La produzione di Osamu Tezuka (1928-1989), come ben sappiamo, è sterminata. Nel corso dei suoi 61 anni di vita l’autore produsse un oceano di tavole e di storie: la Tezuka Osamu Manga Zenshū, la raccolta completa di tutta la sua opera, pubblicata alcuni anni fa in Giappone, conta 400 volumi, per un totale di più di 80 mila pagine. Ma non esaurisce il lavoro del mangaka giapponese, che praticamente da solo definì cosa fosse il manga moderno (e non a caso è chiamato “il dio dei manga”). Infatti, si stima che la sua produzione complessiva si aggiri attorno alle 700 storie, per un totale di circa 170mila tavole.
In questa immaginifica produzione, in cui si trova di tutto dal punto di vista tematico e narrativo, ha il suo angolo speciale una raccolta di storie intitolate Midnight, che sono state pubblicate in italiano da Hikari Edizioni in un cofanetto che le raccoglie tutte. Non è un’opera secondaria, anche se sicuramente è meno conosciuta di altre, ma più per un motivo banalmente quantitativo che non qualitativo. È uno shonen disegnato a pochi anni dalla morte di Tezuka, con toni magici e supereroistici, ma che ruota attorno a temi centrali, tra i quali spicca il mistero della figura di Midnight, cioè Shinya Mito, che, a causa di un debito spirituale con Black Jack, lavora la notte andando al di là di quello che giudichiamo “normale”, con incontri e situazioni al confine con la magia e il sogno.
Comunque, da poche tavole di questa raccolta composta da circa 200 pagine è stata tratta l’idea di un cortometraggio live action. Una prova d’artista che è anche una prova di coraggio, perché da sempre l’adattamento in set realistici di opere manga è complesso e con risultati altalenanti, come stiamo vedendo anche in questi ultimi anni con un netto aumento della produzione di live action. A cimentarsi nell’impresa è stato il regista e sceneggiatore Takashi Miike, uno degli autori più eclettici e interessanti del cinema giapponese.
Takashi Miike ha lavorato per cinema e televisione, con lungometraggi e cortometraggi, ma anche a numerose opere V-Cinema (l’equivalente degli OAV in live action, cioè film direct-to-video) e numerose Terebi Dorama, una specie di “dramma” con personaggi molto noti soprattutto nell’industria musicale. È un genere popolare sia in Giappone che in Corea del Sud e richiama i vecchi film costruiti attorno a giovani cantanti, come la pletora quasi infinita prodotta in Italia con Bobby Solo, Adriano Celentano e Gianni Morandi, tra gli altri, nei primi anni Sessanta.
Una cosa accomuna Takashi Miike a Osamu Tezuka, ed è la prolificità. Dal 1991 a oggi Miike ha realizzato più di cento film e non si è certo tirato indietro all’idea di un cortometraggio finanziato da Apple. Con la condizione di girarlo tutto con iPhone 15 Pro. I nuovi telefoni di Apple hanno una serie di caratteristiche tecniche che li rendono sempre più simili ad apparati professionali di alto livello: dai tre obiettivi ad alta definizione stabilizzati otticamente al processore A17 Pro alla porta USB-C che permette di registrare in formato ProRaw direttamente su una unità SSD esterna allo scanner Lidar, che consente una messa a fuoco sino a sei volte più rapida.
I nuovi iPhone erano alla ricerca di un regista e una storia che sapessero valorizzare le loro capacità di fare ripresa, e Miike ha saputo cogliere la sfida realizzando un cortometraggio di 19 minuti ambientato in una Tokyo notturna e bagnata, sporcata dalla luce dei neon e dalla Yakuza, in cui la crudeltà si mescola alla magia nera, portando la storia al limite molto rapidamente e in maniera molto divertente.
La resa è davvero significativa, e ancora più piacevole è il fatto che il corto, girato in giapponese e sottotitolato in inglese, sia disponibile gratuitamente su YouTube. L’altra metà della coppia creativa dal punto di vista visivo, oltre che della narrazione, è il direttore della fotografia Nobuyasu Kita, coetaneo di Miike, con il quale ha lavorato più volte e che ha nel suo palmares titoli come Kuroi ie (1999), La vendetta del dragone (2009) e 13 assassini (2010).
I tre attori principali del corto, che tuttavia vanta un cast ben articolato e tutt’altro che povero, sono il giovane Kento Kaku (il nome più famoso, noto per House of Ninjas, AI Houkai e Kamisama herupu!), Yukiyoshi Ozawa (Jukai – La foresta dei suicidi, Rurouni Kenshin: The Legend Ends e Rurouni Kenshin: Kyoto Inferno) e la giovane e bella Konatsu Kato (White coffee e The 13 Lords of the Shogun).
La storia scorre più che bene, con gli effetti speciali che richiamano a tratti, volutamente, una cinematografia da kaijū eiga: non ci sono i mostri giganti, ma c’è la quinta ruota del taxi che ricorda gli effetti speciali un po’ pacchiani degli anni Cinquanta e Sessanta. Dal punto di vista visivo il corto è stupefacente, soprattutto se si considera la sua telecamera: l’iPhone di Miike e Kita, che non ha avuto problemi a tenere il passo delle luci brillanti della città o degli inseguimenti in auto ad alta velocità.
Midnight fa pensare che gli unici dispositivi più stupefacenti di un iPhone 15 Pro siano quelli che equipaggiano il taxi del protagonista. Ma è una bella gara, anche quella.
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