Alessandra di Grecia (1921-1993)

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Alessandra di Grecia
Alessandra, regina di Jugoslavia, in uno scatto d'epoca
Regina consorte di Jugoslavia
Stemma
Stemma
In carica20 marzo 1944 –
29 novembre 1945
PredecessoreMaria di Romania
SuccessoreMonarchia abolita
TrattamentoSua Altezza Reale
(1921-1944)
Sua Maestà
(1944-1993)
Altri titoliPrincipessa di Grecia e Danimarca
NascitaAtene, 25 marzo 1921
MorteBurgess Hill, 30 gennaio 1993
Luogo di sepolturaPalazzo di Tatoi (1993-2013)
Chiesa di San Giorgio (dal 2013)
Casa realeSchleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg per nascita
Karađorđević per matrimonio
PadreAlessandro di Grecia
MadreAspasia Manos
Consorte diPietro II di Jugoslavia
FigliAlessandro
ReligioneOrtodossia greca per nascita
Ortodossia serba per matrimonio

Alessandra di Grecia (in greco moderno Αλεξάνδρα της Ελλάδας; Atene, 25 marzo 1921Burgess Hill, 30 gennaio 1993) è stata l'ultima regina consorte di Jugoslavia, dal 1944 al 1945, come moglie di Pietro II.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nascita[modifica | modifica wikitesto]

Alessandra con la nonna Sofia di Prussia il 13 aprile 1921

Alessandra nacque ad Atene il 25 marzo 1921, come figlia postuma di re Alessandro e unico membro della famiglia reale ad avere ascendenti greci da entrambi i genitori. Da parte di padre era infatti discendente di imperatori bizantini e di sovrani balcanici di epoca medievale; per lato della madre, Aspasia Manos, aveva come antenati i nobili greci di Istanbul.

Venne battezzata nel palazzo reale con i membri della famiglia reale in veste di padrini.[1] Dopo la morte del padre avvenuta cinque mesi prima della sua nascita, il nonno paterno Costantino I salì al trono per la seconda volta, considerando il regno del figlio defunto solo una reggenza.[2] Allo stesso modo considerò nullo il suo matrimonio con la madre di Alessandra, in quanto, non essendo re quando avvenne, fu celebrato senza il suo consenso.[3] Alessandra nacque così come figlia illegittima.[2]

Grazie all'intercessione della nonna, la regina Sofia, fu approvata dal governo una legge con la quale il re riconosceva la legittimità delle nozze[2] e approvava i matrimoni dei principi greci con cittadini comuni.[1] Le venne così conferito con valore retroattivo il titolo principesco nel luglio 1922, anche se continuava a non far parte della casa reale[4] e della linea di successione al trono.[3]

Gioventù[modifica | modifica wikitesto]

Giardino Eden Hundertwasser, la residenza di Aspasia e Alessandra sulla Giudecca

Dopo il colpo di Stato dell'11 settembre dello stesso anno, il 27 settembre il nonno abdicò costringendo i famigliari all'esilio. Ad Aspasia fu però concesso di rimanere in Grecia con la figlia, ma nel 1924 si recarono dalla regina Sofia a Firenze.[2]

Nel 1927 Alessandra si spostò con la madre in Inghilterra, ad Ascot, dove fu iscritta in collegio. La nostalgia che sentiva della madre e il disprezzo per il sistema educativo[1] le causarono una permanenza spiacevole, al punto che smise di mangiare per poi ammalarsi di tubercolosi.[2] La madre la portò a curarsi in Svizzera e in seguito si trasferirono a Venezia.[2]

Dopo il referendum del 1935 e la conseguente restaurazione della monarchia, fece diversi viaggi nel paese natio.[2] Era solita trascorrere i periodi di vacanza con le zie, Elena, Irene e Caterina, ed ebbe per compagni di gioco i cugini Filippo di Grecia e Michele di Romania.[1] L'amicizia con il primo sarebbe durata per tutta la vita.[1]

La principessa terminò i suoi studi a Parigi[1] con Mademoiselle Ozanne,[5] e in questi anni Zog I di Albania le chiese la mano, dopo che si innamorò di lei guardando un suo ritratto fotografico.[1] La madre Aspasia riteneva che la figlia fosse troppo giovane per sposarsi e si sentì sollevata quando lo zio, Giorgio II, respinse la richiesta.[1] Successivamente si iniziò a credere che fosse stata fidanzata per breve tempo con il principe Filippo.[1]

Tornò definitivamente a vivere in Grecia nel 1940.[2] Nel 1941 dovette fuggire con la famiglia per via dell'invasione italiana, recandosi in Egitto e Sudafrica.[2] In seguito Giorgio VI del Regno Unito diede loro il permesso per tornare in Inghilterra.[2]

Regina di Jugoslavia[modifica | modifica wikitesto]

Stendardo della regina Alessandra

Il 20 marzo 1944 sposò il cugino di terzo grado Pietro II di Jugoslavia,[3] incontrato nel 1942 a Londra, quando egli era lì in esilio.[2] Il luogo delle nozze fu l'ambasciata jugoslava e gli ospiti inclusero Giorgio VI e la figlia Elisabetta,[4] lo zio Giorgio II, Guglielmina dei Paesi Bassi e Haakon VII di Norvegia.[2]

La suocera, la regina Maria, si rifiutò di partecipare disapprovando fortemente le nozze, a tal punto che i due sposi si incontrarono per i due anni precedenti solamente nella casa londinese di Marina di Grecia, dovendo sempre rimandare le nozze.[1]

Diede alla luce il figlio Alessandro nel 1945, presso il Claridge's di Londra. Per garantirgli la nazionalità jugoslava Winston Churchill chiese a Giorgio VI di cedere temporaneamente alla sovranità del Regno la suite 212,[1] in cui Alessandra partorì.[2] La camera fu quindi l'unica porzione di territorio jugoslavo su cui Alessandra mise piede durante la sua vita.[1]

Caduta della monarchia[modifica | modifica wikitesto]

Pietro II e Alessandra nel 1963

Quattro mesi dopo infatti, avvenne la caduta della monarchia e gli ex sovrani cambiarono diverse volte residenza, andando prima in Francia, poi in Svizzera e, nel 1949, negli Stati Uniti d'America.[2] A quel punto il rapporto coniugale cominciò a indebolirsi, a causa delle difficoltà finanziarie[1] e delle relazioni extraconiugali di Pietro II,[2] ormai dedito all'alcol.[1]

In questo periodo Alessandra tentò diverse volte il suicidio, per la prima volta nell'estate del 1950 durante una visita alla casa veneziana della madre.[1] Nel 1953 il marito fece causa per il divorzio e per vendicarsi Alessandra decise di tagliarsi i polsi, venendo salvata da un medico.[3] Nel 1956 scrisse la sua autobiografia, For Love of a King,[6] e sebbene ci furono diverse riconciliazioni negli anni '50 e '60,[7] si separò dal marito per andare a vivere dalla madre,[2] che la assistette poiché afflitta da problemi mentali.[4]

Già prima della separazione cominciò a soffrire di anoressia e del disturbo da dismorfismo corporeo, che la portò a farsi asportare il seno convinta che al marito non piacesse il suo corpo.[1] Gli anni settanta iniziarono con il lutto dell'ex marito, seguito da quello della madre nel 1972. In seguito non partecipò al matrimonio del figlio e vendette l'abitazione della defunta madre tornando a vivere in Regno Unito nel 1979.[2]

Morte[modifica | modifica wikitesto]

Tombe di Pietro II e di Alessandra nella chiesa di San Giorgio a Oplenac

Residente in una casa di cura[4] e malata di cancro, morì a Burgess Hill il 30 gennaio 1993 a 71 anni.[2] La salma fu inizialmente posta nel suo paese d'origine, nella residenza di Tatoi ad Acharnes.[2] Dal 26 maggio 2013, quando i suoi resti furono trasferiti alla Serbia, è tumulata nella chiesa di San Giorgio a Topola, al fianco dell'ex marito e della suocera Maria.[2]

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Alessandra con il figlio nel 1946 circa

Alessandra di Grecia e Pietro II di Jugoslavia ebbero un figlio:

Titoli e trattamento[modifica | modifica wikitesto]

Monogramma di Alessandra
  • 25 marzo 1921 - 20 marzo 1944: Sua Altezza Reale, la principessa Alessandra di Grecia e Danimarca
  • 20 marzo 1944 - 29 novembre 1945: Sua Maestà, la regina di Jugoslavia
  • 29 novembre 1945 - 30 gennaio 1993: Sua Maestà, la regina Alessandra di Jugoslavia

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Giorgio I di Grecia Cristiano IX di Danimarca  
 
Luisa d'Assia-Kassel  
Costantino I di Grecia  
Olga Konstantinovna di Russia Konstantin Nicolaevič di Russia  
 
Alessandra di Sassonia-Altenburg  
Alessandro I di Grecia  
Federico III di Germania Guglielmo I di Germania  
 
Augusta di Sassonia-Weimar-Eisenach  
Sofia di Prussia  
Vittoria di Gran Bretagna Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha  
 
Vittoria del Regno Unito  
Alessandra di Grecia  
Trasybulos Manos Konstantinos Manos  
 
Sevastia Argyropoulos  
Petros Manos  
Roxane Mavromichalis Petros Mavromichalis  
 
Principessa Euphrosine Soutzos  
Aspasia Manos  
Iacobos Argyropoulos Dott. Periklis Argyropoulos  
 
Principessa Aglaia Rosetti-Răducanu  
Maria Argyropoulos  
Aspasia Anargyros Petrakis Dottor Anargyros Petrakis  
 
 
 

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze greche[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze jugoslave[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p (EN) Raluca Elgyar, Alexandra of Greece – The last Queen of Yugoslavia, in historyofroyalwomen.com, 6 aprile 2018. URL consultato il 29 settembre 2022.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t (EN) Scott Mehl, Alexandra of Greece, Queen of Yugoslavia, in unofficialroyalty.com, 29 gennaio 2014. URL consultato il 28 settembre 2022.
  3. ^ a b c d (EN) Moniek Bloks, No succession rights for Alexandra of Greece, in historyofroyalwomen.com, 7 agosto 2015. URL consultato il 29 settembre 2022.
  4. ^ a b c d (EN) Seth B. Leonard, A Century Since the Birth of Princess Alexandra of Greece, Future Queen of Yugoslavia, in eurohistoryjournal.blogspot.com, 25 marzo 2021. URL consultato il 29 settembre 2022.
  5. ^ (ENSRHR) HM Queen Alexandra of Yugoslavia, in royalfamily.org, 24 settembre 2013. URL consultato il 29 settembre 2022.
  6. ^ (EN) The Sad Life of Peter II, and the Curious Disinterring of the King of Yugoslavia From Libertyville, in chicagomag.com, 24 gennaio 2013. URL consultato il 29 settembre 2022.
  7. ^ (EN) Queen Alexandra of Yugoslavia, in royalwatcherblog.com, 30 gennaio 2017. URL consultato il 29 settembre 2022.
  8. ^ Royal Magazine
  9. ^ Royal Family

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Regina consorte di Jugoslavia Successore
Maria di Romania 20 marzo 1944 - 29 novembre 1945 Titolo abolito
Controllo di autoritàVIAF (EN301734331 · ISNI (EN0000 0004 5329 2190 · SBN MILV231576 · ULAN (EN500445041 · LCCN (ENn2017043326 · GND (DE104557877 · BNF (FRcb162963087 (data) · WorldCat Identities (ENlccn-n2017043326
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