La donna e il socialismo, August Bebel

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La donna e il socialismo

 

La donna nel passato, nel presente e nell'avvenire

 

August Bebel

 

( Opuscolo A4, 160 pagine ) -

 

 

 


 

-  Premessa  -

 

Esiste una �specifica questione femminile� per i marxisti?

La risposta � sempre stata una e secca: No. Confermando i principi del marxismo rivoluzionario, il terzo congresso dell�Internazionale Comunista ribadiva, appunto, che non esistono questioni specificamente femminili, e che l�emancipazione della donna non pu� essere raggiunta se non attraverso la lotta dell�intero proletariato, femminile e maschile, per la rivoluzione comunista, per la dittatura del proletariato, per l�eliminazione delle basi economiche e sociali della societ� capitalistica che, attraverso l�oppressione salariale e familiare, dunque con questa doppia oppressione, ha appesantito la schiavit� delle donne in modo ancor pi� feroce rispetto alle societ� di classe precedenti.

Per i marxisti non vi sono soluzioni storiche specificamente femminili al problema della donna nella societ� borghese. La soluzione  dell�oppressione della donna non sta in particolari ricette giuridiche (eguaglianza per legge tra maschi e femmine, partecipazione democratica alla vita politica ecc.) come pretendono tutti i partiti e i movimenti democratici, n� pu� essere il risultato di una particolare educazione della donna, e dei maschi, come pretendono i movimenti �femministi�. Ci� non toglie che le rivendicazioni di parit� salariale, eguaglianza giuridica, eliminazione di ogni discriminazione fra i sessi ecc., e rivendicazioni pi� specifiche che riguardano le condizioni di esistenza delle donne, riferite alla maternit�, all�aborto e simili, facciano parte degli obiettivi immediati della lotta classista del proletariato; ma, per l�appunto, degli obiettivi immediati della lotta classista del proletariato, cio� di una lotta che non si ferma all�involucro giuridico della societ� borghese, ma punta molto pi� in alto, alla distruzione della sovastruttura politica e della struttura economica e sociale del capitalismo.

Analizzando gli elementi strutturali e sovrastrutturali della condizione femminile nella realt� sociale del capitalismo e nella storia dello sviluppo delle forze produttive, dunque attraverso il materialismo storico e dialettico, il marxismo ha scoperto le vere cause storiche e materiali dell�oppressione della donna. �Secondo la concezione materialista � sostiene Engels nel suo �L�origine della famiglia, della propriet� privata e dello Stato� � il movente essenziale e decisivo al quale ubbidisce l�umanit� consiste nella produzione e riproduzione della vita immediata, la quale, a sua volta, ha un duplice aspetto. Da un lato la produzione dei mezzi di esistenza, di tutto ci� che serve alla nutrizione, all�abbigliamento, all�abitazione, e degli attrezzi di lavoro di cui gli uomini necessitano; dall�altro la procreazione degli uomini stessi, la continuazione della specie. Le istituzioni sociali sotto le quali vivono gli uomini in un�epoca determinata e in un dato paese sono strettamente legate a queste due specie di produzioni, da un lato per il grado di sviluppo del lavoro, dall�altro per quello della famiglia� (1).

Engels dimostra che la nascita della soggezione della donna non sta nel preteso egoismo del maschio o nella perdita di una supposta democrazia primitiva esistente nella societ� comunista primitiva che precedeva la formazione delle societ� divise in classi nel corso storico dello sviluppo delle societ� umane.  La soggezione della donna nasce nel corso dello sviluppo delle forze produttive che ad un certo livello comporta il passaggio dal comunismo primitivo alla societ� classista. Con lo sviluppo della produzione e dei mezzi di produzione (concentrati in mano all�uomo non solo in ragione della forza fisica, ma anche perch� non impegnato direttamente nella maternit� e nell�allevamento della prole) il lavoro domestico perde gradualmente di importanza. �La stessa causa che, un tempo, aveva assicurato alla donna l�autorit� nella famiglia, cio� la sua occupazione esclusiva ai lavori inerenti all�economia domestica, assicurava ora la prevalenza dell�uomo: il lavoro femminile della casa perde, da questo momento, valore in confronto al lavoro produttivo dell�uomo: il secondo � tutto, il primo un accesorio insignificante� (2).

L�inferiorit� giuridica venne solo dopo questo grande passaggio, a riprova del fatto che i mezzi giuridici non rivoluzionano nulla, ma si limitano a istituzionalizzare quello che per una data societ� � gi� diventato un fatto o un�esigenza. La conseguenza, per i marxisti, � che la soggezione della donna finir� quando croller� la barriera che la tiene schiava, ovvero la sua separazione dal lavoro produttivo sociale. Questa condizione storica (gi� sottolineata da Engels nell�opera che abbiamo citato) ha gi� cominciato a verificarsi sotto il capitalismo, rendendo possibile � ma senza attuarla � l�emancipazione femminile. L�oppressione della donna � iniziata a causa di fattori economico-sociali e terminer� a causa di fattori analoghi; ecco perch� la rivoluzione dei costumi, la rivoluzione sociale non potr� mai avvenire attraverso i mezzi giuridici; ecco perch�, data la fortissima resistenza dei fattori economico-sociali che garantiscono alla borghesia il predominio generale sulla societ�, � soltanto con la vittoria su quella fortissima resistenza che potr� aprirsi il corso di una una nuova organizzazione sociale nella quale venga superata la civilizzazione capitalistica, sapendo che �la base della civilizzazione � lo sfruttamento di una classe su di un�altra classe� e che �tutta la sua evoluzione si muove in una contraddizione costante. Ogni progresso della produzione � nel medesimo tempo un regresso della situazione della classe oppressa, vale a dire della maggioranza. Ogni beneficio per gli uni � necessariamente un male per gli altri; ogni grado di emancipazione raggiunto da una classe � un nuovo elemento di oppressione per l�altra. La prova pi� evidente ci � fornita dall�introduzione del macchinismo, i cui effetti sono oggi conosciuti da tutto il mondo� (3).

La donna, nella societ� capitalistica, subisce una doppia oppressione, quella salariale (pari a quella che subisce il proletario) e quella domestica (inerente alla cura della casa e dei figli nell�ambito della famiglia). L�oppressione domestica � molto pi� antica di quella salariale, dato che quest�ultima appare solo con il capitalismo avendo esso costretto, ad un certo punto dello sviluppo della produzione, anche la donna proletaria (ed i suoi figli) ad entrare in concorrenza nella vendita della sua forza lavoro con la forza lavoro rappresentata dal proletario, dal �pater familias�, da colui che, nella divisione dei compiti all�interno della famiglia monogamica, provvedeva al sostentamento dell�intera famiglia attraverso il suo salario, mentre la moglie doveva provvedere ai lavori domestici e all�allevamento dei figli. E� un�altra delle contraddizioni di fondo della civilt� capitalistica: mentre l�inserimento della donna nella produzione sociale, e quindi nella vita sociale, rappresenta un effettivo progresso per il genere femminile rispetto alle societ� classiste precedenti, rappresenta nello steso tempo un ulteriore aspetto dell�oppressione della donna poich�, invece di liberarla dalle incombenze domestiche, si aggiunge ad esse.

E� interessante ricordare che la parola famiglia deriva dal latino: �non significa, inizialmente, l�ideale fatto di sentimentalismo e di discordia  dell�odierno filisteo, n� si applica dapprincipio, tra i Romani, alla coppia coniugale e ai suoi figli, ma ai soli schiavi. Famulus vuol dire schiavo domestico, e familia designa l�assieme degli schiavi appartenenti a uno stesso uomo. Ancora al tempo di Caio, la familia, id est patromonium (vale a dire la parte di eredit�), era legata per testamento. L�espressione fu inventata dai Romani per designare un nuovo organismo sociale, il cui capo governava sulla donna, i figli e un certo numero di schiavi, secondo il potere paterno romano e col diritto di vita e di morte su tutti� (Engels, L�origine della famiglia ecc., cit. p.70). Questa forma di famiglia segna il passaggio, sottolinea Engels, dal matrimonio sindiasmico (*) alla monogamia, e la donna � sottomessa senza riserva al potere dell�uomo; ed Engels continua: �L�esistenza della schiavit� a fianco della monogamia, la presenza delle giovani e belle prigioniere appartenenti corpo e anima all�uomo che le ha conquistate, costituiscono fin dall�origine il carattere specifico della monogamia, la quale � monogamia soltanto per la donna e non per l�uomo. Tale carattere permane ancora oggi� (p. 75). E ancora: �La monogamia non compare affatto nella storia come una sorta di riconciliazione tra l�uomo e la donna, e meno ancora come la forma pi� elevata della famiglia. Fa la sua comparsa in scena sotto la forma dell�assoggettamento di un sesso all�altro, della proclamazione di un conflitto tra i sessi fino a quel momento sconosciuto dalla storia anteriore� (p. 78).

Tornando alla famiglia monogamica, essa, nella societ� borghese, rappresenta l�unit� economica di base, anche al di l� delle mille contraddizioni che la caratterizzano sia in termini di adulterio che di prostituzione. E� d�altra parte un fatto che, in tutte le societ� divise in classi, il matrimonio � legato alle condizioni di classe degli interessati e quindi � sempre un matrimonio di convenienza, una unione in cui predominano generalmente gli interessi economici della coppia e delle famiglie di provenienza. Le leggi borghesi che governano il �diritto di famiglia� non hanno fatto altro che sistematizzare quanto era gi� in essere nelle societ� precedenti rispetto alla propriet� privata e al diritto di eredit�. E sebbene le famiglie proletarie non abbiano in genere possedimenti da difendere e da trasmettere in eredit� ai figli, ovviamente anch�esse devono rispettare gli ordinamenti giuridici che regolano l�intera societ�; e, nonostante l�evoluzione dei costumi e dei bisogni sociali abbiano spinto in molti paesi capitalisticamente avanzati i poteri borghesi a promulgare leggi che prevedono una certa �libert� ed �eguaglianza� giuridica tra uomini e donne, resta estremamente radicata nella societ� la tradizionale supremazia maschile sul genere femminile. Cosa che si pu� constatare facilmente in ogni campo di attivit� economica e sociale, ma che gli stessi media borghesi sono costretti di tanto in tanto a denunciare (lo sfruttamento sistematico della prostituzione, i maltrattamenti delle donne in ambito domestico fino al loro assassinio, la diseguaglianza di trattamento economico nei posti di lavoro ecc.).

Contro tutti gli aspetti che caratterizzano la soggezione della donna all�uomo nella societ� borghese si sono formati, nel tempo, e in seguito alla partecipazione delle donne alle rivoluzioni e alle lotte per �la libert�, l�eguaglianza e la fraternit�, molti movimenti di protesta e di critica politica che hanno avanzato rivendicazioni � ed ancor oggi rivendicano � per la parit� giuridica e pratica tra i due sessi in tutti gli ambiti della vita sociale. Ma come il marxismo ha sempre affermato, nella societ� divisa in classi antagoniste non sar� mai possibile, nemmeno nella repubblica democratica pi� avanzata, ottenere l�effettiva eliminazione di ogni discriminazione nei confronti della donna e di ogni sua soggezione all�uomo. La grande industria, come dicevamo, ha certamente aperto alle donne la via della produzione sociale e perci� la via alla vita pubblica e alla vita politica, ma questo in realt� vale quasi esclusivamente per le donne del proletariato. Le cose sono per� messe in modo tale, come sottolinea Engels, �che la donna, se d� la propria attivit� al servizio privato della famiglia, rimane esclusa dal lavoro sociale e non pu� guadagnare; e se, al contrario, vuole prender parte all�industria pubblica e guadagnare per proprio conto, non � in condizioni di poter compiere i suoi doveri in famiglia. Ugual dilemma la donna incontra in tutte le branche del lavoro pubblico: in quello medico, come in quello dell�avvocato o nella fabbrica. La famiglia individuale moderna � basata sulla schiavit� domestica pi� o meno palese della donna, e la societ� moderna � una massa le cui molecole sono rappresentate appunto dalle famiglie individuali. L�uomo, ai giorni nostri, deve nella maggior parte dei casi guadagnare la vita per tutta la famiglia, cosa questa che gli concede una situazione preponderante che non ha affatto bisogno di essere convalidata dalle leggi. Egli �, nel corpo della famiglia, il borghese; la donna vi rappresenta il proletario� (L�origine della famiglia ecc., cit., pp. 87-88).

Nei capitoli dedicati alla donna nel passato e nel presente del suo libro su La donna e il socialismo, Bebel non far� che dimostrare, con molteplici dati oggettivi e citazioni dai vari studiosi borghesi, esattamente quanto anticipato da Engels nel 1884, e prima ancora da Marx  ed Engels nell�Ideologia tedesca del 1846. Da un vecchio manoscritto elaborato da Marx ed Engels contemporaneo all�Ideologia tedesca, Engels riporta, nell�Origine della famiglia ecc.,  questa frase: �La prima divisione del lavoro � quella che si compie tra l�uomo e la donna per la procreazione dei figli�, ed aggiunge: �il primo antagonismo di classe che fa la sua apparizione nella storia coincide con lo sviluppo dell�antagonismo tra uomo e donna in regime monogamico, e la prima oppressione di classe con l�oppressione del sesso femminile da parte di quello maschile. La monogamia fu un grande progresso storico, ma contemporaneamente inaugur�, a lato della schiavit� e della propriet� privata, quest�epoca che si prolunga ai giorni nostri, nella quale ciascun progresso � nello stesso tempo un regresso relativo, dove la felicit� e lo sviluppo degli uni si attuano a prezzo dell�infelicit� e dell�oppressione degli altri. E� una forma cellulare della societ� civile, nella quale possiamo studiare gi� la natura delle contraddizioni e degli antagonismi che si sviluppano pienamente in questa stessa societ�� (cit., pp.78-79).

E� lo sviluppo del capitalismo, come dir� Clara Zetkin nel suo discorso al congresso di Gotha, che ha �frantumato l�antica economia familiare che nel periodo pre-capitalista aveva garantito alla grande massa del mondo femminile un mezzo di sostentamento e un senso alla propria vita�. Le macchine, il modo di produzione moderno, scavarono �la fossa alla produzione autonoma della famiglia, ponendo milioni, non migliaia, di donne di fronte al problema di trovare un nuovo mezzo di sostentamento, un senso alla propria vita (...) Milioni di donne vennero costrette a cercarselo fuori, nella societ�� (4).

Ma la �questione femminile� si pone in modo ben diverso per le donne della grande borghesia, per quelle della media e piccola borghesia, e per le donne proletarie. Nella famiglia monogamica della societ� borghese, la donna � in ogni caso sottomessa all�uomo, poich� l�unione tra uomo e donna � decisa dal denaro, dal patrimonio. Le donne della grande borghesia �grazie al loro patrimonio, possono sviluppare liberamente la propria individualit�, seguire le proprie inclinazioni� anche se �come mogli esse dipendono ancora dall�uomo. Lo strascico della tutela sessuale dei tempi antichi si � riversato nel diritto di famiglia (...) L� dove la donna non � pi� costretta ad assolvere i suoi doveri di moglie, madre e massaia, essa li riversa su personale di servizio stipendiato�. La rivendicazione della donna della grande borghesia fa parte della lotta all�interno della stessa classe dominante, ed � una lotta �per l�abolizione di tutte le discriminazioni sociali�, certamente, ma �fondate sul patrimonio� (5).

Le donne della media e piccola borghesia, e ovviamente degli intellettuali borghesi, soffrono in modo diverso della disgregazione della famiglia, perch� nella misura in cui la produzione capitalistica procede nella sua marcia trionfante, �la media e la piccola borghesia vanno progressivamente incontro alla distruzione�. E a proposito degli intellettuali, Clara Zetkin chiarisce un aspetto fondamentale del loro ruolo nella societ� capitalistica: �il capitale ha bisogno di forze-lavoro intelligenti e scientificamente preparate e, in questo senso, ha favorito una sovrapproduzione di proletari del lavoro mentale determinando in tal modo un mutamento negativo della posizione sociale degli appartenenti alle professioni liberali,  che nel passato era stata molto decorosa e redditizia. Nella stessa misura decresce per� il numero dei matrimoni, in quanto, se da un lato le premesse materiali sono peggiorate, sono dall�altro accresciute le esigenze vitali del singolo (...) Il limite d�et� per la creazione d�una propria famiglia viene vieppi� dilazionato (...) E cos� il numero delle donne nubili tra gli strati medio-borghesi � in continuo aumento. Le donne e le adolescenti di questa classe vengono ributtate nella societ� perch� possano fondare un�esistenza che non procuri loro solo del pane, ma anche un soddisfacimento morale. In questi strati la donna non � equiparata con l�uomo in qualit� di propriet� di beni privati; non � neppure equiparata in qualit� di proletaria come avviene negli strati proletari; la donna di quelle classi medie deve innanzi tutto conquistarsi l�eguaglianza economica con l�uomo e lo pu� fare solo attraverso due rivendicazioni, quella di eguali diritti nella formazione professionale e quella di eguali diritti per i due sessi nella pratica professionale. Da un punto di vista economico, ci� non significa altro che la realizzazione della libert� di professione e della concorrenza tra uomo e donna. Il realizzarsi di questa rivendicazione scatena un contrasto d�interessi tra gli uomini e le donne della media borghesia e dell�intellighentsia. La concorrenza delle donne nelle libere professioni � la causa della resistenza degli uomini contro le rivendicazioni delle femministe borghesi (...) Questa lotta concorrenziale spinge la donna appartenente a questi strati alla richiesta di diritti politici al fine d�abbattere ogni barriera che ostacoli la sua attivit� economica� (6). Ma, per non far torto al movimento femminile borghese, Clara Zetkin riconosce che i motivi addotti non sono riconducibili soltanto al fattore economico. Sebbene costituisca il perno determinante delle rivendicazioni delle donne borghesi, vanno considerati anche l�aspetto morale e spirituale. �La donna borghese non chiede soltanto di guadagnarsi da vivere, ma anche una vita spirituale, lo sviluppo della propria personalit�� e �partecipare allo sviluppo della cultura moderna�, e  cultura moderna vuol dire cultura borghese, nelle arti, nelle scienze, nell�istruzione attraverso cui la societ� borghese influenza e plasma le grandi masse a fini di conservazione.

Per quanto riguarda la donna proletaria, la questione �femminile� si pone in modo completamente diverso, perch� il capitale, nel suo iperfolle sviluppo, allarga lo sfruttamento della forza lavoro a tutti i componenti della famiglia proletaria, uomo, donna, fanciulli, e in tale processo la donna proletaria viene inserita nella vita economica grazie al fatto di rappresentare (7) �una forza-lavoro volonterosa che solo in rarissimi casi osa opporre resistenza allo sfruttamento capitalista� (e ci� vale ancor pi� per i fanciulli proletari). La donna proletaria � utilizzata, in tutto un primo periodo, in lavorazioni in cui si rendono necessarie l�abilit� manuale e l�attitudine a ripetere senza stancarsi gesti e movimenti semplici ma di grande precisione (attitudine allenata nei lavori domestici, nella cura della casa e della prole); ma l�invenzione di macchinari pi� complessi che semplificano le mansioni lavorative degli operai ha reso possibile l�impiego di manodopera femminile anche in molte lavorazioni che in precedenza richiedevano l�impiego di forza muscolare e resistenza agli sforzi fisici che solo la manodopera maschile poteva garantire. E� cos� che, a grande scala, il capitale ha aperto le fabbriche alle donne proletarie ma a salari pi� bassi di quelli riconosciuti agli uomini e a condizioni di lavoro spesso pi� umilianti approfittando della generale soggezione sociale di cui le donne soffrono nella societ� borghese; per di pi� le donne proletarie, oltre ad essere pagate peggio degli uomini, nel sistema capitalistico sono sottoposte costantemente a forme di ricatto sia sul piano economico, che morale e personale. E tutto ci�, se dal punto di vista sociale rappresenta un progresso perch� le donne vengono in questo modo strappate alle quattro mura di casa e, volenti o nolenti, inserite nella vita economica, sociale e politica che in precedenza vedeva protagonisti soltanto gli uomini, allo stesso tempo rappresenta una concorrenza sleale, dato che la forza-lavoro femminile costa meno, � pi� flessibile alle molteplici esigenze organizzative delle aziende e, in genere, oppone molto meno resistenza alla pressione del capitale. Certo, inserita nella vita economica della societ�, la donna proletaria porta a casa un salario contribuendo in questo modo all�economia familiare e, spesso, per periodi pi� o meno lunghi, rappresenta l�unico salario che entra in famiglia. Ma quello che appare come un modo per migliorare il benessere familiare e il futuro dei propri figli, e quello che appare come una indipendenza economica, in realt� non sono che un processo di asservimento ancor pi� pesante nei confronti dei capitalisti e della loro societ�. A differenza delle donne della grande borghesia e della media e piccola borghesia, la donna proletaria non si dibatte nella ricerca di una libert� professionale e nell�affermazione di una sua specifica attivit� economica, ma, costretta a dare il meglio delle sue forze e la maggior parte del suo tempo al capitalista che la sfrutta, deve arrabattarsi in qualche modo per ottemperare ai bisogni della casa e dei figli, bisogni ai quali non pu� pi� dedicarsi completamente; la famiglia, in quanto unit� economica della societ� borghese, si disgrega e si pone storicamente il problema di una emancipazione generale non tanto dalle quattro mura di casa, ma dalla societ� capitalistica che opprime la donna sia fra le mura di casa che nei posti di lavoro e nella vita sociale.

Le donne proletarie, nelle fabbriche e nei posti di lavoro, vivendo le condizioni di sfruttamento che vivono i proletari maschi, subiscono inevitabilmente anche l�influenza della lotta di resistenza quotidiana che i proletari conducono contro i capitalisti e possono appropriarsi pian piano dei mezzi e dei metodi della lotta proletaria. La lotta delle donne proletarie, proprio per la loro condizione materiale di lavoratrici salariate, �non pu� essere una lotta simile a quella che conduce la donna borghese contro l�uomo della sua classe; al contrario, la sua � la lotta insieme all�uomo della sua classe contro la classe dei capitalisti� (8), classe quest�ultima che � formata da uomini e donne della borghesia e che ha tutto l�interesse a difendere il modo di produzione capitalistico e la societ� eretta su di esso, ossia un modo di produzione basato sullo sfruttamento del lavoro salariato grazie al quale mantiene soggetta la grande maggioranza della popolazione costituita dalla massa dei lavoratori da cui estorce il plusvalore. Per la donna borghese, il problema che si pone � di entrare in concorrenza con l�uomo borghese conquistando le stesse prerogative e gli stessi diritti che a lui sono riconosciuti. La sua �emancipazione� consiste nella conquista di questi diritti e nell�affermazione della propria individualit�, della propria professionalit�. Per la donna proletaria il problema � di superare la condizione di lavoratrice salariata, ossia la condizione che la costringe a subire lo sfruttamento capitalistico per tutta la vita; esattamente lo stesso problema dell�uomo proletario. Perci� l�interesse della donna proletaria � quello di combattere �fianco a fianco con l�uomo della sua classe contro la societ� capitalistica� e, quindi, �l�obiettivo finale della sua lotta non � la libera concorrenza con l�uomo, ma la conquista del potere politico da parte del proletariato� (9).

L�oppressione della donna nella societ� borghese � un�oppressione che riguarda tutte le donne, sia borghesi, sia medio e piccolo-borghesi, che proletarie. Ma tale oppressione non fa scomparire la divisione in classi contrapposte che caratterizza la societ� borghese, semmai ne accresce gli effetti negativi. La rivoluzione borghese ha certamente spazzato via l�impianto economico e politico-sociale delle societ� precedenti che caratterizzarono il Medio Evo, ma ha ereditato da quelle societ� due possenti fattori di conservazione: l�oppressione della donna e la religione. E per quanto la societ� borghese si democratizzi e si riformi, non eliminer� mai questi due grandi fattori di conservazione. Ci� � stato ampiamente dimostrato, d�altra parte, nei due secoli trascorsi dalla grande rivoluzione borghese in Francia. Dal punto di vista della legislazione statale, in molti paesi sono state introdotte delle riforme in favore delle donne, nel diritto pubblico e in quello privato; ma, come la grandissima parte delle leggi borghesi, esse non hanno fatto che istituzionalizzare quel che gi� nella realt� sociale si era imposto praticamente. I temi, ad esempio, del divorzio e dell�aborto, che riguardano tutte le donne non importa a quale classe sociale appartengano � naturalmente non nelle stesse forme e con la stessa �libert� e semplicit� nei diversi paesi � dopo molte pressioni esercitate dai movimenti di protesta femminili, hanno trovato spazio nelle leggi anche di Stati, come l�Italia, in cui il peso reazionario della Chiesa ha impedito e impedisce ancor oggi la semplice e libera applicazione di quelle riforme. Ci� per� dimostra che attraverso la via delle riforme borghesi, mantenendo saldo lo Stato borghese e il modo di produzione capitalistico che lo esprime, l�emancipazione della donna dalla doppia oppressione � quella domestica e quella salariale � non si raggiunge. Allo stesso modo l�emancipazione della donna, e tanto pi� l�emancipazione del proletariato tutto dall�oppressione salariale, non si raggiungono attraverso la via elettorale e parlamentare.

Lenin, in un discorso del settembre 1919 alle operaie senza partito, sosteneva che: �ove esiste il capitalismo, ove si mantiene la propriet� privata della terra, delle fabbriche e delle officine, ove si mantiene il potere del capitale, resta immutata la posizione di privilegio degli uomini (...) in tutte le repubbliche democratiche si proclama l�uguaglianza, ma nelle leggi civili e nelle leggi che regolano la posizione della donna, cio� la sua posizione nella famiglia, il divorzio, noi scorgiamo a ogni passo lo stato di ineguaglianza e di inferiorit� della donna e diciamo che si tratta proprio di una violazione della democrazia nei confronti degli oppressi� (10). La stessa Clara Zetkin, in occasione delle tesi dell�Internazionale Comunista per il movimento comunista femminile, sottolineava che �L�esercizio del diritto di voto in tutte le sue forme, esteso a tutti gli adulti senza distinzione, costituisce la base del modo pi� perfezionato di dominio della classe dei possidenti, degli sfruttatori, predominio che il voto serve a nascondere alle masse attraverso il velo ingannatore dell�eguaglianza politica� (11), e concludeva, a proposito della necessit� di eliminare le basi economiche della societ� borghese per aprire la via alla reale emancipazione non solo della donna, ma dell�umanit� intera dalla societ� capitalistica: �Con l�abolizione della propriet� privata sui mezzi di produzione, il comunismo sopprime la causa dell�asservimento e dello sfruttamento dell�uomo da parte dell�uomo, l�antagomismo fra il ricco e il povero, lo sfruttatore e lo sfruttato, il padrone e lo schiavo, come anche l�antagomismo sociale fra l�uomo e la donna� (12).

Quanto all�oppressione domestica, Lenin ribadiva che: �Perch� la donna sia completamente libera e realmente pari all�uomo, bisogna che i lavori domestici siano un servizio pubblico e che la donna partecipi al lavoro produttivo in generale. Allora essa avr� una posizione eguale a quella dell�uomo. Non si tratta certamente di abolire per le donne tutte le differenze concernenti il rendimento del lavoro, la sua quantit�, la sua durata, le condizioni di lavoro, ma piuttosto por fine a quell�oppressione della donna che deriva dalla differente situazione economica dei due sessi. (...) Anche quando esiste una piena eguaglianza di diritti, quest�oppressione della donna continua in effetti a sussistere, perch� sulla donna cade tutto il peso del lavoro domestico, che, nella maggior parte dei casi, � il lavoro meno produttivo, pi� pesante, pi� barbaro. E� un lavoro estremamente meschino che non pu�, neanche in minima misura, contribuire allo sviluppo della donna� (13).

In verit�, per i comunisti rivoluzionari, la �questione femminile� si poneva oggettivamente non solo per le rivendicazioni specifiche che riguardavano il riconoscimento da parte dello Stato di eguali diritti delle donne rispetto agli uomini sia nel pubblico che nel privato, ma in particolare rispetto all�obiettivo finale della lotta del proletariato per la propria emancipazione dal lavoro salariato. In questa prospettiva sia Lenin che l�Internazionale Comunista, come abbiamo ricordato all�inizio di questa introduzione, sottolineavano il rapporto intercorrente fra la posizione sociale e la condizione �umana� della donna, inserendo la questione femminile all�interno della questione sociale generale. Nelle Tesi sulla propaganda tra le donne, al terzo congresso dell�I.C. del 1921, ai punti 5 e 6 si legge:

5. Il 3� congresso dell�Internazionale Comunista conferma i principi fondamentali del marxismo rivoluzionario secondo i quali non esistono questioni �specifiche femminili�; qualsiasi rapporto dell�operaia col femminismo borghese, come qualsiasi appoggio che essa apportasse alla tattica delle mezze misure e dell�aperto tradimento dei socialcoalizionisti e degli opportunisti non farebbe che indebolire le forze del proletariato e, ritardando la rivoluzione sociale, impedirebbe allo stesso tempo la realizzazione del comunismo, cio� l�affrancamento della donna. Noi non perverremo al comunismo che attraverso l�unione nella lotta tra tutti gli sfruttati e non attraverso l�unione tra le donne delle due classi antagoniste.

Le masse proletarie femminili devono, nel loro stesso interesse, sostenere la tattica rivoluzionaria del Partito Comunista e prender parte il pi� attivamente e il pi� direttamente possibile alle azioni di massa e alla guerra civile in tutte le sue forme e in tutti i suoi aspetti, sia nel quadro nazionale che su quello internazionale.

6. La lotta della donna contro la sua doppia oppressione: il capitalismo e la dipendenza familiare e domestica, deve assumere, nella prossima fase del suo sviluppo, un carattere internazionale e trasformarsi in lotta del proletariato dei due sessi per la dittatura e il regime soviettisti, sotto le bandiere della Terza Internazionale� (14).

Molti critici di Lenin e della Terza Internazionale sostengono che, data la sconfitta della rivoluzione comunista e della dittatura proletaria in Russia, e la sconfitta di tutto il movimento rivoluzionario del proletariato europeo e internazionale avvenuta nel periodo che va dalla prima alla seconda guerra mondiale; data la conversione a �U� che, attraverso lo stalinismo, si impresse all�economia russa e di tutti i paesi del cosiddetto �campo socialista�, costruito nel secondo dopoguerra, verso il pieno capitalismo e, soprattutto, dato il crollo dell�URSS e il riposizionamento dei paesi dell�Europa dell�Est nell�area di influenza del capitalismo occidentale, le grandi prospettive rivoluzionarie declamate negli anni della vittoria bolscevica dal 1917 in poi crollarono finendo nel campo delle utopie irrealizzabili. Dissero: il �comunismo� fall� e l�unica via realmente percorribile rimane quella di sempre, quella delle riforme democratiche, delle conquiste passo passo, della propaganda di obiettivi effettivamente raggiungibili nei limiti della societ� esistente; ci� varrebbe per qualsiasi tipo di problema e, naturalmente, anche per quanto concerne la condizione di soggezione della donna. E� verit� storica, ineccepibile: il movimento rivoluzionario comunista � stato sconfitto, e il suo primo bastione eretto in Russia � stato distrutto e smantellato, accelerando in questo modo il processo di sviluppo del capitalismo nella vastissima area euroasiatica nella quale si era imposta la vittoria bolscevica.  E� un fatto, peraltro, che negli anni dell�ascesa rivoluzionaria e della gestione della dittatura proletaria da parte del partito bolscevico di Lenin, non ancora corrotto dall�opportunismo e dal nazionalismo grande-russo, tutta una serie di interventi del potere comunista in Russia ha sopravanzato di gran lunga quanto, a quell�epoca, in centrovent�anni, � stato fatto nei paesi anche i pi� democratici del mondo.

Lenin , nel 1919, scriveva: �A parole, la democrazia borghese promette l�eguaglianza e la libert�, ma di fatto persino la repubblica borghese pi� avanzata non ha dato alla met� del genere umano, quella costituita dalle donne, la piena eguaglianza giuridica con l�uomo, n� l�ha liberata dalla tutela e dall�oppressione dell�uomo. La democrazia borghese � una democrazia fatta di frasi pompose, di espressioni altisonanti, di promesse magniloquenti, di belle parole d�ordine di libert� e di eguaglianza, ma tutto ci�, in effetti, dissimula la mancanza di libert� e di eguaglianza per i lavoratori e gli sfruttati (...). Non vi pu� essere e non vi sar� vera �libert�� finch� la donna non sar� liberata dai privilegi che le leggi hanno riconosciuto all�uomo, finch� l�operaio non sar� liberato dal giogo del capitale, finch� il contadino lavoratore non sar� liberato dal giogo del capitalista, del grande proprietario fondiario, del commerciante� (15). E, passando all�attacco, affermava: �In due anni, in uno dei paesi pi� arretrati dell�Europa, il potere sovietico ha fatto per l�emancipazione della donna, per la sua eguaglianza con il sesso �forte�, pi� di quanto abbiano fatto tutte le repubbliche avanzate, colte, �democratiche� del mondo intero in centrotrent�anni. Educazione, cultura, civilt�, libert�: a tutte queste parole altisonanti, in ogni repubblica borghese capitalistica del mondo corrispondono leggi inverosimilmente infami, disgustose, bestialmente brutali che consacrano l�ineguaglianza giuridica della donna per quanto riguarda il matrimonio e il divorzio, sanzionano l�ineguaglianza tra figli naturali e �legittimi� e, attribuendo privilegi agli uomini, umiliano e offendono la donna. Il giogo del capitale, l�oppresione della �sacra propriet� privata�, il dispotismo dell�ottusit� piccolo-borghese, la cupidigia del piccolo padrone hanno impedito alle repubbliche borghesi pi� democratiche di toccare queste leggi vili e abiette. La repubblica sovietica, la repubblica degli operai e dei contadini ha spazzato via di colpo queste leggi, non ha lasciato pietra su pietra degli edifici costruiti dalla menzogna e dall�ipocrisia borghese� (16). E non si tratt� soltanto di spazzar via le leggi; inizi� nel contempo l�organizzazione delle mense e delle lavanderie pubbliche, degli asili e delle scuole in un paese che aveva un�altissima percentuale di analfabetismo, e la partecipazione attiva delle donne proletarie e contadine alla vita politica pubblica e all�economia, in particolare nella produzione e nella distribuzione agricola e nel controllo dei rifornimenti alle citt� e all�esercito rosso impegnato nella lunga guerra contro le guardie bianche sostenute da tutti i paesi capitalisti occidentali allo scopo di distruggere e seppellire la prima grande vittoria del proletariato rivoluzionario. �Noi creiamo istituzioni, mense, nidi d�infanzia modello per liberare le donne dai lavori domestici. E il lavoro per organizzare tutte queste istituzioni toccher� innanzitutto alle donne� insiste Lenin (17), e nonostante le enormi difficolt� in cui versava la Repubblica dei soviet a causa delle distruzioni della guerra, e della guerra civile ancora in corso, le carestie e la generale arretratezza economica del paese, l�attitudine della dittatura proletaria � stata quella �che dovunque si presenta la bench� minima possibilit�, sorgono le istituzioni che liberano le donne dalla condizione di schiave domestiche�.

E� certo che le prossime rivoluzioni proletarie, soprattutto se avverranno inizialmente in paesi capitalisticamente avanzati, non potranno che ampliare enormemente questo tipo di interventi attraverso i quali la partecipazione delle donne proletarie alla gestione sociale diretta dalla dittatura proletaria avverr� nella piena eguaglianza di quella maschile.

 

*     *     *

 

Nel 1891 usciva l�undicesima edizione dell�opera di August Bebel intitolata �La donna e il socialismo�, sulla quale si bas� la prima traduzione in lingua italiana. E� questa edizione che noi utilizziamo nella presente ripubblicazione. Va precisato che nelle tredici puntate in cui abbiamo riprodotto nel nostro giornale, �il comunista�, una gran parte di questo testo (18), siamo intervenuti soltanto nelle formulazioni lessicali che oggi, data l�evoluzione della stessa lingua scritta, appesantirebbero troppo lo scritto.

Quanto alle note che accompagnano il testo, a quelle originali apposte da Bebel (segnalate come �Note di A. Bebel�) abbiamo aggiunto di nostra iniziativa tutte le note che abbiamo ritenuto utili per una migliore comprensione di determinate parole, di certe locuzioni e dei molteplici autori citati da Bebel.

L�interesse di questo testo � dato dal fatto che � praticamente l�unico testo coerentemente marxista con fini divulgativi che offre una trattazione insieme storica e politica delle societ� umane basata sulle scoperte antropologiche dei vari Bachofen, Morgan ecc. che verso la fine dell�Ottocento approfondirono lo studio delle organizzazioni sociali umane liberi dal condizionamento ideologico della religione e dai preconcetti scientifici che fino ad allora non avevano permesso indagini cos� puntuali, materialistiche e storiche. Naturalmente, come lo stesso Bebel afferma, il suo studio non avrebbe avuto la possibilit� di concretizzarsi senza l�apporto decisivo di Engels e del suo �L�origine della famiglia, della propriet� privata e dello stato�.

Per quanto, a pi� di centovent�anni di distanza e soprattutto nei paesi occidentali, siano cambiati molto i costumi e le abitudini, tanto da far apparire le legislazioni vigenti molto pi� progressive del periodo in cui usciva lo scritto di Bebel, � indubbio che la donna soffra ancora dell�oppressione tipica della societ� divisa in classi e, come ribadiranno tutti i marxisti in tutti i tempi, in particolare di una doppia oppressione: l�oppressione da lavoro salariato (condizione che dialetticamente l�ha spinta verso un progresso sociale che prima le era vietato, l�indipendenza economica e la partecipazione alla vita politica) e da lavori domestici.

L�emancipazione della donna da questa doppia oppressione, sosterr� Bebel alla pari di ogni marxista conseguente, non potr� vedere la luce se non attraverso la lotta che pone al centro la questione operaia: l�emancipazione della donna e l�emancipazione della classe operaia vanno di pari passo, non si possono realizzare se non insieme, attraverso una lotta che ha per obiettivo la rivoluzione della classe del proletariato, l�unica classe in grado storicamente non solo di porsi il problema di emancipare il genere umano da ogni tipo di oppressione � quindi anche l�oppressione della donna � ma anche di realizzare il passaggio storico necessario perch� la specie umana raggiunga questo risultato. Il passaggio storico necessario consiste nella rivoluzione proletaria, nella conquista del potere politico, nella dittatura di classe del proletariato esercitata dal partito di classe, e quindi negli interventi dispotici che solo la dittatura proletaria � in grado di attuare al fine di distruggere tutto l�impianto sovrastrutturale politico, ideologico, culturale, amministrativo e la base economica della societ� capitalistica, dunque della societ� borghese. Lo scritto di Bebel contribuisce a comprendere i passaggi storici che le societ� umane hanno attraversato fino a raggiungere l�ultima societ� di classe storicamente possibile, cio� la societ� capitalistica, e a comprendere la necessit� della distruzione di questa societ� perch� la specie umana possa effettivamente passare dalla sua preistoria di classe alla societ� di specie, al comunismo.

D�altra parte, come affermato pi� volte dai marxisti, la teoria del comunismo rivoluzionario non pretende di costruire un modello di societ� al quale ispirarsi per trasformare la societ� presente. �Il comunismo � scrivono Marx ed Engels ne L�Ideologia tedescaper noi non � uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realt� dovr� conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente� (19). E Bebel segue con grandissima coerenza questo principio quando, nella terza parte del suo libro, dedicata alla donna dell�avvenire, riporta, concordando con essa, l�opinione dello zoologo, etnologo e geologo F. Ratzel (20) che scriveva: �L�uomo non deve considerarsi come una eccezione alle leggi naturali, ma deve a queste leggi conformare le sue azioni e i suoi pensieri. Egli finir� col regolare tutta la sua condotta e i suoi rapporti con la famiglia e con lo Stato, non gi� secondo i principi  dei secoli lontani, ma secondo i principi razionali di una scienza conforme a natura. Politica, morale, principi giuridici che oggi si ispirano alle idee pi� varie e disparate si conformeranno alle leggi naturali, nient�altro. L�esistenza degna dell�uomo, onde si favoleggia da migliaia di secoli, diventer� finalmente un fatto compiuto�.

A questo Bebel si collega per affermare che: �La societ� umana ha percorso per migliaia di anni tutte le fasi di sviluppo, per arrivare finalmente l� donde � partita, cio� alla propriet� collettiva, all�eguaglianza e alla fratellanza, non solo di tutti i gentili [appartenenti ad un�unica stirpe, NdR], ma di tutti gli uomini. Ecco l�immenso progresso che essa fece. Quello che la societ� borghese chiedeva indarno, e in cui essa fall�, e doveva fallire, e cio� nel fondare la libert�, l�eguaglianza e la fratellanza, sar� attuato dal socialismo. Ma questo ritorno dell�umanit� al punto di partenza della sua evoluzione avviene in un grado di civilt� infinitamente pi� alto di quello dal quale essa prese le mosse�. Nel corso dell�evoluzione il comunismo primitivo � stato superato da organizzazioni sociali meno rozze: �tutta la societ� si � atomizzata, ma nel tempo stesso aument� la forza produttiva della societ� e i bisogni si moltiplicarono, e dalle gentes e dalle stirpi uscirono le nazioni, creando una condizione di cose che � in stridente contraddizione coi bisogni di quasi tutta la societ�, e fa ritenere che l�unico modo di togliere codesta contraddizione sia quello di trasformare con base pi� ampia la propriet� e le forze produttive in propriet� comune. La societ� ripiglia quello che essa possedeva, ma organizzata in modo da far rispondere tutta la sua esistenza alle nuove condizioni produttive, cos� da assicurare, per quanto � possibile, a tutto quello che prima non era che privilegio di pochi, o di classi. Ora anche la donna riprende quel posto importante che occupava nella societ� primitiva, per diventare non gi� signora, ma eguale�.

Quindi, la fine della societ� capitalistica e borghese non � la fine del progresso umano, � semmai la fine della preistoria umana, come affermava Engels, poich� la nuova societ� che nascer� dalla distruzione del capitalismo, delle sue leggi, del suo modo di produzione e delle sue sovrastrutture politiche, sociali e culturali, utilizzer� il progresso tecnico-industriale per  rendere il lavoro umano necessario alla vita sociale come una gioia e non come una tragica necessit�. E sar� proprio la condizione della donna nella societ� a segnare l�avanzata verso la societ� futura, verso il comunismo ossia verso la societ� di specie. Bebel afferma fin dalle prime righe della parte terza del suo libro: �In questa societ� la donna �, cos� socialmente come economicamente, del tutto indipendente, non � soggetta pi� ad alcuna apparenza di tirannia n� allo sfruttamento, trovandosi ormai di fronte all�uomo libera ed uguale, padrona di s� e del suo destino. La sua educazione � uguale a quella dell�uomo, eccetto l� dove la differenza del sesso rende necessario un trattamento speciale. Essa pu� sviluppare, date le condizioni di esistenza conformi a natura, tutte le sue forze e attitudini fisiche e morali, ed esercitare la sua attivit� in quel campo che meglio si addice e risponde alle sue inclinazioni, al suo talento e ai suoi desideri. Essa �, date le stesse condizioni, non meno capace ed abile dell�uomo. Operaia in qualche industria o mestiere, di l� ad un�ora diventa educatrice e maestra, per esercitare subito dopo qualche arte od occuparsi di qualche scienza, per compiere dopo ancora qualche funzione amministrativa. Essa studia e si diverte, conversa coi suoi simili o cogli uomini, come le piace e come l�occasione le si presenta. In amore essa � libera di scegliere, precisamente come l�uomo; chiede in matrimonio, ovvero si fa chiedere, e stringe il vincolo senza alcun altro riguardo che alla sua inclinazione (...) senza l�intervento di alcun funzionario (...). Il socialismo non viene a creare in questa materia nulla di nuovo, ma non fa che ristabilire in un grado pi� alto di civilt� e sotto forme sociali nuove, ci� che vigeva generalmente nei primi stadi della civilt� e prima che la propriet� privata dominasse la societ��. Dunque, la conclusione di Bebel non poteva che essere: �Nell�assetto socialistico, nel quale pu� essere veramente libera e sulla sua base naturale, l�umanit� proceder� con coscienza nel suo sviluppo secondo le leggi di natura. In tutte le epoche fino ad oggi in riguardo alla produzione, alla distribuzione e alla popolazione, l�umanit� procedette senza conoscere le proprie leggi e quindi senza coscienza; nella nuova societ� essa andr� avanti con piena conoscenza di queste leggi e regolarmente. Il socialismo � la scienza applicata a tutti i rami dell�attivit� umana con piena coscienza e perfetta cognizione.�

Ma tutto questo non avviene automaticamente, attraverso una graduale evoluzione delle societ� umane, n� tantomeno pu� avvenire in modo pacifico. Come indica la storia di tutte le organizzazioni sociali che si sono succedute nel tempo finora, un nuovo modo di produzione, una nuova organizzazione sociale si sono imposte attraverso la violenza, attraverso una lotta che i gruppi umani legati da interessi materiali e di classe diversi ed antagonisti hanno condotto per affermare il proprio predominio sull�intera societ�. Non sar� diverso per la classe proletaria nei confronti della classe borghese. Ci� che sar� del tutto diverso, sar� il risultato finale della lotta di classe del proletariato, ma non la lotta per raggiungerlo. Il risultato finale sar� quello di una societ� senza classi, quindi senza antagonismi di classe e dalla quale saranno scomparse tutte le contraddizioni che caratterizzano la societ� capitalistica.

La forza sociale rappresentata dai proletari, per diventare una forza propulsiva e rivoluzionaria, deve organizzarsi a quello scopo, riconoscendo l�antagonismo che li oppone alla classe borghese, e imboccando la strada obbligata della guerra di classe; obbligata, certo, perch� la classe dominante borghese, per difendere il proprio dominio economico, sociale e politico, utilizza, come ha gi� fatto nel passato, qualsiasi tipo di violenza, di repressione e di oppressione; anche solo per difendersi dalla violenza borghese, le masse proletarie devono organizzare la loro forza anche nel campo della violenza di classe e farsi guidare da un partito che ne rappresenta gli obiettivi finali, il partito comunista rivoluzionario. Le battaglie si possono vincere e si possono perdere; le rivoluzioni possono vincere temporaneamente e perdere nel tempo a causa del loro isolamento, come � successo alla Comune di Parigi e alla Rivoluzione bolscevica. Ma la guerra di classe del proletariato vincer� perch� il corso storico della lotta fra le classi porta, inevitabilmente, le grandi masse proletarie che costituiscono la maggioranza assoluta della popolazione mondiale, ad un certo punto a non sopportare pi� la tremenda e violenta pressione esercitata dalla classe borghese. Sar� una lotta per la vita o per la morte, per la sopravvivenza della societ� basata sullo sfruttamento sempre pi� bestiale della stragrande maggioranza della popolazione mondiale da parte di una piccola minoranza di privilegiati o per la sua definitiva eliminazione aprendo in questo modo la via alla nascita della nuova societ� di specie.

 


 

(*) Secondo Lewis H. Morgan, dal cui libro pi� famoso � Ancient Society or Researches in the Lines of Human Progress from Savagery, through Barbarism to Civilization, del 1877 � Engels prende le mosse per la sua opera L�origine della famiglia, della propriet� privata e dello Stato, a tre forme principali di matrimonio corrispondono tre stadi principali di evoluzione umana. Allo stato selvaggio corrisponde il matrimonio a gruppi, alla barbarie il matrimonio sindiasmico, alla civilt� la monogamia con i suoi complementi: l�adulterio e la prostituzione. Il matrimonio sindiasmico � l�unione a coppie: l�uomo aveva una moglie principale tra le sue innumerevoli spose, ed era per lei il marito principale tra tutti gli altri. (Vedi pp. 57-74, de L�origine della famiglia ecc., cit.).

 

(1) Cfr. F. Engels, L�origine della famiglia, della propriet� privata e dello Stato, Prefazione alla prima edizione del 1884, Ed. Fasani, Milano 1945, p. 13.  

(2) Cfr. F. Engels, L�origine della famiglia, della propriet� privata e dello Stato, cap. IX, Barbarie e civilt�, cit., p. 187.

(3) Ibidem, cit., p. 204.

(4) Cfr. C. Zetkin, L�apporto della donna proletaria � indispensabile per la vittoria del socialismo, Discorso tenuto al Congresso di Gotha del Partito socialdemocratico tedesco il 16 ottobre 1896, in La questione femminile e la lotta al riformismo, G. Mazzotta Editore, Milano 1972, p. 82.

(5) Ibidem, pp. 83-84.

(6) Ibidem, pp. 84-85.

(7) Ibidem, p. 86.

(8) Ibidem, p. 86.

(9) Ibidem, p. 86.

(10) Vedi Lenin, I compiti del movimento operaio femminile nella Repubblica dei Soviet (Discorso pronunciato alla IV Conferenza delle operaie senza partito della citt� di Mosca il 23 settembre 1919), in Opere, vol. 30, Editori Riuniti, Roma 1970, pp. 29-32.

(11) Cfr. C. Zetkin, Le mouvement communiste f�minin, Project de th�ses pour le mouvement communiste f�minin, in �L�Internationale Communiste�, Gennaio 1921, p. 3396.

(12) Ibidem, p. 3393.

(13) Cfr. Lenin, I compiti del movimento operaio femminile ..., cit. p. 32.

(14) Cfr. Manifestes, Th�ses et R�solutions des Quatre premiers congr�s mondiaux de l�Internationale Communiste, 1919-1923, Biblioth�que Communiste, Librairie du Travail, giugno 1934, Ristampa in facsimile, Fran�ois Maspero, 1969, p.144.

(15) Cfr. Lenin, Il potere sovietico e la situazione della donna, 6 novembre 1919, in Opere, vol. 30, cit., pp. 101-102.

(16) Cfr. Lenin, Il potere sovietico e la situazione della donna, cit., pp. 102-103.

(17) Cfr. Lenin, I compiti del movimento operaio femminile..., cit., p. 32.

(18) Vedi �il comunista�, nn. 111, 112, 114, 128, 129, 132, 133, 134, 135, 136, 137, 142 e 143, presenti in pdf anche nel sito www.pcint.org.

(19) Vedi K. Marx-F. Engels, L�ideologia tedesca, 1845-46, in Marx-Engels, Opere complete, Editori Riuniti, Roma 1972, p.34.

(20) Friedrich Ratzel (1844-1904), che nella traduzione italiana del libro di A. Bebel appare erroneamente come Francesco Ratzel, � stato uno zoologo, geologo ed etnologo tedesco dedicatosi all�antropogeografia; infatti la sua opera pi� nota � Anthropogeographie in cui analizza la diffusione dei gruppi umani sulla superficie terrestre in relazione alle caratteristiche del territorio.

 

Partito comunista internazionale (il comunista) - 6 novembre 2016 - www.pcint.org

 


 

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