About a Girl

About a Girl

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Monheim firma una black comedy dalle venature drammatiche che tratta con coraggio e spregiudicatezza il difficile tema del suicidio adolescenziale. Per farlo sceglie lo humour politicamente scorretto e la goliardia, ma senza cadere mai nel cattivo gusto. About a Girl: in concorso ad Alice nella Città.

Il Paradiso può attendere

Arguta, impertinente e grande fan di Kurt Cobain, la quindicenne Charleen si domanda il motivo per cui crescere sia così complicato. Un giorno, sentendosi particolarmente melodrammatica e ribelle, decide di farla finita. Fortunatamente però non ci riesce e finisce in ospedale. Da quel momento la situazione si complica sempre di più: con la sua pazza famiglia, con il fastidioso psicoterapista, con l’assistente sociale da manuale. Ma un momento: c’è anche lo strano Linus, un po’ “sfigato” ma divertente. Così la vita prende un’altra piega. [Sinossi]

Non è mai facile affrontare temi delicati e complessi come il suicidio adolescenziale senza andarsi a scontrare con le innumerevoli varianti e dinamiche sociali, psicologiche e umane che li riguardano, figuriamoci quando si sceglie di affrontarli in una chiave comica e non drammatica. A maggior ragione se si decide di farlo in questi anni, che hanno visto un incremento tragico di casi a tutte le latitudini. Di conseguenza, il tasso di difficoltà aumenta in maniera esponenziale, tanto quanto il margine di errore e la percentuale di incappare in un clamoroso insuccesso. Per questo, il semplice fatto di aver realizzato un film capace di trattare con coraggio e spregiudicatezza eventi o argomenti generalmente considerati molto seri o addirittura tabù, passando attraverso uno humour politicamente scorretto e goliardico e per di più senza cadere mai nel cattivo gusto, è il grande merito che va riconosciuto a Mark Monheim.

La sua opera prima dal titolo About a Girl, presentato in concorso nella sezione Alice nella Città nell’ambito della nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, sorprende per la freschezza e la cura con le quali penetra nella storia e nella vita dei personaggi, in primis in quella della giovane protagonista che per solitudine, disagio esistenziale e incomunicabilità decide di suicidarsi, ma che per uno strano scherzo del destino non vi riesce. E sarà proprio quell’imprevisto a offrirgli una seconda chance per tentare di riprendere in mano la propria vita. Ne scaturisce un plot incentrato sulla crescita, sulla ricerca dell’identità e sulla riscoperta degli affetti, che ha il sapore del romanzo di formazione. Il tutto si riversa in uno script efficace e drammaturgicamente sorretto da un’architettura narrativa che fa della scorrevolezza del racconto, dei continui cambi di registro, del pregevole sviluppo dei personaggi e soprattutto dell’ironia travolgente dei dialoghi al vetriolo, gli ingredienti più significativi del menù. Quest’ultimo arricchito e valorizzato dalla straordinaria interpretazione corale, dove spiccano le performance della giovanissima Jasna Fritzi Bauer nel ruolo di Charleen (assolutamente da tenere sotto’occhio) e di Heike Makatsch (nominata agli Emmy per Love, Actually e Hilde)in quello di Sabine.

Il regista tedesco firma una black comedy che regala alle platee sorrisi, risate, colpi al cuore e spunti di riflessione. Intenso e struggente quando deve accarezzare lo spettatore, irresistibile e senza peli sulla lingua come Juno quando si tratta di affondare la lama nello schermo e scagliare frecciatine alle platee popolate da moralisti e benpensanti. L’arma a disposizione di About a Girl è la comicità pungente da una parte, il rispetto nei confronti del tema dall’altra. E il riferimento va inevitabilmente alla letteratura di scrittori come Kurt Vonnegut, William Faulkner, Ambrose Bierce, Thomas Pynchon e George Bernard Shaw. Il fatto che la pellicola riesca a far coesistere entrambi i colori, esplorando le sfumature e lo spettro delle emozioni che certe storie sono solite possedere nel rispettivo dna, è l’altro merito che va attribuito all’autore.

Degni di nota, oltre alla regia eclettica e ricca di trovate visive di Monheim (i subliminali che irrompono nella realtà e che materializzano sullo schermo i desideri di morte della protagonista), anche la colorata e variegata colonna sonora rigorosamente pop che accompagna senza invadere la messa in quadro. Unico neo che macchia la prestazione, senza pregiudicarne troppo l’esito, sono la prevedibilità e l’eccessiva benevolenza della chiusura che stonano con quanto offerto per gran parte del film. Ciò che resta è comunque un’opera meritevole di attenzioni, che speriamo riesca, grazie alla lungimiranza di qualche distributore, a trovare uno spazio nel mercato nostrano. Speriamo che la vetrina capitolina possa servire alla causa.

Info
La scheda di About a Girl sul sito di Alice nella città
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