Red Sea Diving: la storia vera dietro al film Netflix - Cinematographe.it

Red Sea Diving: la storia vera dietro al film Netflix con Chris Evans

Red Sea Diving, il film Netflix con Chris Evans, è ispirato alla storia vera sull’Operazione Fratelli. Ecco tutto quello che dovete sapere sull'agente del Mossad

Interpretato da Chris Evans, Michael K. Williams e Haley Bennett, Red Sea Diving si basa su eventi reali, vale a dire la missione dell’Operazione Fratelli, che ha funzionato dal 1979 al 1984 e ha salvato la vita a migliaia di ebrei etiopi. In realtà, e come viene rappresentato nel film, un hotel abbandonato è servito da copertura perfetta per un’operazione rischiosa che contrabbandava profughi ebrei etiopi attraverso l’hotel sulla costa dell’Africa orientale, mandandoli in salvo in barca in Israele. Le informazioni ufficiali relative alla missione sono state declassificate solo negli ultimi anni.

Red Sea Diving – recensione del film Netflix

Come riportato dal Time, alcuni hanno criticato a Red Sea Diving di presentare una narrativa riguardo a un “salvatore bianco”, privilegiando i ruoli degli agenti del Mossad israeliano guidati dal personaggio di Evans, Ari Levinson. Il regista Gideon Raff ha dichiarato in un comunicato che la comunità etiope “era un vero partner in quest’operazione e che sono loro i veri eroi di questa storia”, osservando che era importante per lui che ci fossero attori della comunità etiope nel film. L’uscita di Red Sea Diving arriva in un momento di tensione in Israele, dove le proteste su larga scala sono divampate all’inizio di luglio dopo l’assassinio del diciottenne Solomon Tekah, che segna l’undicesimo israeliano etiope ucciso dalla polizia negli ultimi 20 anni. La morte di Tekah ha accentuato l’attenzione sulle lamentele della comunità etiope composta da 150.000 israeliani, i cui membri hanno espresso la loro frustrazione contro il razzismo e la discriminazione nel Paese sin dalle prime grandi ondate d’immigrazione iniziate con quest’operazioni negli anni ’80.

Arous Holiday Village sembrava una destinazione idilliaca per le vacanze. All’inizio degli anni ’80 centinaia di turisti si affollarono sulle sue spiagge di sabbia bianca ed esplorarono i suoi mondi sottomarini con bellissime barriere coralline. E mentre la sua posizione sulla costa del Sudan potrebbe non essere stata una scelta ovvia per i cercatori di sole, data la storia del conflitto e della siccità del Paese, gli opuscoli distribuiti tra le agenzie di viaggio europee hanno sottolineato le rotte di volo regolari da Londra, Parigi e Roma a Khartum, così come le temperature calde e la piacevole brezza marina. Ma c’era molto di più di quello che si vedeva nel famoso resort sulla spiaggia e quella storia è l’ispirazione per il nuovo film Netflix Red Sea Diving.

Red Sea Diving: Perché gli ebrei etiopi fuggivano dal loro paese d’origine?

La storia degli ebrei etiopi è lunga e complessa, con molti accademici incerti su quando e come la popolazione ebrea sia arrivata in Etiopia. Mentre alcuni dei loro costumi sono distinti dalle tradizioni ebraiche, la comunità – storicamente conosciuta come Beta Israel – è diventata una parte ampiamente accettata del giudaismo tradizionale. “È un po’ avvolto nel mistero, ma ci sono notizie secondo cui un’enorme comunità ha vissuto in Etiopia per secoli, oltre 1.500 anni. Alcune persone parlano addirittura di millenni”, ha affermato Jon Abbink, professore di governo e politica in Africa, specializzato in Etiopia, presso l’Università di Leida nei Paesi Bassi.

Negli anni ’70 e ’80 una combinazione di fattori in Etiopia portò a un grande esodo di rifugiati dalla comunità Beta Israel, come rappresentato in Red Sea Diving. La rivoluzione etiope nel 1974 ha accresciuto le tensioni politiche di fondo nel Paese, con gli oppositori del regime militare guidato da Mengistu Haile Mariam, che affrontano la minaccia d’arresto o d’esecuzione. Vi furono anche fattori ambientali ed economici, come la siccità dal 1973 al 1974, e ancora nei primi anni ’80, che portarono a una carestia diffusa e una delle peggiori crisi umanitarie del XX secolo.

Nel mezzo della discesa del paese nella guerra civile a partire dal 1974, gli ebrei etiopi divennero più importanti come rivoluzionari politici, attivi nelle lotte ribelli contro il regime militare. Le lotte tra i diversi gruppi ribelli, combinate con l’instabilità nel Paese, portarono sempre più rifugiati Beta Israel a fuggire dall’Etiopia attraverso il Sudan all’inizio del 1978, secondo Abbink.Abbiamo visto questa congiuntura di problemi politici, ecologici ed economici che ha spinto la Beta Israel a lasciare il paese, guidata d’attivisti della comunità”. Come rappresentato all’inizio di Red Sea Diving, il viaggio attraverso i deserti del Corno d’Africa per raggiungere i campi profughi in Sudan era spesso pericoloso, ma si trattava di un rischio giudicato necessario dagli ebrei etiopi che temevano per la propria vita. Una stima suggerisce che circa 4.000 delle 20.000 persone beta israeliane che hanno compiuto il viaggio dal nord dell’Etiopia al Sudan sono morte durante lo stesso.

Red Sea Diving: Perché gli agenti israeliani sono stati coinvolti nell’operazioni di salvataggio dei rifugiati?

In Red Sea Diving, il personaggio interpretato da Evans, Ari Levinson, tratteggia un piano audace: rinnovare un hotel italiano abbandonato sulla costa del Sudan, a otto ore d’auto dalla capitale di Khartum, e usarlo come copertura per il contrabbando d’ebrei etiopi dai campi profughi in Israele via nave. Gli ufficiali israeliani inizialmente reagiscono con scetticismo alla proposta, ma decidono d’affidare a Levinson la pianificazione dell’operazione e il reclutamento d’altri agenti del Mossad da tutto il mondo per aiutarlo. Mentre questa scena sembra aver aggiunto un tocco di drammaticità al film, gli agenti del Mossad sono stati sicuramente determinanti nello scovare possibili luoghi che avrebbero potuto fungere da copertura per trasportare i rifugiati in salvo e, infine, gestire il resort nella vita reale.

Ma le origini dell’Operazione Fratelli erano anche dovute in gran parte agli sforzi degli attivisti della comunità ebraica etiope. “Inizialmente le autorità israeliane sono state contattate d’attivisti beta israeliani etiopi che chiedevano se potevano aiutare. Sicuramente c’era una richiesta”, ha dichiarato Abbink. Uno di questi attivisti era Farede Yazazao Aklum, che è stato l’ispirazione per il personaggio interpretato da Michael Kenneth Williams. Dopo essere fuggito dalla sua casa a Tigray, nel nord dell’Etiopia, e aver percorso le estenuanti 300 miglia fino a Khartum, in Sudan, Aklum scrisse una lettera che innescò il primo ministro israeliano Menachem Begin a incaricare gli agenti del Mossad per il salvataggio della Beta Israel.

All’inizio degli anni ’70, un numero minore d’ebrei etiopi veniva trasportato in salvo in aereo da Khartum e accolto in Israele. Le più grandi operazioni guidate dal Mossad tra cui Operazione Fratelli, e successivamente l’Operation Moses (1984-1985) e l’Operation Solomon (1991), furono responsabili dell’arrivo di circa 90.000 membri della comunità in Israele entro la fine degli anni ’90. “Nel caso della Beta Israel, questo è stato l’unico esempio in cui un altro Paese era disposto e in grado d’aiutare il popolo e adottarlo”, ha proseguito Abbink. “Molti altri rifugiati sono rimasti, e sono ancora in Sudan, perché nessun Paese è davvero pronto ad accoglierli. Ma il governo israeliano si è impegnato a far entrare il loro popolo”.

Red Sea Diving: Una missione di fuga è realmente avvenuta in un hotel in Sudan?

Nel 1981 gli agenti del Mossad esplorarono la costa sudanese e trovarono 15 ville sulla spiaggia che erano state abbandonate un decennio prima. Annidato sulle rive del Mar Rosso e dotato di pittoresche barriere coralline, il resort ha fornito una facciata agli agenti per trasportare segretamente i rifugiati Beta Israel su imbarcazioni che li avrebbero portati in Israele. Com’è illustrato in Red Sea Diving, la Sudanese International Tourist Corporation credeva d’affittare il resort ai gestori di hotel e agli appassionati d’immersioni, in realtà tutti agenti israeliani sotto copertura. I turisti reali e ignari, principalmente dell’Europa, sono venuti a soggiornare nel resort, attratti da opuscoli che reclamizzavano “panorami mozzafiato del cielo, in fiamme con milioni di stelle” e “un’abbondanza di pesci esotici” in “acque eccezionalmente limpide”.

“Quest’operazione è stata così appagante, perché stavi salvando centinaia di persone da un destino molto brutto”, ha detto Yola Reitman in una video intervista per uno sguardo dietro le quinte di Red Sea Diving. Reitman era un agente israeliano responsabile della gestione dell’hotel, un ruolo riflesso nel personaggio di Haley Bennett nel film. All’epoca Abbink stava studiando la comunità Beta Israel in Israele e sapeva dell’operazione che stava avvenendo all’Arous Holiday Village. “Certo, ho tenuto la bocca chiusa per non mettere in pericolo nulla. È stata una missione estremamente delicata”, ha ricordato.

Red Sea Diving: La missione ha avuto successo?

Come illustrato in Red Sea Diving, la missione è durata anni e ha portato alla delocalizzazione di migliaia di ebrei etiopi a Gerusalemme, mentre gli agenti hanno continuato a mantenere le apparenze gestendo l’hotel. Secondo Abbink circa 8000 persone Beta Israel sono fuggite in Israele attraverso il Sudan grazie al resort, il che a quel tempo l’ha resa l’operazione più su larga scala mai realizzata. Daniel Sahalo e la sua famiglia sono fuggiti dall’Etiopia attraverso il Sudan in Israele come parte dell’Operation Moses, che ha portato in aereo oltre 7000 ebrei etiopi in Israele nel 1984/1985. “C’era solo un rumor secondo il quale dovevamo arrivare in Sudan e lì avremmo potuto essere in grado d’ottenere aiuto”, ha dichiarato in un’intervista video. Sahalo ha lavorato come consulente storico in Red Sea Diving, dicendo che il film era importante da raccontare alle generazioni future perché “queste persone hanno rischiato la vita ogni giorno per quasi tre anni”.

Quello che spero che il pubblico penserà quando vedrà il film è che oggi ci sono circa 65 milioni di rifugiati nel mondo”, ha affermato Raff in una nota. “Sembra che li stiamo chiudendo le porte in faccia e molti di loro stanno perdendo la vita sulla strada per un futuro migliore. La compassione sarebbe la cosa più grande che spero che la gente si tramandi”.

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