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2007, «STUDI LINGUISTICI ITALIANI»
Benedetto Varchi (Florence, 1503-1565), in his lectures (in Accademia Fiorentina) in the years 1543-1564, dedicated mostly to "Divine Comedy" by Dante, provided basis for development of scientific literature in Italian language. Humanist (man of letters), highly educated (in the universities in Padua and Bologna), created expositions of logic studies in Italian language, translating and giving scientific comments on Aristotle’s ideas. From those studies only some manuscripts concerning systematisation and methodology of lectures in scientific knowledge (“exposition” and “explanation”) were published in the nineteenth century. Varchi designed his lectures on basis of “proper way of cognition and knowledge” – synthetic, analytic and defining – indispensable to conduct reasoning and to define research subject. So, he created prose appropriate to exact and natural science, as well as to lectures for diverse audience. Those texts reflect the methodology used in sequence of reasons, in syntax and in terminology which revealed meanings of phenomena. The analysis of syntax, the text construction and the terminology used, carried out in this article, discover and highlight a quality of lectures by Varchi. Lectures that can be an example of new prose which fully developed in scientific texts of the seventeenth century - mostly because of rich and precise scientific language (coming from Greek and Latin), but also enriched by neologisms, as well as by new stylistic based on short sentences, rarely compound, and by creation of sentences based on nouns. ************************************************************************************************************* Benedetto Varchi, nelle sue lezioni tenute all’Accademia Fiorentina (1543-1564) e in gran parte dedicate al commento della "Commedia" e della poesia di Francesco Petrarca, pone le basi di un lavoro volto a costruire il modello di scrittura scientifica in volgare. Grazie a una solida preparazione filosofica, acquisita nei centri universitari di Padova e Bologna, Varchi imposta in volgare l’esposizione dei principi della logica, attraverso la traduzione e soprattutto il commento dell'opera di Aristotele. Di questo suo impegno rimangono alcuni significativi opuscoli, in parte editi nell’Ottocento, una sorta di precettistica della « sposizione e dichiarazione », in cui il letterato fiorentino traccia il metodo per l'acquisizione e l'ordinamento del sapere. E così Varchi costruisce le sue letture accademiche sui procedimenti, « modi particolari d’apparare e di sapere » — « compostivo », « risolutivo » e « diffinitivo » — indispensabili per la dimostrazione di singoli postulati e per l’esatta « determinazione » della materia trattata, mettendo in campo una prosa scientifica adatta all’esposizione orale dinanzi ad un pubblico variegato, in cui l’organizzazione testuale e le strutture sintattiche debbano aderire allo svolgersi del ragionamento e la terminologia renda il significato dei concetti. Dall'analisi della sintassi, della testualità e del lessico emerge il valore delle lezioni varchiane come l'esempio di una nuova prosa argomentativa, che si affermerà a pieno nella scrittura scientifica secentesca: sia per l'uso del lessico ricco di tecnicismi, adattati dal greco e dal latino ma anche formati ex novo tramite la sostantivizzazione e la rideterminazione semantica (« il ricevente », « l’ambiente », « l’astratto », « il concreto », « il difuori »), sia per lo stile spezzettato, l'attenuazione della tensione ipotattica e l'affermarsi delle strutture imperniate sul nome a scapito della centralità del verbo.
«L'Ellisse». Benedetto Varchi traduttore, a cura di Ester Pietrobon e Franco Tomasi
«Fare in modo che s'intenda». La scienza tradotta di Benedetto Varchi2018 •
Benedetto Varchi, con la sua opera di traduttore e commentatore di Aristotele, fece uscire la dottrina dei filosofi dalle aule universitarie, attuando i propositi espressi da Pietro Pomponazzi nel «Dialogo delle lingue», scritto dal suo allievo e poi "infiammato" Sperone Speroni, che auspicava la resa in lingua volgare delle materie allora insegnate esclusivamente in latino. La gran parte delle lezioni pronunciate da Varchi all'Accademia Fiorentina nell'arco di vent'anni documenta l'impegno di volgarizzatore aristotelico. Nelle letture accademiche, il letterato fondò i commenti a Dante e Petrarca sulle premesse filosofiche, secondo i principi maturati in lui tra gli Infiammati, accanto alle figure di Speroni e Alessandro Piccolomini e corroborati dagli insegnamenti degli esegeti della «Poetica», Bartolomeo Lombardi e Vincenzo Maggi, allora professore nello Studio patavino. E Varchi traspose la dottrina filosofica al volgare per mezzo della resa del «lexicon» aristotelico. Indagando la pluralità dei significati delle parole, il letterato fiorentino rese in volgare un aspetto essenziale della teoria di Aristotele. Trasferire in volgare la materia filosofica voleva dire restituire tutta la complessità della disciplina, incorporando i testi in un'esposizione resa con un linguaggio concettualmente robusto, dunque dotato di terminologia tecnica ben definita. Il lavoro di Varchi traduttore e commentatore si concretò nella ricerca della forma espressiva aderente alla materia filosofica; la prassi traduttoria poggiava quindi su analisi semantica e chiarificazione dei concetti, nonché su un preciso ordine nella disposizione della materia trattata, così come questa era articolata nei testi originali.
Schriften des Italienzentrums der Freien Universität Berlin
« Michelangelo poeta e filosofo: un’‘invenzione’ varchiana? », La cultura poetica di Benedetto Varchi« Michelangelo poeta e filosofo: un’‘invenzione’ varchiana? », La cultura poetica di Benedetto Varchi
«Architettura e identità locali» I, a cura di L. Corrain e F.P. Di Teodoro, Firenze, Olschki
Identità linguistica del Vasari «artefice» I. «Due lezzioni» di Benedetto Varchi alla vigilia della prima edizione delle «Vite»2013 •
A chiedere agli artefici dotati d’ingegno e temprati «dallo esercizio dell’arte» di dare corpo per iscritto al loro sapere fu Benedetto Varchi che, nella primavera del 1547, in concomitanza con i suoi interventi accademici dedicati alle arti figurative, aveva promosso fra un gruppo di amici artisti l’inchiesta «del principato e della nobilità [...] della scultura e della pittura». Le loro risposte, e fra queste le lettere dei pittori Pontormo e Bronzino e altri, così come quelle ben note di Giorgio Vasari, in apertura, e di Michelangelo a coronamento conclusivo della «disputa», fecero da corredo all’edizione delle celebri “Due lezzioni” varchiane, edite nel 1550, appena un mese prima delle “Vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani” dallo stesso «impressor ducale» Lorenzo Torrentino. Varchi fin dalla premessa generale pose la figura dell’artista al centro della complessa teorizzazione sulle “arti poietiche” (cioè «fattive») di Aristotele. Illustrando l’esser produttivo e, nel contempo, accompagnato dalla «certa e vera ragione» dell’”ars poietica”, il letterato mise in evidenza il fatto che questa si distinguesse dalla semplice tecnica, perché la sua capacità produttiva era possibile quando si verificava il possesso di una “techne”, ottenuta grazie all’esercizio, unitamente ai principi che regolavano una situazione in particolare (come, per esempio, fare la statua unica e originale). Il «proemio generale» e «l’introduzzione» alle tre arti poste da Giorgio Vasari in apertura delle “Vite” traevano l’ispirazione da questa solida esposizione varchiana. L’artista aretino coglieva bene il significato di riconoscimento riservato dal «philosopho» Varchi alle arti «fattive», mostrando per l’appunto nella sua opera il valore produttivo (ossia «fattivo») dell’operato degli artisti.
Benedetto Varchi’s monumental "Storia Fiorentina" was left unfinished at the author’s death (1565), only to be printed in 1721. Given its alleged Republican contents and its circulation only in manuscript form, the work soon became the object of ideological appropriations. The present contribution highlights the historical and textual problems of Varchi’s "Storia," and analyses the various vicissitudes of the work in preparation for a critical edition. It provides for the first time a description of the various compositional stages of the text. It also documents the ways in which various seventeenth- and eighteenth- century scholars, cardinals and princes tried to rediscover the "Storia’s" ‘complete’ text. The findings of this article invites us to reconsider the real significance of the failed publication of Varchi’s Storia: rather than the result of censorship, it shows that the Medici chose not to publish the work because they did not wish to disseminate it to a wider public.
Varchi e altro Rinascimento. Studi offerti a Vanni Bramanti
Una lettera di Benedetto Varchi nel ms. Laur. Ashb. 10392013 •
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