Spazio 1999

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Spazio 1999
Titolo originaleSpace: 1999
PaeseRegno Unito
Anno1975-1977
Formatoserie TV
Generefantascienza, drammatico
Stagioni2
Episodi48
Durata50 min (episodio)
Lingua originaleinglese
Rapporto4:3
Crediti
IdeatoreGerry Anderson e Sylvia Anderson
Interpreti e personaggi
Doppiatori e personaggi
Prima visione
Prima TV originale
Dal4 settembre 1975
Al7 maggio 1978
Rete televisivaITV
Prima TV in italiano
Dal31 gennaio 1976
Al27 marzo 1980
Rete televisivaRai 2
Rai 1

Spazio 1999 (Space: 1999) è una serie televisiva britannica di fantascienza ideata nel 1973 da Gerry e Sylvia Anderson e originariamente trasmessa dal 1975 al 1977.[1] Narra l'odissea dei membri di una colonia lunare, alla deriva nello spazio in seguito all'allontanamento del nostro satellite dall'orbita terrestre. La prima stagione di questa serie fu l'ultima collaborazione fra Gerry Anderson e Sylvia Thomas e la più costosa fino ad allora realizzata per la televisione britannica. La seconda stagione fu invece frutto della collaborazione di Gerry Anderson con il produttore americano Fred Freiberger.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

9 settembre 1999 - John Robert Koenig assume il comando della base lunare Alpha (Alfa, nella versione italiana), un'installazione scientifica permanente collocata nel cratere Plato[2], con il compito di approntare una spedizione esplorativa del misterioso pianeta Meta, di recente scoperta ma ne frattempo degli incidenti e dei decessi inspiegabili colpiscono gli addetti a un deposito di scorie nucleari nonché gli astronauti candidati. Ben presto, si rileva un repentino aumento del campo magnetico generato dalle stesse scorie. Nonostante il tentativo disperato di evacuare i depositi, il 13 settembre si innesca un'esplosione di incredibile violenza, tale da provocare l'uscita della Luna dall'orbita terrestre. Inizia per gli sventurati l'odissea nel cosmo, venendo in contatto con civiltà aliene (ora ostili, ora amichevoli) e forme di vita insolite, che li inducono a una riflessione filosofica sul senso ultimo della vita.

Finale mai realizzato[modifica | modifica wikitesto]

Esiste un possibile finale di Spazio 1999 mai realizzato[3], dal titolo Children of the Gods: in un futuro lontano (il XXIV secolo) i discendenti degli Alphani si sono stabiliti su un nuovo pianeta e da lì hanno iniziato a colonizzare altri mondi. Una civiltà aliena più avanzata sorveglia questa espansione e, per sondare la natura di questi discendenti della razza umana, rapisce due bambini, li dota dei loro poteri e lascia che essi si sviluppino secondo i propri naturali istinti. Li rimanda, poi, indietro nel tempo al XXI secolo su Alpha, dove essi dimostrano perfidia (che mette in grave pericolo la sopravvivenza della comunità alphana) alternata a generosità, enfatizzate dai poteri di cui dispongono. Il comandante Koenig riesce a scoprire che i bambini sono in realtà dei loro discendenti e oggetto di un esperimento che la civiltà aliena sta conducendo sugli umani: se i bambini distruggeranno la vita sulla base lunare, gli Alphani non avranno discendenza, dimostrando che la razza umana non merita di sopravvivere. Un inaspettato atto di sacrificio da parte di uno dei due bambini convince l'osservatore alieno che nella razza umana si può trovare qualcosa di buono: gli alieni lasceranno che gli Alphani crescano e si espandano, preludendo a un futuro contatto tra umani e alieni e a una loro pacifica convivenza.

Episodi[modifica | modifica wikitesto]

Stagione Episodi Prima TV UK Prima TV Italia
Prima stagione 24 1975-1976 1976-1977
Seconda stagione 24 1976-1977 1979-1980

Personaggi e interpreti[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Personaggi di Spazio 1999.
  • John Koenig (stagioni 1-2), interpretato da Martin Landau, doppiato in italiano da Michele Kalamera.[4]
    Comandante della base lunare Alpha, astrofisico, americano, membro dell'Amministrazione Spaziale Internazionale. Pochi giorni prima della catastrofe subentra al suo predecessore, il russo Anton Gorskij, allontanato per scelta politica dall'Amministrazione.
  • Helen Russell (Helena Russel nella versione originale, stagioni 1-2), interpretata da Barbara Bain, doppiata in italiano da Laura Rizzoli e Lucia Catullo.[4]
    È una dottoressa statunitense, capo dello staff medico. Lei ed il comandante non nascondono una certa attrazione reciproca.
  • Victor Bergman (stagione 1), interpretato da Barry Morse, doppiato in italiano da Giuseppe Fortis.[4]
    Professore britannico, è un ricercatore puro e geniale, direttore del dipartimento scientifico della base lunare.
  • Paul Morrow (stagione 1), interpretato da Prentis Hancock, doppiato in italiano da Carlo Valli e Gianni Giuliano.[4]
    Britannico di natali scozzesi, è il vicecomandante della base e addetto alle telecomunicazioni.
  • Alan Carter (stagioni 1-2), interpretato da Nick Tate, doppiato in italiano da Sergio Di Stefano.[4]
    Australiano, è il comandante della flotta di Aquila. Al momento dell'esplosione si trova in volo tra la Terra e la Luna e sceglie di seguire la sorte dei suoi compagni. In una prima stesura avrebbe dovuto interpretare un personaggio italiano, Alfonso Cattani, ma il suo forte accento originale ha indotto la scelta per un personaggio australiano.
  • Sandra Benes (stagioni 1-2), interpretata da Zienia Merton, doppiata in italiano da Anna Leonardi (stagione 2).[4]
    Tecnico informatico. Dapprima legata sentimentalmente con il pilota Mike Ryan, morto per un impatto su un buco nero, poi con Paul Morrow. Attrice britannica di sangue birmano, avrebbe dovuto interpretare un personaggio italiano di nome Sandra Sabatini.
  • David Kano (stagione 1), interpretato da Clifton Jones, doppiato in italiano da Giulio Platone.[4]
    Nigeriano, ingegnere informatico. Omonimo di una città del suo paese natale, subentra al suo connazionale Ouma, che appare nel primo episodio Separazione, il cui interprete fu allontanato per dispute contrattuali.
  • Maya (stagione 2), interpretata da Catherine Schell, doppiata in italiano da Noemi Gifuni.[4]
    Aliena, ultima superstite di un pianeta distrutto. Subentra nella seconda stagione alla figura del professor Bergman. Maya diviene parte dell'equipaggio sfruttando appieno la sua caratteristica di mutaforma, capace di assumere le più disparate sembianze di forme di vita, per venire spesso in soccorso degli altri protagonisti. L'attrice Catherine Schell era già apparsa nell'episodio della prima stagione Il pianeta incantato, interpretando un altro personaggio.
  • Tony Verdeschi (stagione 2), interpretato da Tony Anholt, doppiato in italiano da Francesco Caruso Cardelli.[4]
    Italiano, nato a Firenze[N 1], è il vicecomandante della base lunare e ha una relazione sentimentale con Maya.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

La serie Spazio 1999 è nata come progetto sequel della serie UFO, provvisoriamente intitolata UFO 1999. L'ideatore, Gerry Anderson, non trovò però i finanziamenti necessari per produrla, così l'idea fu dapprima accantonata e ripresa in seguito, trasformandola in modo radicale.

I coniugi Anderson realizzarono la prima stagione tra la fine del 1973 e l'inizio del 1975, in una coproduzione tra la britannica ITC e la Rai, terminando il loro lungo sodalizio professionale, che aveva portato a numerosi successi televisivi quali Thunderbirds e UFO. Il loro divorzio e la ricerca di capitale statunitense, per la continuazione della serie, portò Anderson alla discussa collaborazione con il produttore statunitense Fred Freiberger, già produttore della terza stagione della serie classica Star Trek. Furono così realizzati 24 episodi per stagione.

Era in progetto una terza stagione, ma a causa della caduta dell'indice di gradimento, unita a un disinteresse degli sponsor e della distribuzione, la serie si interruppe bruscamente con l'episodio: I dorconiani.

La produzione degli effetti speciali fu molto accurata per l'epoca, utilizzando soluzioni di alto livello nella progettazione delle Aquila e con l'arredamento futuristico degli interni. Il direttore degli effetti speciali, Brian Johnson, e buona parte del suo team, avevano già collaborato in 2001: Odissea nello spazio e continuarono per i film Alien e L'Impero colpisce ancora. Le astronavi e i veicoli, erano modelli in scala realizzati con grande accuratezza.

Colonna sonora[modifica | modifica wikitesto]

La colonna sonora principale, compresi i titoli di apertura e chiusura della prima stagione, furono composti da Vic Elmes e da Barry Gray, che già aveva composto le musiche di Thunderbirds, UFO e molte altre serie degli Anderson. Altre musiche furono composte da Ennio Morricone per la versione cinematografica italiana. La colonna sonora della seconda stagione fu invece composta da Derek Wadsworth.

La seconda stagione è stata trasmessa dalla Rai con una sigla finale composta dal duo degli Oliver Onions (alias Guido e Maurizio De Angelis), dal titolo S.O.S. Spazio 1999. La canzone era stata precedentemente registrata in inglese con il titolo Miss Robot. Tale versione è presente nei film Pari e dispari e Lo chiamavano Bulldozer, entrambi interpretati da Bud Spencer[5].

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

La serie fu trasmessa in Gran Bretagna e negli USA dal 1975, facendo seguito all'episodio di esordio anche se il primo episodio era già stato realizzato come pilota nel 1973. In entrambi i casi non vi furono network a trasmettere la serie, ma venne trasmessa in syndication, ragion per cui non fu mai messa in onda in contemporanea sui rispettivi territori nazionali.

La serie venne trasmessa fuori dal Regno Unito a partire dal 1976. In Francia è conosciuta come Cosmos: 1999, in Danimarca come Månebase Alpha, in Portogallo e Brasile è nota come Espaço: 1999, i tedeschi la chiamarono Mondbasis Alpha 1, gli spagnoli Espacio: 1999, per gli svedesi fu Månbas Alpha 1999, per i polacchi Kosmos 1999, in Finlandia la serie uscì col titolo di Avaruusasema Alfa e in Argentina e Cile Cosmos 1999. Esiste anche una versione doppiata in lingua afrikaans per il mercato sudafricano, dal titolo Alpha 1999.

Edizione italiana[modifica | modifica wikitesto]

L'edizione italiana fu anticipata di un anno da un'omonima trasposizione cinematografica, che montava gli episodi Separazione, Gli occhi di Tritone e Un altro tempo un altro luogo, con musiche di Ennio Morricone. Alla regia è accreditato il solo Lee H. Katzin, regista del primo dei tre episodi utilizzati. Al contempo Spazio 1999 divenne familiare ai giovanissimi attraverso immagini sulle copertine di quaderni scolastici e l'edizione di libri illustrati.

I primi sei episodi della prima stagione furono trasmessi dall'allora Secondo Programma Rai a partire da sabato 31 gennaio 1976, con cadenza settimanale nella seconda fascia serale. I seguenti sei a partire da luglio, di giovedì in prima serata, e gli ultimi dodici nell'autunno seguente, la domenica nel tardo pomeriggio, tra L'altra domenica e il telegiornale serale.

La seconda stagione fu trasmessa su Rai 1 in fascia preserale a partire dalla primavera 1979, dividendo ciascun episodio in due serate. L'ordine di trasmissione degli episodi fu quasi aderente a quello di produzione, con piccole variazioni, terminando infatti con Attenti ai terrestri.

Sono stati realizzati in seguito degli altri lungometraggi, diffusi in Italia solo per la visione domestica:

  • Destination Moonbase Alpha (1978) costituito da Attenti ai terrestri e alcuni brani da Separazione, Psycon, Golos ed un'immagine da Il cervello spaziale, lungometraggio promosso dalla ITC Entertainment sull'onda del successo di Star Wars.
  • Alien Attack (Attacco Alieno, 1979) costituito da Separazione e Mondo proibito, con brevi sequenze tratte da Sole nero, Gli amanti dello spazio, Il cervello spaziale e dalla prima parte di Attenti ai terrestri.
  • Cosmic Princess (1982) costituito da Psycon e I naufraghi, con una breve sequenza tratta da Separazione.
  • Journey Through the Black Sun (1982) costituito da Sole nero e Rotta di collisione, con alcune brevi sequenze da Magus.

Le serie venne replicata nel 1988 da Rai 3[6] e nuovamente nel 1994 e nel 1996. Dal 2000 da Jimmy, mentre, da agosto 2007 la Rai ha proposto sul proprio sito internet alcuni degli episodi della prima stagione in ordine cronologico.[7] Nell'estate del 2012 la serie viene ritrasmessa su Rai 2 in fascia notturna e su Fox Retro, nel mese di ottobre. La trasmissione televisiva della serie sui canali Rai avvenne con i nastri video originali non restaurati degli anni settanta mentre, su tutte le altre, sono state adottate versioni restaurate.

Rai Teche in collaborazione con ITV ha curato la riedizione della prima stagione della serie e dal 30 ottobre 2022 è possibile guardarla in versione restaurata in HD, in lingua italiana ed inglese, sulla piattaforma RaiPlay. La presentazione della riedizione è avvenuta al Lucca Comics & Games il 29 ottobre 2022 con la proiezione della prima puntata Separazione.

Incongruenze[modifica | modifica wikitesto]

Lo scienziato e scrittore Isaac Asimov avanzò ironicamente alcune critiche alle implausibilità scientifiche presenti nella serie in un articolo apparso su The New York Times nel settembre del 1975:[8]

  • una detonazione tale da scardinare la Luna dall'orbita terrestre frantumerebbe il satellite stesso causando un'incredibile pioggia di detriti sulla Terra;
  • un universo popolato di sistemi tale da rendere praticabile tale viaggio sarebbe incandescente, data l'eccessiva vicinanza delle stelle. Per ovviare a questa obiezione, gli sceneggiatori fecero spesso ricorso a vari agenti di curvatura spaziale - come ad esempio il buco nero dell'episodio Sole nero - onde rendere plausibile un trasferimento verso altre zone dello spazio, spesso con esiti drammatici;
  • pur elogiando il soggetto e la qualità della serie, terminava l'articolo posticipando di almeno mezzo secolo l'ipotesi di una colonia lunare permanente.

A proposito della detonazione che spinse la Luna fuori dalla sua orbita terrestre, lo scrittore Harlan Ellison osservò che tale esplosione sul lato invisibile della Luna, opposto alla Terra, l'avrebbe spinta contro il nostro pianeta.

Sequel[modifica | modifica wikitesto]

Il 13 settembre 1999, data della presunta catastrofe lunare, si tenne a Los Angeles una convention rievocativa chiamata Breakaway, titolo del primissimo episodio, con annessa proiezione del cortometraggio Message from Moonbase Alpha, proposto in Italia attraverso la raccolta della serie in DVD, scritto da Johnny Byrne, uno dei più prolifici sceneggiatori della serie originale, e prodotto dai fan del club Fanderson. Zienia Merton ritorna dopo ventitré anni nei panni dell'analista dati Sandra Benes, in un ultimo ed accorato messaggio di saluto alla Terra, riportando come gli "alphani" siano costretti a trasferirsi definitivamente su un pianeta ribattezzato "Terra Alpha".

Le riprese furono effettuate il 29 agosto 1999 in un set allestito nel garage della casa di un fan in Gran Bretagna, ricostruendo fedelmente il pannello principale della sala operativa, caratterizzato dal celebre monitor, e avvalendosi di alcune elaborazioni digitali per le immagini delle Aquila nello spazio. Originariamente il cortometraggio avrebbe dovuto costituire il germe di un futuro sequel della serie, ambientato sul nuovo pianeta venticinque anni dopo il messaggio, con un cast composto dalla discendenza dei personaggi originali. Il progetto è però stato abbandonato e il monologo di Sandra viene considerato il lungamente atteso ma dignitoso epilogo della serie Spazio 1999.[senza fonte]

Merchandising[modifica | modifica wikitesto]

  • Di tutta la serie e delle rispettive stagioni, furono editi due album di figurine dalla Panini.
  • La casa editrice AMZ commercializzò una serie di libri illustrati con la narrazione degli episodi e delle immagini di bassa qualità[N 2], dodici volumi per la prima stagione[N 3] e quattro per la seconda[N 4].
  • Nel 1976, la Clementoni mise in commercio un gioco da tavolo ispirato alla serie, con tanto di astronavi Aquila in miniatura, la Luna che cambia posizione nel cosmo ed addirittura un rudimentale computer con scheda perforata.
  • La ditta di giocattoli britannica Dinky Toys, già nota per aver prodotto i modellini della serie Star Trek e UFO, mise in commercio un modellino in metallo dell'Aquila al prezzo di 8 000 Lire di allora.
  • La casa di modellismo Airfix propose delle scatole di montaggio delle Aquila e delle astronavi da combattimento Falcon, apparse nell'episodio Mondo proibito.
  • Nel 1976 la ditta di giocattoli statunitense Mego Corporation produsse nella propria linea di action figure da 8 pollici (200 mm) una serie dedicata a Spazio 1999, distribuita dalla Palitoy nel Regno Unito.[9] La serie comprendeva i personaggi: Capitano Koenig, Alan Carter, Paul Morrow, Capitano Zantor e un Misterioso Alieno (in inglese Mysterious Alien).[9] La linea è stata riprodotta dalla Classic TV Toys con l'aggiunta di numerosi altri personaggi principali assenti nella linea originale, tra cui il Professor Bergman e Maya.[10]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni
  1. ^ Nell'episodio Il lampo che uccide vi è una sequenza dove su un computer del centro medico si leggono le note biografiche di Tony Verdeschi tra le quali la città di nascita.
  2. ^ Si trattava di immagini stampate dalle pellicole 16 millimetri e non da delle foto di scena.
  3. ^ I volumi avevano i seguenti titoli, diversi da quelli degli episodi narrati:Il distacco, I naufraghi dello spazio, I pirati della galassie, Verso il tremila, I giustizieri del cosmo, Al di là del tempo, L'ultimo tramonto, Gli eredi del passato, Guerra nel cosmo, I giorni del terrore, Gli esploratori dell'eternità e La grande dominatrice.
  4. ^ Gli alieni dai mille volti, Gli stregoni del cosmo, Il ritorno degli ibernati e Rapimento nello spazio.
Fonti
  1. ^ (EN) Anthony Clark, Space: 1999 (1975-77), su BFI ScreenOnline, British Film & Television Institute. URL consultato il 6 luglio 2012.
  2. ^ Cratere Plato, su Astronomia.com, 16 luglio 2021. URL consultato il 27 ottobre 2022.
  3. ^ Speciale Spazio: 1999, in Delos Science Fiction, n. 16, maggio 1996 (archiviato dall'url originale il 29 settembre 2007).
  4. ^ a b c d e f g h i Spazio 1999, su Il mondo dei doppiatori, AntonioGenna.net. URL consultato il 17 giugno 2023.
  5. ^ Colonna sonora - Pari e dispari, su But & Terence Hill Style. URL consultato il 2 maggio 2018.
  6. ^ Palinsesto di giovedì 4 agosto 1988, in La Nazione, Editoriale Nazionale, 4 agosto 1988, p. 10.
  7. ^ Spazio 1999, su Rai (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2007).
  8. ^ (EN) Isaac Asimov, Is 'Space 1999 More Fi Than Sci?, in The New York Times, The New York Times Company, 28 settembre 1975, p. 2:1.
  9. ^ a b (EN) Space 1999: Introduction, su Mego Museum. URL consultato il 17 giugno 2023.
  10. ^ (EN) Re-Mego: CTVT Space 1999, su Mego Museum. URL consultato il 17 giugno 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Turdo, Destinazione Obbligata: Alpha: Guida non ufficiale a Spazio 1999, Topes Edizioni, 2015, ISBN 978-13-262-1675-7.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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