«Perfect Blue», thriller animato fra Alfred Hitchcock, Dario Argento e Brian De Palma - La Stampa

Se gli anni Ottanta, secondo alcuni, sono stati dei Sessanta più colorati, lo spirito dei Settanta, seppure in maniera più sottile, era sicuramente presente nella cultura pop anni Novanta. Non necessariamente soltanto in quella occidentale. Ne è pervaso «Perfect Blue», lungometraggio animato giapponese (un cosiddetto “anime”) diretto nel 1997 da Satoshi Kon, tornato al cinema in versione rimasterizzata e restaurata in 4K.

Siamo nel mondo delle idol giapponesi, cantanti giovanissime di enorme successo specie fra gli otaku (i nerd nipponici), una di queste è Mima Kirigoe, che fa parte del gruppo delle Cham, Ma lo lascia per tentare la carriera di attrice, vista come più lucrosa (solo una volta una canzone della Cham è entrata nelle top cento). Ma abbandonare quel microcosmo rosa ha un prezzo: il mondo del “vero” showbiz la rende carne da macello.

Ottiene la parte di una ragazza psicologicamente instabile nella serie tv «Doppio legame», ma inizia a ricevere messaggi di minaccia anonimi da parte di uno stalker, un otaku che non ha accettato il suo cambiamento. E alcuni misteriosi incidenti colpiscono il set. La stessa Mima, colpita anche dal fatto che in un sito Internet (a fine Novanta la Rete è ancora vista come qualcosa di magico) esce il diario di una che asserisce di essere lei ma in realtà non lo è. Però, alla fin fine, chi è la vera Mima? La idol, pura e ingenua (almeno in apparenza) ma che suscita il desiderio negli otaku? Quella del sito Internet? La ragazza schizofrenica di «Doppio legame»?

«La memoria ci dà l’illusione di una continuità con noi stessi» le dice una psicologa, frase peraltro poco rassicurante.

Alla sua opera prima Satoshi Kon mostra di conoscere bene non soltanto l’animazione nipponica, ma anche il cinema occidentale. Il film è tratto molto liberamente dal romanzo omonimo di Yoshikazu Takeuchi (che nel 2002 avrebbe avuto una versione live action), però nella storia sono evidenti le influenze di Alfred Hitchcock, magari non solo dirette ma mediate dal cinema di due registi che molto hanno preso da lui, come Dario Argento e Brian De Palma. C’è il problema dell’identità e della difficoltà a distinguere cosa è reale e cosa no, e l’animazione è perfetta per cambiare fisicamente il personaggio quando la sua personalità cambia. Quello che Hitchcock in «Psycho» lasciava intuire sulla vera identità della mamma di Norman Bates qui, nel finale, è alla luce del sole, con il personaggio (ma non diciamo qual è per non spoilerare, non è affatto detto che si tratti di Mima) che muta totalmente aspetto con il mutare di personalità.

E Mima è un tipico protagonista perseguitato hitchcockiano.

Poco dopo il film avrebbe debuttato le popstar Britney Spears che sembrava una sorta di idol occidentale, ma, fin da subito, molto meno innocente e proposta per suscitare il desiderio nei ragazzi, adolescenti e non. È curioso che nel film il mondo “corrotto” della tv sia contrapposto a quello “puro” delle idol, ma probabilmente in questo caso giocano le differenze culturali.

Strano anche che in un film animato si stigmatizzino gli otaku (almeno alcuni di loro), grandi appassionati di anime e di manga.

Il film rappresenta molto bene un decennio, gli anni Novanta, di grande sviluppo per l’animazione: lo si vedeva in Occidente con il Rinascimento Disney (film come «Aladdin», «Il re leone» o «Mulan») e serie tv come I Simpson o South Park, e in Giappone con, ad esempio, i capolavori di Hayao Miyazaki (come «Porco Rosso» del 1992 o «Princess Mononoke» del 1997). Un’animazione che toccava temi un tempo proibiti come in «Perfect Blue» la sequenza dello stupro di Mima: poco importa se non è reale, almeno a quanto sembra, è comunque disturbante per lo spettatore.

Purtroppo Satoshi Kon autore in seguito di altri grandi film animati come «Tokyo Godfathers» (2003) o «Paprika» (2006) è morto nel 2010 a soli quarantasei anni.

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