Amitabh Bachchan, la star indiana che ha conquistato il mondo: "Il nostro mestiere racchiude tutte le bellezze della vita" - la Repubblica

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Amitabh Bachchan, la star indiana che ha conquistato il mondo: "Il nostro mestiere racchiude tutte le bellezze della vita"

L'attore presenterà in anteprima il nuovo film al festival River to River. "Il mio viaggio è iniziato da umili origini, l'amore del pubblico è la sua parte più bella"

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Un appuntamento al solito prestigioso, per uno sguardo al panorama del cinema indiano, che quest’anno sarà impreziosito dalla presenza di una delle sue star più rappresentative, l’attore, produttore, presentatore tv, narratore, Amitabh Bachchan. L’occasione è il River to River Florence Indian Film Festival, diretto da Selvaggia Velo, in programma dal 3 all’8 dicembre a Firenze. Da segnalare la giornata di domenica 5 quando, alle 19, l’interprete di titoli come Anand, Zanjeer, Sholay, Black e oltre duecento film (tra cui Il grande Gatsby di Baz Luhrmann) racconterà oltre 50 anni di vita e carriera al pubblico, in collegamento dall’India a causa delle restrizioni Covid e della situazione sanitaria ancora preoccupante.

Al Festival in cui, negli anni, si sono alternate le eccellenze di un Paese in fermento creativo, Bachchan, 79 anni -  'Big B' per molti - noto anche come volto della versione indiana di Chi vuol essere milionario?, trasmissione che conduce dal 2000, alla cui figura si è ispirato Danny Boyle in The Millionaire, parlerà anche del suo ultimo lavoro, Chehre, visibile su Amazon ma prima su grande schermo, in anteprima, al River to River. Un thriller psicologico firmato da Rumi Jaffery, dove ancora una volta la sua voce e la sua presenza fanno la differenza.

Amitab Bachchan nel film 'Chehre' disponibile su Prime Video dopo l'anteprima al festival River to River 

Iniziamo da una leggenda che da anni gira sul web, sul fatto che anni fa François Truffaut la definì un 'one man industry'. Cosa c'è di vero?
"Purtroppo non è stato lui a dirmelo, ma un gentiluomo francese, in visita in India, che aveva un nome molto simile. Parlammo di cinema, delle esperienze che avevo fatto fino a quel momento e allora fece questa osservazione riguardo al mio lavoro, che fu ripresa dai media. Da lì è innescato tutto. Non ho mai incontrato Truffaut e certo non mi merito quel titolo".

Eppure lei ha sperimentato tutto, quindi c’è una grande verità.
"Mi intimorisce, e allo stesso tempo mi rende orgoglioso il fatto che si parli di me come di un’icona, una leggenda vivente, ma non me ne voglio convincere pienamente. Nel 2022 compirò 80 anni (l’11 ottobre, ndr), sono nell’industria cinematografica da 50: una vita, certo sono grato per ciò che continuo a realizzare ma a fare la differenza è l’amore della gente nei miei confronti, l’aspetto più tenero del mio viaggio, che invece è partito da umili origini".

Amitab Bachchan, 79 anni 

Cosa le hanno insegnato quelle radici?
"A rimanere focalizzato sugli obiettivi, a non sentirmi di fatto mai arrivato. All'inizio ero solo un giovane attore in difficoltà, inadeguato, cercavo di trovare la mia strada e rendere fieri i miei genitori, visto i sacrifici che avevano fatto per darmi un’istruzione. Ho dovuto affrontare tante difficoltà, anche dei fallimenti, per poi ritrovarmi a raggiungere la popolarità: non parlo del successo, ma di una certa consapevolezza e responsabilità, a cui ho sempre dato valore".

Bollywood è una realtà tra le più prolifiche. Secondo lei come si è evoluta?
"Con il tempo il cambiamento avviene in molte sfere culturali, artistiche, private, e il cinema non è diverso. Nel corso degli anni il modo in cui i film sono stati realizzati tecnicamente, e dal punto di vista dei contenuti, hanno subito importanti trasformazioni, non solo invenzioni a livello tecnico e digitali, ma anche a livello sociale e morale. Sono fortunato ad aver avuto la possibilità di osservare come l’India si sia aperta in questo senso nel raccontare personaggi, volti, storie, tradizioni, ideali, mostrando al mondo e alle nuove generazioni una forma di mutazione narrativa, e quanto ci sia dietro in termini di lavoro, artigianalità, maestranze e produzioni, e sul fatto che si seguano i regolamenti e la legge del Paese, come è obbligatorio in qualsiasi società civile".

Ha avuto anche un breve passaggio in politica, poi abbandonata. Oggi per il suo paese in che modo si impegna?
"Proseguo in diverse attività, sostengo varie campagne legate alla prevenzione, alla salute, a migliorare le condizioni sanitarie, così riguardo i grandi temi come l'ambiente, lo faccio sia per le Nazioni Unite, che per il mio governo".

Riferimenti e modelli: se ne ha avuti, quali sono?
"Se parliamo di arte, il cinema italiano: i classici, da Fellini a Visconti, hanno rappresentato qualcosa di unico, lo dico come spettatore e attore. Sa, le ispirazioni sono motivi validi per cercare di scegliere ciò che ti colpisce come persona creativa, su cui poi lavori, dandogli però la tua di sensibilità.

'Chehre' segna un ulteriore step di una carriera memorabile: ci avrebbe mai pensato?
"Il ragazzo timido di un tempo forse no. Ogni giorno, però, assorbo nuovi input che influenzano allo stesso tempo la mia mente e il pensiero. Questa è la bellezza della vita, nel fare un mestiere in cui sei tante cose, riesci a divertirti, come in questo caso, a esplorare, a calarti nei panni di altri, a riflettere pure sul percorso intrapreso. Per questo sono felice quando ci sono occasioni come il River to River in grado di celebrare un’intera industria, formata da così numerosi e meravigliosi ingranaggi".