 (1995), ad vocem.
53 Tra le due donne esisteva un legame di parentela, per quanto alla lontana. Infatti la nonna materna di Beatrice era sorella del principe di Taranto, Giovanni Antonio Orsini del Balzo. Si veda Edith PÀSZTOR, Beatrice d’Aragona, regina d’Ungheria, in: DBI, vol. 7, 1970, ad vocem.
54 ASF, MAP, XLV 77.
55 Di questo siamo informati da alcune lettere indirizzate a Clarice da Francesco di Filippo Tornabuoni, pressoché coetaneo di Clarice, che rivelano affetto e grande confidenza, così come la dimestichezza e la familiarità con la casa Orsini, in particolare con Maddalena. Su di lui si veda la registrazione all’interno del catasto fiorentino del 1457: Francesco di Filippo Tornabuoni d’età d’anno 7. Cf. Eleonora PLEBANI, I Tornabuoni. Una famiglia fiorentina alla fine del Medioevo, Milano: Franco Angeli, 2002. A proposito dei rapporti di Francesco Tornabuoni con la famiglia Orsini si vedano le lettere indirizzate da lui a Clarice: ASF, MAP, LXXXV 16; MAP, CVI 21; MAP, XXI 130; MAP LXXXV 24; MAP, LXXXV 25. Da queste lettere, tutte datate al 1469, apprendiamo che Clarice frequentava assiduamente la casa di Francesco Tornabuoni a Roma. Il 20 maggio 1469 Francesco scriveva alla donna, appena trasferitasi a Firenze: «Non vi potrei dire quanto quel piè di gherofeno che ponesti nell’orto s’è fatto bello e grande, ma ancora non m’ha fatto fiori; credo non passerà 8 giorni ne farà, li quali teremo chom gran devozione per vostro amore», ASF, MAP, CVI 21.
56 ASF, MAP, XXVIII 339. Al momento non si conosce il luogo dell’abitazione della famiglia Tornabuoni a Roma.
57 Ibid.
58 Sull’attività di questi due mercanti, che risultano impegnati soprattutto nel commercio del ferro, si veda Noris ANGELI, Famiglie viterbesi. Storia e cronaca, genealogie e stemmi, Viterbo: Quatrini A. & F., 2003, p. 75-89 e 103-105.
59 ASF, MAP, LXXIII 262.
60 ASF, MAP, XXI 153
61 L. MIGLIO, op. cit., p. 103-131. Sulla vita religiosa fiorentina si veda Enrica VIVIANI DELLA ROBBIA, Nei monasteri fiorentini, Firenze: Sansoni, 1946.
62 ASF, MAP, LXXX 127.
63 Ibidem. Il lamento di Efigenia per le condizioni ruinose del monastero non è isolato e si unisce alle voci provenienti da altri monasteri femminili di area toscana, che vivevano una situazione di povertà endemica. Si veda L. MIGLIO, op. cit., p. 117-119.
64 ASF, MAP, LXXXV 87. Su questo capitolo, celebrato il 7 maggio 1473 a Poggibonsi, si veda Martino BERTAGNA, La Basilica di S. Bernardino all’Osservanza di Siena. Note storico-artistiche, in «Archivium franciscanum historicum», vol. 56 (1963), Firenze: Ad Claras Aquas, p. 284-331, cit. p. 285-287.
65 Ibidem.
66 ASF, MAP LXXXV 118. Di suora Scolastica si conservano circa venti lettere, tutte nel fondo Mediceo Avanti il Principato, indirizzate a membri della famiglia Medici. Si veda L. MIGLIO, op. cit., p. 122 e seguenti.
67 ASF, MAP XXXV 225. (27 febbraio 1477) Caterina Ubaldini, allora settantenne, aveva sostituito Scolastica Rondinelli alla guida del convento nell’agosto del 1475, anno della morte di Scolastica. Si veda L. MIGLIO, op. cit., p. 126.
68 ASF, MAP, LXXXV 219.
69 ASF, MAP, XXXVI 1387.
70 ASF, MAP, LXXX 129.
71 Ibidem. Nel 1470 una figlia di Iacopa e Francesco, Antonia, aveva sposato Bernardo, fratello del letterato Luigi Pulci, i cui legami con i Medici sono ben noti. Si veda Margaret L. KING e Albert RABIL Jr, Teaching other voices: women and religion in early modern Europe, Chicago: The University of Chicago Press, 2007, p. 71. Per un profilo biografico di Luigi Pulci si veda Carlo PELLEGRINI, Luigi Pulci. L’uomo e l’artista, in «Annali della R. Scuola Normale Superiore di Pisa. Filosofia e Filologia» vol. 25, Pisa: Stabilimento tipografico Succ. FF. Nistri, 1913, p. 1-208.
72 ASF, MAP, LXXXV 218.
73 ASF, MAP, XXXVI 1323.
74 ASF, MAP, XXXVI 1359.
75 Nell’agosto del 1482 Andrea risulta nuovamente al servizio di Lorenzo de’ Medici. Si veda Marcello DEL PIAZZO, Protocolli del carteggio di Lorenzo il Magnifico per gli anni 1473-74, 1477-92, Firenze: Leo S. Olschki, 1956, p. 201.
76 ASF, MAP, XLIII 96. La lettera è edita interamente in Melissa Meriam BULLARD (a cura di), Lorenzo de’ Medici. Lettere, X (1486-1487), Firenze: Giunti – Barbera, p. 28-34.
77 Francesco scriveva a Clarice il 10 marzo 1469 in riferimento a Maddalena Orsini: «Come vedete io l’(h)o sollecitata e solleciterò sempre a lo scrivervi», ASF, MAP, LXXXV 16. In un caso, altre occupazioni avevano avuto la precedenza: «esendo io con sua signoria, mi disse chome volea scrivervi una lettera e che me la manderebe e mi disse come la signoria del Chavaliere li avea scripto che arebe charo che sua signoria si trovassi a Tagliacoza quando menava la donna et ch’ era chontenta d’andarci e questa matina a buon’ ora s’è partita e non truovo persona a chi sua signoria abbi dato la letera. Mi disse di scrivere a vostra Magnificentia che per aventura non l’arà scripta», ASF, MAP, LXXXV 25 (11 dicembre 1469).
78 L. MIGLIO, op. cit., 23-76.
79 Maria Grazia NICO OTTAVIANI, «Me son missa a scriver questa letera…». Lettere e altre scritture femminili tra Umbria, Toscana e Marche nei secoli XV-XVI, Napoli: Liguori, 2006.
80 ASF, MAP, LI 454. L’edizione completa della lettera è in Angelo FABRONI, Adnotationes et monumenta ad Laurentii Medicis Magnifici vitam pertinentia, vol. 2, Pisa: excudebat Jacobus Gratiolius, 1784, p. 359-361.
81 Su questo tema si veda C. ANTENHOFER, op. cit., p. 83.
82 Si veda ad esempio Luigi SORRENTO (a cura), Libro delle lodi e commendazione delle donne di Vespasiano da Bisticci: cod. Riccardiano 2293, Milano: Società editrice Dante Alighieri, 1911, composto probabilmente tra il 1470 e 1480, dove le virtù delle donne sono il silenzio, la devozione verso Dio, il sapere stare al proprio posto.
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