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Film in tv | il Davinotti
I FILM IN TV DI Giovedì, 30/03/23
Giovedì 30 Marzo
Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Rambo90: Western atipico, dal taglio noir, che rinuncia quasi del tutto alle sue caratteristiche peculiari per addentrarsi in una storia di una morbosa vendetta, portata a distruggere una famiglia e il cui motivo si scoprirà solo alla fine. Bianco e nero funzionale, incubi ricorrenti, complicati rapporti familiari, tutto per una storia che agisce a livello psicologico sui personaggi e con poca azione. Walsh dirige bene e il film si apprezza, pur con qualche lentezza, supportato dalla buona prova del cast. Da vedere.
Belfagor: Più scult che cult, considerati i meriti effettivi. Il film è infatti approssimativo, con un ritmo non proprio coinvolgente, una sceneggiatura labile e una messa in scena ancor più modesta: un semplice canovaccio sul quale Abatantuono, armato di un inguaribile istrionismo, è riuscito ad innestare una serie di battute esilaranti che costituiscono la vera ragion d'essere della pellicola. Musiche curiose. La Rusic più o meno ignuda dall'inizio alla fine.
MEMORABILE: "Giallo! Rollo funebre!"; "A come Atrocità..."
Pessoa: Film a metà fra commedia e dramma sociale (ma alla fine è il secondo a prevalere) che vede un interessante ruolo di Villaggio privo dei soliti tic. La narrativa di Loy si muove confusa in un contesto a lui estraneo e molte scene urbane sono poco incisive e troppo lunghe. La sceneggiatura trova qualche momento felice ma i pregi vengono vanificati da un St. Jacques non all'altezza del protagonista, che spesso si trova a recitare da solo. Buona la fotografia da telefilm americano anni '70. Visione nel complesso piuttosto pesante, sebbene non priva di qualche episodio interessante.
Markus: De Carlo mette in scena un suo romanzo ambientato a Los Angeles, spostando la vicenda a New York. Suo alter-ego un giovane Rubini. Il regista ha l'accortezza di mostraci la città in maniera non cartolinesca, ma la messa in scena - per com'è posta allo spettatore - è piuttosto ridanciana e i buoni intenti dell'autore finiscono nel tritacarne delle esigenze produttive del cinema di maniera (il ragazzo squattrinato con la chitarra e il sogno americano, sai che novità). Finanziato da Claudia Mori e presentato imprudentemente a Venezia.
Saintgifts: 1865, fine della guerra di secessione: il sud si arrende e nascono gli Stati Uniti d'America. Un sudista convinto e ribelle (Rod Steiger) rifiuta di appartenere all'Unione e va a vivere con gli Sioux dopo aver superato la prova della freccia aiutato dall'indiana sua futura moglie. Il film mette sul piatto troppi argomenti su questo pezzo di storia Americana e rischia di essere lento e a tratti dispersivo. La trovata dell'ultima pallottola sparata poco prima della fine della guerra è buona e il proiettile viene riservato per il gran finale.
Siska80: Evviva lo spirito creativo delle commedie sentimentali moderne! In barba al titolo originale, infatti, di moderno c'è ben poco: riecco quindi la solita bellona in carriera (una frana nelle faccende private) che si ritrova faccia a faccia con un ex (qui proprio in ambito lavorativo)... Ritorno di fiamma in vista? Prevedibile da capo a piedi, ha dalla sua una modesta durata e una coppia di interpreti dalla buona intesa che aiutano ad arrivare al finale (facilmente intuibile) senza annoiarsi troppo, ma la visione resta comunque a discrezione dell'eventuale spettatore.
Kinodrop: Nella Dublino anni '80 Conor, per riadattarsi a una nuova realtà scolastica e uscire da una certa estraneità, fonda con alcuni compagni e il supporto del fratello una band sperimentando vari generi musicali e look del periodo, col fine anche di coinvolgere la bella Raphina. Commedia dinamica che coglie benissimo la psicologia e l'entusiasmo dell'adolescenza, fa sorridere in più occasioni mostrando lo spirito della gioventù sempre proteso in avanti. Qui la musica non è un pretesto, ma un potente mezzo di emancipazione, di formazione e di identità.
MEMORABILE: Il primo videoclip dei Sing Street; La ricerca dello stile; La filosofia del fratello; Raphina "musa" del gruppo; Il finale.
Nando: Commediola di infimo ordine con i due cabarettisti protagonisti. Vicende surreali con uno sviluppo narrativo scontato e privo di senso. Recitazioni puerili e prive di qualsiasi professionalità che tendono alla sit-com più banale. I sorrisi latitano, anzi la noia assale sin dalle prime inquadrature e la noia si trasforma subito in rabbia nel pensare che si possano realizzare pellicole così squallide.
Herrkinski: Un Eastwood inedito che comunque non manca di emozionare grazie a una storia d'amore realistica, interpretata magnificamente da una Streep superlativa e dallo stesso regista con la sua solita bravura, senza strafare e senza eccedere in melassa superflua o momenti pruriginosi, saltati a piè pari; Clint dimostra di saper fare grande cinema là dove altri l'avrebbero buttata sul patetico o sul malizioso (e negli anni '90 lo han fatto in tanti), con un film romantico che sicuramente strappa il Kleenex ma di un'eleganza formale tale da risultare tra i migliori del genere. Notevole.
Ronax: A un anno di distanza dal finto contestatario Quarta parete, il prolifico sceneggiatore Adriano Bolzoni torna dietro la macchina da presa ma cambia registro e ripiega su un tradizionale film di guerra (sia pure con un'insolita ambientazione nella Cipro del 1956, dilaniata dalla guerriglia anti-britannica e dalle lotte fra greci e turchi). Mezzi e stilemi sono quelli del bellico tricolore di serie, ma con un pizzico di professionalità in più. Fra gli interpreti tante glorie del bis e, ancora giovanissimo e sconosciuto, il povero Alessandro Momo.
Galbo: Dopo il commercialmente fortunato ma artisticamente sopravvalutato SMS, Vincenzo Salemme torna con questa commedia basata su un forte desiderio di paternità di un bambino fortemente condizionato dal mezzo televisivo. L'idea di partenza è buona ma il film si arena a causa di una sceneggiatura che gira a vuoto e nella quale si preferiscono i momenti scontati allo svolgimento originale. I pochi momenti divertenti derivano da alcune estemporanee improvvisazioni tipo quelle del personaggio fortemente caricaturale di Sergio Rubini. Il resto è noia.
Rambo90: Buon thriller, non tanto processuale come ci si aspetterebbe da un soggetto di Grisham (anche se il protagonista è un avvocato) ma piuttosto dal classico intreccio giallo, con colpi di scena discreti e un ritmo abbastanza serrato che tiene coinvolti. Altman sa ben adattarsi al genere, anche se la sua regia è in questo caso corretta ma anonima. Ottimo il ricco cast, dove ognuno è al suo posto è da un vero valore aggiunto alla sceneggiatura. Buono.
Daniela: Dopo un'imprecisata catastrofe, i pochi superstiti sopravvivono a stento in uno stato di abbruttimento in cui ogni incontro con un altro essere umano può costituire un pericolo. Alla morte del padre, un ragazzo che non ha mai conosciuto una vita diversa cerca delle risposte... Post-apocalittico minimalista i cui pregi non vanno ricercati nei contenuti già proposti da altre pellicole simili ma nell'ambientazione inconsueta nel delta del Po, rarefatta ed inquietante pur nella sua riconoscibilità, e nella buona caratterizzazione dei pochi personaggi in campo, affidati a bravi attori.
Rambo90: Action dalla trama ondivaga, che parte in un modo e si sviluppa in situazioni paradossali e di poca logica, con i personaggi che cambiano casacca e alleanze senza motivo. Kevin Dillon non è suo fratello e non sembra tagliato affatto per la parte, gli altri gli fanno da contorno compreso uno spento Grillo e il classico Willis di fine carriera. Scene action montate piuttosto male con abuso di effetti splatter casuali. Evitabile.
Cloack 77: Brizzi ci regala il pornostar innamorato della vecchia fiamma, la bella morale finale, la cretinaggine di un prologo fastidioso oltre ogni dire. Insomma, farsi venire un'idea e decidere di ammazzarla, allungare il brodo con i soliti adolescenti e le prime volte, creare personaggi e impegnarsi affinché non abbiano alcuno sviluppo (Virginia Raffaele o il Mago Forest), dirigere film senza avere nulla da dire.
Rigoletto: Al suo esordio registico Burt Lancaster non dismette i panni del protagonista, al contrario si cuce addosso un abito perfettamente su misura e si riconferma attore capace di andare oltre la sua prorompente fisicità, con un carisma che mette sempre lo spettatore a proprio agio. In ambito registico non confeziona un film straripante, ma un prodotto garbato, classico e curato: un esordio che, se vogliamo, farebbe gola a molti. All'esordio anche Walter Matthau, in un atipico ruolo di antagonista nel quale dimostra fin da subito la sua bravura.
Lou: In estrema sintesi il film di Linklater si può definire un modo innovativo e sperimentale per raccontare la normalità. Il fatto che le riprese siano state effettuate nell'arco di 12 anni ha permesso di raccontare una normale storia familiare nel modo più realistico possibile, con gli attori che invecchiano naturalmente sulla scena nei panni dei personaggi interpretati. La quotidianità raccontata è al tempo stesso il valore e il limite di questo esperimento cinematografico, che si può dire riuscito più sul lato tecnico che su quello estetico.
Minitina80: Un’opera che non nasconde le proprie ambizioni, volendo affrontare un tema a suo modo affascinante e dalle tante sfaccettature. Purtroppo, il rapporto tra il paranormale e la scienza viene affrontato in maniera abbastanza superficiale e semplicistica, negando la possibilità di assistere a un confronto critico di spessore. Inevitabilmente il personaggio di Sordi ne risente di rimando, non potendo andare oltre la fisiognomica che ha contraddistinto la sua fisiologia di attore. Peccato, perché il potenziale del soggetto non era da sottovalutare.
Ciavazzaro: Ottima riproduzione cinematografica di un classico di Williams. Eccellenti Paul Newman e Elizabeth Taylor (molto in parte), ma non dimentichiamoci di Judith Anderson, Vaughn Taylor e la Sherwood. Ottimo anche il reparto scenico: musica, fotografia e scenografie. Gioiellino.
Daniela: Anche se mi scoccia ammetterlo, essere comprata come moglie da Holden non è la cosa peggiore che possa capitare ad una donna, né essere contesa fra lui e Mitchum: è quel che capita a Young, schiava per debiti, acquistata da un vedovo perché gli tenga in ordine la casa e gli allevi il figlioletto, che dopo le difficoltà iniziali saprà conquistare l'affetto di entrambi, oltre all'amore di un bel cacciatore vagabondo. Amabile western rurale declinato in chiave sentimentale in modo brillante, a parte l'epilogo in cui gli indiani fanno una comparsata per movimentare la storia fino ad allora placida
MEMORABILE: "Sei molto magra, non va bene, dovrai ingrassare un pò" (frase che mio marito non avrà mai bisogno di pronunciare); "Manchi molto anche ai cani"
Rigoletto: Orribile favoletta dalle buone intenzioni, assai poco appassionante, con protagonista l'allora fanciullo-prodigio Salvatore Cascio. Alla brigata prende parte anche Peter Ustinov, lontano dai fasti del suo periodo d'oro, qui nel ruolo di un veterinario amico della famiglia. Tessari in questo caso non incide e il risultato, è inutile negarlo, dice che c'è poco da salvare e tutto da dimenticare.
Galbo: A 14 anni Lily fugge da padre violento insieme alla sua tata di colore. Troveranno ospitalità presso tre donne apicultrici. Ambientato nel sud americano razzista negli anni del riconoscimento dei diritti civili dei negri, La vita segreta delle api è un racconto di formazione nel quale la componente sentimentale è predominante e spesso si indulge nel patetismo. Si tratta tuttavia di un film ben realizzato, nel quale il valore aggiunto è dato dalle interpretazioni sentite di un cast ben assortito. Bella la colonna sonora.
Tomastich: Buffo, divertente e piacevole, nonostante le due ore di lunghezza. L'inizio serve a inquadrare i caratteri dei due grandi protagonisti: un Verdone che ricalca il suo personaggio di sempre e un Montesano che gigioneggia alla grande (presentandosi al test d'ammissione tutto sudato). Insieme al primo Yuppies assistiamo forse alla più vivace interprtezione di Boldi (sotto effetto di cocaina è strepitoso). Una nota di demerito alla marcetta composta da Fabio Liberatori, veramente sciatta.
Herrkinski: Lo Stallone-movie preferito dai tamarri di periferia, "Cobra" inventa un nuovo personaggio che però non avrà la fortuna di Rocky o Rambo. Stallone tratteggia con il suo volto imperturbabile questo poliziotto ultra-duro, divorziato e dal grilletto facile (che originalità..), che difende una donna (la algida Nielsen, poi sposa dello stesso Stallone) da una banda di psicopatici (bravo il truce Brian Thompson). Tra sparatorie, inseguimenti spettacolari, tamarrate all'americana d'ogni sorta, il film si lascia vedere, ma il kitch è oltre il limite.
MEMORABILE: Cobra rivolto alla "Belva": "Tu sei il male.. Io sono la cura."
Harrys: Tavanata cosmica. Intendiamoci: adoro le tamarrate, ma qui si è esagerato però. Ettolitri di sangue (eccessivamente fumettosi) ed arti (sorprendentemente "arrendevoli") che schizzano dappertutto, regia che riesce nell'impresa di surclassare definitivamente il cosiddetto stile "videoclipparo" (incredibile come questo sia lo stesso regista di quel gioiello di V per Vendetta), recitazione e dialoghi della più infima specie (non di certo coadiuvati dal pessimo doppiaggio). Per quel che mi riguarda: primo errore dei Wachowski (qui produttori).
MAOraNza: Probabilmente Donner non aveva idea che questa pellicola sarebbe stata accolta tiepidamente al momento dell'uscita e che una ventina di anni dopo, invece, si sarebbe consacrata come un piccolo classico. Un teenage movie ben scritto, realizzato, stereotipato quanto si vuole, ma che regge senza scricchiolii allo scorrere del tempo. Un film che ha influenzato un'intera generazione e che riesce a raccogliere in una manciata di minuti quasi tutte le icone "pop" degli Anni Ottanta.
Magerehein: Prima che Favreau si desse a supereroi e remake Disney) aveva girato questa onesta controparte futuristica di Jumanji (nata sempre dalla mente di Chris van Allsburg). Il punto di forza dell'opera sono i validi effetti speciali: robot impazziti, minacciosi alieni rettiliformi e vari altri intralci spaziali rubano la scena. La storia funziona, del resto ricalca in tutto e per tutto Jumanji... Va detto però che, rispetto al suddetto, questo film non combina altrettanto bene avventura e umorismo, e i personaggi non fanno presa sullo spettatore allo stesso modo. Non male, comunque.
MEMORABILE: La nave degli Zorgon spiana i cannoni in faccia ai due bambini.
Zoltan: A volte anche idee trite e ritrite portano a buoni film. Non è questo il caso. Zac Efron è qui del tutto inadeguato: un film che parte da un soggetto irrealistico risulta ridicolo, specialmente quando mostra Efron nella versione adolescenziale ben poco credibile di Matthew Perry. La sceneggiatura non lo aiuta e gli mette in bocca frasi moraliste da far cadere le braccia. In più il film usa tutti i luoghi comuni del genere High School, senza un minimo di creatività. Non è un completo disastro solo per Thomas Lennon, delirante ma "fuori contesto".
Puppigallo: Pellicola dalla sceneggiatura praticamente inesistente in cui è molto difficile salvare qualcosa (giusto un paio di scene), attori compresi (il migliore è il braccio destro di Travolta). Il protagonista è quasi insignificante, Travolta, qui cattivo, è più irritante che altro nell'interpretazione; e, come se non bastasse, al punitore vengono anche affiancati, quando non mena e ammazza, due "freak" (un trippone e un multipiercingato semifulminato) a completare il "bel" quadretto. Risultato: ci si annoia quando non accade nulla e non ci si esalta quando il protagonista entra in azione.
MEMORABILE: Il bestione che, oltre a menarlo, usa il protagonista per sfasciare tutto, muri compresi; Coltellata in bocca.
Rambo90: Thriller leggermente sovrannaturale intrigante, interessante nella costruzione del protagonista (ma anche delle sue vittime) e che coinvolge, nonostante un ritmo indubbiamente lento. Shyamalan ritrova freschezza in cabina di regia con belle inquadrature, supportate da un montaggio in alcuni momenti davvero fondamentale. McAvoy nel ruolo migliore della sua carriera fino a ora, la Buckley in parte così come le tre ragazze. Unico appunto la durata, forse eccessiva.
Galbo: Da grande regista qual è, Paul Greengrass dota i suoi film di molte sfaccettature. Il suo Captain Phillips è nello stesso tempo un bel film d'azione, girato in modo tecnicamente pregevole e tenuto sul filo della tensione (benché il finale sia ampiamente noto) da una regia impeccabile, ma anche puntuale denuncia degli effetti negativi della globalizzazione e delle contraddizioni insite nei contrasti tra nazioni ricche e terzo mondo. Attori eccellenti.
Tarabas: Quattro amici ovviamente diversissimi tra loro si ritrovano vent'anni dopo l'ultimo incontro, ovviamente per fare un viaggio (forse uno di loro ha un figlio concepito durante un Erasmus in Portogallo). Ovviamente il viaggio li farà scontrare, poi riavvicinare, infine ridiventare gli amici d'un tempo. Ovviamente ne usciranno cambiati. Ovviamente non c'è nulla di nuovo nel film, che si lascia guardare per la simpatia dei protagonisti e alcuni momenti azzeccati. Kessisoglou arcigno prelato vaticano vince di un'incollatura sul gruppo. Cinema ecosostenibile, 100% riciclato.
Matalo!: Sub film di azione in cui si fa un mazzo di un tot di eroi Marvel, come da fumetto. Ma la trama vale quanto un numero qualsiasi delle serie delle strip di Lee che non sia capitale per definire l'eroe o per la nascita o per qualche evento di primaria importanza. Per cui l'abiltà tecnica nella messinscena del fracasso poco può per sopperire a una sostanza buona per un pomeriggio sonnacchioso in cui si ha necessità di certezze. Boh...
Magerehein: Spunto non nuovo (una festa che si risolve in un guazzabuglio di problemi da risolvere) caratterizzato da umorismo in salsa tipicamente americana, volgarotto e non esattamente la cosa più divertente del mondo (sebbene a tratti si sorrida). Passata una troppo lunga sequenza introduttiva povera di interesse, l'attenzione si mantiene più che altro per capire come la catena di intoppi verrà risolta (almeno in questo senso il ritmo non manca). La Johansson è un pesce fuor d'acqua, la McKinnon quella che se la cava meglio. Non è un disastro, ma la mediocrità di fondo è indubbia.
Noodles: Tutti abbiamo paura di invecchiare e questo è il tema cardine del film di Ron Howard, molto buono nelle intenzioni, nella recitazione, nella sceneggiatura e nella fotografia, un po' meno nel ritmo e nei personaggi, nessuno dei quali si rende indimenticabile. Inoltre il tutto scade ogni tanto nel patetico uscendo un po' fuori dai binari. Questo fa sì che la lacrimuccia possa scendere, ma può anche annoiare. Nel complesso comunque un buon film, forse leggermente sopravvalutato.
Kint: Film visivamente perfetto e d'impatto, che vanta una prima parte introduttiva piuttosto lenta, volta ad approfondire il rapporto tra la scimmietta Cesare e il suo padrone (James Franco) e che poi esplode in scene d'azione spettacolari ed estreme. La pellicola, nel complesso, risulta però disomogenea e le scene d'azione sembrano quasi forzate (anche se tecnicamente perfette) e inserite quasi per obbligo. Insomma un film riuscito a metà, ma che indubbiamente coinvolge. Impressionante l'espressività di Cesare.
Siregon: Il miglior film di Kathrin Bigelow, la miglior prova di Reeves qui al suo top e un'indimenticabile interpretazione di Swayze ci regalano uno degli action più particolari degli anni 90. Certo i dialoghi a volta sono davvero imbarazzanti, tutti machismo e pacchianate, ma la filosofia della pellicola è tutta nelle immagini e nelle scene d'azione.
Puppigallo: Filmaccio senza arte ne parte, dove l'unica nota positiva è data dal paesaggio scozzese, con le sue alte e imponenti scogliere (non abbastanza alte però per i vichinghi...). Il resto è urla, grugniti, dialoghi piuttosto pietosi e battaglie a suon di lame e frecce, che non aggiungono proprio nulla di nuovo, anzi, tendono a banalizzare tutto, o a esagerare, sconfinando nell'assurdo (il vecchio inammazzabile). Il finale poi, è da non credere, con una sorta di cattivo stile Terminator e un fantasalto.
MEMORABILE: La ragazza coi poteri...Altrimenti era troppo poco utile; L'inarrestabile capo dei mercenari, che urla "Vichiiinghi!" come Kirk urla "Khaaan!".
Lovejoy: Dato l'enorme successo del film precedente, inevitabile il seguito. Nonostante un buon ritmo e qualche gag azzeccata, si naviga comunque nella più totale mediocrità. Colpa di un copione che ricicla situazioni e gag dal film precedente e gli attori sono molto meno ispirati, in particolare Hogan. Comunque, scorre liscio senza annoiare e questo è già un successo. Con un ulteriore, pessimo seguito.
Rambo90: Incrocio tra le saghe di Ocean's e Fast & durious, però senza la brillantezza di sceneggiatura della prima e senza l'azione della seconda. Siamo chiaramente di fronte a un low budget, che qua e là riesce a strappare anche qualche risata e che comunque ha un ritmo decente grazie alla regia esperta di Harlin. Il piano della banda è ridicolo e poco interessante, ma se non altro Brosnan conserva il suo carisma e guida il film, contro un Roth invece spento e che sembra fare espressioni a casaccio. Insipido ma guardabile.
Rambo90: Commedia poliziesca sulla falsariga dei Due carabinieri, ma forse con una componente gialla riuscita meglio e più seriosa. Montesano interpreta bene il ruolo di tenente che ama il proprio lavoro e (non dissimilmente da come sarà in Piedipiatti) le tenta tutte per far trionfare la giustizia, coadiuvato bene da Manfredi (nel finale soprattutto) e da una serie di buoni caratteristi tra cui Botosso e un Boldi alle prime armi. Ritmo altalenante ma si segue bene, ironia riuscita e una buona colonna sonora.
Bruce: Simpatica commedia americana d'azione, fine anni Settanta. Eppure vista oggi non risente degli anni, grazie a una felicissima interpretazione dei due protagonisti Peter Falk e Alan Arkin. Il film è un continuo susseguirsi di sparatorie, equivoci e situazioni anche al limite dell’inverosimile ma il più delle volte spassose, per cento minuti di sano divertimento per tutti. Godibile.
Puppigallo: Poliziesco nel quale in centrale sono tutti più o meno marci, tranne chi non ha la pelle chiara (il timorato di Dio tutto d’un pezzo, anche se con qualche problema di fedeltà). Ormai un po’ troppo datato, puro fine anni Novanta-inizio Duemila (linguaggio sboccato, litri di alcolici e colonna sonora qua e là pompante), non ha molte frecce al suo arco; e tutto procede come ci si aspetta anche se, verso la fine, qualcuno pagherà al posto di un altro, rimescolando un po’ le carte della prevedibilità. Si può vedere, ma non lascia particolari tracce.
MEMORABILE: Per dare la possibilità al compare di rimuovere la cassaforte, fa una strage in negozio freddando tutti quelli che entrano; “Non osare toccarlo!”.
Capannelle: La cosa più piacevole è la Faris con un ruolo e un look che le si addicono molto e la portano fino alla fine senza stancare (merito anche di regia e fotografia). La cosa più negativa è invece quel sottofondo di sceneggiatura a metà tra Disney e i teen movie, che ogni tanto raggiunge picchi indicibili di scemenza e di didascalico. E non tanto per la trama, che ripercorre fedelmente i canoni del genere ma almeno senza svaccare. Non male il cast delle altre ragazze.
Markus: Una signora tedesca divorziata va in vacanza con sua mamma in Scozia, ma una volta arrivata decide di proseguire il soggiorno in solitaria. Troverà due uomini lumaconi... Amori, rancori, una punta di amaro che non guasta mai e qualche farfallina allo stomaco per una cinquantenne (Kracht) mostrata con naturalezza in questo tv-movie di poche pretese, che alla puerilità del soggetto compensa con un buon ritmo narrativo e un taglio del film al femminile. Le lacrime stavolta scendono su un volto raggrinzito e in là con gli anni, ma ci sta bene così.
Piero68: Come già successo con il primo capitolo Craven continua imperterrito con il citazionsmo e l'autoreferenzialità sfrenata. Senza contare che la sceneggiatura non si discosta molto dal numero 1, tanto che questo secondo capitolo può essere considerato un sequel e un remake al tempo stesso. Meno male che almeno dal punto di vista degli ammazzamenti e del thrilling questo funziona senz'altro meglio. Come migliore è senz'altro il cast, viste le partecipazioni di personaggi come la Pinkett Smith o Schreiber (comparsata nel primo capitolo).
Paulaster: Storia ai margini in cui una parrucchiera a domicilio cerca di aprire un negozio per dare una svolta alla sua vita. Nota positiva l’interpretazione della Trinca, credibile in un ruolo da coatta facilmente stereotipabile. Il resto del cast tende a esagerare troppo nelle caratterizzazioni anche se Accorsi nei panni dello psichiatra è in parte (quando va fuori di testa però è inguardabile). Castellitto pensa di essere Tarkovsky nei riferimenti all’acqua ed eccede in vezzi autoriali o in scene d’impeto sopra le righe. Brani d’accompagnamento banali.
MEMORABILE: Il tatuaggio con il viso della Schygulla; La faccia della Trinca davanti al giudice.
Thedude94: Wilder dirige alla grande una commedia che è scuola del cinema per tempi comici, battute, scene romantiche e scene di tensione, facendo interpretare a Lemmon, Curtis e Monroe ruoli iconici per le loro rispettive carriere. La sceneggiatura è molto coinvolgente e ritmata e tiene alta sempre la soglia dell'attenzione grazie alle situazioni goliardiche in cui si trovano i protagonisti, sia quelle piacevoli sia quelle non. Meravigliosi i costumi, ottime le scenografie e tutto il comparto tecnico, supportato dalla solita mano eccellente di umo dei migliori registi mai esistiti.
Daniela: Una famigliola vive in una casupola isolata campando a stento con la vendita di pellicce. Il babbo rustico insegna alla figlia adolescente come cacciare e scuoiare le bestie, metre la madre è preoccupata per la presenza nei dintorni di un grosso lupo che però si rivela il pericolo minore... Per buona parte della sua durata, un thriller boschivo dal ritmo piuttosto blando che sembra facilmente prevedibile. La virata degli ultimi venti minuti iverso lo splatter più feroce costituisce uno sviluppo inatteso che rende più interessante un film fino ad allora piuttosto modesto.
MEMORABILE: Prima la gamba, poi il braccio; Bambi; Il coniglio inebetito; La macellazione finale.
Xamini: Non è lo script in sé (di racconti di questo genere se ne sono visti tanti) né qualche battuta particolarmente ispirata. Non è neppure un miracolo di regia (efficace, tiene desti nonostante la durata). È piuttosto questione di confine. La struttura di una finzione costruita su un impianto reale. Non proferisce parole d'eccezione ma riesce a dire grandi cose, senza dirle. Ho difficoltà nel giudicarlo ma credo che sia una sperimentazione benvenuta, difficilmente ripetibile e che mi rimarrà in testa. Per questo lo consiglio.
MEMORABILE: I passaggi di anno, l'apertura e la chiosa
Nando: Commediola parodistica in cui tra luoghi comuni e ripetizioni narrative non si riesce proprio a sorridere. Lo spunto non regge affatto e nonostante un cast validissimo che annovera attori molto in voga in quel periodo si arriva alla fine con molta fatica.
Luchi78: Una commedia all'americana; anche se, nonostante il titolo, il lato sexy lascia spesso il passo al romanticismo, complice la protagonista Anna Faris che si imbarca discretamente in una interpretazione più votata al sorriso che all'erotismo. Per il resto si sprecano banalità e luoghi comuni sul sesso o il matrimonio (sempre tipicamente all'americana), rendendo il film dimenticabile già prima della sua conclusione.
Enricottta: Deve essere stata proprio la sceneggiatura di Lino Jannuzzi a decretarne il mezzo flop. L' esordio alla regia di Giannini, non è dei migliori, tranne alcuni momenti che avrebbero meritato più fortuna, un cast di caratteristi e una colonna sonora "demenziale". Il solo Franco Angrisano si salva, anche se a volte, sembra di assistere ad un commedia di Eduardo De Filippo. Giannini attore si deve assolutamente assolvere, da regista no! Attenderà vent'anni per dirigere un altro film.
Paulaster: Spaccato adolescenziale su come una coppia di ragazzini inizia a crescere sotto la campana di Internet. Filmato senza enfasi, rispecchiando una realtà in cui gli ormoni (tanti) vanno in circolo e i neuroni (pochi) non capiscono fin dove si può giocare con la privacy altrui. Crescere è difficile, ma non si colpevolizza nessuno, i genitori non sono nemmeno presenti e la scuola è vista come antiquata. Adatto ad adulti che hanno figli con lo smartphone perenne in mano.
Giacomovie: Decente erotico che alterna scene fortemente sexy allo sviluppo di una trama non banale che riesce a mischiare la realtà con la fantasia di un romanzo che prende forma in concomitanza con lo svolgersi del film. La protagonista Lorraine De Selle, quasi sempre nuda, ha lo sguardo magnetico e ambiguo come il ruolo che interpreta. Non mancano qualche dialogo banale e qualche situazione divertente. Rispetto ad altri erotici squallidi e più conosciuti, lo si può considerare un fiasco immotivato.
Rigoletto: Buon thriller, fatto con tutti i crismi da Altman che non lascia granché al caso e confeziona un prodotto solido e abbastanza riuscito. Il cast pare essere in discreta forma, soprattutto la Davidtz e il buon Branagh che, smessi i panni teatrali e non ancora pronto per quelli giogioneschi, offre una prova in cui si impegna a fondo (anche se il meglio di sé lo offre altrove).
Daniela: Mentre sta andando a sposarsi, Anselmo salva una ragazza incinta che aveva tentato di annegarsi: un'opera di bene fonte di equivoci tali da mettere a rischio il suo matrimonio ma anche di cambiargli in meglio la vita... Commedia simpatica ma con un sottofondo malinconico, anche se la necessità di chiudere con un lieto fine smussa molto l'amarezza delle considerazioni del protagonista circa l'ipocrisia delle persone che lo circondano, novella sposa compresa. Cervi ancora una volta passeggia tra le nuvole, Lollo non è ancora una maggiorata fisica, Furia e Ninchi fanno la loro parte.