Urs Fischer | Un’altra mostra dell’artista svizzero alla Marciano Art Foundation di Los Angeles - segnonline

Urs Fischer | Un’altra mostra dell’artista svizzero alla Marciano Art Foundation di Los Angeles

“Con le immagini si può essere parte di qualunque cosa. Si può comunicare con qualsiasi tempo della storia” (Urs Fischer)

Pochi giorni fa si è conclusa un’interessante esposizione sulle “Sculture Digitali” di Urs Fischer. L’artista svizzero, che recentemente è stato protagonista di “Denominator” presso la Gagosian di New York, torna in scena a Los Angeles con la prima esposizione in assoluto delle sculture digitali in una galleria. E, ancora una volta, c’è lo zampino di Gagosian.

Gagosian è tornata in grande stile alla Marciano Art Foundation grazie alla serie di sculture digitali di Urs Fischer che rientrano nella serie “CHAOƧ #1–#501”, in cui sono raggruppati importanti cortometraggi dell’artista zurighese. Questa è stata la prima esposizione dal vivo di questi lavori, di cui “MakersPlace” è stato sponsor tecnico.  Il programma della mostra ha previsto anche un ciclo di incontri e di performance musicali indoor.

A fronte di una produzione artistica complessa e variegata, Fischer continua a stupire e a sperimentare tramite l’analisi del potenziale dei materiali – argilla, acciaio, vernice, pane e vegetali – per arrivare a quella che lui stesso definisce “Collisione delle cose”. Questo aspetto misterioso e quasi inquietante della sua poetica si traduce nella distorsione delle scale dei suoi lavori e nell’intervento della tecnologia. Oggetti e immagini della quotidianità vengono continuamente re-immaginati: sculture, dipinti, fotografie e installazioni dell’artista svizzero esplorano i temi della percezione e della rappresentazione visiva con un’arguzia e un sarcasmo che conducono all’evocazione di riferimenti e motivi storici. Fischer abbraccia l’idea di trasformazione e decadimento, esattamente come aveva fatto a Venezia in occasione della Biennale, creando sculture in cera che si sarebbero poi autodistrutte nel corso della rassegna. L’arte di Urs Fischer abita uno spazio che sta a metà tra il reale e l’immaginario.

La mostra di Los Angeles ha riunito cinquecento sculture digitali, presentate in tre differenze sequenze (su un trio di colossali schermi sospesi). Ogni scultura rappresentava un abbinamento di oggetti convergenti. Nonostante ogni singolo elemento sia in movimento, le immagini non perdono mai la connessione che hanno con quelle dello schermo accanto. Tutti gli oggetti selezionati da Fischer sono artificiali e hanno quindi subito un processo di trasformazione tramite l’utilizzo di uno scanner 3D. Le sculture hanno una doppia identità: oltre ad essere state esposte in galleria risiedono come entità unica e documentata all’interno di un circuito blockchain. Secondo l’artista: “La visualizzazione delle sculture digitali può avvenire in qualsiasi format permetta di riprodurle ed esporle in continuo movimento. Questi lavori esisteranno in ogni spazio, che sia virtuale, reale o una fusione dei due, oggi e per sempre, grazie alla tecnologia di oggi e quella di domani”. 

I visitatori si sono potuti accomodare su mobili trovati per strada, in un ambiente accogliente e ambiguo allo stesso tempo. Nel foyer sono invece state esposte in vetrina alcune delle fonti che hanno determinato la creazione delle sculture. Il pubblico ha così avuto la possibilità di vivere un’esperienza completa, di conoscere la metamorfosi dall’analogico al virtuale degli oggetti. Fischer aveva inoltre ideato un programma di eventi nello spazio della Marciano Art Foundation. Le sopracitate performance musicali indoor hanno visto la partecipazione di artisti locali quali Pete Drungle che, nel giorno dell’inaugurazione, ha suonato il pianoforte dalle 12 alle 18. L’artista Rob Pruitt ha invece curato i cosiddetti “swap meets”, durante i quali i visitatori si sono cimentati nello scambio degli oggetti protagonisti delle sculture. Nuovi abbinamenti hanno conferito alla mostra statunitense un carattere ancor più inclusivo e, per certi versi, hanno permesso un avvicinamento tra il pubblico e un artista geniale e controverso quale Urs Fischer.

A conclusione di una mostra di così ampio respiro, i curatori hanno pensato di esporre un corto che raccontava nel dettaglio l’ideazione e la realizzazione delle opere.

Urs Fischer è nato a Zurigo e vive e lavora a New York. Le sue opere sono presenti nelle collezioni di istituzioni quali il Museum of Modern Art; il Museum of Contemporary Art di Los Angeles; la Fondation Carmignac di Parigi; la Vanhaerents Art Collection di Bruxelles; il Kunstmuseum Basel; la FRAC Provence-Alpes-Côte d’Azur di Marsiglia; il Migros Museum für Gegenwartskunst di Zurigo; il Museo d’arte della Svizzera Italiana di Lugano. Nel 2011, Fischer ha partecipato alla 54esima edizione della Biennale di Venezia. Sempre nella città lagunare, l’artista è stato protagonista di un’importante mostra presso Palazzo Grassi. Il suo complicato rapporto con l’Italia raggiunse il culmine quando la sua “Big Clay” venne vandalizzata in Piazza della Signoria a Firenze con una bomboletta spray. Di recente, Fischer si è anche avvicinato alla Crypto Art: risale ad aprile 2021, infatti, la prima vendita di una sua opera NFT.

Immagine in evidenza: photo Courtesy © Urs Fischer