8½: spiegazione e significato del finale del film di Fellini

8½: spiegazione e significato del finale del film di Fellini

8½ va in onda stasera su cine 34 alle 23.04. Un prodotto che ha segnato la storia del cinema italiano, vincitore dell’Oscar per miglior film straniero nel 1964. In tutta la pellicola si mescolano sogni e personaggi, con una risoluzione tendente al mistico sul finale. Quale messaggio voleva lasciarci Fellini?
Marcello Mastroianni in una scena di 8½

segue le vicende della vita di Guido Anselmi (Marcello Mastroianni): un uomo in piena crisi esistenziale, un regista fratturato dal celebre blocco dello scrittore che cerca nelle cure termali una catarsi dalla quotidianità e dalle pretese da essa derivanti. Circondato dalle sue maestranze e dalle aspettative legate alla sua notorietà, Guido sente la sua vena artistica soffocare e non trova rifugio o soluzione. Nei grandi viaggi immaginifici, la mente trova ristoro e il nucleo di una nuova pellicola: ma come narrare qualcosa che è solo pensiero inesprimibile? Per scoprirlo, basta dedicare qualche ora oggi, in seconda serata, su cine 34 dalle ore 23.04.

Nei tartassanti pensieri di Guido vi è il riassunto di un’epoca ‘900esca di scoperte e drammi: la gabbia pirandelliana creata da qualsiasi ruolo investiamo nella società, il rifugio nell’onirico di stampo dadaista e surrealista, l’analisi di ciò che è sogno con le teorie freudiane ed il trambusto delle società di massa sempre più sconvolta da una sviluppo che mette la macchina prima dell’uomo. Queste tematiche non sono nuove a Fellini, ma trovano pieno compimento in quella che è, forse, la pellicola più celebre. (Per meglio interpretarle in ogni film, abbiamo creato una guida apposita tutta per voi).

La risoluzione della trama trova nel finale il suo compimento: Anselmi rinuncia al film, dopo varie richieste d’aiuto a membri del cast e persino ad un uomo di Chiesa. Subendo le estranianti e struggenti parole di Carini, che lo invita ad “educarsi al silenzio”, che lo mortifica al pensiero che “distruggere è meglio che creare” e che prova ad annientarlo con la fatidica domanda: “E a lei che cosa importa cucire insieme i brandelli della sua vita, i suoi vaghi ricordi o i volti delle persone che non ha saputo amare mai?”, Guido trova nuovamente la sua redenzione: un lampo di vita e felicità, una chiarezza nella confusione, un susseguirsi di icone che hanno circondato la sua vita d’amore vero.

In la pellicola si scioglie sul finire a ritmo di festa, dove l’interpretazione di Mastroianni, che altri non è che l’alter ego di Fellini stesso, chiarisce come il senso sia il cercare, sia la potenzialità dell’essere, il grande bagaglio di ricordi e d’amore, i sogni di affetti passati e futuri che ciascuno porta dentro sé. 

In questo sfondo di impalcature vuote, dove l’economia della produzione ha subito il suo danno maggiore, il cuore del poeta, dell’artista, del regista Anselmi ritrova pace nell’amore per la vita stessa, per il semplice atto di osservare ciò che si ama, di custodirlo nella memoria con cura per farlo danzare in un unico girotondo riuscendo ad affermare a gran voce: “è una festa la vita, viviamola insieme”: ecco il significato di questo finale. Valori ed ideali che hanno ispirato e continuano ad illuminare grandi registi moderni, come Paolo Sorrentino, che c’è chi lo considera il Fellini dei nostri tempi.

Non è un caso che torni in seconda serata: si potrà rivelare, per chiunque desidera, un mezzo per allietare il proprio sonno ed entrare in pace con i propri sogni.

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