Agente 007 - Licenza di uccidere: curiosità e retroscena del film

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    Agente 007 – Licenza di uccidere: curiosità e retroscena del film

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    Dopo avervi parlato di Agente 007 – Licenza di uccidere nella nostra recensione, ci concentriamo sulla genesi e sulle curiosità legate al debutto cinematografico di James Bond. Dalla scelta degli attori alla celeberrima colonna sonora, fino ad arrivare alle reazioni da parte di illustri personaggi alla prima avventura di 007 e agli spassosi retroscena dietro le quinte: un ritratto a 360° del film capostipite di una longeva e amata saga, che dal 1962 intrattiene e fa sognare milioni di spettatori.

    James Bond: dalla carta allo schermo

    Agente 007 - Licenza di uccidere

    Come accennavamo nella nostra recensione di Agente 007 – Licenza di uccidere, James Bond aveva già debuttato sul piccolo schermo nel 1954, in un episodio della serie antologica Climax intitolato Casino Royale. In questo episodio, basato sull’omonimo romanzo di Ian Fleming, l’Agente 007 era interpretato da Barry Nelson, mentre il malvagio Le Chiffre, impersonato da Mads Mikkelsen nel film del 2006, era interpretato da Peter Lorre. Casino Royale è anche il primo romanzo di Fleming con protagonista James Bond. Quest’opera è stata però esclusa fin da subito dalle opzioni per il debutto di 007 sul grande schermo, in quanto i diritti non erano di proprietà di Albert R. Broccoli e Harry Saltzman, ma di Michael Garrison, che li aveva acquistati appena un anno dopo l’uscita in libreria.

    Anche la seconda scelta Agente 007 – Thunderball (Operazione tuono) era bloccata, per via di una causa legale fra Fleming e Kevin McClory, autore della sceneggiatura originale. La scelta per la nascita del James Bond cinematografico ricadde quindi sul sesto romanzo di Fleming Doctor No, per motivi pratici: il budget per questo primo film non era alto, e il romanzo in questione era quello più economico da trasporre, per via di un limitato numero di location e dei pochi effetti speciali richiesti.

    Il casting di James Bond

    Non è certo un mistero che il modello per Agente 007 – Licenza di uccidere e per tutti i primi film di James Bond (nel successivo A 007, dalla Russia con amore ci sarà una citazione esplicita) sia Intrigo internazionale di Alfred Hitchcock, uscito appena tre anni prima. Pare addirittura che lo stesso Hitchcock abbia preso in considerazione l’idea di dirigere Thunderball, che in un primo momento era in lizza per essere il primo capitolo della serie. L’ammirazione dei produttori Albert R. Broccoli e Harry Saltzman per Intrigo internazionale li ha portati a pensare a Cary Grant per la parte di James Bond. Il celebre attore, già 58enne, avrebbe però voluto impegnarsi solo per un film, mentre i produttori avevano già in mente di proseguire per diversi episodi.

    I due pensarono quindi di ripiegare sull’avversario di Grant nel film di Hitchcock, cioè James Mason, che a sua volta avrebbe però voluto impegnarsi per al massimo due film. Furono considerati per la parte molti nomi, fra cui Richard Burton, Richard Todd, Rex Harrison e Richard Johnson. Il protagonista de Il prigioniero Patrick McGoohan rifiutò il ruolo perché ambiguo moralmente, mentre David Niven fu scartato, rifacendosi però qualche anno dopo nella parodia James Bond 007 – Casino Royale. Fu preso in considerazione anche un giovane Roger Moore, successivamente James Bond per ben sette volte, allora impegnato con la serie televisiva Il Santo. Ci fu addirittura un concorso per la parte, vinto dal modello Peter Anthony, rivelatosi però totalmente inadatto alla recitazione.

    A indurre Broccoli alla scelta di Sean Connery fu la sua prova in Darby O’Gill e il re dei folletti, particolarmente apprezzata dalla moglie Dana. Connery era inoltre gradito al regista Terence Young, che lo aveva già diretto ne Il bandito dell’Epiro.

    Il casting di Honey Ryder per Agente 007 – Licenza di uccidere

    Ursula Andress

    A due settimane dall’inizio delle riprese di Agente 007 – Licenza di uccidere, la parte della cercatrice di conchiglie Honey Ryder doveva ancora essere assegnata. L’identikit dell’interprete del ruolo per Broccoli era “Una sconosciuta con una faccia nuova, che non chieda uno stipendio oltraggioso“. La scelta ricadde su Ursula Andress quando il produttore vide una sua foto, scattale dal marito John Derek, con addosso una maglietta bagnata. Broccoli scelse la Andress ancora prima di parlarle. Dal canto suo, l’attrice svizzera, in pausa dalla recitazione da diversi anni, dopo aver partecipato a Un americano a Roma e Le avventure di Giacomo Casanova di Steno, accettò la parte su insistenza dell’amico di famiglia Kirk Douglas.

    Ursula Andress fu effettivamente una scelta economica, dal momento che il suo compenso fu di circa 6.000 dollari. Il bikini da lei indossato fu invece acquistato nel 2001 da Robert Earl di Planet Hollywood, per circa 35.000 sterline. A causa del suo forte accento, l’attrice fu doppiata da Nikki Van der Zyl, ma conquistò comunque un Golden Globe come migliore attrice debuttante nel 1964.

    Il casting del Dr. No

    Agente 007 - Licenza di uccidere

    Uno dei ruoli più importanti da assegnare era certamente quello del malvagio Dr. No, il primo villain con cui si scontra James Bond. Come confermato da Christopher Lee, lui era la prima scelta per Ian Fleming, che era anche suo cugino. L’attore britannico ebbe però modo di rifarsi, interpretando Francisco Scaramanga in Agente 007 – L’uomo dalla pistola d’oro. Fleming chiese anche a Noël Coward, che rifiutò la parte con uno spassoso telegramma (“Dr. No? No! No! No!“). Un altro rifiuto arrivò da Max von Sydow, che declinò l’offerta in quanto già impegnato nella parte di Gesù ne La più grande storia mai raccontata. Anche l’interprete svedese ebbe una seconda occasione, slegata dalla saga ufficiale, interpretando Ernst Stavro Blofeld in Mai dire mai.

    La parte del Dr. No andò infine a Joseph Wiseman, scelto dal produttore Harry Saltzman per la sua prova in Pietà per i giusti. All’attore fu applicato un trucco particolare, volto a esaltare i suoi tratti orientaleggianti, in quando il suo personaggio aveva origine cinese.

    La sequenza gunbarrel

    Sequenza gunbarrel

    Insieme a James Bond, in Agente 007 – Licenza di uccidere fa il suo debutto anche la caratteristica sequenza gunbarrel, cioè l’inquadratura, presente in tutti i film della saga, di James Bond attraverso la canna di una pistola. La scena fu creata dal designer dei titoli Maurice Binder all’ultimo momento, semplicemente puntando una camera a foro stenopeico nella canna di una vera pistola. L’attore protagonista della scena non è Sean Connery, ma lo stunt-man Bob Simmons.

    Le prime volte di James Bond

    Sean Connery

    Molti ritengono erroneamente che la prima frase pronunciata dall’Agente 007 sia “Bond. James Bond“. In realtà, 007 esordisce sul grande schermo con le parole, rivolte a Sylvia Trench e pronunciate poco prima di quelle più celebri, “I admire your courage, miss…“, tradotte letteralmente in italiano con “Ammiro il suo coraggio, miss…“. A proposito di prime volte, in Agente 007 – Licenza di uccidere c’è anche la prima, e per ora ultima, interpretazione canora di James Bond. Il pezzo eseguito è Under The Mango Tree, simpaticamente rivolto a Honey Ryder, uscita dalle acque pochi secondi prima cantando proprio questa canzone. La prima scena girata da Sean Connery nei panni di James Bond è invece quella all’aeroporto di Kingston, datata 16 gennaio 1962.

    Le prime volte di Agente 007 – Licenza di uccidere non si esauriscono però con James Bond. Nel primo capitolo della saga, facciamo infatti la conoscenza di alcuni personaggi ricorrenti, come il superiore M (impersonato da Bernard Lee), l’agente della CIA Felix Leiter (interpretato da Jack Lord) e la segretaria di M Miss Moneypenny (Lois Maxwell), coinvolta con Bond in un rapporto di reciproca attrazione, mai concretizzatasi. Secondo i piani originali, la Maxwell avrebbe dovuto interpretare la prima Bond girl in ordine cronologico, Sylvia Trench. Una parte andata poi a Eunice Gayson, che invece avrebbe dovuto impersonare Miss Moneypenny. A pretendere l’inversione dei ruoli fu Young, che motivò la scelta con il fatto che a suo giudizio la Gayson sembrava odorare sesso, mentre la Maxwell dava l’idea di profumare di sapone.

    Il parrucchino di Sean Connery

    È convinzione diffusa che Sean Connery indossasse un parrucchino in tutte le sue performance nei panni di James Bond. In realtà, pur soffrendo di calvizie precoce, ai tempi di Agente 007 – Licenza di uccidere l’attore scozzese aveva una quantità sufficiente di capelli. I truccatori e i parrucchieri si sono così accontentati solo di qualche piccolo ritocco per gestire al meglio i capelli residui.

    Ken Adam: da Agente 007 – Licenza di uccidere a Stanley Kubrick

    Agente 007 - Licenza di uccidere

    Uno dei punti di forza di Agente 007 – Licenza di uccidere è sicuramente l’operato dello scenografo Ken Adam. Un lavoro certosino sia per quanto riguarda i dettagli, come la creazione di oggetti di scena più piccoli del normale, in modo da fare risaltare la figura di James Bond. A rimanere scolpito nell’immaginario collettivo è però il futuristico nascondiglio del Dr. No, che emerge con tutta la sua forza nell’atto conclusivo del film. L’impatto dell’opera di Adam fu tale da attirare l’attenzione di Stanley Kubrick, che lo volle al suo fianco l’anno successivo per il suo Il dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba.

    The James Bond Theme

    Agente 007 - Licenza di uccidere

    Un’altra errata concezione relativa ad Agente 007 – Licenza di uccidere è che la celeberrima The James Bond Theme, vera e propria impronta sonora della saga, sia opera di John Barry, autore delle musiche del film. In realtà, Barry ha solo arrangiato e orchestrato un brano di Monty Norman, ottenuto dalla sua canzone Good Sign, Bad Sign, scritta per il musical abortito The House of Mr. Biswas. Norman è regolarmente accreditato come autore del pezzo, e alla fine del 1999 aveva guadagnato poco meno di 500.000 sterline di sole royalties.

    Il trucco di Ursula Andress per Agente 007 – Licenza di uccidere

    Agente 007 - Licenza di uccidere

    Nel documentario sui retroscena del film, presente nelle edizioni Home Video di Agente 007 – Licenza di uccidere, Ursula Andress racconta un divertente aneddoto. Dal momento che Honey Ryder doveva essere una ragazza abbronzata, mentre la Andress all’epoca delle riprese era di carnagione particolarmente chiara, l’attrice ha dovuto prestarsi a lunghe sessioni di trucco, volte a scurire la sua pelle. Il responsabile del trucco John O’Gorman chiese alla Andress di spogliarsi durante queste sessioni, che erano però particolarmente movimentate, a causa delle molte persone che entravano nella stanza con varie motivazioni più o meno plausibili, fra cui quella di portare la colazione. Al termine di una di queste sessioni, nella stanza in cui O’Gorman truccava la Andress si erano accumulati ben 20 vassoi per la colazione, portati da inservienti particolarmente invadenti.

    Le reazioni negative ad Agente 007 – Licenza di uccidere

    Agente 007 - Licenza di uccidere

    Agente 007 – Licenza di uccidere si rivelò un clamoroso successo al botteghino, incassando in tutto il mondo poco meno di 60 milioni di dollari, a fronte di un budget stimato in circa 1 milione. La calorosa accoglienza del pubblico non è però stata condivisa da tutti. La bocciatura più importante è quella dello stesso Ian Fleming, che dopo una proiezione del film si lasciò scappare un «Terribile. Semplicemente terribile». Giudizio negativo anche per il Vaticano, che in concomitanza con l’uscita italiana del debutto di James Bond dichiarò che si era davanti a una pericolosa miscela di violenza, volgarità, sadismo e sesso.

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    Memorie di un assassino: la storia vera che ha ispirato il film di Bong Joon-ho

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    Memorie di un assassino non è solo il primo capolavoro del regista sudcoreano Bong Joon-ho, ma è anche un film capace di influenzare il genere crime degli anni successivi, come vi abbiamo raccontato nella nostra recensione. Non tutti sanno però che Memorie di un assassino è basato su un’altrettanto raggelante storia vera, che fra il 1986 e il 1991 ha fatto sprofondare nella paura e nell’orrore non solo la zona di Hwaseong, dov’è ambientato il film, ma tutta la Corea del Sud, per la prima volta alle prese con un assassino seriale.

    Il film di Bong Joon-ho, uscito nel 2003, verte proprio sulle indagini volte a catturare questo misterioso serial killer, responsabile dello stupro e dell’assassinio di diverse donne. Brancolando nel buio e con mezzi tecnici e scientifici del tutto insufficienti, gli investigatori (fra cui il personaggio di Song Kang-ho, futuro protagonista del dominatore degli Oscar 2020 Parasite) commettono numerosi errori, seguendo piste deboli o del tutto false, maltrattando e torturando sospetti fino a estorcere confessioni false e organizzando trappole del tutto inefficaci. Memorie di un assassino si conclude con uno splendido sguardo in macchina del detective Park Du-man, che ad anni di distanza dalle indagini sul caso, rimasto irrisolto, comprende di essere stato più volte a un soffio dalla cattura del criminale, senza però mai riuscire nell’impresa.

    Pur con inevitabili modifiche per fini narrativi e rendendosi protagonista di veri e propri virtuosismi cinematografici, Bong Joon-ho rimane fedele alla situazione dell’epoca dell’uscita del film, con i crimini del serial killer di Hwaseong ridotti sostanzialmente a un cold case. Nel 2019, l’indagine ha però subito una svolta improvvisa quanto inaspettata, attribuendo all’assassino un volto e un nome, Lee Chun-jae.

    Memorie di un assassino: dalla storia vera al film

    Memorie di un assassino

    All’epoca in cui è stato identificato come il serial killer di Hwaseong, Lee Chun-jae si trovava già in carcere a Busan per lo stupro e l’assassinio della cognata, avvenuto nel 1994. Decisiva per la sua identificazione è stato l’esame di alcuni indumenti intimi di una vittima delle serial killer, su cui sono state rinvenute tracce del DNA di Lee Chun-jae. Gli esami successivi hanno collegato l’uomo ad almeno tre dei nove omicidi, delineando ancora di più la situazione. In un primo momento, Lee Chun-jae ha negato il suo coinvolgimento in queste morti, salvo poi ritrattare e confessare di essere l’autore di ben 14 omicidi, incluse le 10 persone vittime dell’assassino seriale, di un’età compresa fra i 13 e i 71 anni.

    L’assassino ha poi concesso qualche dichiarazione alla stampa, dichiarandosi sorpreso del fatto di non essere stato catturato prima. «Non pensavo che i crimini sarebbero stati sepolti per sempre. Ancora non capisco (perché non sono stato sospettato, ndr). I crimini sono accaduti intorno a me e non ho cercato di nascondere le cose, quindi ho pensato che sarei stato catturato facilmente. C’erano centinaia di forze di polizia. Incontravo continuamente investigatori, ma mi chiedevano sempre delle persone intorno a me», ha detto l’uomo. Un risvolto ancora più incredibile se si considera il fatto che nel corso degli anni sono state interrogate 21280 persone fra sospetti e testimoni e sono state rilevate 40116 impronte digitali, 570 tracce di DNA e 180 campioni di capelli.

    Memorie di un assassino: la brutalità della polizia

    Memorie di un assassino

    Come vediamo in Memorie di un assassino, una persona con disabilità, identificata pubblicamente solo come Yoon, è stata in prigione dal 1988 al 2008 con l’accusa di avere stuprato e ucciso una ragazza di 13 anni, una delle vittime del serial killer. Decisiva per la sua detenzione una falsa confessione, estorta dopo pressioni e inaccettabili torture. Azioni mostrate con dovizia di particolari da Bong Joon-ho, che hanno portato a formali scuse del capo di polizia Bae Yong-ju: «Ci inchiniamo e ci scusiamo con tutte le vittime dei crimini di Lee Chun-jae, con le famiglie delle vittime e con le vittime delle indagini della polizia, incluso Yoon». Nel dicembre del 2019, otto degli investigatori sono stati accusati per abuso di potere e detenzione illegale.

    Anche il vero assassino Lee Chun-jae ha commentato la vicenda: «Ho sentito da qualcuno che una persona con disabilità è stata arrestata, ma non sapevo per quale persona fosse stata arrestata poiché ho commesso molti reati. Ho sentito che molte persone sono state indagate e hanno subito ingiustamente. Vorrei scusarmi con tutte quelle persone. Sono venuto, ho testimoniato e descritto i crimini nella speranza che le vittime e le loro famiglie trovino conforto quando la verità verrà rivelata. Vivrò la mia vita pentendomi».

    La ragazza tredicenne è stata una delle vittime di Lee Chun-jae, che in proposito ha commentato semplicemente con un «È stato un atto impulsivo».

    I crimini di Lee Chun-jae

    Fra il 15 settembre 1986 e il 3 aprile 1991, Lee Chun-jae ha commesso i crimini di Hwaseong. Nel mentre, l’uomo ha lavorato come operatore di gru ed è stato arrestato per essersi introdotto illegalmente in un’abitazione, per poi essere rilasciato in libertà vigilata. I crimini si sono interrotti in corrispondenza del matrimonio dell’uomo con una donna, avvenuto nell’aprile del 1992 e concluso nel dicembre del 1993, anche a causa del suo alcolismo e dei ripetuti maltrattamenti ai danni della moglie e del loro figlio. Il 13 gennaio 1994 ha drogato, stuprato e ucciso la cognata, ed è stato condannato a morte in primo grado, pena poi ridotta all’ergastolo con possibile libertà condizionata dopo 20 anni.

    Memorie di un assassino: la reazione dell’assassino alla visione del film

    Memorie di un assassino

    Per Memorie di un assassino, Bong Joon-ho ha tratto ovviamente ispirazione dalla vicenda reale, ma anche dall’opera teatrale di Kim Kwang-lim Come to See Me, che per la prima volta ha adattato gli eventi. Il regista ha inoltre più volte ammesso l’influenza della miniserie a fumetti di Alan Moore ed Eddie Campbell From Hell, fondamentale anche per la prima memorabile stagione di True Detective.

    Per sua stessa ammissione, Bong Joon-ho è stato letteralmente “ossessionato” dal caso per anni. «Volevo davvero vedere il suo volto, ho anche provato a immaginarlo e a disegnarlo per me stesso», ha detto. «Avevo un elenco di domande che ero pronto a fargli nel caso in cui in qualche modo lo avessi incontrato». Una volta scoperta la sua identità, «Finalmente ho potuto vedere il suo volto pubblicato sui giornali. Guardarlo mi ha fatto provare sentimenti complicati».

    Nel già citato finale di Memorie di un assassino, il detective protagonista guarda direttamente in macchina. Il regista ha ammesso che la scena era anche un modo per guardare dritto in faccia l’assassino, che in cuor suo sperava vedesse il film prima o poi.

    Lee Chun-jae non potrà essere processato per i crimini del serial killer di Hwaseong, che nel frattempo sono caduti in prescrizione. L’uomo ha effettivamente visto Memorie di un assassino e questa è stata la sua reazione: «L’ho visto come un film e non ho provato alcun sentimento o emozione nei confronti del film».

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    Monica Vitti è morta: addio a una colonna portante del cinema italiano

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    Monica Vitti

    Non esiste un’interprete senza una voce. Un adagio che sintetizza il mestiere della recitazione, ma che si adatta perfettamente anche a una delle più grandi attrici della storia del cinema italiano, ovvero Monica Vitti. La sua inconfondibile voce roca, che sapeva modulare in infinite sfumature caratteriali e interpretative, è stata, insieme al suo indimenticabile volto, la prima cosa a cui abbiamo pensato una volta appresa la notizia della sua morte, giunta a oltre 90 anni di età, di cui 30 passati lontani dalle scene a causa di una malattia degenerativa che ha progressivamente eroso la sua mente e la sua memoria. Una voce protagonista di alcune delle più celebri battute della storia del cinema italiano (come dimenticare “Mi fanno male i capelli” in Deserto rosso?), grazie alla quale rimarrà per sempre scolpita nei ricordi di tutti, prendendosi la rivincita sul triste destino che ha segnato l’ultima parte della sua esistenza.

    Il lascito di Monica Vitti non si ferma però al suo timbro vocale, al suo malinconico broncio capace di trasformarsi in abbagliante sorriso e all’ironia che l’ha sempre accompagnata, in scena e nella vita reale. Monica Vitti è infatti stata il volto per eccellenza di due floride stagioni del nostro cinema: da una parte la produzione più autoriale, a cui ha contribuito grazie al sodalizio artistico e umano con Michelangelo Antonioni, consegnandoci capolavori del calibro di L’avventura, La notte, L’eclisse e il già citato Deserto rosso. Dall’altra, la grande commedia all’italiana, nella quale si è confrontata con giganti come Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman e Marcello Mastroianni, tratteggiando sempre personaggi unici e incredibilmente vitali, e diventando di fatto il valore aggiunto di film memorabili, fra i quali citiamo La ragazza con la pistolaDramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) e Polvere di stelle.

    Monica Vitti: molto più che diva

    Monica Vitti

    In un’epoca in cui la donna nel cinema italiano era spesso limitata al ruolo di madre o a quello di mero oggetto del desiderio, Monica Vitti è stata molto più che diva, ha cambiato le regole del gioco: prima è diventata emblema dell’incomunicabilità e del disagio esistenziale, poi il volto per eccellenza dell’anticonformismo e della risata italiana, senza mai rinunciare alla propria unicità e a una sensualità mai volgare, sempre accompagnata da tempi comici perfetti e da un’intensità recitativa ineguagliabile. Un talento che l’ha portata a distinguersi con gli stessi eccellenti risultati anche al cinema e al teatro, senza dimenticare qualche sporadica ma esaltante performance all’estero, fra le quali merita certamente una menzione Modesty Blaise – La bellissima che uccide di Joseph Losey, uno dei primi cinecomic della storia del cinema.

    L’abbiamo ammirata nell’interpretazione di donne indipendenti e profondamente ribelli, mogli annoiate in cerca di un’esistenza migliore, ragazze in cerca di rivincita e riappropriazione di se stesse. L’abbiamo vista arrabbiata, divertita, innamorata e tradita, vittima e carnefice, libera e prigioniera, amandola ogni volta. Il suo profondo e magnetico sguardo come finestra sull’anima dei suoi personaggi, la sua strepitosa verve comica come strumento per tratteggiare spaccati umani mai banali, scolpiti indelebilmente nella storia del cinema.

    Da semplici spettatori e amanti dell’arte, l’abbiamo accompagnata a distanza negli ultimi decenni di dolorosa malattia, illudendoci di farle arrivare il nostro affetto e il nostro calore e di farle trovare una via d’uscita dal labirinto in cui la sua mente era intrappolata. Oggi infine piangiamo la sua scomparsa, certi però del fatto che la sua eredità nell’immaginario collettivo non svanirà, e che il suo sorriso, capace di demolire qualsiasi canone di bellezza, entrerà a fare parte del mito.

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    Netflix: tutte le nuove uscite che vedremo a febbraio 2022

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    Netflix

    Anche a febbraio, Netflix ha in serbo tante novità per i propri abbonati, a cominciare dal ritorno di due serie particolarmente amate come Disincanto e Space Force. Non mancano i film originali, come Dalla mia finestra, Il mese degli deiAmore e guinzagli. Spazio come sempre anche a documentari e reality show, come Il truffatore di Tinder e L’amore è cieco. Di seguito, l’elenco completo di quello che vedremo il prossimo mese su Netflix.

    Cosa vedremo su Netflix a febbraio 2022

    Netflix

    1 febbraio

    • Dion (serie originale, stagione 2)
    • Finding Ola (serie originale, stagione 1)
    • John Wick (film non originale)
    • Riverdale (serie non originale, stagione 5)
    • Conan il ragazzo del futuro (serie non originale, stagione 1)

    2 febbraio

    • Oscuro desiderio (serie originale, stagione 2)
    • Me Contro Te – Il Film – La Vendetta del Sig. S (film non originale)
    • Il truffatore di Tinder (documentario originale)

    3 febbraio

    • Murderville (serie originale, stagione 1)

    4 febbraio

    • Dalla mia finestra (film originale)
    • Il colore delle magnolie (serie originale, stagione 2)

    6 febbraio

    • Brooklyn 99 (serie non originale, stagione 7)

    8 febbraio

    • Il mese degli dei (film originale)
    • Ms. Pat: Y’All Wanna Hear Something Crazy? (stand-up comedy originale)
    • L’amore è cieco: Giappone (reality show originale)

    9 febbraio

    • Disincanto (serie originale, stagione 4)
    • Idee da vendere (reality show originale, stagione 1)

    11 febbraio

    • Amore e guinzagli (film originale)
    • Tallgirl 2 (film originale)
    • Bigbug (film originale)
    • Jeen-Yuhs: A Kanye Trilogy (film originale)
    • Love Tactics (film originale)
    • Inventing Anna (serie originale, stagione 1)
    • Toy Boy (serie originale, stagione 2)
    • L’amore è cieco (reality show originale, stagione 2)

    14 febbraio

    • Fedeltà (serie originale, stagione 1)

    16 febbraio

    • Secrets of Summer (Cielo Grande) (serie originale, stagione 1)

    17 febbraio

    • Perdonaci i nostri peccati (film originale)
    • Erax (film originale)
    • Heart Shot – Dritto al cuore (film originale)
    • Il giovane Wallander (serie originale, stagione 2)
    • Al passo con i Kardashians (reality show non originale, stagione 17)

    18 febbraio

    • Non aprite quella porta (film originale)
    • La serie di Cuphead! (serie originale, stagione 1)
    • Space Force (serie originale, stagione 2)
    • Uno di noi sta mentendo (serie originale, stagione 1)
    • Downfall: Il caso Boeing (documentario originale)

    19 febbraio

    22 febbraio

    • Bubba Wallace: in gara contro ogni limite (serie originale, stagione 1)

    25 febbraio

    • Vikings: Valhalla (serie originale, stagione 1)
    • La giudice (serie originale, stagione 1)
    • Madea: Il ritorno (film non originale)

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