1923 deve ancora entrare nel vivo e già ha segnato un record: è la serie tv più vista di sempre su Paramount+. La prima puntata uscita il 19 dicembre è stata vista da 7,5 milioni di spettatori, qualcosa di prevedibile, perché ormai da diversi anni il creatore Taylor Sheridan è diventato un punto di riferimento. Tutto era cominciato con Yellowstone, ora arrivata alla quinta stagione, un traguardo che pareva impensabile, e invece anche quest'anno il pubblico non riesce a staccarsi dall’epopea dei Dutton.

Chi è Taylor Sheridan, creatore di 1923 e Yellowstone

Taylor Sheridan del resto da diverso tempo è diventato l'ultimo, vero narratore della frontiera, quella che ha conosciuto diverse modalità espressive nel piccolo e soprattutto grande schermo, e che ancora oggi è ben viva dentro l'identità di una enorme fetta di America. Si tratta di quella connessa maggiormente alla tradizione, agli ideali più viscerali della società americana, quelli che in età moderna si è cercato spesso di nascondere. E invece questo texano tutto d'un pezzo, uno dei migliori sceneggiatori, registi e showrunner su piazza, ce la indica da anni, e lo ha fatto creando un universo narrativo unico per profondità, varietà di forma e caratura globale.

La serie tv 1883

Taylor Sheridan si muove da anni con passo irregolare, ci ha portato prima nel Montana tra gli allevatori ultimi eredi dei Nativi e la modernità che avanza armata di speculatori, conglomerate e via dicendo. Poi era venuta la prima serie tv prequel di Yellowstone, 1883, ambientata ai tempi delle carovane che sul finire dell'Ottocento si dirigevano verso le ultime terre libere dell'Ovest. Lì era cominciata la storia dei Dutton, decisi a costruire il proprio futuro lì dove nessun uomo può dire a un altro che cosa fare. Almeno teoricamente, perché la realtà è che Sheridan ha sempre messo in scena la pura e semplice lotta per la sopravvivenza, che poi è diventa in tempi moderni quella per il potere. Questa può riguardare la leadership di una carovana, la proprietà di un cavallo oppure il dominio su un territorio pari a 3000 chilometri quadrati. Non importa chi tu sia, conta semplicemente il domani che è già scritto nel passato, in ciò che i tuoi ti hanno lasciato che ti dice chi dovrai essere. Non esiste libertà di scelta, non esiste libero arbitrio, si è legati dal sangue, da una sorta di codice d'onore primitivo ed ereditario. Tutto questo è stato portato in scena da Sheridan in modo affascinante, esteticamente meraviglioso, semanticamente profondo come pochissimi altri nella serialità televisiva attuale.

1923pinterest
Emerson Miller © 2022 Viacom CBS//MTV

1923: trama e cast della nuova serie tv

1923 già dalla prima puntata risulta essere connessa a Yellowstone e 1883 per stile e finalità, eppure evita di essere ridondante, di scadere nel già visto o già sentito. Protagonisti sono Jacob Dutton (Harrison Ford) e sua moglie Cara Dutton (Helen Mirren), il Re e la Regina del Ranch Yellowstone. Siamo all'alba dell'era del proibizionismo che farà fare un salto di qualità imprevedibile alla criminalità organizzata negli Stati Uniti, ma siamo anche nel mezzo di un anno terrificante per ogni allevatore dell'ovest, che dovrà farei conti con una siccità terribile e epidemie che cambieranno per sempre il concetto di allevamento. In più, ecco che nascono contrasti con gli immigrati irlandesi che si dedicano alla pastorizia, con politici corrotti e avidi capitalisti. Intanto la distruzione della cultura dei nativi prosegue armata delle tonache di suore e dei crocifissi dei preti, mentre la modernità suona alle porte con la motorizzazione di massa. Permane la volontà da parte di Sheridan di educarci, letteralmente, sulla vita, le usanze e gli ideali dell'America delle Grandi Pianure, quella costruita sul sangue delle tribù indiane da famiglie disperate, disposte a ogni orrore e sacrificio per assicurare alla propria progenie un futuro. Quel mondo in più di 150 anni è cambiato e allo stesso tempo è rimasto assolutamente lo stesso.

1923 e Yellowstone: perché guardarli insieme

Se 1883 era un piccolo viaggio nel tempo, tanto interessante quanto perfetta nella sua portata limitata, nel mostrarci il passato dei Dutton e assieme dell’America, al momento appare chiaro che l'obiettivo di 1923 è quello di imitare Yellowstone. Quest’ultima rappresenta la perfetta fusione tra il western realista e antiretorico di Sheridan e la tragedia shakespeariana. Famiglia, proprietà e libertà sono i tre pilastri, ciò in cui crede John Dutton III (Kevin Costner, semplicemente perfetto nella parte) ed i suoi figli: Kayce (Luke Grimes), Lee (Dave Annable), la ribelle Beth (Kelly Reilly) e il figliastro Jamie (Wes Bentley). Fin dalla prima puntata l'aspetto più interessante è come Sheridan sia convinto dell'esistenza del bene e del male, ma risulti dubbioso su una visione manichea con cui descrivere la loro presenza. Perché la realtà di Yellowstone, come di 1883 e come sicuramente sarà in 1923, è che nessuno dei protagonisti è uno spirito nobile o altruista, non esiste la perfezione e non esistono eroi, vige l'individualismo più spietato, con una concezione della politica assolutamente egoista e follemente autoriferita. Qualcosa che noi europei facciamo davvero fatica a concepire e invece è uno dei motivi per cui il pubblico americano ama Sheridan.

1923pinterest
Kobal REX//Paramount

I personaggi e la passione per il western

Tutte e tre queste serie hanno ridato centralità ai personaggi rispetto alla trama. Qualcosa che oggi spesso è più unico che raro e che riguarda soprattutto il mondo femminile, dato che pochissimi come Sheridan sono capaci di allontanarsi dai cliché, dal buonismo e dalla dittatura dell’eccellenza nella rappresentazione che domina il nostro tempo. Elsa e Margareth Dutton in 1883 ci parlavano di emancipazione e autodeterminazione in un mondo dominato da uomini brutali, ma è alla Beth di una pazzesca Kelly Reilly che va dato il giusto omaggio. Violenta, disperata, incrocio straordinario di forza e ferocia, è il vero motore narrativo di Yellowstone e c'è da giurare che Helen Mirren non sarà da meno in 1923. Perché Taylor Sheridan, il mondo che lui ha creato connettendo tre epoche diverse della cultura del cowboy, della conquista del West, sposa una visione circolare dell'umanità e in generale della vita. Libero da ogni paternalismo, da ogni retorica anche riguardante una natura che è spietata e neutrale, continua a parlarci di quella fetta di America di cui crediamo di aver capito già tutto da decenni, grazie a John Ford o Sam Peckinpah. C'è voluto lui per farci aprire gli occhi: non abbiamo mai capito niente.

Headshot of Giulio Zoppello
Giulio Zoppello

Sono nato a Padova nel 1985, da sempre grande appassionato di sport, cinema e arte, dopo dodici anni come allenatore e scoutman professionista nel mondo della pallavolo, ho deciso di intraprendere la carriera di giornalista.
Dal 2016 ho cominciato a collaborare con diverse riviste cartacee e on-line, in qualità di critico ed inviato presso Festival come quello di Venezia, di Roma e quello di Fantascienza di Trieste.
Ho pubblicato con Viola Editrice "Il cinema al tempo del terrore", analisi sul cinema post-11 settembre. Per Esquire mi occupo di cinema, televisione e di sport, sono in particolare grande appassionato di calcio, boxe, pallavolo e tennis.
In virtù di tale passione curo anche su Facebook una pagina di approfondimento personale, intitolata L'Attimo Vincente.
Credo nel peso delle parole, nell'ironia, nell'essere sempre fedeli alla propria opinione quando si scrive e nel non pensare mai di essere infallibili.