Fiamme al Configliachi per il falò di un senzatetto, l’edificio resta un colabrodo - Il Mattino di Padova
In evidenza
Sezioni
Annunci
Quotidiani NEM
Comuni

Fiamme al Configliachi per il falò di un senzatetto, l’edificio resta un colabrodo

L’uomo se n’era già andato e il fuoco è stato subito domato: La tragedia dell’Epifania è ancora viva e da allora poco o nulla è cambiato. La polemica: «I poveri vanno aiutati».

Carlo Bellotto e Claudio Malfitano
4 minuti di lettura

Le stanze dell'Ex istituto per ciechi Confiliachi 

 

Sono passati quasi tre mesi dalla tragica notte dell’Epifania, quando la vita di tre ragazzi si è spezzata all’interno dello stabile del Configliachi in via Reni. Quella tragedia, ancora viva nel ricordo, ha rischiato di ripetersi.

C’è stato un principio di incendio, con un materasso e dei rifiuti andati a fuoco dopo che un senzatetto aveva acceso un piccolo fuoco per riscaldarsi in una stanzetta del Configliachi, dove era entrato per cercare un po’ di tepore in una mattinata fredda e piovosa.

Nell’ingresso che si trova a fianco della chiesa di San Gregorio Barbarigo all’Arcella sono arrivati i vigili del fuoco e i carabinieri. L’uomo se n’era andato e il rogo è stato spento in pochi istanti.

Lo stato di abbandono

Ma la realtà è che dentro l’enorme struttura abbandonata chi non ha un riparo continua ad entrare. Porte e finestre murate servono a poco.

Dopo la morte Hicem e Majdi Fridhi, 24 e 21 anni e Nader Jemai, 28 anni avvelenati dalle esalazioni di un braciere in una stanzetta dello stabile, molto si era detto e anche fatto. Le recinzioni erano state rafforzate e i buchi rattoppati, le finestre a rischio, murate.

Girando il perimetro dello stabile ci si rende conto della sua ampiezza e delle decine di soluzioni che ha chi vuole entrare. Molte le zone d’ombra, alle quali si può accedere senza essere visti.

Già una settimana fa c’era stata una denuncia, un buco sulla recinzione che s’affaccia su via Berti. D’altronde basta una forbice e il gioco è fatto.

I mattoni vengono forati a colpi di mazzetta o di cubetti di porfido e il varco è riaperto. Il portone in ferro è stato forzato e ieri, dopo l’intervento di soccorso, è stato chiuso con una grossa catena, ma c’è chi scommette che presto verrà tolta.

Di notte è più pericoloso

Di notte qui è terra di nessuno, nonostante i continui passaggi di carabinieri e polizia che hanno un controllo fisso quotidiano di quest’area abbandonata, come delle altre sparse per la città.

All’angolo tra via Reni e Strada dei Boti c’è una impalcatura rossa, un accesso facilitato per chi è atletico, che porta comodamente alle finestre del primo piano.

Qui una finestra murata è stata riaperta, non completamente, ma quanto basta per l’accesso di una persona. Siamo nel tratto che dovrebbe acquistare la Provincia, l’altro pezzo è del Comune, ma qui non ci sono differenze di sorta.

Un’impalcatura c’è anche dalla parte opposta e la situazione è la medesima.

L’area è completamente vulnerabile e nonostante l’impegno a chiudere gli accessi, gli stessi vengono riaperti sistematicamente.

Il degrado dilagante

Finché non ci sarà un intervento di riqualificazione dell’ex istituto per i minorati della vista la situazione rimarrà irrisolta. C’è un servizio di vigilanza che comunque non può risolvere completamente il problema visto che i varchi e le decine di stanze dovrebbero essere controllate da diverse persone nell’arco delle 24 ore.

Attraverso i servizi di accoglienza il Comune e altre associazioni fanno molto sul tema della marginalità, ma il problema rimane. Ci sono numerose persone che vivono nell’ombra e non vogliono essere trovate. Decine sono stati i controlli da parte delle forze dell’ordine, compresa la polizia locale.

Ma lo scenario da troppi anni è sempre lo stesso: lo specchio di un degrado dilagante a pochi passi dal passaggio del tram. Un degrado che è costato la vita a tre giovani. Quest’opera di recupero non può più tardare la sua realizzazione per il bene della città.

Monta la protesta

Striscione Configliachi dopo la tragedia del 6 gennaio

 

Nader Jemai e i fratelli Hicem e Majid Fridhi.

Erano i nomi che non dovevamo dimenticare. A poco meno di tre mesi, per qualche minuto si è materializzato l’incubo di aggiungere ulteriore dolore a quella tragedia dell’Epifania che ha scosso la città. Per questo le “donne in nero” – associazione che ha promosso il momento di ricordo e commemorazione per i tre ragazzi morti il 6 gennaio scorso – pesano le parole nel commentare l’incendio di ieri mattina.

«Che a distanza di tre mesi altre persone abbiano sentito la necessità di accendere un fuoco per scaldarsi ancora all’ex Configliachi dimostra, a nostro parere, che il problema dell’accoglienza di migranti irregolari e persone senza dimora non è ancora stato sufficientemente risolto – osserva Fiorella Grigio – Per scongiurare che altre tragedie possano ripetersi è urgente che le istituzioni si attivino per fare di Padova una città che accoglie e tutela anche i più fragili e vulnerabili, almeno garantendo loro cibo caldo e rifugio per la notte».

L’amministrazione ed il recupero

«La polizia locale garantisce una presenza con un controllo dinamico del territorio, come fanno tutte le forze dell'ordine. Purtroppo queste cose accadono perché manca una riqualificazione.

Ma presto sarà tutto risolto», commenta l’assessore alla sicurezza Diego Bonavina.

E il collega Andrea Colasio, delegato alla cultura, anticipa i tempi del risanamento: «Procederemo a bloccare la porta sfondata con una rete elettrosaldata e verificheremo anche gli altri ingressi cercando di murarli – anticipa – Poi entro una settimana comunque sapremo chi ha vinto il bando per i lavori e tra fine giugno e inizio luglio aprirà il cantiere. Noi il problema lo stiamo risolvendo».

La polemica politica

L’ultima frase è un accenno di risposta alla polemica politica che è infuriata per tutta la giornata.

L’opposizione infatti è partita all’attacco subito dopo che i vigili del fuoco hanno spento l’incendio: «È inaccettabile che quel luogo non sia stato messo in sicurezza – afferma la capogruppo della Lega Elenora Mosco – È il fallimento della sinistra: in prima linea a parlare di diritti e solidarietà, e poi dimentica di passare dalle parole ai fatti.

Le aree a rischio vanno messe in sicurezza, le politiche abitative devono essere strutturali, le unità di strada vanno sostenute. Significa dare speranza e non morte anche agli invisibili. Ma con questa amministrazione le promesse sono rimaste parole in fumo».

Le tante finestre sfondate all'Ex Configliachi 

 

Lamenta il mancato coinvolgimento dei consiglieri e della prima commissiona l’esponente di FdI Enrico Turrin: «Quella che una volta era la commissione che si occupava principalmente dei problemi inerenti la sicurezza urbana ormai quasi non si convoca più, se non per temi del tutto estranei».

«È venuta a mancare l’occasione di reciproco scambio tra forze politiche, consiglieri comunali, giunta e polizia locale che in molti casi potrebbe pervenire l’insorgere di situazione di degrado patologiche».

Anche nella maggioranza c’è chi parla di una sottovalutazione dei rischi di degrado: «Nomadi, ex Configliachi, via Berti, e poi c’è il proliferare di luoghi di culto accanto alle abitazioni. Sono questioni che non vanno sottovalutate – osserva il capogruppo della civica Luigi Tarzia – Bisogna chiedere al comitato per l’ordine pubblico di coinvolgere nell’operazione di presidio e di vigilanza le donne e gli uomini dell’Esercito dell’operazione “Strade Sicure”».

Nella maggioranza c’è anche chi guarda a possibili soluzioni provvisorie, visto che il dibattito si è spostato sulla possibilità di trasferire la nuova sede del liceo Marchesi a Pontevigodarzere cedendo in cambio l’area dell’ex Configliachi all’Aldi Immobiliare che vi realizzerebbe uno studentato:

«Se le cose andassero per le lunghe si potrebbe valutare la soluzione suggerita dal consigliere Bisato – afferma la dem Etta Andreella, ex presidente del quartiere Arcella – E cioè abbattere la parte non vincolata, una volta certificata la capacità edificatoria».

I commenti dei lettori