BERNARDO da Quintavalle in "Dizionario Biografico" - Treccani - Treccani

BERNARDO da Quintavalle

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 9 (1967)

BERNARDO da Quintavalle

Raoul Manselli

Considerato fra "i più nobili e ricchi savi della città d'Assisi", come indica una tradizione concorde, ribadita dalla designazione di "Dominus" di cui era insignito prima della "conversione", B. aveva già da tempo mostrato la sua benevolenza a s. Francesco, ancora solo alla ricerca della sua strada, ospitandolo nel palazzo avito, che, sempre tradizionalmente, viene identificato con l'attuale palazzo Sbaraglini. Questi incontri e una mirabile esperienza mistica (raccontata dai Fioretti,cap. II, che dedicano a B. i capp. II-VI e XXVIII) indussero B. a divenire il primo dei compagni del santo.

Questo primato, di cui è eco anche in Dante (Par.,XI, 79-81), risale senza dubbio allo stesso B., come ci testimonia, in maniera inequivocabíle, fra' Salimbene de Adam, che fu con lui a Siena e che, dopo averlo ricordato come il primo frate che s. Francesco accolse nell'Ordine, precisa: "et fuit intimus meus amicus et mihi et aliis iuvenibus de beato Francisco multa magnalia referebat…" (Salimbene de Adam, Cronica, a cura di G. Scalia, Bari 1966, p. 54). Di fronte a queste indicazioni così concordi ed esplicite il riferimento di Tommaso da Celano (Thomas de Celano, Vita prima s. Francisci, cap. 10, in Analecta Franciscana, X [1926], p. 20) ad un ancor precedente pio e semplice seguace non può riguardare che qualcuno, per ragioni a noi ignote, scomparso subito dal primo gruppo riunito intorno al santo.

All'incontro con B. e subito dopo con Pietro (probabilmente il ben noto Pietro Cattani) risale l'episodio della consultazione del Vangelo che s. Francesco fa con i due nella chiesa di S. Nicola (o, secondo altre fonti, in un romitorio) per ottenere l'ispirazione divina sull'indirizzo di vita da dare alla minuscola comunità.

I tre passi evangelici, che vennero dalle pagine della Scrittura (Matteo, XIX, 2: "Se vuoi esser perfetto, va, vendi quello che hai, dallo ai poveri e vieni, seguimi"; Matteo, X, 9, e Luca, X, 4:"Non portate niente per via, né bastone, né bisaccia, né calzari, né danaro"; e Luca, IX, 23: "Chi vuol seguirmi, abbandoni se stesso, prenda la sua croce e mi segua": le fonti son tutte d'accordo sui tre passi, anche se divergono sull'ordine in cui essi caddero sotto gli occhi di coloro che aprivano il Vangelo) orientarono in modo decisivo l'azione di B. e dello stesso s. Francesco.

Il nuovo discepolo vendette tutti i suoi beni e ne distribuì il ricavato ai poveri con una immediatezza così spontanea, che gli ottenne presso il santo un'affettuosa cordialità durata fino alla morte. Fissatisi alla Porziuncola, in povere capanne, ove otto giorni dopo, il 23 apr. 1209, doveva raggiungerli frate Egidio, essi vissero in totale povertà fin quando, cresciuti ancora di numero e desiderosi di diffondere con la predicazione il loro ideale, decisero di recarsi a Roma, per ottenere l'approvazione pontificia del loro modo di vita.

Alla decisione non deve essere stata estranea l'esperienza difficile vissuta a Firenze nell'inverno dei 1209 proprio da B., quando con un suo confratello era stato scambiato per malfattore e ribaldo e solo faticosamente aveva potuto far comprendere la validità e il significato del loro ideale.

B. fu nel numero dei frati - inferiori forse alla dozzina - che si presentarono con s. Francesco alla presenza del pontefice Innocenzo III; anzi al momento della partenza fu scelto come capo e guida della spedizione, ma non risulta dalle fonti che nelle trattative con la Curia romana abbia svolto qualche attività di rilievo. Di ritorno da Roma fu, come sembra, a Bologna ove ancora una volta si trovò dinanzi a gravi difficoltà, che riuscì tuttavia a superare ottenendo anzi da un giurista famoso (secondo alcuni Niccolò di Guglielmo de' Pepoli, secondo altri addirittura Accursio) un luogo di dimora per i minori, che egli fece occupare da frati appositamente chiamati da Assisi.

Più difficile collocazione cronologica trovano alcuni episodi relativi ai rapporti fra B. e s. Francesco. Questi una volta lo lodò per non aver nulla conservato, dopo d'essersi parcamente nutrito, di quel che aveva ricevuto in elemosina. Fu poi in pellegrinaggio, sempre in epoca imprecisata, a S. Iacopo di Compostella, mentre agli ultimi anni di vita del santo - era questi già quasi cieco - si riferisce l'episodio dell'obbedienza data da Francesco a B. di calpestarlo per aver osato pensar male di lui. Tutti questi episodi, che mostrano un suo particolare affetto al primo seguace, culminano nella commovente benedizione di s. Francesco, ormai in fin di vita, a B., che fu affidato con parole piene di tenero riguardo al ministro generale e indicato ai frati come esempio da seguire come il santo stesso.

Questo fatto, messo in ombra nelle due vite di Tommaso da Celano, che pongono in evidenza piuttosto frate Elia, è indubbio, perché, senza essere escluso da altri biografi, è esplicitamente testimoniato dallo Speculum perfectionis (a cura di P. Sabatier, Paris 1898, p. 212), da Angelo Clareno (Chronica seu historia septem tribulationum, a cura di A. Ghinato, Roma 1959, p. 74) e dagli Actus beati Francisci et sociorum eius (a cura di P. Sabatier, Paris 1902, p. 21), donde è poi passato nei Fioretti (cap. VI) e in Bartolomeo da Pisa (De conformitate…, p.185). è però inesatta la notizia degli Actus e dei Fioretti che vorrebbe B. designato da s. Francesco come capo dell'Ordine.

Nonostante l'affetto del santo e le tante raccomandazioni, B. ebbe certamente rapporti difficili con frate Elia, ministro generale, che si vide più volte mortificato e punzecchiato per la sua smania di autorità e di grandezza. Ne venne che B. fu costretto a rifugiarsi nelle foreste di Monte Sefro sull'Appennino umbro-marchigiano, ove rimase nascosto due anni, aiutato soltanto da un legnaiolo. Ricomparso dopo la deposizione di frate Elia, nel 1241 era a Siena, circondato da affetto e venerazione, come ci attesta fra' Salimbene. Nel 1246 doveva essere già morto, se nella lettera dei tre compagni di s. Francesco è ricordato come "felicis memoriae" (G. Abate, Nuovistudi sulla leggenda di s. Francesco detta "dei tre compagni", Roma 1939, p. 129).

Fonti e Bibl.: B. è ricordato in tutte le "leggende" francescane da Tommaso da Celano in poi; ci si è perciò limitati a dare e discutere, ove necessario, di volta in volta le varie testimonianze. Diremo solo che le notizie provenienti dalle diverse fonti sono tutte confluite nel De conformitate vitaebeati Francisci ad vitam Domini Iesu auctore Bartholomaeo da Pisa, lib. I, fructus VIII, pars II, in Anal. franc., IV(1906), pp. 178-187.

Analogamente, la bibliografia su B. coincide con quella su s. Francesco d'Assisi, per cui riteniamo opportuno rinviare alla bibliografia francescana premessa a O. Englebert, Life of St.Francis, Chicago 1965; cfr. anche Dict. d'Hist. et de Géogr. Eccl., VIII, col. 730;. Bibliotheca Sanctorum III, col. 63, e ora R. Manselli, L'ultima decisione di s. Francesco (B. da Quintavalle e la bened. di s. Francesco morente), in Bull. d. Ist. stor. ital. per il Medio Evo, n. 78 (1967), pp. 137-153.

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