The Crown (serie televisiva)

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The Crown
PaeseRegno Unito, Stati Uniti d'America
Anno2016-2023
Formatoserie TV
Generepolitico, drammatico, storico, in costume
Stagioni6
Episodi60
Durata39-72 min (episodio)
Lingua originaleinglese
Rapporto2,00:1
Crediti
IdeatorePeter Morgan
Interpreti e personaggi
vedi Personaggi e interpreti
ProduttoreAndrew Eaton
Produttore esecutivoPeter Morgan, Stephen Daldry, Andy Harries, Philip Martin, Susanne Mackie, Matthew Byam-Shaw, Robert Fox, Tania Seghatchian, Nina Wolarsky, Allie Goss
Casa di produzioneLeft Bank Pictures, Sony Pictures Television
Prima visione
Distribuzione originale
Dal4 novembre 2016
Al14 dicembre 2023
DistributoreNetflix
Distribuzione in italiano
Dal4 novembre 2016
Al14 dicembre 2023
DistributoreNetflix

The Crown è una serie televisiva britannica e statunitense di genere storico drammatico, creata e principalmente scritta da Peter Morgan e prodotta dalla Left Bank Pictures e dalla Sony Pictures Television per Netflix. La serie è incentrata sulla vita di Elisabetta II del Regno Unito e sulla famiglia reale britannica.

La serie è stata acclamata dalla critica sin dal suo esordio; in particolare, sono state apprezzate le interpretazioni di Claire Foy e Olivia Colman, che hanno ricoperto il ruolo della protagonista nelle prime quattro stagioni, di John Lithgow nel ruolo di Winston Churchill, di Helena Bonham Carter che ha vestito i panni della principessa Margherita nella terza e quarta stagione e di Emma Corrin e Elizabeth Debicki nel ruolo di Lady Diana nella quarta e quinta stagione, specialmente per la loro impressionante somiglianza con la principessa. Complessivamente, la serie vanta numerosi riconoscimenti, tra cui sette Golden Globe e otto Premi Emmy.

The Crown è al sedicesimo posto fra le 100 serie migliori del XXI secolo secondo la BBC.[1]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

The Crown racconta la storia della regina Elisabetta II a partire dal 1947 fino al 2005.

La prima stagione copre gli anni che vanno dal matrimonio tra Elisabetta e Filippo di Edimburgo fino allo scoppio della crisi di Suez nel 1956, comprendendo, dunque, l'incoronazione della sovrana (1953) e il secondo mandato a Primo ministro di Winston Churchill.

La seconda stagione prosegue la narrazione degli eventi, comprendendo i mandati a Primo ministro di Anthony Eden e Harold Macmillan e lo scandalo Profumo, fino al marzo 1964[2], anno della nascita del principe Edoardo, ultimogenito di Elisabetta e Filippo.

La terza stagione narra gli eventi che vanno dall'elezione di Harold Wilson alla carica di Primo ministro, nell'autunno 1964, al Giubileo d'argento per celebrare i venticinque anni dall'ascesa al trono di Elisabetta II nel 1977, trattando nello specifico del matrimonio in continua crisi fra la principessa Margaret e Antony Armstrong-Jones e delle prime vicissitudini amorose del principe Carlo.

La quarta stagione ricopre un arco temporale che inizia col primo incontro tra Carlo e Lady Diana Spencer nel 1977 fino al 1990, anno delle dimissioni di Margaret Thatcher, prima donna a ricoprire la carica di Primo ministro nella storia del Regno Unito, comprendendo, quindi, il matrimonio di Carlo e Diana (1981), la nascita dei loro figli William (1982) e Harry (1984), l'inizio della crisi di tale matrimonio e la Guerra delle Falkland contro l'Argentina (1982), voluta da Margaret Thatcher per rafforzare il controllo britannico delle isole Falkland e vinta proprio dall'esercito del Regno Unito.

La quinta stagione copre l'arco temporale che va dal 1991 al 1997, corrispondente al periodo del mandato di governo di John Major, fino ad arrivare all'elezione di Tony Blair e al passaggio di consegne di Hong Kong alla Cina. Vengono esplorati anche il divorzio di Carlo e Diana e l'incendio del Castello di Windsor nel 1992, definito dalla regina stessa come il suo annus horribilis, oltre alla riforma sulle finanze reali voluta da Major, che portò la regina a pagare le tasse come tutti i suoi sudditi dal 1993 in poi.[3] Viene inoltre raccontata la vita privata di Diana dal divorzio fino all'incontro con Dodi Al-Fayed.

La sesta ed ultima stagione racconta l'ultima estate della principessa Diana e la sua morte nell'agosto del 1997. Viene mostrata la sua vacanza con William ed Harry e la sua relazione con Dodi Al-Fayed prima del tragico incidente avvenuto a Parigi, al quale seguirono i funerali di Stato e il discorso della regina Elisabetta II. Successivamente vengono rappresentati le morti della principessa Margaret e della Regina Madre, l'inizio della relazione tra il Principe William e Kate Middleton, il matrimonio di Carlo e Camilla Parker Bowles e l'invecchiamento della regina Elisabetta.

Episodi[modifica | modifica wikitesto]

Stagione Episodi Pubblicazione
Prima stagione 10 2016
Seconda stagione 10 2017
Terza stagione 10 2019
Quarta stagione 10 2020
Quinta stagione 10 2022
Sesta stagione 10 2023

Personaggi e interpreti[modifica | modifica wikitesto]

Personaggi principali[modifica | modifica wikitesto]

Personaggi ospiti[modifica | modifica wikitesto]

Questi personaggi significativi sono apparsi in uno o due episodi per stagione e sono stati accreditati insieme agli interpreti principali.

Personaggi ricorrenti[modifica | modifica wikitesto]

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Sviluppo[modifica | modifica wikitesto]

Peter Morgan cominciò a pianificare una serie incentrata sulla famiglia reale britannica dopo aver realizzato lo spettacolo teatrale The Audience, basato sugli incontri settimanali tra la regina Elisabetta e i primi ministri che si sono succeduti durante il suo regno.[4] Inizialmente Morgan pensò di realizzare una pellicola facendo ruotare la storia sul rapporto tra la regina e Winston Churchill, ma scrivendo si rese conto della vastità del materiale e decise di realizzare una serie televisiva.[4] Morgan ideò la serie pensando a sei stagioni da dieci episodi ciascuna, che descrivessero la vita della regina Elisabetta dal 1947 ad oggi, con l'idea di sostituire l'attrice principale ogni due stagioni.[5][6]

Nel maggio 2014 venne riportato che Netflix era in trattative con la Sony Pictures Television per la produzione della serie.[7] Nel novembre 2014 Netflix ordinò ufficialmente la serie, dando via libera per la produzione di due stagioni.[4] Al suo debutto, The Crown fu la serie televisiva più costosa mai realizzata fino ad allora, con un bilancio stimato di 130 milioni di dollari a stagione; il primato è stato superato nel 2022 dalla serie Il Signore degli Anelli - Gli Anelli del Potere.[8]

Il 31 gennaio 2020 Peter Morgan aveva dichiarato di voler anticipare la conclusione della serie con la quinta stagione.[9] Tuttavia, a luglio dello stesso anno è stato annunciato dallo stesso Morgan e da Netflix che sarebbe stata prodotta invece anche una sesta e ultima stagione, riprendendo così il progetto originale.

Interpreti[modifica | modifica wikitesto]

Nel novembre 2014 venne riportato che Claire Foy avrebbe interpretato la regina Elisabetta nei primi anni del suo regno.[10] Nel maggio 2015 Vanessa Kirby entrò nel cast come interprete della principessa Margaret.[11] Nel giugno 2015 venne confermato l'ingaggio di Foy insieme a Matt Smith e John Lithgow nei panni di Philip Mountbatten e Winston Churchill.[12] Nella seconda stagione si uniscono Matthew Goode nei panni di Antony Armstrong-Jones, I conte di Snowdon,[13] Michael C. Hall nei panni di John Fitzgerald Kennedy, Jodi Balfour nel ruolo di Jacqueline Kennedy,[14] e Anton Lesser nel ruolo di Harold Macmillan.[15]

Nell'ottobre 2017 venne annunciato che Olivia Colman avrebbe sostituito Foy come interprete della regina Elisabetta nella terza e nella quarta stagione.[16] Nel gennaio 2018 vengono annunciate altre sostituzioni: Helena Bonham Carter e Paul Bettany avrebbero ricoperto i ruoli della principessa Margherita e del principe Filippo, andando a sostituire Vanessa Kirby e Matt Smith.[17][18] Ma poco dopo Bettany si trovò costretto a rinunciare alla parte a causa di altri impegni, lasciando il posto a Tobias Menzies.[19] A maggio venne confermata la presenza della Bonham Carter e la presenza nella terza stagione di Jason Watkins nel ruolo del primo ministro Harold Wilson.[20] A partire da giugno si aggiunsero al cast Ben Daniels nel ruolo di Antony Armstrong-Jones, marito della principessa Margaret;[21] Erin Doherty nella parte della principessa Anna,[22] e infine Josh O'Connor e Marion Bailey in quelli di Carlo, principe di Galles e della regina madre Elisabetta, andando quest'ultima a sostituire Victoria Hamilton, nella terza e quarta stagione.[23] Nell'ottobre 2018 Emerald Fennell è stata scelta per il ruolo di Camilla Shand,[24] seguita nel 2019 da Gillian Anderson in quello del primo ministro conservatore Margaret Thatcher[25] e dall'esordiente Emma Corrin nel ruolo iconico di Diana Spencer.[26][27] Poco dopo alcune foto delle scene della quarta stagione hanno confermato il ritorno di Claire Foy nei panni di Elisabetta in un'analessi della quarta stagione.[28]

A febbraio 2020 è stato annunciato che Imelda Staunton avrebbe sostituito Olivia Colman nel ruolo della regina Elisabetta nella quinta e sesta stagione, le ultime due della serie. A luglio 2020 è stato annunciato che Lesley Manville avrebbe sostituito Helena Bonham Carter nel ruolo della principessa Margaret.[29] Ad agosto 2020 è stato rivelato che Jonathan Pryce e Elizabeth Debicki avrebbero interpretato rispettivamente il principe Filippo e la principessa Diana nelle ultime due stagioni.[30][31]

Riprese[modifica | modifica wikitesto]

La serie è girata in numerosi luoghi nel Regno Unito, tra cui Londra, Guildford, le contee di Hertfordshire e Aberdeenshire e negli Studii Elstree di Borehamwood.[15][32] Gli episodi della prima stagione vennero diretti da Stephen Daldry, Philip Martin, Julian Jarrold e Benjamin Caron.[32]

Si stima che circa il 25% della prima stagione sia stato girato agli Elstree Studios di Borehamwood, nell'Hertfordshire, mentre il resto è stato girato sul posto, per un totale di 152 giorni. Le scene per gli alloggi privati, l'interno di un jet privato, la stanza del gabinetto e l'esterno di 10 Downing Street, sono stati costruiti presso gli Elstree Studios,[26][70] mentre Casa Lancaster, Parco di Wrotham e Casa Wilton sono stati utilizzati per raddoppiare come Palazzo Buckingham. La Cattedrale di Ely e la Cattedrale di Winchester sostituivano l'Abbazia di Westminster, mentre le località in Sudafrica fungevano anche da Kenya.[26] Altre località nel Regno Unito includevano il Castello di Belvoir, [71] Waddesdon Manor, Palazzo Eltham, Royal Naval College, [72] Goldsmiths 'Hall, Aeroporto di Shoreham, Castello di New Slains, [73] Balmoral Castle, Cruden Bay, Lyceum Theatre, Loseley Park, Hatfield House,[70] The Historic Dockyard Chatham,[74] Southwark Cathedral, Ardverikie House, Englefield House, Wellington College, Great Central Railway e Glenfeshie Estate.[75] Le riprese della seconda stagione sono iniziate all'inizio di ottobre 2016.[35] Ogni episodio delle prime due stagioni sarebbe stato girato per circa 22 giorni, con un costo di produzione di circa 5 milioni di sterline ciascuno. Le riprese della terza stagione sono iniziate a luglio 2018 e si sono concluse a febbraio 2019. Le riprese della quarta stagione sono iniziate ad agosto 2019 e si sono concluse a marzo 2020. I luoghi delle riprese utilizzati per raddoppiare le ambientazioni straniere includevano Manchester (New York City), Málaga e Almería (Sydney e altre ambientazioni australiane), così come Atlanterra, Cadice (Mustique).[79] Le riprese della quinta stagione sono iniziate nel luglio 2021.[80] L'interruzione annuale delle riprese tra la fine della quarta stagione e l'inizio della quinta stagione è stata inserita nel programma di produzione della serie e non era correlata alla pandemia di COVID-19.[81] Il 16 febbraio 2022, gli oggetti precedentemente utilizzati nella produzione della serie sono stati rubati da tre veicoli, la maggior parte dei quali è stata descritta come "di valore limitato per la rivendita", ma "sono preziosi come pezzi per l'industria cinematografica britannica". I luoghi presenti nella quinta serie includevano Cobham Hall, che fungeva anche da Eton College, e l'Historic Dockyard a Chatham, entrambi nel Kent. [83] Le riprese della sesta stagione sono iniziate nell'agosto 2022,[61] ma Morgan ha notato che si aspettava che si interrompesse per un periodo di tempo a settembre dopo la morte di Elisabetta II "per rispetto".[84] Nell'ottobre 2022, è stato riferito che gli eventi appena prima e subito dopo la morte di Diana, Principessa del Galles a Parigi sarebbero stati girati per la sesta stagione.

La rievocazione della rimozione del polmone canceroso di re Giorgio VI, originariamente eseguita da Sir Clement Price Thomas, è stata studiata e pianificata da Pankaj Chandak, uno specialista in chirurgia dei trapianti presso il Guy's Hospital di Londra. Chandak e il suo team chirurgico sono poi diventati parte della scena reale girata per lo spettacolo.[86] Il modello chirurgico del re Giorgio VI è stato donato al Gordon Museum of Pathology nel King's College di Londra per essere utilizzato come sussidio didattico.

Gran parte della serie è girata in località in tutto il Regno Unito. Le scene ambientate a Palazzo Buckingham sono girate prevalentemente a Casa Lancaster, al Parco Wrotham e a Casa Wilton, oltre che in scene ricostruite in studio.[32] Le scene del matrimonio tra Elisabetta e Filippo, ambientate nell'abbazia di Westminster, vennero girate nella cattedrale di Ely.[33] Le scene ambientate in Kenya vennero girate a Città del Capo, in Sudafrica.[34] Altri posti usati nella serie includono Palazzo Eltham, il Royal Naval College,[35] Goldsmiths' Hall, l'aeroporto di Shoreham, New Slains Castle,[36] il castello di Balmoral, Cruden Bay, il Lyceum Theatre, Loseley Park, Hatfield House,[34] Chatham Dockyard,[37] la cattedrale di Southwark, la Casa Ardverikie, Englefield House e Glenfeshie Estate.[38]

Colonna sonora[modifica | modifica wikitesto]

I compositori della colonna sonora della serie variano da stagione a stagione. Il tema principale della serie è di Hans Zimmer.[39]

Compositori per stagione
Hans Zimmer (tema principale)
Rupert Gregson-Williams Martin Phipps
Lorne Balfe

The Crown: Season One (Soundtrack from the Netflix Original Series)[modifica | modifica wikitesto]

The Crown: Season One (Soundtrack from the Netflix Original Series)
colonna sonora
ArtistaRupert Gregson-Williams
Pubblicazione4 novembre 2016
Durata66:19
Tracce19
GenereColonna sonora
EtichettaMadison Gate Records
FormatiScaricamento digitale
Rupert Gregson-Williams - cronologia

Il 4 novembre 2016 venne pubblicato per lo scaricamento digitale l'album della colonna sonora della prima stagione della serie.[39][40]

Tema principale di Hans Zimmer, musiche composte da Rupert Gregson-Williams.[41]

Tracce
  1. Hans ZimmerThe Crown Main Title – 1:24
  2. Duck Shoot – 4:07
  3. Sagana – 4:32
  4. Government – 4:06
  5. The Letter – 7:56
  6. Limerick – 2:49
  7. Edward Returns – 2:02
  8. In This Together – 5:59
  9. Margaret and Townsend – 3:13
  10. The Anointing – 5:13
  11. Someone Remarkable – 4:15
  12. Where Does That Leave Me? – 1:39
  13. Margaret Calls Elizabeth – 4:01
  14. Bit of Fluff – 2:30
  15. Dressing Down – 3:09
  16. Mary is Dead – 1:45
  17. Mary and Edward – 3:31
  18. Chasing Margaret – 1:27
  19. Head of the Family – 2:41

The Crown: Season Two (Soundtrack from the Netflix Original Series)[modifica | modifica wikitesto]

The Crown: Season Two (Soundtrack from the Netflix Original Series)
colonna sonora
ArtistaRupert Gregson-Williams, Lorne Balfe
Pubblicazione8 dicembre 2017
Durata58:48
Tracce18
GenereColonna sonora
EtichettaSony Music Entertainment
FormatiScaricamento digitale
Rupert Gregson-Williams - cronologia
Lorne Balfe - cronologia

L'8 dicembre 2017 venne pubblicato per lo scaricamento digitale l'album della colonna sonora della seconda stagione della serie.[42]

Musiche composte da Rupert Gregson-Williams e Lorne Balfe.

Tracce
  1. Bounden Duty – 3:35
  2. Dismissed – 3:40
  3. The Downfall – 6:19
  4. Homesick – 3:41
  5. Your Majesty – 4:14
  6. Headlines – 4:24
  7. Radio Speech – 3:50
  8. Future King – 2:21
  9. Christmas Message – 3:58
  10. New Guinea Match – 1:56
  11. We Shall Go to War – 2:17
  12. Be My Portrait – 2:37
  13. Philip's Dream – 3:00
  14. Princess Margaret – 3:01
  15. Critical Article – 1:23
  16. I Have No Choice – 3:27
  17. A New Chapter – 1:56
  18. Bring Him Home – 3:09

The Crown: Season Three (Soundtrack from the Netflix Original Series)[modifica | modifica wikitesto]

The Crown: Season Three (Soundtrack from the Netflix Original Series)
colonna sonora
ArtistaMartin Phipps
Pubblicazione22 novembre 2019
Durata48:02
Tracce16
GenereColonna sonora
EtichettaSony Music Entertainment
Formatiscaricamento digitale
Martin Phipps - cronologia

Il 22 novembre 2019 venne pubblicato per lo scaricamento digitale l'album della colonna sonora della terza stagione della serie.[43]

Musiche composte da Martin Phipps.

Tracce
  1. New Queen – 3:56
  2. Black Widow – 2:01
  3. The Establishment – 2:58
  4. Charles – 2:23
  5. Aberfan – 6:14
  6. Sisters – 3:00
  7. Philip – 3:03
  8. Simple Harp – 2:29
  9. Stretched Choir – 2:13
  10. Bodies – 3:41
  11. Roddy – 3:05
  12. Princess – 1:53
  13. Mountbatten – 1:40
  14. Alice – 2:40
  15. Man on the Moon – 4:09
  16. Better for Everyone – 2:37

The Crown: Season Four (Soundtrack from the Netflix Original Series)[modifica | modifica wikitesto]

The Crown: Season Four (Soundtrack from the Netflix Original Series)
colonna sonora
ArtistaMartin Phipps
Pubblicazione20 novembre 2020
Durata43:23
Tracce14
GenereColonna sonora
EtichettaSony Music Entertainment
FormatiScaricamento digitale
Martin Phipps - cronologia
Album successivo

Il 20 novembre 2020 venne pubblicato per lo scaricamento digitale l'album della colonna sonora della quarta stagione della serie.[44]

Musiche composte da Martin Phipps.

Tracce
  1. War – 2:57
  2. Fairytale – 4:49
  3. The Diana Effect – 2:25
  4. Simple Harp Variation No. 1 – 2:35
  5. Voices – 3:32
  6. Hereditary – 1:45
  7. The Whole Of Me – 3:24
  8. Commonwealth – 3:53
  9. Fred & Gladys – 2:40
  10. Daggers – 2:35
  11. Tremulus – 2:37
  12. Queen vs PM – 5:37
  13. Simple Harp Variation No. 2 – 2:32
  14. Your Royal Highness – 2:22

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

La prima stagione di The Crown è stata pubblicata interamente il 4 novembre 2016 in tutti i territori in cui Netflix è disponibile;[45] la serie è disponibile anche in Ultra HD 4K.[46] Nel Regno Unito i primi due episodi vennero inoltre distribuiti nelle sale cinematografiche il 1º novembre 2016.[47] La seconda stagione è stata pubblicata interamente l'8 dicembre 2017.[2]

In seguito a una pausa di due anni, corrispondente al cambio degli interpreti e al salto temporale rispetto agli eventi narrati, la terza stagione è stata distribuita il 17 novembre 2019,[48] seguita dalla quarta il 15 novembre 2020.[49]

Attraverso un video messaggio pubblicato a settembre 2021, viene annunciato che la quinta stagione sarebbe stata distribuita a novembre 2022;[50] la data viene ufficializzata a settembre 2022 e fissata al 9 novembre seguente. La sesta e ultima stagione è stata pubblicata in due parti il 16 novembre e il 14 dicembre 2023.[51]

Versione italiana[modifica | modifica wikitesto]

Il doppiaggio italiano, realizzato presso Studio Asci (st. 1-2), BTI Studios (st. 3), Nexus TV (st. 4+), ha visto una "unione" tra la scuola romana e la scuola milanese (fatto raro) per le prime due stagioni (che hanno visto, infatti la partecipazione sia di doppiatori milanesi, come Lorenzo Scattorin e Claudio Moneta, che di doppiatori romani, come Bruno Alessandro e Gino La Monica), mentre dalla terza stagione il doppiaggio è passato interamente a Milano.

La direzione del doppiaggio è stata curata da Federico Zanandrea per le stagioni 1 e 2 e da Elda Olivieri dalla stagione 3.

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

La serie è stata accolta positivamente dalla critica. Sull'aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes ha un indice di gradimento del 92%, con un voto medio di 8.9 basato su 37 recensioni. Il commento del sito recita: "Delle interpretazioni potenti e una sontuosa messa in scena rendono The Crown una produzione di prima scelta degna del suo imponente soggetto".[52] Su Metacritic ha un voto medio di 82 su 100 basato su 27 recensioni.[53] La serie ha però ricevuto anche reazioni negative da critici britannici e dalla famiglia reale. I critici hanno tacciato la quarta stagione di essere "inaccurata" ed "anti-monarchica".[54][55][56] Simon Jenkins, su The Guardian, l'ha descritta come "storia falsificata", "realtà strumentalizzata a scopo propagandistico, e un vile abuso della libertà artistica" che ha (ri)costruito la storia sulla base di una propria narrazione preconcetta, e obiettato che "Morgan avrebbe potuto fare il suo discorso onestamente".[57] La biografa dei Reali, Sally Bedell Smith, ha criticato le inesattezze e la rappresentazione negativa della famiglia reale sostenendo che "poiché The Crown è una produzione talmente costosa e sontuosa, così splendidamente recitata e abilmente[58] scritta, ed è stata prestata così tanta attenzione ai dettagli visuali ed agli eventi storici, da indurre gli spettatori a credere che quello che stanno vedento sia accaduto davvero", concludendo che "laddove le prime stagioni sono pezzi di epoche, questa è storia recente, quindi appare ancora più crudele nelle sue false rappresentazioni".[59] A seguito di alcune reazioni negative alla quarta stagione, il segretario alla cultura britannica Oliver Dowden suggeriva che le serie dovesse contenere, all'inizio, un avviso riguardante la finzione narrativa.[60] In un'intervista del 2021 su The Late Late Show with James Corden, il principe Henry, duca di Sussex ha affermato che era a suo agio con la rappresentazione della famiglia reale fatta in The Crown, notando che, anche se la fiction non è perfettamente accurata, dà un'idea di massima delle pressioni del "mettere dovere e servizio davanti a famiglia e qualsiasi altra cosa". Il principe ha inoltre detto che gli sarebbe piaciuto essere impersonato da Damian Lewis se mai fosse stato presente nella serie.[61][62]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

  • 2016 - American Film Institute Awards[63]
    • Tra le migliori dieci serie televisive dell'anno
  • 2016 - Critics' Choice Television Awards
    • Miglior attore non protagonista in una serie drammatica (John Lithgow)
    • Candidato - Miglior serie drammatica
    • Candidato - Miglior ospite in una serie drammatica (Jared Harris)
  • 2016 - Hollywood Music In Media Awards[64][65]
  • 2017 - American Film Institute Awards
    • Tra le migliori dieci serie televisive dell'anno
  • 2017 - Golden Globe[66]
  • 2017 - Satellite Awards[67]
    • Miglior serie drammatica
    • Candidato - Miglior attore non protagonista in una serie, miniserie o telefilm (Jared Harris)
  • 2017 - ACE Eddie Awards[68][69]
    • Candidato - Miglior montaggio in una serie di un'ora per la televisione non commerciale (Yan Miles per l'episodio Assassini)
  • 2017 - Screen Actors Guild Award[70]
  • 2017 - Costume Designers Guild Awards[71]
    • Miglior serie televisiva in costume (Michele Clapton)
  • 2017 - British Academy Television Awards[72]
    • Candidato - Miglior serie drammatica
    • Candidato - Miglior attrice protagonista (Claire Foy)
    • Candidato - Miglior attrice non protagonista (Vanessa Kirby)
    • Candidato - Miglior attore non protagonista (Jared Harris)
    • Candidato - Miglior attore non protagonista (John Litgow)
  • 2017 - British Academy Television Craft Awards[73][74]
    • Migliori costumi (Michele Clapton)
    • Migliori effetti speciali, visivi e grafici (One of Us e Molinare)
    • Candidato - Miglior regista: Serie TV (Stephen Daldry per l'episodio Hyde Park Corner)
    • Candidato - Miglior fotografia e illuminazione (Adriano Goldman per l'episodio Fumo negli occhi)
    • Candidato - Miglior scenografia (Martin Childs)
    • Candidato - Miglior titolo e identità grafica (Patrick Clair e Raoul Marks)
    • Candidato - Miglior sceneggiatore: Drama (Peter Morgan)
  • 2017 – Premi Emmy[75]
    • Miglior attore non protagonista in una serie drammatica (John Litgow)
    • Candidato - Miglior serie drammatica
    • Candidato - Miglior attrice protagonista in una serie drammatica (Claire Foy)
    • Candidato - Miglior regia per una serie drammatica (Stephen Daldry per l'episodio Hyde Park Corner)
    • Candidato - Miglior sceneggiatura per una serie drammatica (Peter Morgan per l'episodio Assassini)
  • 2017 – Primetime Creative Arts Emmy Awards[75][76]
    • Migliori costumi per una serie, miniserie o film in costume o fantasy (Michele Clapton, Alex Fordham, Emma O'Loughlin e Kate O'Farrell, per l'episodio Wolferton Splash)
    • Miglior scenografia per una serie in costume (Martin Childs, Mark Raggett e Celia Bobak per l'episodio Fumo negli occhi)
    • Candidato - Migliori acconciature per una serie da telecamera singola (Ivana Primorac e Amy Riley per l'episodio Hyde Park Corner)
    • Candidato - Migliori provini per una serie drammatica (Nina Gold e Robert Sterne)
    • Candidato - Miglior composizione musicale per una serie televisiva (Rupert Gregson-Williams per l'episodio Hyde Park Corner)
    • Candidato - Migliori effetti speciali visivi di supporto (Ben Turner, Tom Debenham, Standish Millennas, Kim Phelan, Oliver Cubbage, Lionel Heath, Charlie Bennet, Stephen Smith e Carmine Agnone per l'episodio Windsor)
    • Candidato - Miglior fotografia per una serie da telecamera singola con episodi di oltre 30 minuti (Adriano Goldman per l'episodio Fumo negli occhi)
    • Candidato - Miglior disegno di una sigla (Patrick Clair, Raoul Marks, Javier Leon Carrillo e Jeff Han)
  • 2017 - Hollywood Music In Media Awards
    • Candidato - Miglior colonna sonora (Rupert Gregson-Williams)
  • 2018 - Critics' Choice Television Awards
    • Candidato - Miglior serie drammatica
    • Candidato - Miglior attrice in una serie drammatica (Claire Foy)
  • 2018 - Golden Globe
    • Candidato - Miglior serie drammatica
    • Candidato - Miglior attrice protagonista in una serie drammatica (Claire Foy)
  • 2018 - Screen Actors Guild Award
    • Migliore attrice in una serie drammatica (Claire Foy)
    • Candidato - Miglior cast in una serie drammatica
  • 2018 - Costume Designers Guild Awards
    • Miglior serie televisiva in costume (Jane Petrie)
  • 2018 - British Academy Television Awards
    • Miglior attrice non protagonista (Vanessa Kirby)
    • Candidato - Miglior serie drammatica
    • Candidato - Miglior attrice protagonista (Claire Foy)
  • 2018 - British Academy Television Craft Awards
    • Miglior fotografia: Serie TV (Adriano Goldman)
    • Miglior sonoro: Serie TV (Sound Team)
    • Candidato - Miglior sceneggiatore: Serie TV (Peter Morgan)
    • Candidato - Miglior montaggio: Serie TV (Pia di Ciaula)
    • Candidato - Migliori costumi (Jane Petrie)
    • Candidato - Miglior scenografia (Martin Childs e Alison Harvey)
    • Candidato - Migliori effetti speciali, visivi e grafici (Asa Shoul e Christopher Reynolds)
  • 2018 – Premi Emmy
    • Miglior attrice protagonista in una serie drammatica (Claire Foy per l'episodio Gentile Sig.ra Kennedy)
    • Miglior regia per una serie drammatica (Stephen Daldry per l'episodio Pater familias)
    • Candidato - Miglior serie drammatica
    • Candidato - Miglior attore protagonista in una serie drammatica (Matt Smith per l'episodio L'uomo del mistero)
    • Candidato - Miglior attrice non protagonista in una serie drammatica (Vanessa Kirby per l'episodio Beryl)
    • Candidato - Miglior sceneggiatura per una serie drammatica (Peter Morgan per l'episodio L'uomo del mistero)
  • 2018 – Primetime Creative Arts Emmy Awards
    • Miglior casting per una serie drammatica (Nina Gold, Robert Sterne)
    • Miglior fotografia per una serie f con episodi di oltre 30 minuti (Adriano Goldman per l'episodio Beryl)
    • Migliori costumi per una serie, miniserie o film in costume o fantasy (Jane Petrie, Emily Newby, Basia Kuznar e Gaby Spanswick per l'episodio Gentile Sig.ra Kennedy)
    • Candidato - Miglior guest star in una serie drammatica (Matthew Goode per l'episodio Matrimonium)
    • Candidato - Migliori acconciature per una serie da telecamera singola (Ivana Primorac per l'episodio Gentile Sig.ra Kennedy)
    • Candidato - Miglior scenografia per una serie in costume o fantastica con episodi di oltre 30 minuti (Martin Childs, Mark Raggett e Alison Harvey per l'episodio Beryl)
    • Candidato - Migliori effetti speciali visivi di supporto (Ben Turner, Standish Millennas, Alison Griffiths, Matthew Bristowe, Iacopo Di Luigi, Garrett Honn, Charlie Bennett, Jenny Gauci e Carmine Agnone per l'episodio Disavventura)
  • 2019 - Satellite Awards
    • Miglior attore in una serie drammatica (Tobias Menzies)
    • Candidato - Miglior serie drammatica
    • Candidato - Miglior attrice in una serie drammatica (Olivia Colman)
  • 2020 - Critics' Choice Television Awards
    • Candidato - Miglior serie drammatica
    • Candidato - Miglior attore in una serie drammatica (Tobias Menzies)
    • Candidato - Miglior attrice protagonista in una serie drammatica (Olivia Colman)
    • Candidato - Miglior attrice non protagonista in una serie drammatica (Helena Bonham Carter)
  • 2020 - Golden Globe
    • Miglior attrice protagonista in una serie drammatica (Olivia Colman)
    • Candidato - Miglior serie drammatica
    • Candidato - Miglior attore in una serie drammatica (Tobias Menzies)
    • Candidato - Miglior attrice non protagonista in una serie drammatica (Helena Bonham Carter)
  • 2020 - Screen Actors Guild Award
    • Miglior cast in una serie drammatica
    • Candidato - Miglior attrice in una serie drammatica (Olivia Colman)
    • Candidato - Miglior attrice in una serie drammatica (Helena Bonham Carter)
  • 2020 - Costume Designers Guild Awards
    • Candidato - Miglior serie televisiva in costume (Amy Roberts per l'episodio Cri De Coeur)
  • 2020 - British Academy Television Awards
    • Candidato - Miglior serie drammatica
    • Candidato - Miglior attore non protagonista (Josh O'Connor)
    • Candidato - Miglior attrice non protagonista (Helena Bonham Carter)
  • 2017 - British Academy Television Craft Awards
    • Candidato - Miglior sceneggiatore: Serie drammatica (Martin Childs e Alison Harvey)
    • Candidato - Miglior fotografia: Serie TV (Adriano Goldman)
    • Candidato - Miglior scenografia (Martin Childs)
    • Candidato - Migliori effetti speciali, visivi e grafici (Ben Turner, Chris Reynolds e Asa Should)
    • Candidato - Miglior sonoro: Serie TV (Sound Team)
  • 2020 – Premi Emmy
    • Candidato - Miglior serie drammatica
    • Candidato - Miglior attrice protagonista in una serie drammatica (Olivia Colman per l'episodio Grido d'allarme)
    • Candidato - Miglior attrice non protagonista in una serie drammatica (Helena Bonham Carter per l'episodio Grido d'allarme)
    • Candidato - Miglior sceneggiatura per una serie drammatica (Peter Morgan per l'episodio Aberfan)
    • Candidato - Miglior regia per una serie drammatica (Stephen Daldry per l'episodio Aberfan)
    • Candidato - Miglior regia per una serie drammatica (Jessica Hobbs per l'episodio Grido d'allarme)
  • 2020 – Primetime Creative Arts Emmy Awards
    • Miglior scenografia per una serie in costume (Amy Roberts, Sidonie Roberts e Sarah Moore per l'episodio Grido d'allarme)
    • Miglior scenografia per una serie in costume o fantastica con episodi di oltre 30 minuti (Martin Childs, Mark Raggett e Alison Harvey per l'episodio Aberfan)
    • Candidato - Miglior casting per una serie drammatica (Nina Gold e Robert Sterne)
    • Candidato - Miglior fotografia per una serie da telecamera singola con episodi di oltre 30 minuti (Adriano Goldman per l'episodio Aberfan)
    • Candidato - Migliori acconciature per una serie da telecamera singola (Cate Hall, Louise Coles, Sarah Nuth, Suzanne David, Emilie Yong e Catriona Johnstone per l'episodio Grido d'allarme)
    • Candidato - Miglior composizione musicale per una serie televisiva (Martin Phipps per l'episodio Aberfan)
    • Candidato - Miglior supervisione musicale per una serie televisiva con episodi di oltre 30 minuti (Lee Walpole, Andy Kennedy, Saoirse Christopherson, Juraj Mravec, Tom Williams, Steve Little, Tom Stewart, Anna Wright e Catherine Thomas per l'episodio Aberfan)
  • 2021 - Golden Globe

Note[modifica | modifica wikitesto]

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  76. ^ (EN) Cynthia Littleton, Creative Arts Emmy Winners: 'Stranger Things,' 'Westworld,' 'Big Little Lies' Win Big — Complete List, su Variety, 10 settembre 2017. URL consultato il 13 settembre 2017.

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