CAMBIAR VITA - Spietati - Recensioni e Novità sui Film
Commedia, Recensione

CAMBIAR VITA

Titolo OriginaleRich in love
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1992
Genere
Durata90’

TRAMA

La madre se ne va di casa, abbandonando la figlia diciassettenne Lucille, il marito ed un’altra figlia incinta. Lucille consola il padre ma non accetta di buon grado che, in seguito, cominci a vedersi con un’altra.

RECENSIONI

Lo sceneggiatore Alfred Uhry e il regista Bruce Beresford di A Spasso con Daisy ci trasportano dalla malinconia della vecchiaia alla sindrome dell’abbandono: ma “A spasso con la figlia” non funziona, non ritrova quel misto di tenerezza e divertimento della commedia citata, non offre personaggi simpatici e, d’altro canto, è, all’apparenza, troppo innocuo e pulito per potersi definire un buon dramma di formazione. È difficile che lo spettatore leghi con una protagonista (Kathryn Erbe) scelta fin troppo bene per essere sgradita (perché non accetta i cambiamenti, s’elegge come custode del sacro talamo, giudica e agisce per conto degli altri, è incapace d’esprimere il proprio amore, si ritrova nella difficile fase adolescenziale di passaggio all’età adulta), ma gli autori sbagliano anche nel disegnarla senza sfumature, da un lato troppo (pro)positiva, dall’altro troppo rigida. Dovrebbe irritare anche lo schematismo di una commedia per famiglie che calibra ogni elemento e figura del racconto per veicolare il proprio messaggio edificante: solo che, a sorpresa, il contenuto nega il concetto tradizionale di famiglia stesso e lo fa in modo qualunquista, senza traumi, con un’espressione ingenua sul viso. Conoscendo l’indole sarcastica e polemica di Beresford viene da pensare che, dietro alla facciata inoffensiva del tutto, ci sia un piano sornione per infinocchiare le platee moraliste statunitensi. Sarebbe una bella pensata tenerle buone con frasi del tipo “Non si è poveri perché si è ricchi in amore”, e poi far passare con la stessa naturalezza un epilogo che, in parole povere, tuona (sommessamente) così: “Figlie, abituatevi ai genitori che si separano, è giusto che sia così. È l’ipocrisia a guidare il vostro bisogno di valori tradizionali e comportamenti virtuosi, voi stesse avete desiderato, almeno per un attimo, di rubare il marito a vostra sorella”. Più pericoloso d’un film palesemente provocatorio?