Alice attraverso lo specchio Recensione

Alice attraverso lo specchio: la recensione del sequel Disney

23 maggio 2016
2.5 di 5
18

Il regista James Bobin eredita Alice da Tim Burton, ma il film procede a stento.

Alice attraverso lo specchio: la recensione del sequel Disney

Capitana coraggiosa della nave di famiglia, Alice (Mia Wasikowska) sta per perderla a causa di un ricatto commerciale e di un'azione avventata di sua madre, che la vorrebbe più irreggimentata. Nel momento di massima crisi, Alice viene richiamata nel Paese delle Meraviglie, dove il Cappellaio Matto (Johnny Depp) è in ambasce: ha trovato la prova della sopravvivenza della sua famiglia, in teoria soppressa da un mostro decenni addietro. Per aiutarlo, Alice si rivolgerà al Tempo (Sacha Baron Cohen) e inizierà a viaggiare negli anni, cercando di riparare crimini e misfatti.

Alice in Wonderland di Tim Burton, risalente a sei anni fa, è stato il film che col suo stratosferico successo ha avviato la moda (nefasta o gioiosa, a seconda dei punti di vista) dei remake dal vivo dei classici animati Disney. Riservandosi il ruolo di coproducer, questa volta Burton lascia la sedia del regista al James Bobin degli ultimi due film dei Muppet. Scrive ancora la Linda Woolverton che firmò vent'anni fa anche La bella e la bestia e Il re leone, oltre al più recente Maleficent.
Siamo perplessi. Il primo film aveva il merito di cercare un'Alice diversa, più adulta, allineando la sua intraprendenza a quella delle eroine disneyane contemporanee. Il lavoro di Burton aveva però anche il demerito (a parere di chi scrive) di razionalizzare in modo deludente la visionarietà onirica della narrazione frammentaria e folle di Carroll, annullando la dimensione da incubo che caratterizzava persino il cartoon del 1951 firmato da Jackson-Geronimi-Luske. Se nel film precedente pareva di trovarsi davanti a un Le cronache di Narnia, Alice attraverso lo specchio nel migliore dei casi sembra un incrocio tra Ritorno al futuro e Labyrinth: ben lontano dall'efficacia di questi ultimi, ancora più lontano dalla fonte carrolliana.

L'emancipazione femminile, la famiglia, la voglia di combattere e di credere nei sogni, sono capisaldi della fiaba Disney, ma qui si spengono in uno schematismo che fatica a coinvolgere chi non sia un bambino: gli autori non governano i buoni fuochi d'artificio visivi e scenografici che la Disney garantisce, dando sempre l'idea di costringere figure iconiche come la Regina di Cuori o il Cappellaio Matto in ruoli preconfezionati e stracollaudati (ergo, poco "meravigliosi"). Non si tratta di criticare l'operazione per presa di posizione: come dimostra il solido Libro della Giungla di Jon Favreau, riaprire le vecchie pratiche può avere un senso se si ha l'arguzia di rifarsi a ciò che era stato sorvolato nel primo adattamento. Continuando a percorrere la strada del tradimento senza un piglio autoriale, si alimenta la sensazione che la macchina giri a vuoto.
Sensazione accentuata anche dalla caratterizzazione del Tempo di Sacha Baron Cohen, troppo parodistica, mentre il Cappellaio Matto di Johnny Depp, già sei anni fa scarsamente matto, antepone l'eco dei ruoli dell'attore al personaggio che interpreta. Gli altri personaggi appaiono come comparse chiamate per obbligo di presenza, sempre nello stridente tentativo di rendere simpatico e umano ciò che in Carroll nasceva come allucinazione.

Non che manchi qualche idea indovinata. Alice circola nel Paese delle Meraviglie con un variopinto costume orientale, frutto dei suoi viaggi per mare: l'abito sembra adattarsi naturalmente al Paese delle Meraviglie, quasi a sottolineare l'essere fuori dal mondo della sua personalità. Il lutto e la perdita, che Alice porta in sè essendo rimasta senza padre, sono poi temi che accompagnano la crescita della persona e teoricamente una buona base da cui partire per costruire un'evoluzione della protagonista. Amalgamare queste intenzioni con il mondo carrolliano sembra però un fardello troppo pesante per le gambe fragili del film.



  • Giornalista specializzato in audiovisivi
  • Autore di "La stirpe di Topolino"
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