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Barracuda Queens 1×01 – I Regret BåstadTEMPO DI LETTURA 3 min

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Barracuda Queens 1x01 recensioneNegli anni ’90, un gruppo di ragazzi svedesi appartenenti a famiglie benestanti mette su una banda e inizia a svaligiare case nel proprio vicinato. Passati alla cronaca come Lidingö League (nome derivato dal quartiere benestante da cui provenivano), questa squadra di ladri si è fatta conoscere per una certa raffinatezza che caratterizzava i loro furti: gioielli, opere d’arte e vini pregiati, tutto ciò di valore che era conservato nelle case veniva portato via.
Le cronache narrano di 50 rapine per un bottino che ammontava a circa 20 milioni di corone svedesi.
Una storia vera che ha ispirato la nuova serie di Netflix intitolata Barracuda Queens (tra l’altro presentata nell’ultima puntata del podcast) che tuttavia, come spesso accade alle rivisitazioni della piattaforma streaming, qui si trasforma.

OCEAN’S 8


Drama svedese creato e diretto da Amanda Adolfsson, Barracuda Queens si presenta con una prima stagione composta da sei episodi che mantengono un minutaggio molto contenuto (circa 30 minuti ciascuno).
La serie racconta di un gruppo di adolescenti svedesi appartenenti a famiglie benestanti che si ritrova a svaligiare case nel loro stesso vicinato per ripagare debiti accumulati durante alcune serate passate tra sballo e alcol. Un debito da tenere ovviamente nascosto ai propri genitori che si tramuta così in un piano apparentemente arrangiato ma, nel lungo periodo, abbastanza funzionale.
La storia raccontata da Barracuda Queens è dunque basata su quella della Lidingö League ma le somiglianze finiscono qui. La serie Netflix, infatti, cambia del tutto il genere dei personaggi che nella realtà erano ragazzi mentre qui prendono la scena protagoniste femminili. Un cambio di passo che è stato raccontato anche dagli autori e dalle protagoniste stesse, promotrici di un’innovazione in questo genere di racconto. Stando alle loro percezione, infatti, storie del genere appaiono rare nel panorama televisivo o cinematografico. Rapine, furti e più in generale bande criminali sono perlopiù rappresentate da figure maschili che creano un prototipo ben definito. Con questa versione di Barracuda Queens, invece, si vuole cambiare passo e rendere diverso un plot standardizzato che, grazie alla visione femminile, potrebbe analizzare ben altri aspetti.
A livello teorico è un concetto che ha sicuramente senso, purtroppo però a non essere considerata è la tipologia della serie stessa che pone un freno a qualsiasi diversivo narrativo. Barracuda Queens, infatti, è essenzialmente un teen drama e, di conseguenza, di innovativo nel suo racconto non c’è granché rispetto alle solite dinamiche adolescenziali fatte di relazioni sentimentali e contrasti con i genitori.

QUATTRO AMICHE E UN OROLOGIO


Dopo la visione del pilot emergono subito le caratteristiche da teen drama, oltre ad alcuni aspetti romanzati per l’occasione.
Le quattro protagoniste sono per la maggior parte benestanti con l’eccezione di una di loro proveniente da una famiglia meno abbiente, un elemento che porta allo show la possibilità di analizzare diversi background nel gruppo e quindi mettere sul piatto dinamiche e sfumature variabili. Ad interpretare i personaggi principali ci sono attrici come Izabella Scorupco, Tea Stjarne, Meliz Karlge e Alva Bratt.
Relativamente alla trama, potrebbe trasparire una certa assurdità d’esecuzione data la semplicità con cui nasce e si sviluppa il piano. Un elemento che in realtà risulta accettabile data la radice realistica della storia, eppure lo show prova ugualmente a non idealizzare subito “l’impresa” delle ragazze. Il primo episodio, infatti, termina in modo inaspettato, in maniera più ironica e leggera, proprio per rendere chiaro il contesto in cui si sviluppano i furti.
Un pilot che svolge quindi il tipico ruolo di presentazione di personaggi e situazioni e mette in scena l’input primario da cui parte l’intera trama. Al termine della puntata, segue in automatico il trailer dell’intera serie che invece presenta un costrutto più dinamico. La vera storia partirà dagli appuntamenti successivi: un’attesa che non pesa data la risicata durata degli episodi.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Storia vera alla base della trama
  • Pochi episodi ed esiguo minutaggio: una perdita di tempo senza impegno 
  • E fu subito teen drama
  • Solita solfa con storia e personaggi fotocopia 

 

Di sicuro non si tratta di un prodotto di qualità. Una storia che prende spunto da fatti realmente accaduti che si trasforma in un tipico teen drama. Una tranquilla perdita di tempo che non pesa grazie ai suoi semplici sei episodi da appena 30 minuti l’uno.

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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