Il progressivo avvicinamento alla morte di un uomo solo e sconfitto, raccontato come una poetica storia di fantasmi e di visioni tra il sogno e la veglia. In programma al Lucca Film Festival e disponibile in streaming su MYmovies fino al 10 ottobre. GUARDALO IN STREAMING €1,00 »
di Roberto Manassero
Nella prima scena di I Was Simple Man due uomini parlano di fronte a un paesaggio urbano segnato da grattacieli ultramoderni. Uno dei due racconta all’altro la storia di un tizio che cercò di suicidarsi sparandosi in testa, ma fallì perché la pallottola andò a conficcarsi tra il cranio e il cervello: morire non è semplice, come nel corso del film si chiederanno tre diversi personaggi in altrettanti momenti distinti, chiarendone in modo esplicito il senso più profondo.
L’avvicinamento alla fine da parte del protagonista avviene per blocchi narrativi intrecciati, con il montaggio che costruisce una narrazione a flashback e la messinscena stilizzata, segnata da uno sguardo impressionista sia negli esterni sia negli interni, che dà vita a un’atmosfera volutamente sospesa e poetica, come un’ode alla natura capace di aprire in maniera naturale e non contraddittoria alla complessità dei conflitti fra individui.
I riferimenti più immediati di I Was Simple Man sono il cinema di Apichatpong Weerasethakul e Naomi Kawase, dei quali tornano gli elementi spirituali più vicini alle filosofie orientali fondate sull’idea di una fusione fra uomo e natura, umano e divino.