IL WARREN BUFFET D’ARABIA

Il principe saudita Al-Waleed riparte con investimenti miliardari

di Riccardo Barlaam

Al Waleed bin Talal (Fotogramma)

6' di lettura

Il video su Twitter ha avuto 1,2 milioni di visualizzazioni. Il principe miliardario Al-Waleed bil Talal lo ha postato nel giorno in cui in Arabia Saudita è diventato legale per le donne guidare l'auto. Mostra la figlia maggiore al volante di un Suv che gira per le strade di Riad. Con lui seduto a fianco che commenta, divertito, l'insolito esperimento. Mentre tre nipotine, sedute dietro, si godono la scena. Si vede la città, il traffico, i suoi colori e infine il cancello della residenza che si apre al loro arrivo. Un pretoriano li saluta. E gli applausi dei presenti nell'auto alla fine della prima guida libera per la figlia del finanziere. Storico evento per la famiglia del principe vegano e per il paese. Che vale la pena fissare in quell'istantanea che in poche ore ha fatto il giro del mondo.

In carcere 83 giorni, al Ritz
Al-Waleed, soprannominato il Warren Buffett d'Arabia, è uno degli uomini più ricchi del pianeta. Un simbolo riformista della dinastia saudita. Volto pubblico molto conosciuto e apprezzato nel paese e all'estero che nei mesi scorsi è stato costretto a una lunga detenzione dorata, durata 83 giorni, all'hotel Ritz Carlton di Riad, l'albergo più lussuoso della capitale araba, assieme a oltre 200 tra sceicchi, principi, ministri e uomini delle istituzioni accusati, a vario titolo, di corruzione dal principe ereditario Mohammed Bin Salman, per tutti Mbs, plenipotenziario ormai, che è cugino di Al-Waleed. L'arresto è cominciato con una telefonata nel cuore della notte e l'invito da parte del governo a presentarsi al più presto nel 5 stelle superior per non precisate esigenze reali. Da lì per lui è iniziato un brutto sogno che sembrava non finire più. Al-Waleed, 63 anni, è stato uno di quelli che ha subito il periodo più lungo di detenzione – quasi tre mesi - perché non accettava le accuse del governo per i danni legati alla sua reputazione. Fino all'ultimo si è dichiarato innocente.

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Dalla parte sbagliata
La stanza che ha occupato per 83 giorni di detenzione dorata nell'hotel più lussuoso di Riad era la numero 628. Una suite reale da 425 metri quadri. Le giornate del principe nel carcere a 5 stelle sono state scandite dalla preghiera, 5 volte al giorno. E dal cibo – lui è vegano – due pasti che divideva in 5 piccole razioni durante la giornata. “Tanto sport, tante camminate in palestra molta meditazione e le news alla tv”, come ha raccontato lui stesso un paio di mesi dopo la fine della brutta avventura.
Secondo diversi osservatori, Al Waleed è finito nella parte sbagliata rispetto alla famiglia reale da quando non ha accettato di promuovere nella comunità finanziaria internazionale gli investimenti per realizzare la cittadella hi-tech Neom. Il business hub nel Mar Rosso, la città del futuro da 500 miliardi di dollari che i sauditi vogliono creare più grande di Dubai e sulla quale sono riposti gran parte dei piani riformatori del principe Mohammed Bin Salman.

GLI ASSET DI AL WALEED

Prezzo in milioni di dollari (Bloomberg billionaire’s Index)

GLI ASSET DI AL WALEED

Un conto pesante
Durante la carcerazione il patrimonio personale del tycoon saudita è diminuito di due miliardi di dollari. Non solo. Il Wall Street Journal ha scritto che dietro l'accordo per il suo rilascio, di cui non sono stati resi noti i termini finanziari, ci sono stati 6 miliardi di dollari che il principe vegano ha accettato di pagare, transando infine, al governo saudita in cambio della libertà. “Abbiamo firmato qualcosa, una sorta di conferma chiarificatrice con il governo. Qualcuno lo ha chiamato accordo. Io non lo chiamo accordo, perché io non ho fatto niente di male e un accordo vorrebbe dire riconoscere il contrario”.

Un regno nella bufera
Kingdom Holding, la società di investimenti di Al-Waleed, di cui detiene il 95% del capitale, durante la sua carcerazione al Ritz Carlton ha perso circa un quinto del suo valore in Borsa, sceso da 12,5 a 8,5 miliardi di dollari. Nei primi tre giorni di “carcere” il titolo è crollato del 21%. Le banche e i fondi di investimento, in seguito agli incerti per il suo futuro, gli hanno chiuso tutti i rubinetti dei finanziamenti. Tanto che Talal al Maiman, il ceo di Kingdom Holding, dall'esterno ha continuato ad operare in una difficilissima quanto inaspettata congiuntura negativa. Investimenti già decisi sono stati bloccati dall'arresto. In uno stand by lunghissimo, che ha aumentato il conto pesante pagato dal finanziere. Come, ad esempio, l'acquisizione da 1,5 miliardi di dollari già firmata con il Crédit Agricole per il 16% della banca locale Saudi Fransi (Bsi).

Tra i più ricchi del pianeta
Al-Waleed prima dell'arresto era nei primi posti della classifica degli uomini più ricchi del mondo con un patrimonio personale stimato di quasi 19 miliardi di dollari. Forbes nell'ultima edizione del suo report presentata a marzo, dopo il suo rilascio, ha deciso di sospendere lui e altri 9 miliardari sauditi, dalla classifica mondiale dei Paperoni. Per la difficoltà nella valutazione delle perdite subite. Si sa che il governo di Mbs si è posto come obiettivo delle purghe anti-corruzione quello di recuperare almeno 100 miliardi di dollari dagli sceicchi imprigionati al Ritz.

LA VOLATILITÀ DEL TITOLO DI KINGDOM HOLDING

LA VOLATILITÀ DEL TITOLO DI KINGDOM HOLDING

La ragnatela nelle big company
Al-Waleed è uno di quelli che ha pagato il conto più pesante. Ed è uno di quelli che ha comunque il patrimonio più ingente, con una rete infinita di partecipazioni incrociate nelle principali società mondiali. E' tra i principali azionisti di società come Apple, News Corporation, Twitter, Citigroup, Microsoft. Uomo più ricco del Paese e tra i più facoltosi del pianeta, per un quarto di secolo ha stretto relazioni e fatto investimenti in grandi banche e società di Europa e Stati Uniti. Durante la crisi dei mutui americani Al-Waleed ha perso miliardi nel crollo di Citigroup, e a lui si deve il salvataggio dal fallimento della grande banca americana. Il finanziere saudita ha anche rifinanziato Eurodisney sull'orlo del crac. Così come ha sostenuto la società di Rupert Murdoch durante lo scandalo delle intercettazioni telefoniche. E' partner di Bill Gates nella sua Fondazione benefica per la lotta alla malaria. Ha partecipazioni nel Savoy di Londra e, fino a pochi giorni fa, nel Plaza Hotel di New York, passato di mano al fondo sovrano del Qatar per 600 milioni di dollari. Al-Waleed è anche proprietario del gruppo Rotana, che controlla separatamente, la più importante società di entertainment del mondo Arabo.

Un uomo libero
Adesso è tornato ad essere un uomo libero: “Vi assicuro che tutto è tornato normale e tutto funziona come prima, anzi meglio, in Arabia Saudita. Siete tutti i benvenuti nel nostro paese per vedere come vanno le cose davvero qui e come la vita è tornata alla normalità”, ha detto di recente il principe vegano. Nella prima intervista dopo il rilascio ha voluto rassicurare i partner della business community: il suo impero è intatto ed è perfettamente funzionante nonostante gli 83 giorni di carcerazione dorata. Non è abituato a stare con le mani in mano Al-Waleed. Così da subito si è rimesso al lavoro per cercare di far ripartire la sua Kingdom Holding. Sta già lavorando con Goldman Sachs, a caccia di nuove prede sui cui scommettere. Pronto ad investire nel breve 3 miliardi di dollari, con 1-2 miliardi di indebitamento che sta raccogliendo tra banche e fondi per dare carburante a queste sue nuove scommesse. Il finanziere ha raccontato che sta pensando anche a un piano di ristrutturazione del suo patrimonio, per evitare forse che nuove situazioni imprevedibili possano impattare il meno possibile sul suo impero dorato. Così è allo studio un piano di scorporo per 13 miliardi di dollari di proprietà immobiliari e altri asset di sua proprietà che confluiranno in un nuovo veicolo di investimento solo per il ramo real estate.

In affari con il governo
Al-Waleed ha anche rivelato che sta programmando un piano di investimenti assieme al Public investment fund (Pif), il fondo sovrano saudita. Pace fatta e ritrovata comunione d'intenti con il principe cugino Mbs e con il suo piano Vision 2030. “Sì – ha raccontato Al-Waleed –stiamo discutendo con Pif di co-investire in certi progetti. Uno di questi è Careem, società di ride-sharing rivale di Uber, molto diffusa nei paesi arabi, su cui si sta pensando di prendere una quota di maggioranza. Il fondo sovrano saudita nel 2016 ha acquisito una partecipazione in Uber da 3,5 miliardi di dollari. Careem, fondata nel 2012, è partecipata da Kingdom Holding, ed è una società in forte crescita in Medio Oriente, Nord Africa, Pakistan e Turchia. Insomma, dopo le turbolenze dell'arresto nel cinque stelle superior sono cominciate le grandi manovre del Buffett d'Arabia per ritornare a conquistarsi quel posto che gli spetta di diritto nella classifica di Forbes. Ci vorrà qualche mese ancora. Ma la sfida è già partita.

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