Aldo Fabrizi, fratello della grande Elena Fabrizi, è nato a Roma il 1 novembre 1905 ed è deceduto il 2 aprile 1990 a causa di un’insufficienza cardiaca. Il noto artista romano, è considerato uno degli attori più importanti del panorama cinematografico italiano e della commedia all’italiana. Infatti, oltre ad essere stato un protagonista assoluto dagli anni ’50 agli anni ’70 della commedia italiana, che saputo rappresentare insieme ad Anna Magnani ed Alberto Sordi la romanità nel cinema, ha avuto esperienze anche da regista, da sceneggiatore, da comico e poeta. Aldo Fabrizi nel 1928 esordì con la pubblicazione di un volume di poesie romanesche intitolato Lucciche ar sole, di cui ottenne addirittura una recensione sul quotidiano Il Messaggero e successivamente prese parte alla redazione del giornale dialettale Rugantino. Due anni dopo, esordì come macchiettista nella compagnia Reginella, con il nome Fabrizio e pochi anni dopo, fondò la sua compagnia. Nei primi film Avanti c’è posto…, Campo De’ Fiori, si limitò a riproporre, le macchiette già portate a teatro come quelle del bigliettaio del pescivendolo e del vetturino accanto ad Anna Magnani con la quale avrà un rapporto conflittuale. Nel 1945 invece, con il primo film compiutamente neorealista, Roma città aperta di Roberto Rossellini, interpretò il ruolo più intenso e significativo della sua carriera, ispirato alle figure dei sacerdoti Don Giuseppe Morosini e Don Pietro Pappagallo, entrambi fucilati nel 1944 dai nazisti. Nel 1950 fu premiato con un Nastro D’Argento per la sua interpretazione nel film Prima Comunione, interpretò quasi 70 film, molti di successo, privilegiando sempre ruoli drammatici e comici. Grazie ad una serie di film con altri grandi attori del periodo come Totò con il quale recitò in Guardi e ladri, I Tartassati, Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi, Totò contro i quattro e con Peppino De Filippo, con il quale recitò in Signori, in carrozza!, Accadde al penitenziario e Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo, diventando uno dei protagonisti indiscussi della commedia all’italiana. Aldo Fabrizi fu particolarmente legato al suo amico e collega Totò, poiché per lui, nutriva una profonda stima e amicizia. Infatti Fabrizi raccontò di quanto amasse lavorare con il Principe De Curtis: “Lavorare con Totò era un piacere, una gioia, un godimento perché oltre ad essere quell’attore che tutti riconosciamo era anche un compagno corretto, un amico fedele e un’anima veramente nobile… Arrivati davanti alla macchina da presa, cominciavamo l’allegro gioco della recitazione prevalentemente estemporanea che per noi era una cosa veramente dilettevole. C’era solamente un inconveniente, che diventando spettatori di noi stessi ci capitava frequentemente di non poter più andare avanti per il troppo ridere“.

Aldo Fabrizi nel film La famiglia Passaguai con Ave Ninchi

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Tutte le curiosità su Aldo Fabrizi

  • Stando ad alcune ricerche, il padre di Aldo Fabrizi, Giuseppe Fabrizi, sarebbe originario di San Donato Val di Comino, in provincia di Frosinone, mentre la madre Angela Petrucci, è originaria di Tivoli. La madre dell’attore a Campo de’ Fiori, gestiva un banco di frutta e verdura. Inoltre, l’attore fu il primo di 5 fratelli.
  • Aldo Fabrizi ebbe un’infanzia piuttosto complicata, poiché morì suo padre per una polmonite fulminante, causata dalla caduta con cavallo e carretto in un fosso romano. In seguito all’incidente, Aldo Fabrizi fu costretto ad abbandonare gli studi e contribuire al sostentamento della sua famiglia.
  • Aldo Fabrizi non considerava sua sorella Elena una grande attrice. Infatti Carlo Verdone raccontò un episodio avvenuto durante la cerimonia della consegna dei David di Donatello 1988, nel quale Aldo Fabrizi chiese a Carlo Verdone: “Ma tu che ci trovi in mia sorella? Quella è buona solo a cucinare”.
  • Durante la sua carriera, vinse diversi premi tra cui: Nel 1988 un David alla carriera, nel 1951 un Nastro d’Argento come Miglior attore non protagonista per il film Prima comunione, nel 1975 vinse sempre un Nastro d’Argento come Miglior attore non protagonista nel film C’eravamo tanto amati e nel 1947 vinse il premio Biennale per speciali meriti artistici per il film Il delitto di Giovanni Episcopo.
  • Nel 1977 ricevette una onorificenza come Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.  
  • Sposò Beatrice Rocchi, una cantante del varietà, di cui il suo nome d’arte era Reginella e dal loro matrimonio nacquero due gemelli: Massimo, deceduto nel 2016 a causa di un’insufficienza cardiaca e Wilma.
  • Aldo Fabrizi abitava nello stesso palazzo dove viveva Ave Ninchi.
  • L’attore aveva la passione per la gastronomia e soprattutto amava gli spaghetti con aglio, olio e peperoncino.
  • In ambito gastronomico scrisse alcune poesie in romanesco.
  • Ebbe esperienze nel doppiaggio e prestò la sua voce a Giuseppe Varni, il bidello del film Maddalena…zero in condotta, e successivamente a Gino Saltamerenda, lo spazzino che aiuta Lamberto Maggiorani ed il piccolo Enzo Staiola a trovare la bicicletta rubata nel film Ladri di biciclette.
  • Prese parte all’opera teatrale di Garinei e Giovannini, Rugantino con Enrico Montesano e Bice Valori, nei panni di Mastro Titta, il boia. Tanto fu il successo ottenuto, che portarono lo spettacolo in America, registrando altri sold–out.
  • Aldo Fabrizi non ebbe un rapporto particolarmente idilliaco con sua moglie, a causa dei suoi ripetuti tradimenti.
  • Suo figlio Massimo, nel 2007 pubblicò un libro nel quale descrisse suo padre Aldo come un uomo suscettibile e severo.
  • Aldo Fabrizi aveva un rapporto difficoltoso sul set con l’attrice Anna Magnani.
  • Aldo Fabrizi e sua sorella Elena Fabrizi hanno cucinato insieme l’Amatriciana, durante le pause tra i set dei film Acqua e Sapone e Sette chili in sette giorni.
  • Ha diretto diversi film tra cui: Emigrantes, La famiglia Passaguai, La famiglia Passaguai fa fortuna, Il maestro…, Papà diventa mamma e tanti altri.
  • Nel 1925 per un certo periodo, lavorò davvero come vetturino; pare che il berretto e lo spolverino indossati nella pellicola del 1943, fossero proprio quelli usati in quell’esperienza giovanile.