La mamma di Willy Monteiro: “Ucciso perché era nero” - la Repubblica

Roma

La mamma di Willy: “Ucciso perché era nero. Io mi stringo ancora a lui nella stanza dei ricordi”

foto Angelo Franceschi

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Lucia Monteiro Duarte: “Mio figlio non ha difeso il suo amico, voleva solo vedere come stava”
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Paliano (Frosinone) - Non l’aveva mai fatto in tre anni e mezzo. «Apro la porta di casa mia per la prima volta a un giornale e dico subito che quella sera mio figlio non ha difeso il suo amico: gli si era avvicinato per sapere come stava perché l’aveva visto litigare». Questo è il punto di forza di Lucia Monteiro Duarte: una sincerità disarmante. Il suo Willy è stato ucciso a 21 anni la notte del 6 settembre 2020 a Colleferro dai fratelli Marco e Gabriele Bianchi, Francesco Belleggia e Mario Pincarelli, in 40 secondi e con colpi di arti marziali. Smentire un racconto di gesta eroiche che «indubbiamente è bello ma non è la realtà», è una sua volontà da tempo. Nel soggiorno dove c’è il divano letto in cui dormiva il figlio che non c’è più, la madre ha creato la «parete di Willy» con le ultime foto, le luci a led che formano un cuore e la maglietta della Roma incorniciata, regalata da Totti. Si siede attorno al tavolo tondo e inizia a parlare. Lo sguardo è basso, addolorato.

Quindi Willy non ha soccorso il suo amico?

«Stava tornando a casa con Samuele, si è avvicinato a Federico Zurma e gli ha chiesto: “Tutto bene?”. E lui neanche se ne è accorto. La lite con Belleggia d’altronde era già finita. Willy non è stato un eroe come tutti lo descrivono. L’unico che ha raccontato bene la dinamica è stato proprio Belleggia».

Allora perché l’aggressione?

«Perché i Bianchi sono arrivati in quel momento e lo hanno subito preso a botte. È ancora più atroce, lo hanno ucciso senza motivo».

Ma perché Willy? C’è stata discriminazione razziale?

«Non l’ho mai detto, ma secondo me sì anche se nel processo non è stata riconosciuta. Non hanno picchiato nessun altro ragazzo, Samuele è stato allontanato con un calcio e lui è italiano. Si è fatto male ma niente di grave. L’unico picchiato a morte è stato Willy».

foto Angelo Franceschi
foto Angelo Franceschi (franceschi)

Due giorni fa Mario Pincarelli si è sposato in carcere con una donna che si è innamorata di lui vedendolo in televisione. Cosa ha provato?

«Nulla. Non giudico, quello che mi interessa è che non facciano a un’altra persona quello che hanno fatto a Willy. Se Pincarelli ha deciso di sposarsi, sono fatti suoi. La gente a Paliano è molto arrabbiata, io sono serena perché la giustizia fa il suo corso. Se odiassi questi ragazzi e gli augurassi del male, comunque Willy non tornerebbe. Gli auguro che la morte di Willy possa servire a cambiare qualcosa nelle loro vite. Ma devono riflettere su tutto il male che hanno fatto in quella sera di violenza. Dopo tre anni e mezzo, però, non mi sembra che l’abbiano fatto».

foto Angelo Franceschi

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Perché?

«Non hanno mai ammesso le loro colpe. L’unica cosa che fanno è accusarsi a vicenda. È terribile. Avrei preferito sin dall’inizio che avessero detto: “È stato un momento di follia, non abbiamo capito niente”. Lo accetterei, anche adesso. Invece ripetono di non aver fatto nulla a Willy. Questa leggerezza da parte loro mi fa troppo male».

Mario Pincarelli le ha più volte scritto delle lettere chiedendole perdono.

«Sì, ho ricevuto due lettere subito e una nel primo Natale senza Willy, una era da parte dei genitori. Non era il momento, era troppo presto».

Ha creduto a quanto c’è scritto?

«Appena le ho ricevute ho pensato che davvero si fosse pentito. Quando ho letto, ho sentito un gran dolore nel cuore. Non mi può chiedere perdono mentre dichiara di essere innocente. Anche se non lo avesse sfiorato, non ha comunque impedito quello che stava succedendo sotto ai suoi occhi. Ha lasciato mio figlio morire su quel marciapiede e se ne è andato al bar. Ha detto che non vedeva l’ora di andare a dormire. Ho pensato che mi avesse scritto per utilizzare quelle lettere a suo favore, la sua avvocata ha chiesto al giudice di metterle agli atti. Non accetto tutto questo».

foto Angelo Franceschi
foto Angelo Franceschi (franceschi)

Pincarelli ha detto che quando uscirà dal carcere vuole un figlio.

«C’è già Gabriele Bianchi che ne ha uno e in aula ripete sempre di non aver fatto nulla. Di certo lo dirà anche a suo figlio. Questo bambino avrà una vita difficile. Spero che Bianchi un giorno gli dirà la verità e che lo faranno anche gli altri».

Secondo lei può essere definito amore quello di Laura Roffo nei confronti di Mario Pincarelli?

«L’amore è imprevedibile e dipende da come questa persona vede l’amore. Non posso giudicarla».

Willy era innamorato?

«Non penso che in quel momento del 2020 lo fosse. Mi ripeteva sempre che non aveva ancora incontrato la ragazza giusta e che me l’avrebbe presentata quando sarebbe successo».

Ha mai pensato di parlare agli studenti e raccontare la storia di Willy?

«So che la sua storia non deve essere dimenticata e ogni tanto vado, o mando messaggi alle scuole, quando gli dedicano uno spazio. Parlare ai ragazzi non l’ho mai fatto perché non mi piace apparire».

Che sogni aveva suo figlio?

«Diventare un grande chef, e mi ripeteva: “Non riuscirò mai a farlo qui, devo andare fuori”. Aspettava la fine del contratto di apprendistato per partire. Non c’è riuscito».

Com’è la vita senza di lui?

«È difficile rispondere. Ho imparato a tenere Willy dentro di me. In ogni momento della giornata mi rivolgo a lui come se fosse ancora qui. Il vuoto c’è, Willy amava ridere, scherzare. Si sente il silenzio. Mio marito è più arrabbiato, ma ognuno affronta il dolore a modo suo. La fede mi sostiene»,

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