"Senza meraviglia e introspezione, recitare è un mestiere; altrimenti è creazione". È proprio l’introspezione, e la curiosità di scovare dentro di sé tutte le sfumature dell’animo umano, ad aver contraddistinto Bette Davis come una delle più grandi attrici di tutti i tempi. Attrice, appunto, ben più che “diva”, come si usavano chiamare le più celebri interpreti del grande schermo nella Hollywood degli anni Trenta e Quaranta. Nata Ruth Elisabeth Davis il 5 aprile del 1908, oggi compirebbe 114 anni: incredibile come le sue più favolose interpretazioni – da Eva contro Eva a Che fine ha fatto Baby Jane? – risultino ancora attuali. Figlia di genitori divorziati, Davis si accosta alle arti performative a soli tredici anni, quando si trasferisce con la madre e le sorelle a New York: qui frequenta corsi di danza con niente meno che Martha Graham, la quale, oltre a insegnarle a danzare, le fa scoprire le sue grandi doti interpretative. Dopo qualche anno di gavetta teatrale che la porta da piccoli palchi dritta a Broadway, è il 1930 quando decide di tentare la fortuna a Hollywood.

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Ai tempi, i provini erano come colloqui per ottenere contratti con gli Studios, più che per assicurarsi un ruolo specifico, e Davis tenta subito alla Universal, dove fatica a farsi notare: le manca l’avvenenza sfacciata di molte aspiranti dell’epoca, in una stagione cinematografica in cui alle attrici si chiede sensualità e bellezza più di ogni altra cosa. Nonostante ciò, e grazie al fatto che Davis accetta ruoli scomodi che altre non accetterebbero, comincia a lavorare in piccole comparsate e produzioni low-budget e viene messa a contratto. Ma è con la Warner Bros., e grazie all’intercessione dell’attore George Arliss, che nel 1932 ottiene il primo ruolo di protagonista in The Man Who Played God. Il primo grande successo di botteghino, però, arriva due anni dopo con un ruolo da cattiva, la maligna Mildred Rodgers in Schiavo D’Amore, prodotto dalla RKO, film che la consacra come stella nascente. Sposata con Harmon “Ham” Nelson, a sua volta attore, Davis vede la propria carriera decollare vertiginosamente e lasciare indietro il meno talentuoso marito; il matrimonio subirà i contraccolpi di questo divario professionale - Davis guadagna 10 volte più di lui -, oltre che della relazione tra Davis e Franchot Tone, conosciuto sul set di Paura D’Amare (1935), film che le varrà il primo Oscar nel 1936. Il divorzio da Nelson arriva nel 1939, anno che Davis “festeggia” vincendo il suo secondo Oscar come miglior attrice per Figlia Del Vento, di William Wyler, regista con cui ha un’intensa storia d’amore. Nel 1941 Davis diventa la prima donna presidente dell’Academy: la sua carriera è all’apice. La filmografia completa di Davis comprende quasi novanta film e undici candidature all’Oscar, sei delle quali negli anni Quaranta; "soldato del grande schermo", come fu soprannominata in virtù della sua infaticabile etica del lavoro, inaugura gli anni Cinquanta con un capolavoro assoluto, Eva contro Eva (1950) di Joseph Mankiewicz, ma nonostante i continui successi le proposte di Hollywood iniziano a diminuire verso la metà degli anni Cinquanta: Davis ha quarant’anni, età considerata avanzata ai tempi, e i ruoli interessanti per le attrici "over 40" scarseggiano. È lo stesso problema che affligge Joan Crawford, sua acerrima nemica da quando le ha soffiato il fidanzato Franchot Tone, sposandolo; ma è proprio per iniziativa di Crawford che le due star "a corto di copioni" - anche se Davis continua ad avere successo in teatro - vengono scritturate da Robert Aldrich nel film iconico Che fine ha fatto Baby Jane? (1962). Prodotto da Jack Warner, il film risponde alla moda dell’horror del momento e viene prodotto come “B movie” da cui si spera di spremere incassi facili. In realtà Che fine ha fatto Baby Jane? gode di grande pubblicità preventiva sui tabloid hollywoodiani per la faida crescente tra le due star: tra dispetti, ripicche, dichiarazioni al vetriolo e rumors di risse sul set, il film trae dalla reale conflittualità tra Davis e Crawford un’energia inquietante che giova alla sua riuscita. Un successo di pubblico, sì, ma la critica ci metterà anni a riconoscerne la grandezza. La vicenda artistica e umana di Che fine ha fatto Baby Jane? è raccontata in modo superlativo da una serie TV del 2017, Feud, dove, per la regia di Ryan Murphy, Susan Sarandon - Davis - e Jessica Lange - Crawford - danno il meglio - visibile su NOW e Mediaset Premium -. Dalla metà degli anni Sessanta, Davis deve incassare qualche delusione, vedendo ruoli interessanti andare a nuovi astri nascenti come Ava Gardner - per La notte dell’Iguana - e Liz Taylor - per Chi ha paura di Virginia Woolf -. Si dedica quindi a lavorare sempre di più in teatro e partecipa anche a diversi progetti televisivi, tra cui Perry Mason, L’Abisso e Assassinio allo specchio.

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Anche nella sua vita privata Davis è stata inarrestabile: dopo Ham Nelson si sposa altre tre volte, con Arthur Farnsworth - dal 1940 alla morte di lui nel ’43 -, con William Sherry - ’45-’50, matrimonio da cui nasce la figlia Barbara - e infine con Garry Marrill - dal ’50 al ’60, con cui adotta due figli, Michael e Margot -. Nel 1985 la figlia Barbara pubblica il libro My Mother's Keeper, descrivendo tra l'altro la madre come un'isterica alcolizzata: ironicamente, lo stesso destino toccato alla Crawford, accusata di abusi psicologici dalla figlia in Mammina Cara. Due anni dopo esce la replica di Davis, l'autobiografico This'n'That (Questo e quello). Sulla sua solitudine di donna, e spesso anche di artista, nel 1962 Davis aveva già pubblicato una prima autobiografia, The Lonely Life: an Autobiography. Nell'ultimo periodo della sua vita è afflitta da diversi problemi di salute, tra cui un tumore al seno nel 1983, dopodiché in rapida successione viene colpita da un ictus e poi da un infarto. Muore a Parigi il 6 ottobre 1989, all'età di ottantuno anni. Pochi giorni prima aveva ritirato un premio alla carriera al Festival di San Sebastian.