Annientamento: un film ben fatto, ma solo a metà - Recensione - Justnerd.it

Annientamento: un film ben fatto, ma solo a metà – Recensione

Federica Florio Di Federica Florio 7 Min di lettura

Annientamento (Annihilation), il nuovo attesissimo film originale Netflix, è uscito solo ieri ma ha già diviso in due gli spettatori: c’è chi lo ritiene un colpo da maestro, un’ottima pellicola fantascientifica e cervellotica; e chi invece non ha nemmeno visto il finale perchè sembra essersi addormentato prima.

Vi starete dunque chiedendo cos’è accaduto a me, da quale parte della barricata mi sento di posizionarmi dopo la visione del film con Natalie Portman, ecco cosa vi racconto!

Scritto e diretto da Alex Garland, il quale ha debuttato come regista nel 2015 con Ex Machina, l’idea originale di Annientamento però non appartiene a lui (nonostante Garland sia anche fumettista e scrittore), ma trae ispirazione dall’omonimo romanzo scritto da Jeff VanderMeer.

In realtà, è bene precisare che non si tratta di un singolo libro, ma della Trilogia dell’Area X (Annientamento, Autorità, Accettazione).

Questo significa che il regista ha preso spunto dall’idea dello scrittore, ma non ha seguito con precisione i fatti narrati nel primo libro; al contrario, Garland ha dato una sua interpretazione personale al romanzo, cambiadone sia la trama principale sia il finale.

Sinossi

La biologa Lena (Natalie Portman), dopo il ritorno del marito gravemente malato da una missione segreta, decide di unirsi ad un team per avventurarsi nell’Area X, una zona che probabilmente ospita una qualche forma aliena.

La squadra ha il compito di scoprire cosa c’è nell’Area X, cos’è successo ai soldati e ai membri delle altre missioni che hanno preceduto la loro spedizione e, soprattutto, capire come fermare questa sorta di strana e misteriosa invasione.

Ma l’Area X nasconde terribili segreti e non sarà facile uscirne. E chi ne uscirà non sarà la stessa persona che è entrato.

L’elemento che più si fa apprezzare è sicuramente quello scientifico.

Come molti dei film di fantascienza degli ultimi anni, anche Annientamento, invece di concentrarsi sulla pericolosità di forme aliene colonizzatrici, ha puntato maggiormente sulla spiegazione teorica dei fenomeni extraterrestri.

Inoltre, il fatto che la spedizione sia formata da cinque giovani ricercatrici, separa Annientamento da tutti quei film di fantascienza più classici, come Alien, Predator, La Guerra dei Mondi e così via.

Le spiegazioni ˝razionali˝ delle protagoniste sono precise e sensate… Ma definirlo un film ˝cervellotico˝ è davvero eccessivo. Interstellar è cervellotico, come lo è Arrival o Contact, dove se non si segue con minuziosa attenzione ogni particolare si capisce davvero poco.

Annientamento, quindi, non è nè troppo “spremi-meningi” nè eccessivamente elaborato; è semplicemente serio e razionale, con una teoria di fondo ben costruita che permette di tenere in piedi una storia credibile. Niente di eclatante, sia chiaro, lungi da quello che ci stavamo aspettando visti gli intriganti trailer, ma comunque una pellicola onesta e godibile.

Un film con il freno a mano tirato

Come abbiamo detto prima, c’è chi ha apprezzato molto questo film e chi invece si è annoiato. Effettivamente, ci sono vari elementi che rendono Annientamento poco entusiasmante, che mi hanno dato l’impressione che il film sia un po’ limitato.

Innanzi tutto, i dialoghi sono spesso freddi e abbastanza scontati: un po’ per colpa del copione, un po’ per le attrici che non si sforzano più di tanto anche se, secondo il mio punto di vista, sembra non siano state adeguatamente motivate e spinte al coinvolgimento.

In particolare, la Portman è sottotono, ed è un vero peccato perché l’attrice israeliana sa fare davvero molto di meglio.

In secondo luogo, gli effetti speciali sono parecchio deludenti rispetto a ciò che in qualche modo ci saremmo aspettati, soprattutto se prendiamo in considerazione l’elemento che rende originale questo film, ovvero il discorso delle mutazioni genetiche e della manipolazione del DNA.

Per questo film c’era la possibilità di creare degli esseri viventi meravigliosi, di sbizzarrirsi con le idee, con le forme e con i colori, ma chi si è occupato degli effetti speciali non si è impegnato abbastanza, oppure il budget a loro dedicato non era poi così consistente. Insomma, gli effetti sono brutti e finti… tanto finti!

Parliamo ora della struttura della trama, ovvero dell’intreccio. Annientamento è il prodotto di un costante incrocio di flashback.

Il film inizia dalla fine, ovvero tutta la missione nell’Area X è un ricordo della protagonista. Nei primi due minuti già sappiamo chi muore e chi sopravvive, e già questo fa calare molto la tensione e l’interesse, anche se mantiene viva la curiosità sui fatti avvenuti.

Successivamente, Annientamento indugia mostrandoci momenti della vita coniugale della protagonista (Portman) con il marito (Oscar Isaac). In poche parole, ci troviamo davanti a flashback che interrompono altri flashback.

Se all’inizio questa “tecnica” può infastidire lo spettatore, più si va avanti e più la si apprezza. Personalmente ho avuto la stessa appagante sensazione di quando si fa un puzzle partendo dai bordi e si va avanti verso il centro, finchè l’immagine non si completa.

Purtroppo, il finale è un po’ sbrigativo e lascia molte questioni in sospeso, il che è piuttosto frustrante dal momento che la base scientifica, razionale ed “esplicativa” c’è e funziona anche molto bene.

Conclusioni

In conclusione, Annientamento è un bel film ma che sembra riuscito solo a metà.

Analizzando quello che non mi ha tanto convinta, la pellicola non risulta particolarmente avvincente come ci si aspetterebbe, anzi, può arrivare perfino ad annoiare lo spettatore..

La teoria scientifica su cui si regge tutta la trama è solida, credibile e, anche se non estremamente elaborata, funziona molto bene e di certo non è un’americanata di basso livello.

Peccato però per tutti gli elementi poco curati della pellicola, come i dialoghi spesso piatti e senza anima e gli effetti speciali.

Dopo i titoli di coda, si ha quell’antipatica impressione che il regista abbia avuto molta fretta di finire il suo lavoro e il film, ovviamente, ne ha risentito molto. Peccato!

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