Recensione Becoming Jane - Ritratto di una donna contro

Recensione Becoming Jane - Ritratto di una donna contro

La breve vita e gli amori della scrittrice Jane Austen

Recensione Becoming Jane - Ritratto di una donna contro
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Il cinema oggi sta vivendo una fase molto strana: tra la generale mancanza di ispirazione, stanno tornando di moda generi e trame che credevamo morti e sepolti, come il Western od il Feullieton. Becoming Jane fa parte della seconda categoria. Nella bucolica campagna inglese di fine ‘700, la giovane Jane (Hathaway) vive con i genitori e le sorelle perennemente sull'orlo della povertà. L'unica speranza per lei sarebbe sposarsi con un ricco nobiluomo (Fox) che le garantirebbe ricchezza ed agi; però, quando in paese arriva un lontano congiunto irlandese (McAvoy) le cose saranno destinate a cambiare. Chi già conosce la biografia della grande scrittrice Jane Austen (suoi sono, fra gli altri Orgoglio e Pregiudizio ed Emma) sicuramente sa bene quale sarà il finale della vicenda, dato che è forse l'unico dato biografico non completamente stravolto di tutto il film.



L'opera di Jarrold, infatti, non è un bio - pic nel senso tradizionale del termine, in quanto cerca di romanzare la vita della scrittrice (di per sè ben poco originale) innestando su personaggi reali (la Austen ovviamente, ma anche il suo spasimante) le vicende di Orgoglio e Pregiudizio riuscendoci però in maniera altalenante.

Nessuno dei personaggi ritratti risulta convincente, a partire dalla stessa protagonista, che per tutta la durata del film ci offre un'interpretazione vaga, superficiale e priva del pathos che sarebbe consono nel ritrarre una delle più grandi scrittrici inglesi di tutti i tempi. La Jane della Hathaway è poco più di una bambina viziata, trascinata dagli eventi che, nonostante tutta la sua intelligenza, non riesce mai ad imporsi sulla scena con forza drammatica. Stesso discorso per tutti gli altri interpreti, poco più che macchiette al servizio della storia prive del benché minimo spessore psicologico.



Come nel feuilleton letterario, infatti, l'autore (in questo caso il regista) si è concentrato più sulla struttura formale della vicenda che sui suoi personaggi: abbiamo dunque una grande ricerca nell'uso delle luci e delle inquadrature, sempre calcolate nei dettagli più piccoli; peccato però che tutto questo impegno non sia scaturito in un risultato artistico di rilievo ma dia all'intera opera un aspetto patinato, da fotoromanzo, che non giova per nulla alla costruzione della vicenda. Anche la regia è banalotta, senza nessuna invenzione nei movimenti macchina o nella composizione della vicenda; l'unico tentativo del regista consiste in alcune panoramiche della campagna dello Hampshire, che però paiono più tratte da un documentario del National Geographic, piuttosto che da un film in costume.


Un contesto registico scialbo, dunque, che non riesce a risollevare un'opera tutto sommato costruita ad arte con un unico obiettivo in testa: esaltare, se mai ce ne fosse ancora bisogno, l'abilità di Anne Hathaway a calarsi nei ruoli femminili più classici, dopo le principesse e le cenerentole, senza aggiungere nulla di nuovo al genere ma anzi appiattendo ancora di più un personaggio già mal tratteggiato di suo. Speriamo per lei che nei prossimi film sarà finalmente in grado di uscire dalle costrizioni disneyane cui è legata, cercando ruoli più maturi e sicuramente interessanti.
Per quanto riguarda il protagonista maschile, anche qui c'è ben poco da commentare: McAvoy (ormai esperto con le ambientazioni agresti dopo aver girato Espiazione), che in altri film ha dimostrato di essere un ottimo attore (si pensi al bello l'ultimo re di Scozia), scade in un personaggio in stile televisivo, quasi da operaio del Cinema, indegno delle sue capacità.
La Hathaway e mcAvoy, comunque, rappresentano la nuova generazione di HollyWood e, siamo sicuri, saranno in grado di rifarsi molto in fretta con interpretazioni di ben altro livello; ergo sospendiamo il giudizio qui.

In definitiva, Becoming Jane, è un film che si regge in piedi grazie, soprattutto ad alcuni intermezzi comici piuttosto azzeccati (la cena a casa dello zio Giudice, o la passeggiata nella foresta) ed alla buona sceneggiatura di Kevin Hood e Sara Williams, credibile e molto puntuale nel riprendere modi di dire e Clichè dell'Inghilterra vittoriana.
Tuttavia una buona sceneggiatura non può salvare, da sola, un film poco ispirato e di cui, dopo le recenti opere di Wright (Orgoglio e pregiudizio, Espiazione), non si sentiva per nulla il bisogno. L'idea di base era interessante, raccontare la vita dell'autore tramite le opere, ma una regia piatta e delle interpretazioni tutto sommato manieristiche, hanno gettato al vento l'opportunità di rinnovare in maniera intelligente lo stantio panorama dei film biografici odierni.

Ritratto di una donna contro Becoming Jane è un film che si lascia guardare, senza infamia e senza lode: probabilmente le tante fan della Austen appezzeranno l’opera, probabilmente per passione più che per il suo effettivo valore; tutti gli altri invece avranno davanti un lungometraggio più adatto alle annoiate platee televisive della domenica sera che al grande schermo.

5.5

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