I 75 anni di Camilla, la regina che verrà e le regole del suo stile

Ha una manciata di fidate case di moda a cui chiede abiti su misura nati per essere indossati più volte. Considerata un tempo «sciatta», ora è giudicata una delle reali più chic sulla piazza. La duchessa di Cornovaglia in realtà nel look non ha mai tradito se stessa. E questo ora piace anche alle femministe
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In quell’antipasto da sovrana consorte, Camilla avrebbe potuto indossare qualsiasi cosa e invece ha preso un vestito del marito. Glielo aveva donato nel 1998 Yahya Al Bishri, un designer saudita, durante una visita in Arabia Saudita. Inutile dire che allo stilista è letteralmente preso un colpo quando ha visto la sua creazione su una ribalta di tale rilievo. 

Tra i due c’è una complicità che passa anche dal senso dello stile. Carlo amava la sua Camilla anche quando con i maglioni sformati andava in giro in campagna. L’aggettivo più gentile che ancora oggi le viene rivolto, un retaggio di quando le cronache erano affamate delle vicende dei due fedifraghi, è «sciatta». Negli anni 90 si sono dette delle cose di Camilla che, per fortuna, oggi nessuno si sognerebbe di ripetere. 

Ma se si va a scandagliare il repertorio di immagini che ritraggono Camilla, si nota subito che certe etichette le venivano appiccicate solo perché il confronto era impari rispetto a quella fashion icon che è ancora oggi Diana
Lei era una moglie e una madre dell'aristocrazia inglese, a cui nessuno chiedeva di mettersi in ghingheri per andare a stringere mani in giro per il mondo e che quindi poteva tranquillamente starsene a casa sua tra i cavalli con gli stivali infangati al posto di vistosi abiti da ballo. 

Quando il 4 giugno 1973 la figlia del maggiore Bruce Shand e di Rosalind Cubbit ha detto yes, I do all’ufficiale dell’esercito britannico Andrew Parker-Bowles, la sposa ha camminato lungo la navata della Guards Chapel a Wellington Barracks a Londra con la creazione di una delle sartorie più di grido dell’epoca, Bellville Sassoon

Camilla nel giorno delle sue prime nozze con Andrew Parker-Bowles con un abito firmato Bellville Sassoon. Foto di Frank Barratt/Keystone/Getty Images

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Fu l’appuntamento clou della stagione dei matrimoni della buona società inglese a cui parteciparono, tra gli altri, diversi membri della Royal Family, tra cui la principessa Anna e la principessa Margaret, rispettivamente ex fidanzata dello sposo e sorella di Carlo, e la regina madre, nonna del tapino probabilmente rimasto a palazzo a torcersi dal dolore per quell’amore considerato perduto, conosciuto tre anni prima su un campo da polo. 

Da quel momento alla prima uscita ufficiale come coppia nel 1999, di acqua sotto i ponti ne è passata un bel po’, e non tutta era limpida. Tradimenti conclamati, divorzi inevitabili, intercettazioni piccanti e paparazzate impietose sono stati all’ordine del giorno per anni, senza considerate la tragica fine della principessa Diana. Finché Carlo riuscì a uscire allo scoperto con colei che l’erede al trono aveva definito «la parte non negoziabile della mia vita». Per la festa all’Hotel Ritz di Londra, questo il «debutto in società», la tanto vituperata Camilla decise di non dare troppo nell’occhio e optò per un outfit total black e un gioiello di famiglia al collo.

La prima uscita ufficiale di Carlo e Camilla come coppia il 28 gennaio 1999. Per lei, un outfit total black e la collana di perle appartenuta alla madre. Foto di Tim Graham Photo Library via Getty Images

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Checché se ne sia detto negli anni, non è vero che lo stile di Camilla sia così cambiato. Quello che è mutato è il contesto di riferimento, lei semplicemente non ha mai tradito se stessa. C’è chi sostiene che dalla sua ha il fatto di essere entrata ufficialmente nella famiglia reale a quasi 60 anni e quindi a quell’età c’è poco da reinventare.

Ovviamente anche lei a Clarence House ha una personal dresser ereditata, come il palazzo, dalla regina madre. Si chiama Jacqui Meakin e fa egregiamente il suo lavoro. È stata lei a introdurla a Fiona Clare, uno dei nomi più ricorrenti del guardaroba di Camilla. La mano della stilista è evidente dal momento che la reale, specialmente nei suoi impegni diurni, indossa praticamente lo stesso modello

«Camilla ed io abbiamo trovato il nostro ritmo. Ha davvero trovato il suo stile e penso che sia fantastica» ha confessato al Telegraph la designer «all’improvviso è diventata così sicura di sé anche perché penso che se trovi una forma che funziona per te è come trovare una ricetta che ami: basta continuare così». 

Il «denim dress» di Camilla realizzato da Fiona Clare: uno dei più visti addosso alla duchessa. Foto di WPA Pool-Ben Birchall/Getty Images

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Quando Fiona Clare si occupa della duchessa, l’unica cliente per cui si sposta dalla sua sartoria a Battersea, lavora molto sulla lunghezza dei capi dal momento che Camilla è piuttosto alta. Sono suoi molti degli abitini freschi con le stampe Liberty che la duchessa indossa più e più volte perché si sa, la parsimonia è una qualità che piace molto a casa Windsor ma che lei ha portato in dote, non l’ha appresa per compiacere il marito.

Il rapporto tra la moda e la duchessa è tutto basato sulla fiducia. L’altra designer preferita gliel’ha presentata la parrucchiera. Si tratta di Anna Valentine, la firma, insieme a Antonia Robinson, del doppio abito da sposa di quel matrimonio atteso per più di trent’anni. Le circostanze hanno imposto ai due datati fidanzati di sposarsi in due momenti. Il 9 aprile 2005 la coppia si è unita prima civilmente alla Windsor Guildhall e poi hanno ricevuto una benedizione alla St. George Chapel al cospetto della regina. 

Il matrimonio civile di Carlo e Camilla: il completo color panna è una delle due creazioni disegnate per le nozze da Robinson Valentine. Foto di Graeme Robertson/Getty Images

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Per il primo passaggio, Camilla aveva un completo panna in chiffon di seta con delle decorazioni circolari sull’orlo mentre per il momento più solenne indossava un abito, anch’esso di chiffon, di un azzurro tenue abbinato a un lungo cappotto verde acqua con decorazioni in oro. 

Delle due stiliste, è rimasta solo Anna Valentine a portare avanti l'attività continuando a fornire alla reale abiti per le ricorrenze più importanti. Ormai sa come gestirla, consapevole che per ogni uscita sono milioni gli occhi puntati addosso. Ogni capo è realizzato su misura e il tocco magico è un pizzico di morbidezza in più, da tradurre in una piega o un volant nei posti giusti, in modo tale che l’insieme risulti armonioso nei movimenti pur nel rispetto della silhouette.

Completa la triade Philip Treacy, il modista delle celebrità. Gode anche lui di una grande libertà per i cappelli che disegna per l'illustre cliente, con reciproca soddisfazione. Quando Tracy ha avuto a che fare con la commessa più prestigiosa, quella delle nozze, si è davvero sbizzarrito con un risultato contemporaneo destinato a rimanere nella storia. La sposa per un milione di motivi non ha messo né il velo né una tiara. Lui allora le ha confezionato una corona di piume dorate e Swarovski mescolando un immaginario reale con uno campestre, consegnando Camilla alla storia del costume.

Ovvio che se potesse, passerebbe la giornata in campagna, ma visto che è una working royal di 75 anni quasi all’inizio della sua carriera, deve adattarsi al dress code richiesto dagli appuntamenti da quasi-regina. Ora sostituisce il Barbour e gli stivali sporchi di terra con un confortevole paio di jeans e una giacca blu o un golf, look che ha imparato ad apprezzare durante la pandemia quando non ci poteva muovere di casa

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Per il resto, nel guardaroba di Camilla accanto agli abiti da sera e da cocktail di Anna Valentine o Fiona Clare ma anche della vecchia conoscenza della rivale Diana Bruce Oldfield, ci sono anche i grandi nomi del lusso come Vivienne Westwood, Dior e Chanel

Per Chanel si dice che la duchessa abbia una vera e propria passione dettata non solo dall’allure della griffe o per la qualità del pellame, ma anche da quel simbolo che ha alimentato la leggenda. Le due C intrecciate del matelassé o sulla suola delle sue immancabili décolleté bicolore non starebbero per Coco Chanel ma per Carlo e Camilla. Un modo per non dimenticare mai l’altra metà della mela, anche quando si estrae un fazzoletto da naso dalla tracolla.

Per il resto, la sua si può definire una frugalità chic che l’ha portata ad essere la prima reale ad avere indossato di nuovo il suo abito da sposa. Lo ha fatto nel 2007 per l’apertura dell'Assemblea nazionale del Galles: due anni dopo le nozze ha messo in valigia l’outfit color panna dell’unione civile. 

Il tempo con duchessa è stato galantuomo ma è vero pure che lei ci ha messo una gran pazienza. La «trasandata» Camilla (in inglese frumpy è l'epiteto ricorrente) si è presa tutte le sue rivincite, una dopo l’altra. 
Nel 2020 il Telegraph l’ha inserita tra donne meglio vestite dell’anno (era pure vero che eravamo in tempo di Covid) ma c’è da dire che è davvero difficile trovarla fuori luogo con l’aria di chi è completamente a suo agio nei panni che veste. 

Qualche giorno fa una nota attivista femminista britannica di area repubblicana, Julie Bindel, ne ha tessuto le lodi in un articolo scritto di suo pugno. Ha lungamente parlato del suo impegno per i diritti delle donne definendola «la regina più femminista che avremo mai». Tra i motivi non ha elencato solo la campagna che sostiene contro la violenza domestica, gli abusi e gli abusi sessuali ma anche perché «una cosa che Camilla ha in comune con le altre femministe è il suo rifiuto di cedere alla pressione sul suo aspetto o sul suo modo di vestire. Ha trovato il suo stile e lo segue cercando sempre il meglio».

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Una tale affermazione l’avrà resa più orgogliosa del regalo che si è fatta per il compleanno. Ha aperto le porte di Clarence House a fotografi e giornalisti di British Vogue per il suo debutto sul magazine. 
Gli abiti che ha scelto per lo shooting, di concerto con Jacqui Meakin, provengono tutti dal suo armadio. Nell’intervista emerge un dettaglio curioso: Camilla non ha i buchi alle orecchie e dice che non cederà mai nonostante le insistenze dei nipoti che vogliono convincerla a farseli. Anche questo piccolo dettaglio, all’apparenza insignificante, parlano di una donna che non vuole omologarsi, nonostante le lusinghe di alcuni tra gli orecchini più belli e preziosi del pianeta a sua disposizione. In caso, quando sarà il momento, ci metterà una clip. Farà a modo suo, come in fondo ha sempre fatto in questi 75 anni.

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