Eleonora Abbagnato: «La lettera di Federico Balzaretti che mi colpì. La madre biologica delle mie figlie? Aveva altro da fare»- Corriere.it

Eleonora Abbagnato: �La lettera di Federico Balzaretti che mi colp�. La madre biologica delle mie figlie? Aveva altro da fare�

di Valerio Cappelli

L’�toile Abbagnato si racconta: i figli, la danza, il marito Balzaretti ex calciatore: �A 14 anni ero gi� a Parigi, Carla Fracci mi incoraggi�. Dal 2015 � direttrice del corpo di ballo dell’Opera di Roma: �Per gli allievi deve essere anche psicologa. Ho ricevuto lettere anonime�

Eleonora Abbagnato: «La lettera di  Federico Balzaretti che mi colpì. La madre biologica delle mie figlie? Aveva altro da fare»

Eleonora Abbagnato � tutta fuoco. �Sono siciliana e sono un vulcano�. Fino al 2021, � stata l’unica ballerina italiana (insieme con Carlotta Zambelli, ma in epoche remote) a diventare �toile all’Op�ra di Parigi, che � il luogo dove � nato tutto, perch� fu Luigi XIV a istituire la prima Accademia di danza. L� si imparano lo stile, le posizioni, l’eleganza, il gusto, il vocabolario che nella danza � francese. Sul palco, gli incontri della sua vita sono due: Pina Bausch, che a 17 anni la scelse per La Sagra della Primavera, e soprattutto Roland Petit. Dal 2015 � direttrice del corpo di ballo dell’Opera di Roma. Ma continua a ballare, sar� in un gala il 20 giugno al Ravenna Festival, stella tra le stelle. �Le mie ballerine mi chiamano Wonder Woman�.

Com’� entrata la danza nella sua vita?
�Mamma aveva un negozio d’abbigliamento a Palermo e non avendo dove lasciarmi, al piano di sopra c’era la scuola di danza di Marisa Benassai, mi lasciava l�. A 4 anni ero gi� attaccata alla sbarra�.

E poi?
�A 10 anni ho iniziato uno stage importante a Montecarlo, all’epoca era una grande scuola, frequentata da Nureyev. Poco dopo Marisa mi disse che a Palermo veniva Roland Petit, il grande coreografo, per La Bella Addormentata. Cercava una bambina. A 14 anni sono entrata alla scuola dell’Op�ra di Parigi. Unica italiana. Il livello era molto alto, la direttrice, Claude Bessy, mi disse, vediamo se resisti. Fu Carla Fracci a incoraggiarmi a studiare fuori�.

Ha sofferto la solitudine?
�S� certo, sono partita col cartellino col mio nome appeso al collo. Ma piangevo soltanto quando la sera non riuscivo a parlare al telefono con mia madre. Non c’erano i cellulari. Ricordo come fosse oggi la cabina telefonica. Io ero socievole, chiacchieravo con le altre allieve, mi attardavo nei corridoi. Cos� ero sempre l’ultima in fila indiana davanti alla cabina. E non riuscivo sempre a telefonare. Alle nove di sera dovevamo spegnere la luce, tutte a dormire. Quando racconto la vita che facevo ai miei figli, paragono la scuola dell’Op�ra di Parigi a un collegio, che non va vissuto come una punizione. Io ho dei ricordi splendidi�.

Il cigno nero � il film che ci ha mostrato che non sono tutte rose e fiori.
�Non amo quel film, non ha fatto bene alla danza, non fa innamorare i giovani al balletto. E dice delle falsit�, succede una volta su mille che il maitre si innamori della ballerina. Ma � vero che la danza � un mondo a parte, pieno di ripicche e gelosie esasperate. Anche io le ho vissute�.

Le mettevano il dentifricio nelle scarpette?
�Questo no. Ma ricordo che a un concorso due ragazzine entrarono in camerino e mi dissero per scherzo che non mi avevano preso. La mia maestra di Parigi mi bucava i glutei con l’ago perch� inarcavo troppo la schiena, ce l’ho molto elastica. I grandi maestri entravano in classe col bastone: non per darcelo in testa, era il senso dell’autorit�. Comunque intimorivano. Era un’altra epoca, oggi i maltrattamenti non sono lontanamente possibili, gli allievi, soprattutto in America, non puoi nemmeno toccarli fisicamente che ti arriva una denuncia. Ed � esagerato, il rigore devi spiegarlo nel modo giusto. Oggi una direttrice di ballo deve essere anche psicologa. Gli elementi negativi non sono gli allievi ma le madri. Ci sono protagonismi esagerati�.

Cosa le � successo?
�All’Opera di Roma ho ricevuto lettere anonime. Poi ho avuto minacce di morte nei giorni in cui, usando dell’acido, bruciarono la faccia del direttore del Bolshoi. Non ero a Mosca ma ne rimasi emotivamente provata. Quando ero �toile a Parigi arriv� una lettera che diceva: liberiamoci della mafiosa siciliana�.

Lei vive in una piccola trib�. Ha due figli, Julia di 10 anni e Gabriel di 8; pi� i due figli che Federico Balzaretti ha avuto nel primo matrimonio, Lucrezia ne ha 17 e Ginevra 14.
�Di Lucrezia e Ginevra non sono la mamma ma le ho cresciute io. � una storia particolare, Federico ha avuto l’affidamento esclusivo�.

E la loro mamma biologica?
�Aveva altro da fare�.

Vede le figlie?
�No�.

Com’� crescere figli non suoi?
�� pi� difficile, hai il pensiero che magari fai qualcosa di male, o che fai mancare loro qualcosa. Le amo, � come se fossero figlie mie. Ma se non studiano mi arrabbio, se si comportano male le sgrido e tolgo il cellulare. Ho sempre amato i bambini, da piccola giocavo a fare la mamma, mio pap� aveva sei fratelli e sorelle, famiglia siciliana numerosa�.

La chiamano mamma?
�A me non piace che mi chiamino cos�, per� s� la piccola mi chiama mamma, la grande mi chiama Ele. Aveva un anno e mezzo quando l’ho vista la prima volta. � legatissima a Federico, che � un padre fantastico. Ed � stato sincero fin dal primo giorno. La prima cosa che mi ha detto, il giorno che ci siamo conosciuti (attraverso Nino, un amico comune che fa il parrucchiere), � che la sua priorit� erano le figlie. Io ero guardinga, era diventato padre cos� giovane, a 21 anni... Ho saputo dopo che per le figlie aveva rinunciato a trasferirsi al Milan e al Napoli. Federico lo risposerei ogni mese�.

Il calcio le interessa?
�Ha sempre fatto parte della mia vita, mio padre era presidente del Palermo e mio zio direttore sportivo del Catania, mio nonno materno giocava�.

E i suoi due figli?
�Siamo fortunati, tra loro quattro si amano, non c’� nessuna gelosia. Gabriel gioca a calcio nei pulcini della Roma, Julia � alla scuola di danza dell’Opera di Roma. Non � originale come percorso. Ha un carattere forte, � generosa, sincera, diretta. Ci somigliamo. Me la portavo in tutti i teatri, non so se poi far� la ballerina. Si � gi� lamentata di non essere al centro del palco. Le ho risposto che non lo ero nemmeno io, ho lottato per esserlo�.

Ma essere al centro del palco fa sentire soli?
�S�, esiste la solitudine dei numeri primi. A me prendeva quando dovevo ballare sapendo di non essere al top, o di dover interpretare ruoli che non erano cos� adatti a me. E tutti gli occhi sono puntati su di te, l’�toile. Gli altri mi vedevano cos�, per� io certe sere davvero non mi sentivo pronta�.

Con Federico � stato un colpo di fulmine?
�Secondo il nostro comune amico, siamo simili nel carattere. Vero, abbiamo gli stessi valori, � un uomo d’altri tempi, ma lui per temperamento � pi� riservato, io sono ordinata in maniera ossessiva. Se qualcuno mi sposta un oggetto vado fuori di testa, i vestiti nei cassetti sono disposti per colore, il rosso col rosso e via dicendo. Sono maniacale anche nelle docce: ne faccio tre al giorno�.

Il primo incontro con Federico Balzaretti?
�� avvenuto a cena da me a Palermo, c’era anche mio padre. Ci siamo frequentati, dopo un anno mi ha chiesto la mano, nella mia casa di Parigi, a Montmartre. Aveva acceso non so quante candele. Io temevo che prendesse fuoco tutto�.
Ride: �Ho detto subito s�, hai visto mai che non me lo chiedeva pi��.

Cosa la colp� di Federico?
�Una lettera. Quando mor� mia nonna paterna, Eleonora, mi scrisse di capire la mia sofferenza, e che la famiglia era un punto fondamentale per lui. Ora fa il dirigente sportivo alla squadra di Vicenza, io vivo a Roma con i figli. Ci vediamo il fine settimana. Il problema � che non sono una che ama il telefono. Ci mandiamo tanti messaggi, anche per farci forza. Una situazione non facile�.

Ogni tanto lei fa incursioni in altri mondi.
�Tutto quello che serve per diffondere la danza. Ho fatto l’attrice per Ficarra e Picone; in tv, Amici, Sanremo, Ballando con le stelle; ho partecipato a un videoclip di Vasco Rossi, lo ricordo seduto in un angolo, discreto, quasi intimidito. Non me l’aspettavo, mi ha sorpreso�.

Ci sono ancora pregiudizi sull’omosessualit� nella danza?
�Meno, ma non se ne vanno mai via del tutto. All’estero sono pi� avanti�.

Riti e scaramanzie prima di andare in scena?
�Se non dormo venti minuti subito prima dello spettacolo, non riesco a ballare�.

Sta parlando al presente, come se fosse ancora Giselle... Il suo addio alle scene di Parigi com’� stato?
�Lungo, direi che si � consumato in tre atti. Il primo anno c’era la pandemia e non si ballava. L’anno successivo in Francia c’erano gli scioperi dei gilet gialli. Il vero addio c’� stato il 30 giugno 2021, quando ho compiuto 42 anni. L’et� della pensione all’Op�ra di Parigi. Ho fatto una festa invitando parenti, amici, vecchi partner, insegnanti�.

In Italia a che et� si smette?
�A 46. Mi chiede se sono troppi? Un po’�.

Com’� dirigere un corpo di ballo nel nostro Paese, dove i teatri per la danza sono sempre pieni ma riconoscibilit� sociale pari a zero?
�A Roma � stato faticoso perch� l’Opera veniva da un periodo difficile. Siamo ripartiti da zero, svecchiando, togliendo polvere al repertorio. Ma � interessante, c’� tanto da costruire, i grandi coreografi quando vengono non se ne vogliono andare. Sono riuscita a creare un corpo di ballo come volevo. La danza � la Cenerentola ma ha i pi� grandi successi, e con un pubblico giovane. Il sovrintendente, Francesco Giambrone, palermitano come me, mi conosce da quando ero bambina, quando parlo mi capisce, � una persona di grande cuore�.

Ma � difficile smettere?
�S�, molto, da un giorno all’altro ti chiedono di restituire la chiave della stanza in cui ci sono i ricordi di una vita�.

Come si vede tra dieci anni?
�Mi � difficile pensare a una situazione senza un teatro�.

25 marzo 2023 (modifica il 26 marzo 2023 | 12:12)