Matteo Garrone e Paola Cortellesi trionfano ai David: ‘Io capitano’ è il miglior film, ‘C’è ancora domani’ fa incetta di premi - la Repubblica

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Matteo Garrone e Paola Cortellesi trionfano ai David: ‘Io capitano’ è il miglior film, ‘C’è ancora domani’ fa incetta di premi

Matteo Garrone e Paola Cortellesi trionfano ai David: ‘Io capitano’ è il miglior film, ‘C’è ancora domani’ fa incetta di premi

Sette statuette al film già candidato all’Oscar che racconta l’odissea di due giovani migranti, mentre continua il successo dell’attrice al suo esordio alla regia. Cinque riconoscimenti a Bellocchio, tre a ‘Palazzina Laf’

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Sette David di Donatello a Io capitano di Matteo Garrone, il titolo più premiato, tra cui migliore film e regia. Ma c’è anche Paola Cortellesi, sei premi al fenomeno C’è ancora domani, tra cui attrice protagonista, regista esordiente, sceneggiatura.

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La grande favorita, Premio del pubblico con oltre 5 milioni di spettatori, delle diciannove candidature porta comunque a casa un robusto bottino, un tributo importante, anche se numericamente ridimensionato rispetto ai pronostici. Mentre agguanta la statua da regista esordiente scherza: «Ho fatto un debutto alla regia alle soglie della menopausa, mi auguro che esordienti giovani abbiano il sostegno per raccontare nuove storie». Cinque premi a Rapito, del maestro Marco Bellocchio, tra cui la sceneggiatura, «alla mia età sono moderatamente contento» sorride dal palco, al fianco di Susanna Nicchiarelli.

Maria Laura Antonelli
Maria Laura Antonelli 

Nei riconoscimenti si sono alternati autori affermati ed esordienti. Palazzina Laf di Michele Riondino, altro attore passato dietro la macchina da presa, ne porta a casa tre, corposi: miglior attore protagonista e migliore non protagonista — Riondino stesso ed Elio Germano — e la canzone, bellissima, di Diodato, La mia terra.

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In comune hanno, i film premiati, la capacità di respiro internazionale. Io capitano ha rappresentato l’Italia agli Oscar entrando nella cinquina e il trionfo ai premi italiani risarcirà l’amarezza del regista per il mancato premio dell’Academy. Rapito, d’altro canto, ha avuto una grande accoglienza allo scorso Festival di Cannes e recensioni lusinghiere. Paola Cortellesi è stata, anche, la mattatrice della cerimonia dei David di Donatello numero 69. I sei premi dell’Accademia del cinema italiano sono l’ultimo riconoscimento del suo viaggio iniziato, a sorpresa, alla Festa di Roma lo scorso ottobre passando per il mondo: Inghilterra, Francia, Spagna, Stati Uniti, Argentina. A suo agio fin dal tappeto rosso, circondata da ballerini-David pailettati e piroettanti al Teatro 5 di Cinecittà, l’attrice-autrice prende in giro sarcastica il malcapitato presentatore Fabrizio Biggio, sul palco della cerimonia condotta su Rai 1 da Carlo Conti e Alessia Marcuzzi sale più e più volte nella serata: mai un’incertezza, mai ripetitiva, sempre una battuta. Quando vince come protagonista scherza, «mi ha raccomandato la regista» e poi «qui è tutto un magna magna, sempre gli stessi sul palco».

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Il primo premio che le arriva, già assegnato, è del pubblico. E lì, sul palco, in quel primo ringraziamento. Con il suo garbo semplice, spiega la sua filosofia che è anche una risposta a chi sorride un po’ a denti stretti per il suo trionfo. «Voglio ringraziare gli spettatori, si sognano sale piene ed emozioni condivise. E i miei produttori, che di fronte a un film in bianco e nero, in romanesco, coi balletti e con le botte hanno voluto farlo. Non mi piace chi considera il pubblico una massa di estranei, lo siamo noi tutti e mi piace pensare che ci sia chi ha combattuto, chi ha fatto degli errori, chi non la pensa come me. Grazie ai cinque milioni che hanno fatto il gesto eroico di uscire di casa, pagare un biglietto, cercare parcheggio per vedere il nostro film, sceglierlo, fidarsi, come quel signore di Torino che ha detto “sono uno di quei bambini che mandavano di là” e la signora di Genova che ha detto “io sono stata Delia ma non lo sono più”».

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I film vincitori guardano a storie personali e familiari inserite in quella grande, pescano le foto in bianco e nero sbiadite dal nostro vissuto, le nostre nonne, la loro condizione, i mancati diritti. Raccontano gli oppressi nelle fabbriche anni Settanta, la violenza del potere religioso che sdradica un bambino dai genitori, sono istantanee d’autore, drammatiche preziose, di un presente globalizzato. Hanno al centro le donne, i bambini, gli immigrati, gli operai. Elio Germano, al quinto David su cinque candidature, chiama Riondino sul palco, «non possiamo fare a meno di fare delle lotte insieme, questo film è stato un po’ una lotta. E abbiamo capito dagli incontri con il pubblico che è un film attuale, un film sul lavoro, che sembra dimenticato dal cinema, e che invece è entrato violento nel territorio e nelle persone. I film non cambiano le cose ma magari ce le fanno guardare». Riondino: «Palazzina Laf, Comandante, Disco boy, ai David ci sono film girati in Puglia che ci ricordano che non c’è solo la fabbrica, il cinema può essere un’altra prospettiva».

Alla fine, a salire sul palco per il premio alla miglior regia e per quello al miglior film ci sono Matteo Garrone con gli attori Seydou Sarr e Moustapha Fall: «È un film che nasce dall’idea di ascoltare storie di chi di solito non viene ascoltato, è stato fondamentale farlo insieme a chi ha realmente vissuto quella odissea contemporanea».

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