"Bright Star", l'amore travagliato che diventa poesia

“Bright Star”, l’amore travagliato che diventa poesia

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Bright Star è un film diretto da Jane Campion e uscito nelle sale cinematografiche nel 2009. Il titolo della pellicola riprende un sonetto del poeta protagonista delle vicende, John Keats. Infatti, si ispira al titolo della poesia Bright star, would I were steadfast as thou art. Si tratta di uno dei suoi lavori più famosi, scritto nel 1819 e poi rivisitato più avanti. Keats scrive queste opere in onore proprio di quella che è l’altra protagonista delle vicende narrate nella pellicola, la sua amata Fanny Brawne.

La trama di Bright Star

Bright Star racconta la storia da amore tra il poeta John Keats (Ben Whishaw) e Fanny Brawne (Abbie Cornish). Al momento dei fatti narrati, Keats è un giovane poeta che sta tentando di fasi un nome. Fanny, invece, è una ragazza appassionata di abiti ed è molto abile a cucire e creare vestiti. I due si conoscono perché diventano vicini di casa. Keats, infatti, non riuscendo ancora a vivere di poesia, si ritrova ad abitare da un suo ricco amico, Charles Brown (Paul Schneider). Quest’ultimo vive proprio vicino alla dimora della famiglia di Fanny.

I due piano piano intrecciano un’intensa relazione. Una storia che, però, risulta presto estremamente travagliata. La loro storia viene contrastata prima da Brown, che vede la giovane come una distrazione per il lavoro del poeta. Inoltre, successivamente, la madre di Fanny si oppone, preoccupata per la situazione economica e il tipo di vita che Keats conduce.

Infine, a mettere acora più a dura prova i due amanti è la grave malattia di Keats e le sue sempre più cagionevoli condizioni di salute. Ciò, li porta a vivere molto tempo separati e fa iniziare ai due una fitta e struggente corrispondenza. Questo, fino alla precoce morte del poeta stesso. Tutte le vicende sono narrate da un’inedita prospettiva. Infatti, il punto di vista non è quello del poeta, ma della sua amata.

La vera storia di John Keats e Fanny Browne

Ben Whishaw (John Keats) in una scena del film - Photo Credits: screen-queens.com
Ben Whishaw (John Keats) in una scena del film – Photo Credits: screen-queens.com

Bright Star si ispira a fatti realmente accaduti. Tra il 1818 e 1921, infatti, Keats ha realmente vissuto una intensa storia d’amore. Questi tre anni corrispondono all’ultimo periodo di vita del poeta, scomparso prematuramente a soli 25 anni. Sono, inoltre, gli anni più prolifici per la poetica dello scrittore. L’identità del suo giovane amore è stata scoperta decenni dopo la sua morte. E’ solo, infatti, nel 1878 che viene alla luce tutta la vicenda grazie alla pubblicazione di alcune lettere d’amore scritte da Keats stesso. Queste sono indirizzate a Frances “Fanny” Brawne, una giovane donna londinese.

I due si incontrano nel 1918, quando entrambi vivono nella stessa area di Londra, l’Hampstead. I Dilkes, una conoscenza comune, gli introduce nel novembre di quell’anno, a Wentworth Place. I due iniziano, quindi, presto a passare del tempo assieme. Keats gli fa la proposta di matrimonio il 18 ottobre 1819. Fanny accetta, ma i due mantengono segreta la loro relazione. Ciò, a causa della madre della giovane, che non l’accetterebbe di buon grado poiché Keats ha abbandonato la sua carriera nella medicina per quella da poeta.

Abbie Cornish in una scena del film - Photo Credits: filippoventuri.net
Abbie Cornish (Fanny Browne) in una scena del film – Photo Credits: filippoventuri.net

Intanto, iniziano i primi problemi di salute per il poeta. Ciò porta Keats ad allontanarsi più volte da Londra. I due innamorati cominciano, allora, una lunga e intensa corrispondenza. Nel 1820, i medici consigliano al poeta di trasferirsi in Italia. Il clima di quel paese sarebbe stato più favorevole alle sue cagionevoli condizioni di salute. Parte, dunque, per Roma vedendo prima un’ultima volta Fanny e scambiandosi con lei dei regali. Keats non ritornerà mai in Gran Bretagna, morendo a Roma il 23 febbraio 1821.

Seguici su Metropolitan Magazine Italia e Il cinema di Metropolitan.

Giorgia Silvestri