La Tragica fine di Elisabetta d’Assia e Sergej Romanov – Vanilla Magazine

La Tragica fine di Elisabetta d’Assia e Sergej Romanov

Conoscono tutti la tragica fine della famiglia imperiale russa, i Romanov, ma Elisabetta, la sorella di Alix poi Alexandra Feodorovna, fece una fine ben peggiore.

Elisabetta nel 1871

Elisabetta d’Assia-Darmstadt era nata il 1° novembre 1864, figlia del granduca Luigi IV e di Alice di Sassonia-Coburgo-Gotha, figlia della regina Vittoria. Oltre a Elisabetta la coppia ebbe 4 figlie e 2 figli.

Alice di Sassonia-Coburgo-Gotha, la madre

Purtroppo Alice era portatrice sana di emofilia, trasmessale dalla madre, e la passò alle figlie Irene e Alix e al figlio Federico, che morì a soli 3 anni. Non si può sapere se Elisabetta ne fosse portatrice, fortunatamente non ebbe figli, ma Irene la portò nella famiglia di Prussia e Alix nei Romanov.

Senza l’emofilia dello zarevic Alessio non ci sarebbe stato Rasputin e senza Rasputin, chissà, la storia russa forse sarebbe stata diversa

La famiglia, pur nobilissima, non aveva molti mezzi, anche se tutto è relativo, e le ragazze furono abituate a fare le pulizie, cucirsi i vestiti e a collaborare nelle attività domestiche. Non venivano tralasciati gli studi e la religione ed erano anche cresciuti bilingue, parlavano tedesco col padre e inglese con la madre.

Il Granduca Luigi IV, il padre

Nel 1878 la famiglia fu colpita dall’epidemia di difterite, tutti meno Elisabetta vennero contagiati. La madre e la figlia più piccola morirono e così Elisabetta con la sorella maggiore Vittoria si occuparono della cura e dell’educazione dei fratelli sopravvissuti.

Ella, come veniva chiamata in famiglia, era considerata una delle più belle giovani d’Europa

Elisabetta Feodorovna

I pretendenti non mancavano. La ragazza rifiutò suo cugino, il futuro Kaiser Guglielmo II, e rifiutò anche il Granduca Federico di Baden, per il quale parteggiava la nonna Vittoria. Sua prozia Maria Alexandrovna, nata Maria d’Assia, imperatrice di Russia moglie dello zar Alessandro II e sorella del nonno di Ella, visitava spesso i parenti tedeschi con i due figli minori, il Granduca Sergej e il granduca Pavel.

La famiglia D’Assia nel 1876: in alto Luigi IV con in braccio la figlia Maria, la madre Alice, da sinistra Elisabetta, Alix, Vittoria, sotto da sx Ernesto Ludovico e Irene:

Col tempo Sergej si era innamorato di Ella, e venne in un primo momento rifiutato, ma, crescendo, scoprirono molte identità di carattere, entrambi molto religiosi, riservati ed amanti dell’arte, e quando Sergej le propose per la seconda volta di sposarlo, lei acconsentì.

Il giovane Sergej Romanov:

Questa decisione addolorò la regina Vittoria, che non amava i Romanov, da lei definiti dei tiranni, e più in genere la regina inglese non amava il popolo russo che riteneva incivile. Queste nipoti le erano particolarmente care e avrebbe voluto averle vicine, ma il destino ne portò due proprio in Russia.

Alla luce dei fatti vien da pensare..Se avessero ascoltato la nonna, ma con i se non si fa la storia…

Sergej era nato nel 1857, era molto bello e raffinato, ma timido, introverso e nervoso. Era colto, amante dell’arte, soprattutto quella italiana, e poi anche della musica, ed era religiosissimo. Legatissimo alla madre, soffriva molto per la relazione del padre con la principessa Caterina Dolgoruki, dalla quale aveva avuto 4 figli, e che sposò appena restato vedovo nel 1880.

Lo zar Alessandro II, padre di Sergej:

Nel 1881 lo zar Alessandro II venne assassinato e salì al trono il fratello di Sergej, Alessandro III.

Sergej non apprezzava la vita di corte, veniva ritenuto troppo orgoglioso, mentre era probabilmente solo eccessivamente timido. Era però di carattere forte, pretendeva ordine e disciplina e abitudine militare.

Maria Alexandrovna, la madre di Sergej:

Non un carattere facile, ma Ella aveva deciso e nel 1884 sposò il suo granduca a San Pietroburgo. Al matrimonio partecipò anche Alix, sorella di Ella, che in questa occasione conobbe l’erede al trono Nicola, figlio dello Zar Alessandro III, fratello di Sergej.
Ella fu accolta benissimo in Russia, era ammiratissima non solo per la bellezza, ma soprattutto per la dolcezza del suo carattere. Contrariamente alle altre granduchesse straniere non si convertì fino al 1891 e quando lo fece fu di sua spontanea volontà, divenendo Elisabetta Feodorovna.

I granduchi Sergej (a destra) e Pavel

Elisabetta e Sergej vivevano a San Pietroburgo, ed erano molto legati allo zar e alla zarina Maria Feodorovna, (nata Dagmar di Danimarca e sorella di Alexandra Principessa di Galles con il futuro Edoardo VII). Alessandro III stimava molto Sergej, avevano le stesse idee sulla necessità di una politica di repressione dei movimenti radicali e venne nominato Governatore di Mosca.

Ella e Sergej nel 1884

La sua politica dura con chi contrastava il potere centrale, la lotta alle frodi, alla delinquenza, alla corruzione e l’espulsione di 20.000 ebrei da Mosca non lo resero certo popolare. Per contro grazie ad alcune delle sue misure severe, Mosca divenne una città molto più sicura e pulita.

Elisabetta fu molto contrariata dall’espulsione degli ebrei, ma, da brava moglie dell’epoca, non contrastò mai apertamente il marito.

Ella e Sergej nel 1884:

In privato Sergej e Ella si occupavano di associazioni benefiche e di aiuti alle discipline artistiche. Sergej fu patrono di moltissime organizzazioni caritatevoli per l’infanzia malata e abbandonata e per gli anziani, oltre a sovvenzionare adolescenti interessati allo studio, ma la durezza della sua politica lo fece sempre ritenere un tiranno, non solo dai rivoluzionari ma anche da tutte le categorie che avevano perso i benefici derivanti da attività illecite.

Ella e Sergej nel 1892

Del suo matrimonio si sa poco. Molti sostengono fosse infelice, ma nessuna lettera privata scambiata fra Ella e Sergej è sopravvissuta. Sicuramente era molto geloso della moglie e forse il matrimonio era intristito dalla mancanza di figli, ma i due divisero sempre lo stesso letto, cosa inusuale per i nobili del tempo.

Data la mancanza di figli propri, aiutarono Pavel, fratello di Sergej restato vedovo, ad allevare i due figli piccoli, e quando Pavel fu bandito dalla Russia a causa del suo matrimonio morganatico con una donna borghese e divorziata, i nipoti restarono con loro e Sergej ne fece i suoi eredi.

Il 1894 portò grandi cambiamenti per la coppia. Alessandro III morì lasciando il trono al figlio Nicola II che sposò la sorella di Ella, Alix. Ella aveva molto sperato in questo matrimonio ed era stata lei a convincere Alix a convertirsi alla chiesa Ortodossa e a sposare Nicola, dopo un primo rifiuto per questioni religiose..

Anche i rapporti fra Nicola e lo zio Sergej erano ottimi.

8 ottobre 1903: i fratelli e le sorelle d’Assia: Da sinistra Ernesto Ludovico, granduca d’Assia, Alix con il marito Zar Nicola II, Irene con il marito Enrico di Prussia, Ella con Sergej, Vittoria con il marito Ludovico di Battenberg:

Il 18 maggio 1896, avvenne la tragedia di Chodynka, a seguito dell’incoronazione di Nicola e Alix a Mosca. Circa 1400 persone morirono calpestate dalla folla nella frenesia di ricevere i doni dello zar. Il campo di Chodynka, usato abitualmente per esercitazioni militari, aveva un fondo sconnesso e recinzioni fragili e non era stato scelto da Sergej, ma lui, in quanto Governatore di Mosca, era responsabile per il luogo e le sue misure di sicurezza. Sergej respinse ogni responsabilità e la sua decisa presa di posizione di mantenere invariato il programma dei festeggiamenti e il ballo a corte, dato il grande numero di sovrani e personalità che erano intervenute, spaccò in due l’opinione della famiglia Romanov.

Sergej e Pavel (con la sigaretta in bocca) durante le celebrazioni dell’incoronazione 1896:

Sergej diede le dimissioni da governatore, che però non vennero accettate. Il 1° gennaio 1905 si dimise infine da Governatore di Mosca, dissentendo dalle concessioni fatte al popolo dallo Zar. Sergej reputava che solo il pugno di ferro potesse tenere tranquillo il popolo russo, e che le concessioni avrebbero indebolito il potere della corona senza portare alcun giovamento.

Sapeva di essere odiato e possibile bersaglio per attentati alla sua vita. Si trasferì con la famiglia al Cremlino, non partecipò più a eventi pubblici e ricevette quasi esclusivamente in casa.

Ella e Sergej

Un primo tentativo di attentato il 15 febbraio fu annullato perché erano presenti anche i nipotini ed Ella, il popolo non avrebbe perdonato l’uccisione di due bambini, ma due giorni dopo, il 17 febbraio, Sergej era solo con il cocchiere, senza scorta per non mettere in pericolo i suoi uomini. Era diventato molto fatalista, stava tornado a casa, era quasi arrivato. Da distanza ravvicinata l’attentatore Ivan Kaljayev lanciò una bomba alla nitroglicerina dentro la carrozza.

Sergej, dilaniato, morì sul colpo

Ella, sentendo l’esplosione immaginò quanto accaduto e corse in strada, vide il corpo del marito a pezzi e con enorme forza d’animo aiutò personalmente a recuperarli. Alcune parti erano arrivate sui tetti delle case circostanti tanta era stata la forza dell’esplosione.

I resti della carrozza di Sergej, dopo l’attentato

Il desiderio di Sergej di essere sepolto in uniforme non poté esser rispettato. Ella volle visitare l’attentatore per convincerlo a pentirsi, lei avrebbe potuto intercedere con lo zar per salvargli la vita, ma Kaljayev rifiutò, sostenendo che la sua morte avrebbe giovato alla causa più di quella di Sergej. Finì impiccato due mesi dopo.

Ella, restata vedova, abbandonò la vita di corte, nel 1909 vendette tutti i suoi magnifici gioielli e le sue proprietà personali per fondare il convento di S. Marta e Maria, del quale divenne badessa, e si dedicò totalmente ai poveri.

Ella nel 1909

Visitava qualche volta sua sorella Alix, cercando di convincerla ad abbandonare la pessima influenza di Rasputin, ma senza risultato. La incontrò per l’ultima volta nel 1916. E’ quasi certo che Ella fosse al corrente dei piani di uccidere Rasputin, non solo della data ma anche dei nomi dei congiurati, che da alcuni suoi scritti erano di sua conoscenza prima che fossero resi noti. Del resto il principe Felix Yusupov, uno degli assassini, era sempre stato molto legato a lei.

Elisabetta Feodorovna e la sorella Alexandra Feodorovna

Nel maggio 1918 Lenin ordinò l’arresto di Ella, la sua consorella ed ex cameriera Varvara Yakovleva la seguì volontariamente, del granduca Sergej Mihaijlovic, dei principi Ivan, Igor e Konstantin Konstantinovich, cugini dello zar Alessandro III, del nobile Vladimir Palej e del segretario del granduca Sergej. Furono tutti portati ad Alapaevsk. Il 17 luglio vennero prelevati dalla Ceka, privati di tutti i loro averi, portati a Siniachikha presso una miniera abbandonata profonda 20 metri. Dopo averli picchiati, li gettarono ancora vivi nella miniera, lanciando nella voragine delle bombe a mano. Le vittime, nonostante il brutale trattamento, sopravvissero, e uno dei carnefici sentì la voce di Ella e di altri cantare un inno sacro.

Gli assassini gettarono un’altra bomba e poi del legno in fiamme

La notte precedente era stata trucidata tutta la famiglia imperiale a Ekaterinburg, il fratello di Nicola, Michele, era già stato ucciso il 12 giugno.

L’Armata Bianca, l’esercito controrivoluzionario russo, recuperò i corpi in ottobre. Alcuni erano morti di stenti e di fame, Ella probabilmente per le ferite, ma non era morta subito ed aveva fasciato la testa del principe Ivan con il suo soggolo.

Con l’Armata Rossa in avvicinamento i corpi vennero trasportati fino a Pechino e sepolti presso la missione ortodossa. In seguito, su interessamento della sorella di Ella, Vittoria di Battenberg, il corpo di Ella e della consorella vennero trasportati a Gerusalemme, dove tuttora riposa nella chiesa di Maria Maddalena.

Nel 1981 Ella e Varvara vennero canonizzate come martiri, e nel 2009 il governo russo dichiarò innocenti e riabilitò tutte le vittime degli eccidi di quei concitati giorni di rivoluzione.

Miniera di Siniachikha

Una statua di Elisabetta si trova oggi a Westminster fra le 10 dei martiri del XX secolo.
Sergej era stato sepolto al monastero di Chudov, vicino al Cremlino, poi demolito dai bolscevichi. La sua tomba fu scoperta nel 1990 durante i lavori di sistemazione di un parcheggio. Dopo il riconoscimento, l’esumazione e una cerimonia funebre al Cremlino, i resti sono stati sepolti nel Monastero di Novospassky a Mosca. Il monumento che era stato posto sul luogo dell’attentato, e distrutto da Lenin, è stato restaurato e ricostruito e nel 2017 posto a Novospassky alla presenza di Putin e del patriarca Cirillo.

Giovanna Francesconi

Amo la storia, e le storie dietro ad ogni persona o oggetto. Amo le cose antiche e non solo perché ormai ne faccio parte pure io, ma perché la verità è la figlia del tempo.