Roberto Bolle, sulla danza: "Non sia più la cenerentola delle arti - la Repubblica

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Roberto Bolle: “La danza non sia più la Cenerentola delle arti”

L’intervento dell’étoile a Repubblica, alla vigilia del ritorno in tv, il 29 aprile su Rai 1, con la serata-evento ‘Viva la danza’

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Il 29 aprile è la Giornata Internazionale della Danza, “una giornata di festa che accomuna tutti i Paesi del mondo”: definizione rivoluzionaria in un mondo così stravolto dalle guerre come il nostro, ma così era nella volontà dell’Unesco che ha istituito questa ricorrenza nel 1982.

Eppure, tra le tante qualità della danza, c’è anche questa sua enorme capacità di essere universale, di unire, di poter arrivare a tutti, oltre ogni confine che sia nazionale, sociale o storico e di essere custode di un’umanità e di valori aspirazionali importanti da proteggere tanto per i singoli quanto per le comunità.

Sono particolarmente felice quindi di aver avuto la possibilità - grazie al ministero della Cultura e alla Rai - di poter celebrare questa giornata con un programma tutto nuovo, Viva la danza, nel quale abbiamo cercato di racchiudere molti generi di danza, oltre a ricordare i valori di cui è portatrice, l’importanza artistica e culturale che ricopre in un Paese come il nostro, ma anche sociale ed educativa per i tanti milioni di giovani che la amano.

Se con Danza con me abbiamo portato la danza in tv, con questo nuovo programma tentiamo il contrario: portare la tv a teatro. E proprio dietro le quinte porteremo il pubblico a commentare i pezzi di balletto che si susseguono sul palco, un racconto leggero e inedito, per il quale devo molto anche ai miei “compagni di avventura”, Katia Follesa – direttrice di scena tuttofare -, Fabrizio Biggio e Valentina Romani cui ho affidato la realizzazione di un documentario che rimanga a imperitura memoria dell’esperimento (ma ci sarà da fidarsi di Biggio?), Francesco Pannofino e una splendida Elodie con la quale per la prima volta duetterò sul palco. Oltre a loro, chiaramente, ho chiamato i miei Friends, alcuni tra i ballerini più bravi e giovani talenti splendenti provenienti da tutto il mondo.

Perché è così importante questa celebrazione del 29 aprile?

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un impoverimento artistico e culturale nel nostro Paese. Impotenti abbiamo preso atto della chiusura di molti Corpi di Ballo, uno dopo l’altro, fino a quando ne sono rimasti solo 4: Milano, Roma, Napoli e Palermo a fronte di 14 Fondazioni Lirico Sinfoniche. L’ultimo ad essere stato cancellato, in ordine di tempo, è stato quello dell’Arena di Verona, realtà storica e prestigiosa con una grande tradizione artistica sulle spalle al pari di quelli che l'hanno preceduta: il Corpo di Ballo del Maggio Fiorentino, della Fenice di Venezia, del Regio di Torino, del Comunale di Bologna, del Petruzzelli di Bari.

Uno scempio.

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Ecco perché questa serata che è stata voluta e sostenuta dal ministero diventa ancora più importante, perché si spera sia segnale di una maggior consapevolezza del valore della danza e del tentativo di fare qualcosa di concreto per questa arte così importante da un punto di vista artistico e culturale perché fa parte della tradizione del nostro Paese, della cultura italiana. Ed è importante anche dal punto di vista dei valori che può trasmettere ai giovani, valori etici, del sacrificio della disciplina, dell’impegno, del lavoro quotidiano su se stessi alla ricerca di un miglioramento, di un superamento dei propri limiti, giorno dopo giorno. La danza è una grande scuola di vita.

(agf)

Già il governo precedente aveva istituito un Tavolo della Danza il cui lavoro era stato sospeso dal cambio di legislatura. Oggi il Governo ha manifestato tutta la volontà di riscrivere il codice dello spettacolo. Ci saranno quindi nuove normative e nuove leggi a regolare il mondo dello spettacolo che, speriamo, si traducano in un rilancio di questa arte. Di grande rilevanza è poi l’annuncio della riapertura di almeno due Corpi di Ballo, quello di Firenze e Bologna e quello di Verona e Venezia. Iniziative e progetti che andranno a colmare, almeno in parte, dislivelli ormai storici e ingiusti tra il mondo della danza e quello delle altre arti, soprattutto quello della lirica e della musica con cui la danza condivide i palcoscenici dei teatri più importanti in Italia e verso le quali si è sempre trovata in grave difficoltà, trattata come una sorella minore, se non proprio come una cenerentola.

La speranza di tutti noi è quella di vedere un cambiamento effettivo, il prima possibile, nel frattempo, e sempre, VIVA LA DANZA!

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