ALFONSO XIII, re di Spagna in "Enciclopedia Italiana" - Treccani - Treccani

ALFONSO XIII, re di Spagna

Enciclopedia Italiana (1929)

ALFONSO XIII, re di Spagna

Lello BONIN-LONGARE

Nato a Madrid il 17 maggio 1886, figlio postumo del re Alfonso XII e della regina Maria Cristina arciduchessa d'Austria. La sua nascita fu avvenimento di grande importanza per la nazione spagnuola. La monarchia costituzionale procedente dalla prammatica sanzione di re Ferdinando VII, che aveva abolito la legge salica in favore della figlia infanta Isabella, era bensì risorta con la proclamazione di Alfonso XII, e si era notevolmente rafforzata durante il regno di questo. Ma fu regno di soli undici anni, turbato spesso da moti repubblicani, sempre debellati e sempre ricorrenti. Il partito carlista, d'altra parte, benché avesse da più anni deposto le armi, non aveva rinunciato alle proprie rivendicazioni, che don Carlos riaffermava l'indomani della nascita del piccolo re con un manifesto datato da Lucerna: vivevano tuttora e dominavano la vita parlamentare del paese i grandi capi repubblicani Salmeron e Castelar. La nascita di re Alfonso XIII, assicurando la continuazione per linea maschile della dinastia costituzionale, consolidò definitivamente la monarchia. Da quel giorno, infatti, andarono rapidamente decadendo così il partito repubblicano che, salvo in alcune provincie, non ebbe mai nel popolo radici profonde, come il carlista, la cui forza, più che nella devozione al principio di legittimità, consisteva nel programma reazionario, al quale con il progredire dei tempi dovevano scemare sempre più gli aderenti.

La reggenza della regina madre, che durò fino al 17 maggio 1902, fu assai agitata per cause interne ed esterne, che misero a dura prova e in bella luce le molte e grandi doti della reggente. Tentativi d'insurrezione di carattere repubblicano, manifestazioni autonomistiche in Catalogna, agitazioni nelle Filippine e nelle Antille, difficoltà economiche con la Francia, che culminarono nella rottura commerciale del 1892, ostilità con le tribù intorno a Melilla, costituirono un'ininterrotta catena di scogli, fra i quali ebbe a navigare la reggenza. Incominciò allora l'alternarsi al potere (turno) dei due partiti parlamentari conservatore e liberale, sistema che durò fino ai nostri giorni, e che, quantuque chiamasse successivamente al potere uomini insigni e possenti oratori, quali Cánovas del Castillo, Sagasta, Silvela, Villaverde, non diede vita che a ministeri troppo mutevoli per assicurare al paese l'ordine e le riforme indispensabili al suo progresso politico ed economico. Con tutto ciò, quegli scogli vennero superati senza gravi avarie, si andò sempre più consolidando la monarchia, e allo spirare dei suoi poteri la regina reggente poté rimettere al governo del giovine re uno stato più tranquillo, ordinato e prospero di quello che ella aveva trovato alla morte del suo augusto consorte; e ciò, sebbene i dominî fossero diminuiti per la perdita delle colonie di oltre Oceano, in seguito alla guerra contro gli Stati Uniti (1898).

La Spagna uscì da quel conflitto col suo onore militare intatto, grazie al valore dei suoi marinai e dei suoi soldati; la pace portò patti gravi, poiché andarono perdute con le Filippine e le Antille le ultime colonie; ma, benché la Spagna fosse dalla guerra profondamente ferita nel suo orgoglio nazionale e nei suoi immediati interessi, pure non vi è dubbio che da quel giorno s'iniziò il suo risorgimento politico ed economico. Quei dominî lontani erano di peso e non di profitto alla Spagna, che, da quando vi rinunciò, poté dire di sé stessa con il suo grande poeta Claudiano: Brevior duxi felicius aevum. E da quell'epoca essa poté condurre con l'America latina quella politica di cordiale fraternità che tanto giovò e giova tuttora al suo prestigio internazionale. A. XIII fu dichiarato maggiorenne a sedici anni, quando già le dolorose memorie della guerra di Cuba si andavano gradatamente dileguando. Il giovane sovrano divenne subito assai popolare. Elegante nella persona, di spirito pronto, di un portamento dignitoso che non si scompagna da una grande affabilità, amantissimo delle cose militari, qualità importantissima in un paese dove l'esercito ebbe sempre molta parte nella vita della nazione, tutte queste doti personali contribuirono prontamente a fare del giovane monarca una delle forze vive della nazione.

Tale prestigio personale, che si accrebbe per l'ammirevole sangue freddo che il re dimostrò in occasione degli attentati onde fu oggetto, ebbe la più benefica influenza sui destini della Spagna, e ad esso in gran parte si deve se il paese, nonostante le agitazioni interne, le complicate vicende parlamentari, le difficoltà marocchine, progredì sicuramente verso condizioni più prospere. Si moltiplicarono bensì le crisi ministeriali; liberali e conservatori si alternarono con rapido ritmo al potere: Sagasta, Silvela, Villaverde, Maura, Moret, Montero Rios, Canalejas, Romanones, Dato si succedettero al governo, senza riuscire a comporre amministrazioni veramente vitali; ma, grazie alla popolarità del re, non si pose mai la questione della forma di governo, e in tante agitazioni la monarchia rimase la salda pietra angolare dell'edifizio, pur battuto da aspre tempeste.

Le più fiere vennero nei primi anni del regno dal sorgere e aggravarsi delle questioni sociali, che, in un paese ancor nuovo alla vita industriale moderna, assunsero talvolta aspetti violenti, e dettero luogo a scioperi cruenti, come quelli di Barcellona nel 1909, a manifestazioni anarchiche, che culminarono negli attentati alla persona del re della rue de Rohan a Parigi (1905) e della Calle Mayor (1906) e nell'assassinio di due presidenti del Consiglio, Canalejas nel 1912 e Dato nel 1920. Altre difficoltà sorsero dalle tendenze autonomistiche della regione catalana, e soprattutto dalle ostilità sempre rinnovantisi nel Marocco. Due avvenimenti importanti vennero a regolare dal punto di vista internazionale la situazione di quell'impero: la conferenza d'Algeciras nel 1906, e l'accordo di delimitazione franco-spagnuolo del 1912. Ma nella zona assegnata alla Spagna, se le successive campagne militari tornano ad onore dell'esercito spagnuolo, che si mostrò degno erede dei gloriosi tercios del duca d'Alba e d'Alessandro Farnese, esse, nelle condizioni in cui si svolgevano, non furono per lungo tempo risolutive, e richiesero ripetuti e gravi sacrifizî d'uomini e di danaro, i quali non potevano non dare origine a serî malcontenti. Il vizioso funzionamento del regime parlamentare veniva ad aggravarli, e le Cortes diventavano sempre più impopolari, di modo che fu accolto con generale approvazione dalle masse l'atto del re, che, dopo il manifesto pubblicato a Barcellona il 13 settembre 1923 dal generale Primo de Rivera, chiamò quest'ultimo a formare un nuovo governo, che si costituì all'infuori del Parlamento, e s'intitolò Direttorio. Esso sciolse le Cortes e riformò energicamente l'amministrazione interna, portò a buon fine, anche mediante accordi militari con la Francia, la guerra marocchina, e condusse il paese a uno stato di crescente prosperità e di rafforzato prestigio internazionale.

In questi migliorati destini della nazione re A. ebbe parte grandissima per l'impulso che si studiò sempre di dare alle scienze, alle industrie, a quanto poteva mettere in valore le ricchezze naturali, troppo a lungo neglette, del paese. A tutti sono noti i grandi progressi economici conseguiti durante il suo regno. Basterà qui ricordare i fiorenti porti di Barcellona e di Bilbao, le migliorate comunicazioni ferroviarie e stradali, la rapida trasformazione di Madrid, divenuta in breve tempo una capitale veramente degna di un grande stato. A. XIII rese grandi servigi alla Spagna anche nel campo internazionale mediante i frequenti contatti che seppe mantenere con l'estero, e per l'autorità che nelle sue frequenti visite alle altre capitali seppe assicurarsi presso principi e governi. Si deve qui ricordare specialmente la schietta simpatia che nel difficile periodo della guerra europea egli, pur senza dipartirsi dai suoi doveri di sovrano neutrale, seppe mostrare alle potenze occidentali, l'ammirevole organizzazione della sua istituzione in favore dei prigionieri di guerra, e la visita che fece a Roma nel novembre 1923. Quella prima visita d'un re di Spagna al re d'Italia nella capitale ebbe, per le relazioni dei due stati con la Santa Sede, un'importanza politica che a nessuno poté sfuggire, e strinse i vincoli d'una cordiale amicizia fra le due nazioni che troppo si erano fino allora ignorate, e che sono chiamate a progredire in fraterna concordia per le vie pacifiche della civiltà. Re A. sposò a Madrid il 31 maggio 1905 Eugenia Vittoria principessa di Battenberg, che divide con lui l'affetto della nazione: sono nati dal matrimonio quattro principi e due principesse.

Bibl.: Salvany, España à fines del siglo XIX, Madrid 1891; Ortega y Rubio, Historia de la Regencia de Doña Maria Cristina de Habsburgo-Lorena, Madrid 1906; Pirala, España y la Regencia, Madrid 1907; España, in Enciclopedia Universal Illustrada, Barcellona 1925; G. Maura y Gamazo, Historia critica del Reinado de Don Alfonso XIII durante su minoridad bajo la Regencia de su madre Doña Maria Cristina de Austria, Barcellona 1919-25.

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